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Signori Azionisti,
La Rai nel 2010 registra una
perdita di 128,5 milioni di Euro
(perdita di 98,2 milioni di Euro a
livello di Gruppo), con una posizione
finanziaria netta positiva per la Rai
(3,8 milioni di Euro) e negativa per il
Gruppo (150,4 milioni di Euro).
Il risultato 2010 evidenzia un
peggioramento rispetto al consuntivo
dell’esercizio precedente che chiudeva
con una perdita di 81,3 milioni di Euro
(61,8 milioni di Euro a livello di
Gruppo).
La perdita realizzata nel 2010 è
ascrivibile al contesto di perdurante
criticità economico – finanziaria
innescato dalla pesante contrazione
strutturale delle risorse.
L’adeguamento del canone unitario, in
linea con il trend storico, ancorato al
tasso inflattivo, ha determinato – anche
per effetto del positivo contributo della
riscossione coattiva – maggiori risorse
pubbliche per 40 milioni di Euro.
Su tale risultato ha favorevolmente
inciso la dinamica dei nuovi abbonati,
in ripresa dopo la flessione registrata
nel 2009: gli utenti paganti sono ormai
praticamente prossimi al traguardo delle
16 milioni di famiglie.
Dopo la pesante diminuzione dei ricavi
pubblicitari - per circa 230 milioni di
Euro - sofferta nel biennio 2008-2009,
il 2010 ha mostrato un’inversione di
tendenza, con un incremento di poco
superiore a 30 milioni di Euro,
corrispondente a poco più di 3 punti
percentuali.
Gli altri ricavi, ossia quelli tipicamente
commerciali oltre le convenzioni con la
Pubblica Amministrazione, presentano -
anche in nesso alla generale fase di
debolezza economica - una flessione
nell’ordine di 67 milioni di Euro,
annullando del tutto il miglioramento
delle risorse primarie. Peraltro, quasi la
metà di tale riduzione è imputabile alla
scelta strategica - la cui validità appare
sempre più avvalorata anche per le
positive ricadute economiche in termini
pubblicitari - di non rinnovare il
contratto per la fornitura dei canali
prodotti per il bouquet Sky.
Sul versante dei costi operativi, tenendo
conto che - come in ogni esercizio pari
- il conto economico del 2010 ha
scontato importanti oneri per grandi
eventi sportivi (quasi 108 milioni di Euro
per i Mondiali di calcio e le Olimpiadi
invernali), si è rafforzata, a perimetro
costante, la tendenza alla diminuzione
della spesa mediante un insieme di
progetti coordinati.
Le azioni di razionalizzazione ed
efficientamento dispiegate su tutte le
aree aziendali e sulle società controllate
hanno infatti avuto un impatto positivo
immediato e posto le condizioni per
consolidarne i benefici in via
permanente.
Il riscontro a livello di risultato operativo
consolidato, la dimensione di analisi più
significativa, evidenzia infatti un
miglioramento - depurato per
omogeneità di confronto dall’impatto
dei grandi eventi sportivi - nell’ordine di
130 milioni di Euro.
Questi risultati sono stati ottenuti
attraverso un complesso di interventi
mirati e selettivi che hanno consentito di
raggiungere reali e significativi
incrementi di efficienza operativa e di
ottimizzare il livello di utilizzo delle
risorse interne, anche attraverso
l’adozione di modelli produttivi più
snelli ed efficienti.
Il conto economico beneficia inoltre di
una sostanziale stabilità del costo del
lavoro. Gli interventi gestionali posti in
essere, incluse le incentivazioni
all’esodo e il sostanziale blocco delle
politiche retributive, hanno consentito di
neutralizzare l’impatto dei rinnovi
contrattuali e degli oneri indotti dalla
stabilizzazione dei precari.
Ha contribuito anche il mancato
accertamento, in assenza dei relativi
presupposti, della componente
retributiva legata al raggiungimento di
specifici target/obiettivi.
