La via di Arad
Dopo La Via dei faggi in Bucovina, Radio Rai è tornata in Romania per un nuovo cammino attraverso una delle porte occidentali del Paese, esso stesso frontiera ovest dell’Unione Europea. Radio Rai, Radio Romania e Radio Vaticana hanno percorso un cammino in una terra di confine, in una zona collocata alla confluenza tra il centro e l’est del Vecchio Continente, alla frontiera con l’Ungheria.
La provincia di Arad, percorsa dai giornalisti-camminatori, si trova in una regione che costituisce un modello di dialogo interculturale e interconfessionale in Europa, in cui le influenze del dominio asburgico sono ancora tangibili. Alle minoranze che convivono da secoli da queste parti (ungheresi, tedeschi, cechi, slovacchi, serbi e bulgari) negli ultimi 25 anni si è aggiunta una numerosa comunità italiana, ottimamente integrata nel tessuto economico e sociale del Paese.
Numerose le cattedrali, le chiese e i monasteri cattolici e ortodossi. Un luogo di pellegrinaggio del tutto particolare, il più importante nell’ovest della Romania, è il Monastero francescano di Maria Radna, la cui chiesa è stata dichiarata Basilica Minor da Papa Giovanni Paolo II nel 1992. Un altro luogo speciale è il Monastero di Bodrog, il più antico stabilimento monastico ortodosso di Romania. E poi, la “Via del Vino” perchè i vigneti di Arad sono tra i più rigogliosi e saporiti della Romania, vantando numerosi premi e riconoscimenti sia nel Paese che all’estero.
Il progetto al quale RadioRai ha aderito, è stato organizzato da Radio Romania in collaborazione con l’Ambasciata d'Italia a Bucarest che ha dato anche il patrocinio all’iniziativa, accanto alla Comunità Radiotelevisiva Italofona, e con il sostegno del Comune di Arad, del Centro Nazionale di Informazione e Promozione Turistica di Arad e del Consolato onorario d’Italia ad Arad.
L’iniziativa è stata anche citata come esempio di "diplomazia culturale" in occasione della visita che il ministro degli Esteri, on. Paolo Gentiloni, ha fatto a luglio 2015 a Bucarest, come rileva un comunicato della Farnesina.
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DIARIO DI VIAGGIO
28 agosto – Conop
E’ in mezzo alla natura, a Conop, che si apre ai giornalisti camminatori la Via di Arad, porta occidentale della Romania. Un cammino alla scoperta della Mitteleuropa, alla confluenza tra il centro e l’est del continente, una terra di confine, una volta parte dell’Impero Asburgico, in cui convivono da secoli tante minoranze, per conoscere le bellezze e i sapori di questo angolo dell’Europa dove si respira una spiccata italianità!
29 agosto – dalla skita di Feredeu a Minis
Una tappa che parte dalla skita di Feredeu, in mezzo al bosco, e prosegue lungo la “Via del Vino”, attraverso i vigneti di Minis, “protetti” dall’alto dalla fortezza di Siria. La tradizione del vino da queste parti risale addirittura ai tempi dei daci. E oggi la portano avanti tanti italiani che hanno scelto di vivere da queste parti. Una terra di sapore moderno e arcaico, allo stesso tempo.
30 agosto – da Minis a Lipova
Una messa in ungherese in prima mattinata all’appena restaurato Santuario cattolico di Maria Radna, che Papa Giovanni Paolo II elevò a Basilica Minore nel 1992. Gli inizi del più importante luogo di pellegrinaggio cattolico della Romania occidentale sono legati a Carlo Roberto d’Angiò, che nel 1327 vi costruì un monastero francescano dedicato a San Lodovico di Tolosa, suo zio. E, per rinfrescarci sotto i 38 gradi, un sorso di acqua alle Terme di Lipova. La sorgente di acqua minerale fu scoperta da pastori nell’Ottocento.
31 agosto – da Lipova a Vinga
Il toponimo Theresiopolis “regalato” al paese di Vinga ai tempi dell’Impero dimostra quanto era voluto bene da Maria Teresa, che lo elevò addirittura al rango di città. Verso la metà del Settecento, oltre 100 famiglie di bulgari cattolici in fuga dai turchi si rifugiarono a Vinga. Verso la fine dell’Ottocento erano in 5.000, cosicchè si costruirono da soli, in due anni, una grande chiesa, dopo aver raccolto tutto l’occorrente per 10 anni. Oggi se ne contano pochi bulgari. Invece, in crescita il numero degli imprenditori italiani.
1 settembre – dalla Chiesa cattolica di Vinga al monastero ortodosso di Bodrog
Il sole che ci ha bruciati finora ci spinge a fargli compagnia mentre si sveglia: ci incamminiamo alle 5.00 del mattino, quando ancora fa buio, per goderci il suo spuntare. Una tappa attraverso villaggi tedeschi, ungheresi o serbi e campi arsi dalla siccità, per arrivare al monastero di Hodos – Bodrog, il più antico stabilimento monastico ortodosso in Romania, i cui inizi risalgono al 1177. Siamo ormai ad Arad.
2 settembre – Arad
Grande effervescenza per la candidatura a capitale europea della cultura nel 2021, spiega ai giornalisti- camminatori il sindaco di Arad, Gheorghe Falca, sperando bene, anche perchè l’orologio svizzero del Palazzo del Comune segna l’ora con l’Ode alla gioia di Beethoven. Il forte in stile Vauban, voluto da Maria Teresa stessa, una volta prigione imperiale (“ospitò” persino Gavrilo Princip, l’assassino dell’arciduca Francesco Ferdinando), oggi caserma, chiese di varie confessioni, sinagoghe, palazzi in vari stili, restaurati o in rovina, in attesa di rinascere in questa città capoluogo dell’omonima provincia, attraversata dal fiume Mures, confine settentrionale della regione storica del Banato. I 5.000 italiani stanno bene ad Arad, ci spiega il console onorario d’Italia, Roberto Sperandio. Bella la serata ecumenica, tra la messa alla Cattedrale ortodossa e quella (in ungherese) alla Chiesa Cattolica di Sant’Antonio di Padova.
3 settembre – Timisoara
Passò dai turchi agli austriaci nel 1716, per mano di Eugenio di Savoia, e dopo la prima guerra mondiale alla Romania. L’impronta austriaca, soprattutto barocca, si abbina all’Art Nouveau, al secession e all’eclettico. Dopo il 1989 è diventata nota come la nuova “Little Italy”. Anche la capitale storica del Banato, in cui è scoppiata la Rivoluzione anticomunista del 1989, aspira a capitale europea della cultura nel 2021.