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Signori Azionisti,
Signori Azionisti,
Il deterioramento dello scenario internazionale e le tensioni dell'area Euro hanno ingenerato nel 2012 un'accelerazione della dinamica recessiva dell'economia italiana, già palesatasi a partire dalla seconda metà del 2011.
All'interno di un quadro macroeconomico caratterizzato dalla contrazione dei consumi, il mercato della pubblicità, dopo la flessione di oltre il 13% registrata nel 2009 e il recupero per quasi il 4% nel 2010, ha consuntivato nel 2011 una flessione prossima al 4% e nel 2012 una riduzione di oltre il 14%.
Questi aspetti congiunturali sono stati accompagnati da un mutamento strutturale del contesto competitivo, investito da una concorrenza intensificata, più articolata e multilivello, in sostanza multidimensionale: una competizione tra piattaforme, modelli di offerta e di business.
I principali attivatori dell'evoluzione del contesto competitivo sono stati il passaggio alla televisione digitale terrestre, processo ormai completato, e il progressivo consolidamento di Internet.
Il passaggio alla televisione digitale ha attivato, dapprima, un grande sviluppo delle tv a pagamento e, successivamente, la creazione di interessanti spazi di mercato per l'affermazione di nuove offerte gratuite specializzate, conducendo alla frammentazione dell'audience a scapito delle tradizionali offerte generaliste.
Il consolidamento di Internet, in termini di volumi e frequenza di utilizzo, e la connessa capacità di attrarre investimenti pubblicitari, hanno reso il mezzo irrinunciabile per gli individui e per gli inserzionisti.
La struttura del mercato televisivo si è profondamente modificata: infatti, alla competizione tra l'offerta generalista e quella a pagamento, si è aggiunta – nell'ambito dell'offerta gratuita – la competizione tra i canali generalisti e i nuovi specializzati, trainati dai canali semigeneralisti di intrattenimento, dai canali dedicati a serie tv e film, da quelli rivolti ai bambini nonché quelli sportivi.
La rapida ascesa dei nuovi canali gratuiti, ormai oltre 70, determina la necessità per i grandi operatori di disporre di un ampio spettro di offerta per rispondere adeguatamente alla frammentazione dei pubblici e delle preferenze e bisogni.
In un mercato così complesso e sempre più aperto, la Rai si conferma, anche nel 2012, leader indiscusso nel mercato televisivo: con il 39,8% di share nelle 24 ore e con il 41,3% nella fascia di prima serata, Rai prevale sul Gruppo Mediaset con un vantaggio di 6 punti percentuali, in crescita rispetto allo scorso esercizio.
Rai è leader anche nell'offerta specializzata. Con un'offerta di 11 canali semigeneralisti e specializzati, Rai registra complessivamente, sull'intera giornata, il 6,2% di share medio superando quella di Mediaset (5,3%) e quella dell'editore Sky (4,6%).
Un primato dal lato degli ascolti ma un successo anche per la Corporate Reputation di Rai.
L'indice sintetico di Corporate Reputation si attesta su un valore pari a 6,7 punti su una scala di valutazione 1‐10, un valore positivo e leggermente superiore alla media delle rilevazioni precedenti.
I risultati economici di Rai e quelli consolidati del Gruppo nel 2012, pur in presenza dei positivi effetti indotti da azioni intraprese sul fronte della riduzione delle principali voci di costo aziendali, hanno inevitabilmente risentito dei fenomeni congiunturali e strutturali appena descritti.
Su detti risultati hanno inoltre significativamente inciso i costi degli eventi sportivi e gli oneri straordinari principalmente connessi agli accantonamenti per incentivazioni all'esodo.
I ricavi netti di Rai ammontano a 2.625,5 milioni di Euro (2.761,4 milioni di Euro a livello di Gruppo), riflettendo una riduzione di 199,3 milioni di Euro (-212,5 milioni di Euro a livello di Gruppo), interamente attribuibile a una caduta dei ricavi pubblicitari.
Proseguendo la tendenza avviata nel 2008, i ricavi pubblicitari sono infatti diminuiti nel 2012 per quasi 210 milioni di Euro, corrispondenti a una flessione del 23,6% rispetto al 2011.
Anche gli altri ricavi presentano, complice la generale debolezza economica, un decremento di 30 milioni di Euro, essenzialmente concentrato nelle convenzioni con la Pubblica Amministrazione, in nesso con le tensioni del bilancio dello Stato e del debito sovrano.
L'adeguamento del canone unitario ha determinato maggiori introiti per quasi 40 milioni di Euro, in relazione all'incremento del canone unitario dell'1,4 % (da 110,5 a 112,0 Euro), percentuale sostanzialmente allineata al tasso di inflazione programmato, e dunque in misura insufficiente a recuperare l'erosione reale del potere di acquisto.
La politica di adeguamento annuale del canone unitario è stata confermata, sulle stesse basi, anche per il 2013, con un aumento di 1,5 Euro a 113,5 Euro, corrispondente a un costo giornaliero per l'utente di poco superiore a 30 centesimi a fronte di un'offerta televisiva, radiofonica e Internet di grandissima rilevanza.
Il canone si mantiene il più basso tra le principali emittenti pubbliche europee e detiene anche il negativo primato di un tasso di evasione particolarmente elevato, stimato nell'ordine del 27%, superiore per quasi 19 punti percentuali alla media europea.
Un progressivo allineamento allo standard europeo, con un conseguente recupero di importanti risorse, stimate nell'ordine di 500 milioni di Euro annui, presupporrebbe una revisione dei meccanismi di riscossione, da integrare con un rafforzamento degli strumenti normativi di contrasto all'evasione, oggi palesemente inadeguati.