Più in particolare, per quanto riguarda i
ricavi, il canone di abbonamento per il
2010 è stato incrementato in termini
unitari dell’1,4% (da 107,5 a 109,0
Euro), una percentuale sostanzialmente
allineata al tasso di inflazione
programmato.
La politica di adeguamento annuale del
canone unitario è stata confermata,
sulle stesse basi, anche per il 2011, con
un aumento di 1,5 Euro (110,5 Euro).
Il canone di abbonamento si mantiene il
più basso tra le emittenti pubbliche
europee e detiene anche il negativo
primato di un tasso di evasione
particolarmente elevato, stimato
nell’ordine del 25-30%, contro una
media europea che non raggiunge il
10%.
Un progressivo allineamento allo
standard europeo, con un conseguente
recupero di importanti risorse,
presupporrebbe una revisione dei
meccanismi di riscossione, da integrare
con un rafforzamento degli strumenti
normativi di contrasto all’evasione, oggi
palesemente inadeguati.
Una maggiore efficacia delle iniziative
per ampliare in modo importante il
portafoglio abbonati consentirebbe alla
Rai di perseguire al meglio la propria
missione di Servizio Pubblico in un
contesto in veloce trasformazione che
impone di effettuare consistenti
investimenti nella tecnologia e
soprattutto nell’offerta.
Tali provvedimenti avrebbero ricadute
positive per la stessa utenza, in una
logica di equilibrata condivisione dei
vantaggi derivanti dall’abbattimento del
tasso di evasione, nonché sull’industria
dell’audiovisivo nel suo complesso.
Si rammenta inoltre, sulla base delle
risultanze della contabilità separata
2009, certificata da un revisore
indipendente, che lo squilibrio tra le
risorse pubbliche e i costi sostenuti dalla
Concessionaria per l’assolvimento dei
compiti di Servizio Pubblico ammonta a
circa 438 milioni di Euro.
Tale squilibrio si riduce a 337 milioni di
Euro dopo l’attribuzione della quota
specifica della pubblicità raccolta sul
palinsesto.
La ripresa dell’economia mondiale,
registrata nel primo semestre del 2010,
ha mostrato i primi segnali di
rallentamento a partire dalla seconda
metà dell’anno.
Le dinamiche
macroeconomiche internazionali hanno
penalizzato la ripresa dell’economia
italiana, dapprima sostenuta dai
maggiori scambi internazionali e poi
rallentata per le incertezze
sull’evoluzione della domanda, specie
nella componente dei consumi, su cui
gravano le incerte prospettive
dell’occupazione e un perdurante
ristagno dei redditi reali delle famiglie.
In questo contesto, il mercato della
pubblicità, dopo la flessione di oltre il
13% registrata nel 2009, ha recuperato
per quasi il 4% e quella televisiva ha
segnato una crescita del 6%.
Venendo invece allo scenario più
specifico del mercato di riferimento va
sottolineato come il contesto
competitivo sia profondamente
cambiato, caratterizzato da una
concorrenza allargata, più articolata e
multilivello, in sostanza
multidimensionale: una competizione
tra piattaforme, modelli di business e
operatori.
La competizione si gioca pertanto su più
livelli: tra piattaforme trasmissive e
commerciali per contendersi il pubblico
in uscita forzata dalla televisione
analogica terrestre per effetto del
processo di switch-off per aree tecniche;
tra offerta gratuita e offerta a
pagamento; tra gli operatori attivi nei
due segmenti di mercato.
Nel segmento pay, malgrado la
predominanza dell’operatore satellitare
sia tuttora incontestabile, la
competizione tra i due principali
operatori, Sky e Mediaset, è sempre più
accentuata, con importanti ripercussioni
sul fronte dell’acquisizione dei diritti
premium, il fattore critico di successo
per eccellenza. Questa aggressività
nelle strategie di approvvigionamento
dei diritti sportivi e cinematografici
rappresenta in prospettiva una
potenziale minaccia per il
posizionamento competitivo della Rai in
quanto si tratta di aree tradizionalmente
appannaggio dell’offerta di Servizio
Pubblico.
