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lo scenario del mercato televisivo

Il 2012 è stato un anno particolarmente significativo per l'evoluzione del mercato televisivo:
il 4 luglio è stato definitivamente completato il passaggio al digitale sull'intero territorio nazionale. Quello italiano è ora un mercato televisivo ‘full digital' nel quale sulla piattaforma digitale terrestre, che secondo i dati Auditel alla fine dell'anno aveva una base di utenza pari al 97% della popolazione, sono diffusi oltre sessanta canali nazionali gratuiti cui si aggiungono le reti locali e quelle dei bouquet a pagamento;
è definitivamente decollato il segmento dei servizi e delle applicazioni video, live e on demand, attraverso la rete Internet e fruibili anche sui device connettibili di nuova generazione (smartphone, tablet, smart tv/decoder etc.) la cui diffusione è in prepotente ascesa. Tra i più importanti effetti, con elevato impatto specie in prospettiva futura, la profonda innovazione dei modelli di offerta e di business, nonché l'ingresso nel settore di nuovi player, spesso di natura globale e di matrice originaria non editoriale;
l'ulteriore consolidamento del fenomeno della c.d. ‘social tv', ossia dell'integrazione tra televisione live e social media anche grazie all'innovazione editoriale proposta dai broadcaster. Se da un lato una certa parte di tv in diretta vive una nuova stagione di vitalità, dall'altro si assiste all'inarrestabile crescita del ruolo e del valore delle piattaforme sociali detentrici di un inestimabile patrimonio di conoscenza degli utenti.


La multicanalità, l'accessibilità su più schermi e piattaforme, l'interazione in tempo reale attraverso i social media hanno dato ancor più valore al mezzo televisivo che, nonostante l'affollato ed estremamente competitivo contesto mediale digitale, conferma il proprio ruolo centrale nel sistema dell'informazione e dell'intrattenimento.

Nel 2012 è stato ulteriormente ritoccato verso l'alto il record storico dei consumi televisivi.
Secondo Auditel, che rileva il solo ascolto sugli apparecchi televisivi nelle prime abitazioni, la platea media del mezzo è salita del 2% sull'intera giornata e dell'1% in prima serata, raggiungendo rispettivamente quota 10,4 e 26,0 milioni di spettatori, valori mai sperimentati in precedenza.
E' proseguito l'inevitabile processo di redistribuzione delle quote di mercato tra i tradizionali sette canali generalisti e i nuovi canali, trainati da quelli nazionali gratuiti del digitale terrestre.
L'insieme dei canali generalisti (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Canale 5, Italia 1, Rete 4 e La7) ha totalizzato sull'intera giornata il 65,4% di share con un calo di oltre 5 punti rispetto al 2011; rispetto al 2008, anno di avvio del processo di passaggio al digitale terrestre con l'esperienza pilota in Sardegna, il calo è di quasi 20 punti.


In termini economici, invece, l'anno appena trascorso non è stato parimenti positivo.


Il perdurare e l'aggravarsi della crisi economica ha prodotto un notevole impatto sul sistema televisivo:
gli investimenti pubblicitari sono calati del 14,3% (fonte Nielsen Media Research), performance leggermente peggiore rispetto al totale mercato pubblicitario, e si è accentuata la redistribuzione degli investimenti in favore dei nuovi canali, gratuiti e a pagamento, alternativi a quelli generalisti;
il settore della tv a pagamento ha conosciuto una riduzione della base clienti cui gli operatori hanno cercato di far fronte tentando di innalzarne il livello medio di spesa. Nello specifico, l'operatore leader Sky ha chiuso l'anno con oltre 4,5 milioni di famiglie abbonate (18% circa della popolazione) con un calo di quasi 300.000 abbonati.


Nel panorama delle piattaforme televisive, si segnalano, infine, l'ulteriore crescita della piattaforma satellitare Tivù Sat (Joint venture Rai, Mediaset e Telecom Italia Media) che ha raggiunto a fine 2012 quota 1,7 milioni di schede attivate e 1,5 milioni di famiglie utenti, e il sostanziale azzeramento dell'Iptv anche per effetto della chiusura del servizio Fastweb

RAI: Rai Radio Televisione Italiana
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