Aggredire il fenomeno anomalo dell'evasione rappresenta un decisivo fattore abilitante che, oltre a contribuire al ripristino dell'equilibrio finanziario della Rai, accelererebbe il processo di rinnovamento tecnologico produttivo indispensabile per la Rai e di investimenti in prodotti di qualità.
Si rammenta, inoltre, che il deficit cumulato delle risorse pubbliche rispetto ai costi sostenuti dalla Concessionaria per l'assolvimento dei compiti di Servizio Pubblico ammonta, dal 2005, a oltre 2 miliardi di Euro. Lo sbilancio annuale, come noto, risulta dalla contabilità separata predisposta secondo lo schema approvato dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e certificata da revisore indipendente.
Sul versante dei costi operativi si è rafforzata – a perimetro costante, ossia a sostanziale invarianza degli assetti produttivi e dell'ampiezza dell'offerta – la tendenza alla diminuzione della spesa mediante un insieme di progetti coordinati. Infatti, su base omogenea e quindi senza considerare l'onere sostenuto per i grandi eventi sportivi, presenti negli esercizi pari, ammontante a circa 140 milioni di Euro, è stata ottenuta una diminuzione dei costi prossima ai 110 milioni di Euro.
Le azioni di razionalizzazione ed efficientamento e le riduzioni di spesa dispiegate su tutte le aree aziendali, inclusa l'area del prodotto e i correlati investimenti, hanno infatti avuto un impatto positivo immediato e posto le condizioni per consolidarne i benefici in via permanente.
Questi risultati sono stati ottenuti attraverso un complesso, ragionato e non certo lineare, di interventi mirati e selettivi che hanno consentito sia di raggiungere reali e significativi incrementi di efficienza operativa sia di ottimizzare il livello di utilizzo delle risorse interne, anche attraverso l'adozione di modelli produttivi più snelli ed efficienti.
Il conto economico ha inoltre beneficiato della diminuzione del costo del lavoro, che recepisce anche gli oneri che derivano dal rinnovo del contratto collettivo di lavoro di quadri, impiegati e operai, scaduto il 31 dicembre 2009 e siglato nel febbraio 2013.
Sul risultato incidono infine partite straordinarie per 48,8 milioni di Euro per Rai (50,9 milioni di Euro a livello di Gruppo), principalmente connessi agli accantonamenti per incentivazioni all'esodo mirate alla riduzione dei costi di struttura attraverso pensionamenti anticipati di dipendenti, appartenenti a tutte le categorie professionali.
La Rai registra dunque nel 2012 una perdita di 245,7 milioni di Euro (244,6 milioni di Euro a livello di Gruppo). Per i predetti fenomeni, il risultato 2012 risulta in netto peggioramento rispetto al consuntivo dell'esercizio precedente che chiudeva con un utile di 39,3 milioni di Euro (utile di 4,1 milioni di Euro a livello di Gruppo).
La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2012 risulta negativa sia per la Rai (122,7 milioni di Euro) che per il Gruppo (366,2 milioni di Euro), un peggioramento rispettivamente pari a 123,5 milioni di Euro (93,8 milioni a livello di Gruppo).
A livello di Gruppo, la differenza positiva pari a 150,8 milioni tra la variazione della posizione finanziaria netta e il risultato netto nel 2012 è sostanzialmente attribuibile a accantonamenti a fondi privi di manifestazione monetaria nell'esercizio, ed a altre variazioni del capitale di funzionamento.
Il patrimonio netto al 31 dicembre 2012 ammonta a 294,1 milioni di Euro.
La Rai, pur in presenza della citata crisi strutturale delle risorse, ha comunque dato corso negli ultimi anni a un intenso programma di investimenti, prioritariamente dedicato allo sviluppo del digitale terrestre.
Un progetto che ha richiesto un consistente sforzo finanziario – a partire da quello per la costruzione dell'infrastruttura di rete – che ha assorbito risorse nell'ordine di quasi 500 milioni di Euro, oltre a rilevanti impegni e investimenti nell'area dei contenuti per l'ampliamento dell'offerta.
Investimenti che sono stati quasi interamente sostenuti da Rai, attraverso il ricorso all'indebitamento bancario, senza alcun apporto pubblico, come invece avvenuto in altre giurisdizioni europee.
Le prospettive per il 2013 dell'economia nazionale continuano a essere caratterizzate da un elevato tasso di incertezza, che si traduce in bassa propensione ai consumi e alla spesa pubblicitaria da parte delle aziende. A fronte di tale complesso scenario, la Rai ha elaborato ed è in procinto di porre in esecuzione ulteriori e sempre più estesi e incisivi interventi di razionalizzazione della spesa.
La revisione dei processi e delle attività, insieme alla prossima revisione del modello organizzativo, consentirà di migliorare il livello dell'efficienza operativa e di permettere alle risorse aziendali di focalizzarsi sull'attività editoriale.
Una revisione profonda del modello organizzativo non potrà poi prescindere da una mappatura rigorosa del potenziale del personale interno propedeutica a una valutazione più attenta di ruoli, funzioni e responsabilità da attribuire.
Al termine degli interventi di incentivazione all'esodo, infatti, quello che ci si attende è una Rai più giovane e al tempo stesso più preparata alle sfide che dovrà affrontare.
La gestione aziendale verrà guidata dalle scelte del Piano Industriale 2013-2015. Un Piano che nell'arco del triennio, insieme ai correlati strumenti operativi, si prefigge di raggiungere un sostenibile livello di redditività.