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Signori Azionisti,


Il Gruppo Rai nel 2009 registra una perdita di 61,8 milioni di Euro (perdita di 7,1 milioni di Euro nel 2008), con una posizione finanziaria netta negativa di 151,5 milioni di Euro (positiva per 21,1 milioni di Euro nel 2008).

La Capogruppo Rai registra una perdita pari a 79,9 milioni di Euro (37 milioni di Euro nel 2008) e una posizione finanziaria netta positiva per 52,5 milioni di Euro (196,8 milioni di Euro nel 2008).

I risultati negativi del 2009 sono ascrivibili ai seguenti principali fenomeni.

La pesante congiuntura del mercato pubblicitario ha fortemente condizionato le decisioni di acquisto delle imprese e ha imposto un drastico ridimensionamento dei budget di spesa destinati all'advertising. Per Rai, in coerenza con il trend generale dell'economia, la flessione ha tendenzialmente registrato, trimestre su trimestre, tassi progressivamente più contenuti, chiudendo comunque con una flessione prossima al 17%.

La rilevante diminuzione dei ricavi pubblicitari, a livello consolidato, è stata pari a circa 200 milioni di Euro, diminuzione che si aggiunge alla correzione già sofferta nel 2008 di oltre 47 milioni di Euro.
L'adeguamento del canone unitario, in linea con il trend storico, non ha potuto contrastare - se non marginalmente - un fenomeno di tale vastità.

Un positivo contributo è stato assicurato dalla dinamica del portafoglio abbonati: gli utenti paganti, pur con una crescita inferiore rispetto all'esercizio passato, hanno quasi raggiunto la soglia delle 16 milioni di famiglie.

Sul versante dei costi operativi, si è confermata - a perimetro costante - la tendenza alla diminuzione della spesa. Questo grazie all'impostazione di una manovra correttiva sui costi che l'Azienda ha avviato con decisione al primo manifestarsi della crisi pubblicitaria nel corso dell'ultimo trimestre 2008. Tale manovra ha consentito di contenere sensibilmente l'entità della perdita.

Le azioni di razionalizzazione ed efficientamento dispiegate su tutte le aree aziendali, rafforzate nella seconda parte dell'esercizio, hanno infatti avuto un impatto positivo immediato e posto le condizioni per consolidarne i benefici in via permanente.

Il conto economico beneficia inoltre di un costo del lavoro che presenta una sostanziale stabilità, grazie al pieno dispiegamento degli effetti della politica di incentivazione all'esodo effettuata nel corso del 2008 e proseguita nel 2009.

Più in particolare, per quanto riguarda i ricavi, il canone di abbonamento per il 2009 è stato incrementato in termini unitari dell'1,4% (da 106,0 a 107,5 Euro), una percentuale sostanzialmente allineata al tasso di inflazione programmato.

La politica di adeguamento annuale del canone unitario è stata confermata, sulle stesse basi, anche per il 2010, con un aumento di 1,5 Euro (109,0 Euro).

Il canone di abbonamento si mantiene il più basso tra le emittenti pubbliche europee e detiene anche il negativo primato di un tasso di evasione particolarmente elevato con riferimento sia al canone speciale che al canone ordinario, stimato, per quest'ultimo, non lontano dal 30%, contro una media europea che non raggiunge il 10%.

Un progressivo allineamento allo standard europeo, con un conseguente recupero di importanti risorse, presupporrebbe una revisione dei meccanismi di riscossione, da integrare con un rafforzamento degli strumenti normativi di contrasto all'evasione, oggi palesemente inadeguati.

Una maggiore efficacia delle iniziative per ampliare in modo importante il portafoglio abbonati consentirebbe alla Rai di perseguire al meglio la propria missione di Servizio Pubblico in un contesto in veloce trasformazione che impone di effettuare consistenti investimenti nella tecnologia e soprattutto nell'offerta.

Inoltre, tali provvedimenti avrebbero ricadute positive per la stessa utenza, in una logica di equilibrata condivisione dei vantaggi derivanti dall'abbattimento del tasso di evasione, nonché sull'industria dell'audiovisivo nel suo complesso.

Si rammenta inoltre, sulla base delle risultanze della contabilità separata 2008, certificata da un revisore indipendente scelto dall'Autorità di settore, che lo squilibrio tra le risorse pubbliche e i costi sostenuti dalla Concessionaria per l'assolvimento dei compiti di Servizio Pubblico ammonta a quasi 550 milioni di Euro.
Tale squilibrio si riduce a 335 milioni di Euro dopo l'attribuzione della quota specifica della pubblicità raccolta sul palinsesto.