Per quanto riguarda la televisione in
chiaro, l’affermazione del digitale
terrestre – ormai la piattaforma più
utilizzata dagli utenti – ha portato a un
profondo cambiamento dell’offerta: non
solo più canali generalisti ma anche
una varietà di canali semigeneralisti e
tematici.
Complessivamente quasi 50 nelle aree
‘all digital’ e tendenzialmente in
crescita, considerando quelli che
verranno lanciati dagli operatori che si
affermeranno nel c.d. beauty contest,
ossia la gara per l’assegnazione di
frequenze disponibili in banda televisiva.
La proliferazione di nuovi canali free,
semigeneralisti e tematici, ha condotto
inevitabilmente a una parcellizzazione
degli ascolti tra editori e tipologie di
offerte, determinando una naturale
contrazione delle performance editoriali
dei canali generalisti.
Il quadro delineato trova
rappresentazione nell’evoluzione delle
risorse del sistema televisivo,
caratterizzato dall’importante crescita
dei ricavi per l’accesso ai servizi di pay
tv e pay per view – ormai pari a oltre il
35% sul totale – e nelle quote di
mercato della raccolta pubblicitaria,
con la stabilità di Mediaset, il
significativo aumento del peso di Sky e
la flessione di Rai.
La Rai, in presenza di una situazione di
debolezza strutturale delle risorse e di
necessità di rafforzare comunque la
propria offerta, non rinunciando al
presidio sui prodotti premium per
competere in modo efficace in uno
scenario di mercato estremamente
complesso e mantenere un ruolo di
rilievo all’interno del sistema televisivo,
ha sviluppato il Piano Industriale
2010 - 2012.
Il Piano Industriale è la risposta che Rai
ha elaborato per riportare l’azienda su
un percorso di equilibrio non
congiunturale, prevedendo anche
interventi sugli assetti industriali, con
azioni di discontinuità sul perimetro
delle attività presidiate.
Al momento, Rai è impegnata ad
attuare quanto previsto dal Piano
Industriale, sviluppando i progetti
operativi e di dettaglio degli interventi
delineati, i cui tempi di realizzazione,
specie per la natura strutturale di alcune
azioni, sono necessariamente lunghi.
Alcuni primi importanti tasselli, riferiti
alla semplificazione dell’assetto
societario di Gruppo, sono prossimi al
completamento. Dopo
l’internalizzazione di RaiSat e Rai Trade
in Rai e di 01 Distribution nella sua
controllante Rai Cinema, seguirà, entro
l’estate, quella di RaiNet nella
Capogruppo.
La Rai, forte di uno strumento di
orientamento strategico/industriale e del
Piano dell’Offerta televisiva, entrambi
con proiezione pluriennale, sta
perseguendo – con importanti riscontri
di ascolto e di gradimento da parte dei
diversi pubblici di riferimento – la
propria missione di mettere a
disposizione dell’universalità dell’utenza
la più ampia e articolata offerta
editoriale gratuita, attualmente
composta, nelle aree all digital, da 14
canali, di cui uno in HD:
RaiUno, RaiDue, RaiTre, Rai 4, Rai 5,
Rai Premium, Rai Movie, Rai Storia, Rai
YoYo, Rai Gulp, Rai News, Rai Sport 1,
Rai Sport 2 e Rai HD.
La Rai, infatti, si conferma e rafforza
ancora il proprio ruolo di primo editore
nazionale; un primato, in termini di
performance editoriale, che viene
ulteriormente accentuato anche grazie
al contributo della nuova offerta
specializzata.
La Rai, oltre che sul digitale terrestre, è
presente anche su tutte le principali
piattaforme consolidate ed emergenti
presenti sul mercato.