Per quanto riguarda le possibili evoluzioni del quadro macro economico, si evidenzia che dal mese di marzo dello scorso anno le tensioni sui mercati finanziari si sono allentate e gli indicatori qualitativi dell'economia reale hanno iniziato a mostrare un'attenuazione delle spinte recessive; peraltro, nei mesi successivi è proseguita la riduzione di occupazione e reddito, accompagnata dal permanere di volatilità sui mercati finanziari, con riflessi negativi sui consumi e sugli investimenti, in attesa della definitiva inversione ciclica che ha preso avvio solo nel 2010.

In questo contesto, il mercato della pubblicità, dopo la flessione prossima al 3% registrata nel 2008, ha ceduto di oltre il 13% (dati Nielsen).

La pubblicità televisiva ha consuntivato nel 2009 una perdita nell'ordine del 10% (dato Nielsen). Gli unici mezzi che sono riusciti a conservare un segno positivo sono Internet e, in misura minore, il satellite.

Venendo invece allo scenario più specifico del mercato di riferimento, va sottolineato come la competizione sia entrata in una fase nuova: a quella tradizionale tra attori operanti sulla stessa piattaforma trasmissiva si è aggiunta, con una intensità non sperimentata nel passato, quella tra diverse piattaforme.

Inoltre la trasformazione e l'ibridazione del consolidato modello di business dei principali e tradizionali protagonisti del mercato pone con sempre maggiore forza il modello di televisione gratuita in alternativa al modello pay. L'aspetto che meglio evidenzia questo mutamento strutturale sta nella diminuzione, proseguita anche nel 2009, dei contatti pubblicitari erogati dai canali generalisti.

Pertanto, se è vero che le profezie che divinavano la scomparsa imminente della televisione tradizionale non si avvereranno per lungo tempo, il radicale cambiamento nella struttura del mercato che i più avveduti intravedevano anche in singole operazioni è entrato prepotentemente nel nostro orizzonte visivo quotidiano. Solo fino a pochi anni fa, la moltiplicazione dell'offerta multimediale, quasi personalizzata e per una fruizione non lineare, sembrava una prerogativa esclusiva delle generazioni cresciute in contesti nati già digitali, ora questa trasformazione investe la televisione tradizionale, che sta infatti vivendo una fase di importante ripensamento e riposizionamento.

La posta in gioco per l'intero sistema è alta. In particolare per il Servizio Pubblico diviene essenziale contribuire in modo decisivo a costruire la piattaforma elettiva della generalità degli utenti, la porta di accesso all'offerta digitale per tutti. L'acceleratore di questo processo di scomposizione e ricomposizione del mercato e dell'offerta è stata la decisione di rendere il passaggio alla televisione digitale terrestre non una questione puramente tecnologica lasciata alla libera iniziativa dei singoli operatori ma un progetto del Paese.

Un progetto caratterizzato da una tempistica rigidamente prefissata e ravvicinata, parsa inizialmente arrischiata, ma che si sta rivelando alla portata del sistema, con una regolamentazione che intende agevolare l'ingresso di nuovi attori senza penalizzare in modo ingiustificato quelli esistenti.

La Rai ha scelto con convinzione il digitale terrestre come propria piattaforma privilegiata, quella attorno alla quale, nel rispetto delle disposizioni della neutralità tecnologica e competitiva, sta costruendo, già con qualche primo significativo e importante successo editoriale, la missione del Servizio Pubblico del futuro.

La strategia nel nuovo ambiente digitale multicanale è già operativa e consiste nell'affiancare all'offerta tradizionale, comunque rigenerata e rinfrescata, nuovi canali specializzati che dovranno essere accomunati da segni e linguaggi distintivi che rievochino nell'utente l'appartenenza comune a una tradizione e a un progetto editoriale unitario.

A fine 2009, la popolazione all digital è pari a circa 17 milioni di individui, quasi il 30% della popolazione. Il passaggio al digitale coinvolgerà nel 2010 cinque ulteriori aree del Paese portando tale percentuale al 70%. Il 2010 si presenta pertanto come l'anno di massimo sviluppo della piattaforma.