Con funzione complementare rispetto a
quella elettiva, sia per le aree
territorialmente marginali o penalizzate
da possibili difficoltà di ricezione sia
per adempiere agli obblighi imposti
dalle Istituzioni in tema di neutralità
tecnologica e competitiva, Rai ha dato
vita, insieme a Mediaset e Telecom
Italia Media, alla prima piattaforma
satellitare gratuita, Tivù Sat, con la
trasmissione integrale, senza
l’oscuramento di alcun programma,
dell’intero bouquet dell’offerta
disponibile su rete DTT nelle aree all
digital.
Un’offerta che – rispetto al
lancio di metà 2009 – è in continua
evoluzione, disponendo ora di circa 50
canali nazionali e internazionali.
Lo sviluppo del digitale terrestre,
secondo il calendario di switch-off per
aree tecniche, richiede un consistente
impegno finanziario, a partire da quello
per la costruzione dell’infrastruttura di
rete: un investimento tecnico che, al suo
completamento, avrà assorbito risorse
nell’ordine di 400 milioni di Euro, con
un’elevata concentrazione nel biennio
2011-2012, oltre a rilevanti impegni e
investimenti nell’area dei contenuti per
l’ampliamento dell’offerta.
La Rai dovrà affrontare questo
imponente programma di investimenti,
non supportato, se non marginalmente,
da un sostegno finanziario pubblico che
tenga conto delle specificità della
Concessionaria e della stessa
particolare configurazione di rete, in
una fase di mercato ancora sfavorevole.
All’insufficienza delle risorse da canone
si associano anche le perduranti
incertezze relative alla dinamica dei
ricavi pubblicitari.
La generale
debolezza della pubblicità, sebbene
condizionata dalla congiuntura
macroeconomica tuttora sfavorevole,
sembra presentare caratteristiche
strutturali, derivanti anche
dall’ampliamento delle alternative di
investimento a disposizione degli
inserzionisti e dalle più mirate possibilità
di profilazione delle campagne
pubblicitarie che sono disponibili su altri
canali.
In questo contesto, le prospettive per il
2011 - potendo beneficiare dei
miglioramenti che deriveranno dagli
ulteriori interventi di razionalizzazione
della spesa resi possibili da policy
aziendali più stringenti su tutte le
principali voci di spesa,
dall’implementazione di alcuni interventi
del Piano Industriale nonché
dell’assenza di grandi eventi sportivi -
risultano in netto miglioramento rispetto
al 2010, consentendo di ritenere
verosimilmente possibile il
raggiungimento di un sostanziale
pareggio di bilancio.
L’entità del miglioramento sarà
condizionata dall’andamento della
variabile pubblicitaria.
Nel corso del 2010 la Rai, per effetto
dell’orientamento espresso in alcuni
provvedimenti giurisprudenziali, è ora
qualificabile nella categoria degli
organismi di diritto pubblico, con la
conseguente necessità di dover
applicare le disposizioni previste nel
Codice dei contratti pubblici relativi a
lavori, servizi e forniture.
La Rai, pertanto - operante in una
situazione di concorrenza effettiva in un
mercato altamente competitivo - è
tenuta, per la soddisfazione dei propri
fabbisogni di approvvigionamento, e
quindi per la selezione dei propri
contraenti, al rispetto dei principi e delle
procedure a evidenza pubblica previsti
dal Codice, fatte salve tutte le esclusioni
e le semplificazioni previste dalla
disciplina, specie in considerazione
delle prerogative e delle caratteristiche
dell’attività televisiva.
La Concessionaria del Servizio Pubblico
opera nella consapevolezza di
appartenere al Paese: si sforza quindi di
interpretarne al meglio le aspirazioni e
le esigenze, traducendole in una
proposta ricca e variegata, sempre
connotata dall’imprescindibile segno
della qualità, in tutte le sue molteplici
declinazioni.