La competizione tra la piattaforma terrestre e le altre piattaforme crescerà quindi di intensità nel 2010 in quanto le delicate fasi di passaggio rappresentano il frangente migliore per intercettare, anche attraverso aggressive campagne promozionali, l'utente 'terrestre' eventualmente disorientato.

In questo contesto trova coerenza la scelta di Rai di non rinnovare il contratto per i canali prodotti per il bouquet pay di Sky. Infatti da un lato Sky pretendeva di legare la fornitura dei canali Rai (RaiSat) alla disponibilità gratuita di tutta l'offerta in chiaro, anche futura, del Servizio Pubblico sulla piattaforma satellitare a pagamento, dall'altro i primi risultati di ascolto relativi alle aree all digital vedono Rai affermarsi di gran lunga come leader di mercato grazie anche al contributo dei canali ex RaiSat che precedentemente rappresentavano il più importante editore italiano all'interno dell'offerta Sky.

La concessionaria del Servizio Pubblico, sia in ottica complementare alla diffusione tramite le reti digitali terrestri per le aree territorialmente marginali o penalizzate da possibili difficoltà di ricezione sia per adempiere agli obblighi imposti dalle Istituzioni in tema neutralità tecnologica e competitiva, è comunque presente con tutta la propria offerta anche sulla piattaforma satellitare, gratuita, lanciata nel 2009 da Tivù, società cui la stessa Rai partecipa insieme ad altri broadcaster nazionali.

La Rai ha già significativamente innovato la propria offerta editoriale gratuita sul digitale terrestre, affiancando al simulcast dei tre canali generalisti, tre canali ideati ad hoc: Rai Gulp, Rai Sport Più e da ultimo nel luglio 2008, con grande successo, Rai4. Si aggiungono infine, sempre con copertura nazionale, in simulcast di due canali satellitari, RaiNews 24 e, più di recente, Rai Storia.

Si tratta di nuovi Canali che si rivolgono a pubblici e tematiche prioritari per Rai e che consentiranno di rafforzare le tendenze al cambiamento che attraversano anche i canali generalisti, i quali manterranno la loro centralità nel mondo digitale.

A questi si aggiungono, come già ricordato e nelle sole aree all digital, altri quattro canali specializzati (ex RaiSat): Cinema, Premium, YoYo, Extra, nonché Rai Scuola e una trasmissione sperimentale in HD.

Lo sviluppo del digitale richiede un consistente impegno finanziario, a partire da quello per la costruzione dell'infrastruttura di rete: un investimento tecnico che assorbirà entro il 2012 risorse nell'ordine di 300 milioni di Euro, con una elevata concentrazione nel 2010, oltre a rilevanti impegni e investimenti nell'area dei contenuti per l'ampliamento dell'offerta.

La Rai dovrà affrontare questo rilevante programma di investimenti in una fase di mercato particolarmente sfavorevole, che per la Concessionaria ha un forte impatto negativo in considerazione sia delle difficoltà sul versante dei ricavi pubblicitari sia dell'insufficienza della risorsa canone a cui compete prioritariamente il finanziamento del Servizio Pubblico.

In questo contesto, anche per la presenza dei grandi eventi sportivi (Mondiali di calcio), le prospettive per il 2010 permangono negative, nonostante l'importante continuo contributo che assicurerà la prosecuzione delle politiche di riduzione dei costi che verranno ulteriormente rafforzate e che si pongono come obiettivo a medio termine di ridurre strutturalmente il deficit aziendale.

La Rai, con l'orgoglio e la responsabilità di una storia che le riconosce il ruolo di prima industria culturale del Paese, sta dedicando ogni migliore energia a questo impegno. Tuttavia, l'innegabile trasformazione del sistema delle comunicazioni e la velocità con cui le innovazioni si susseguono, impongono una flessibilità e una capacità di reazione altrettanto rapide.

Richiedono altresì dotazioni finanziarie che possano, pena un possibile lento declino o marginalizzazione, adeguatamente supportare le strategie di crescita.

La Concessionaria del Servizio Pubblico appartiene al Paese e ha l'obbligo di offrire il migliore servizio al Paese, interpretandone le esigenze e le aspirazioni, traducendole in una adeguata proposta. Continuerà a farlo con la sua sempre più ricca e articolata offerta editoriale gratuita, presente sulle diverse principali piattaforme tecnologiche.