Continuerà a farlo mantenendo quel
carattere ormai esclusivo di gratuità che
fin da sempre ne contraddistingue la
missione e su cui si fonda la particolare
responsabilità del Servizio Pubblico,
effettivamente pensato e indirizzato alla
universalità dei cittadini-utenti.
La Rai, tutti lo riconoscono, ha
accompagnato la crescita del Paese
nell’ambiente analogico; nutre
l’ambizione, già confortata da primi
risultati e riconoscimenti, di poter
svolgere un ruolo di rilievo anche nel
mondo digitale, laddove all’aumento
delle offerte rischia di non corrispondere
una crescita dell’affidabilità complessiva
delle proposte.
Ci sia consentito, a questo punto, di
ribadire quanto scritto nella relazione
per lo scorso esercizio.
La sostanziale appartenenza alle
Istituzioni del nostro Paese, come entità
che svolge per conto dello stesso Stato
una fondamentale missione pubblica,
sottopone la Rai a una serie di indirizzi,
direttive, vincoli, sempre più stringenti,
che fissano dettagliatamente l’ambito di
attività e, almeno parzialmente, le stesse
modalità realizzative.
Infatti la Rai stipula con il Ministero
dello Sviluppo Economico, ogni tre
anni, il Contratto di Servizio, la ‘carta
operativa’ che, sulla base della
normativa comunitaria e nazionale,
stabilisce puntualmente i singoli compiti
che la Concessionaria deve svolgere.
Un Contratto che deve conformarsi alle
‘Linee Guida’ preliminarmente stabilite
dall’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni e dal Ministero dello
Sviluppo Economico.
Il Testo Unico prevede espressamente
un meccanismo a garanzia
dell’equilibrio economico della
Concessionaria, in realtà un
meccanismo per la tutela, al contempo,
della sua indipendenza, riconoscendo
che le risorse pubbliche debbano
pareggiare i costi sostenuti per lo
svolgimento delle attività a essa
delegate.
Questa disposizione di legge è stata
fino a oggi disattesa, recando alla Rai,
anno dopo anno, un danno di
dimensioni estremamente elevate.
Qualora infatti fosse stato rispettato il
principio di proporzionalità fra costi e
risorse, la Rai avrebbe potuto disporre
nel periodo 2005 – 2009 di maggiori
introiti pari a oltre 1,3 miliardi di Euro.
Anche prescindendo dalle risultanze
della contabilità separata, lo strumento
che appunto certifica il deficit delle
risorse pubbliche, la Rai subisce una
distrazione di risorse che non ha pari
negli altri paesi europei per la già
ricordata anomala dimensione
dell’evasione del canone.
Il minor introito annuo per Rai è
quantificabile nell’ordine di 500 milioni
di Euro.
E’ quindi di tutta evidenza che, qualora
la dimensione di tale fenomeno fosse
drasticamente abbattuta, verrebbe
conseguentemente sanato lo sbilancio
che emerge strutturalmente dai conti
annuali separati. Verrebbe infatti
garantita la proporzionalità, prevista
dalla legge, tra risorse e costi del
Servizio Pubblico.
Il riconoscimento alla Rai di risorse
pubbliche secondo la dimensione
spettante avrebbe generalizzati effetti
positivi: sull’equilibrio complessivo
prospettico delle risorse di mercato;
sull’industria dell’audiovisivo; sulla
capacità della Concessionaria di
migliorare la focalizzazione sul
perseguimento della missione di Servizio
Pubblico, con un ulteriore vantaggio per
la qualità complessiva della
programmazione.
La Rai ritiene quindi che il risanamento
dei conti e il recupero di una condizione
di sostenibile e strutturale equilibrio
economico, nonché il ripristino di una
solida situazione finanziaria, necessitino
– oltre che di ogni possibile iniziativa
che faccia leva sulla dinamica dei costi,
in linea con il Piano Industriale – di un
deciso e ormai indifferibile intervento
sulle risorse pubbliche.
Infatti, l’intensificazione delle dinamiche
competitive e il consolidamento di
alcuni trend tecnologici e di consumo
portano ormai a escludere la possibilità
che – come verificatosi in passato – la
pubblicità possa garantire una funzione
di supplenza rispetto a una modesta e
insufficiente dinamica del canone.
Oltretutto, in fasi recessive o comunque
di debolezza congiunturale, gli
affollamenti più restrittivi cui Rai è
sottoposta amplificano, recentemente
anche al cospetto di performance
editoriali positive, le difficoltà del
mercato.
Dall’altro lato, il mantenimento della
struttura degli assetti e del perimetro di
attività, sui quali l’autonomia della Rai è
vincolata alle indicazioni e alle
autorizzazioni delle Istituzioni, costituisce
un evidente limite all’entità dei benefici
ottenibili con politiche di risanamento
esclusivamente concentrate sul lato
della razionalizzazione dei costi, che
pure, come detto, proseguono.
La necessità di rendere effettivamente il
canone di abbonamento la risorsa
pubblica, la fonte di finanziamento
predominante e adeguata della Rai,
nella prospettiva di garantire l’equilibrio
economico-finanziario prospettico, è
condivisa e questo costituisce una
fondamentale premessa.
Infatti, il Contratto di Servizio 2010 -
2012, recentemente sottoscritto tra il
Ministero dello Sviluppo Economico e la
Rai, contiene, al riguardo - insieme a
un ulteriore arricchimento del mandato
affidato alla Concessionaria pubblica,
indotto dalle trasformazioni legate al
passaggio al digitale terrestre - alcune
innovazioni di rilievo.
L’importanza strategica di queste
previsioni di garanzia per la Rai, che
dovranno trovare puntuale e tempestiva
applicazione, è tale da suggerire la loro
integrale proposizione in questa sede.
“Il Ministero si impegna a individuare,
anche con il coinvolgimento delle
amministrazioni competenti, le più
efficaci metodologie di contrasto
all’evasione del canone di
abbonamento, proponendo le
opportune iniziative legislative e
adottando le necessarie misure
amministrative. A tal fine il Ministero si
impegna a istituire nel più breve tempo
possibile uno specifico tavolo tecnico,
cui parteciperà anche la
concessionaria”.
“Il Ministero e la Rai, con cadenza
annuale, riferiscono alla Commissione
Parlamentare i risultati delle azioni
attuate per il contrasto all’evasione del
canone di abbonamento e
presenteranno una relazione sui lavori
del tavolo tecnico”.
“Il Ministero e la Rai si impegnano a
procedere, sulla base delle segnalazioni
e delle proposte della commissione
paritetica o di evidenze desumibili dal
bilancio di separazione contabile, alla
revisione del presente Contratto, al fine
di ripristinare le più corrette modalità di
esercizio del servizio, laddove il
rapporto di proporzionalità e di
adeguatezza tra missione e costi del
Servizio Pubblico e relativo
finanziamento, quale risultante dal
presente Contratto di Servizio, risulti
significativamente alterato”.
In conclusione - supportata da un
finanziamento pubblico adeguato - la
Rai potrà assicurare una ancor più
elevata distintività della propria offerta,
potrà investire con maggiore impegno
sull’innovazione, per stabilire un ponte
che la connetta stabilmente alle nuove
generazioni che utilizzano una pluralità
di strumenti di fruizione dei contenuti,
potrà arricchirsi di quelle competenze
che sono funzionali al mantenimento di
un saldo ruolo centrale all’interno
dell’industria della comunicazione.
Potrà, quindi, rappresentare nel futuro
quello che ha rappresentato finora per
la società italiana: un luogo di
comprensione e di unificazione per la
crescita civile ed economica del Paese.