La sostanziale appartenenza alle Istituzioni del nostro Paese, come entità che svolge per conto dello stesso Stato una fondamentale missione pubblica, sottopone la Rai a una serie di indirizzi, direttive, vincoli, anche piuttosto stringenti, che fissano dettagliatamente l'ambito di attività e, almeno parzialmente, le stesse modalità realizzative.

Infatti la Rai stipula con il Ministero dello Sviluppo Economico, ogni tre anni, il Contratto di Servizio, una 'carta operativa' che, sulla base della normativa comunitaria e nazionale, stabilisce puntualmente i singoli compiti che la Concessionaria deve svolgere. Un Contratto che deve conformarsi alle 'Linee Guida' preliminarmente stabilite dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni d'intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Il Testo Unico prevede espressamente un meccanismo a garanzia dell'equilibrio economico della Concessionaria, riconoscendo che le risorse pubbliche debbano pareggiare i costi sostenuti per lo svolgimento delle attività a essa delegate.

Questa disposizione di legge è stata fino a oggi disattesa, recando alla Rai, anno dopo anno, un danno di dimensioni estremamente elevate. Qualora infatti fosse stato rispettato il principio di proporzionalità fra costi e risorse, la Rai avrebbe potuto disporre nel periodo 2005 - 2008 di maggiori introiti pari a oltre 1 miliardo di Euro.

Anche prescindendo dalle risultanze della contabilità separata, lo strumento che appunto certifica il deficit delle risorse pubbliche, la Rai subisce una distrazione di risorse che non ha pari negli altri paesi europei per la già ricordata anomala dimensione dell'evasione del canone.

Il minor introito annuo per Rai è quantificabile nell'ordine di 500/600 milioni di Euro.

Il riconoscimento alla Rai di risorse pubbliche secondo la dimensione spettante avrebbe generalizzati effetti positivi: sull'equilibrio complessivo prospettico delle risorse di mercato; sull'industria dell'audiovisivo; sulla capacità della Concessionaria di migliorare la focalizzazione sul perseguimento della missione di Servizio Pubblico, con un ulteriore vantaggio per la qualità complessiva della programmazione.

La Rai ritiene, quindi, che il risanamento dei conti e il recupero di una condizione di sostenibile equilibrio economico, nonché il ripristino di una solida situazione finanziaria, necessitino di un deciso intervento sulle risorse pubbliche.

Infatti, la supplenza che tante volte in passato la pubblicità ha potuto garantire rispetto a una modesta dinamica del canone non potrà verosimilmente soccorrere in futuro per compensare risorse pubbliche insufficienti. Oltretutto, in fasi recessive o comunque di debolezza congiunturale, gli affollamenti più restrittivi cui Rai è sottoposta amplificano storicamente le difficoltà del mercato.

Il mantenimento della struttura degli assetti e del perimetro di attività, sui quali l'autonomia della Rai è vincolata alle decisioni che vorranno adottare le Istituzioni, costituisce un evidente limite all'entità dei benefici ottenibili con politiche di risanamento esclusivamente concentrate sul lato della razionalizzazione dei costi, che pure proseguono.

La situazione economica prospettica, anche in considerazione dell'entità delle perdite attese in rapporto al fatturato e delle azioni messe in atto da Rai, potrebbe essere ancora gestita con misure anche strutturali, ma non necessariamente di carattere straordinario.

Queste ultime, viceversa, nel rispetto delle indicazioni che in ipotesi dovranno provenire dalle Istituzioni, diverrebbero ineludibili qualora non si intendesse far fronte al deterioramento economicofinanziario mediante il riequilibrio anche parziale della risorsa pubblica.

La Rai, nonostante le difficoltà, ha dimostrato con i fatti, anche nel passaggio al digitale terrestre, di essere in condizione di vincere sfide industriali importanti. Il pubblico, anche nel nuovo contesto digitale, ha rinnovato fiducia alla Rai, un marchio che è sinonimo di autorevolezza informativa, potenza narrativa, svago di qualità, attenzione alle disabilità.

La trasformazione del mercato, con il forte impulso verso la televisione a pagamento anche sul digitale terrestre, darà ancora più visibilità alla Rai e alla sua offerta gratuita di qualità, ampia e attrattiva, diretta alla generalità degli utenti, con una accentuazione del ruolo e dei contenuti propri di Servizio Pubblico.

Caratteristiche che congiuntamente convergono in una direzione: rendere effettivamente il canone di abbonamento, la risorsa pubblica, la fonte di finanziamento predominante e adeguata della Rai.
RAI: Rai Radio Televisione Italiana