Vizi privati e
pubbliche virtù
al tempo di Augusto

[Racconto di Paola Manoni]

 



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durata 16 minuti

Epoca di passaggio, dalla Repubblica all'Impero.
Nel dorato regime augusteo si profila un nuovo ordine sociale.
Il controllo politico dei senatori. Questi detengono le magistrature: nelle province e nei comandi delle legioni.
Nella Penisola Italiana, ad esempio, Ottaviano suddivide il territorio in undici regioni.
Non per una ripartizione amministrativa ma solo per un'organizzazione centralizzata dei dati demografici. Censimenti, catasti, elenchi di proprietà, circoscrizioni fiscali.
Il criterio di formazione delle nuove regioni vuole valorizzare le originarie popolazioni italiche le cui stirpi, se pur fuse in multipli rapporti di consanguineità, rimangon tuttavia alla base delle identità etniche.
Alla prima ripartizione del territorio, inizialmente enumerata come Regio I, Regio II, eccetera, si succedono dunque gli appellativi delle antiche genti.
Latium et Campania, Sabina et Sannium, Etruria, Venetia et Histria, Liguria e così via.
L'azione del controllo demografico deriva da un concetto d'ordine sociale che ha un riflesso significativo anche a livello morale.
Uno degli obiettivi del regime augusteo è infatti il ritorno all'antica moralità della famiglia romana.
Gli uomini tra i venticinque e i sessanta anni, così come le donne tra i venti e i cinquanta non hanno il dovere di sposarsi ma, se rimangon soli, non possono ricevere eredità o lasciti e viene loro impedita la partecipazione alle cerimonie pubbliche.
Questi divieti si aggiungono alle prescrizioni relative alla condotta morale del cittadino romano.
Scoraggiati anche i divorzi, mentre si persegue una politica d'incremento demografico, con forti incentivi e privilegi economici per le famiglie con prole numerosa.
A chi, ad esempio, non ha figli lo Stato preleva la metà dei lasciti testamentari.
Inoltre, al complesso diritto privato romano si aggiungono leggi che puniscono l'adulterio e si estende il concetto d'impudicizia.
Ogni relazione extraconiugale viene perseguita.
La moralità della donna è cosa pubblica.
Il comportamento immorale diviene criminale.
Ma che dire, in proposito, delle quattro mogli di Ottaviano Augusto? Oppure delle tre di Agrippa, amico e fedele consigliere dell'imperatore? E circa la condanna di Giulia, figlia di Augusto?
Ecco tre profili di intricate vicende politiche e amorose.
Ottaviano, non ancora imperatore, si fidanza con la figlia di Publio Servilio Isaurico.
Tuttavia, nel 43 a.C., all'epoca del secondo triumvirato, sposa Claudia, figlia di Publio Clodio.
Per motivi puramente politici, sposa poi Scribonia, cognata di Sesto Pompeo, da cui ha una figlia, Giulia.
Ripudia in seguito Scribonia per sposare Livia Drusilla la quale, quasi quindicenne, aveva dovuto sposare lo zio materno, Tiberio Claudio Nerone.
Quando Ottaviano Augusto la fa divorziare da Tiberio, Livia aspetta il suo secondogenito: Druso, figlio del suo primo marito.
Certamente né la famiglia imperiale né i suoi amici sono esempio di rettitudine.
Il caso di Livia Drusilla, oltre a mostrare la scarsa efficacia positiva delle leggi, racconta una storia singolare.
Livia Drusilla appartiene a uno degli avversari di Ottaviano.
Quando s'incontrano a Roma, nel passato di Livia vi è ancora vivida la fuga con il marito Tiberio dalle truppe di Ottaviano che, avendo vinto gli Antoniani e preso Perugia, cercano di annientare tutti gli avversari.
Livia e suo marito Tiberio fuggono per mare per il Peloponneso e lì rimangono in esilio presso i Lacedemoni.
Livia ha un carattere esuberante che mal si accorda con la vita sociale piuttosto rozza delle genti del Peloponneso.
Sicché, all'indomani della firma della pace di Brindisi, Livia può fare ritorno a Roma.
E torna sola, senza suo marito.
Livia s'inserisce nuovamente nei ranghi patrizi della vita sociale romana.
Poi l'incontro con Augusto.
Difficile dire se sia interesse sentimentale oppure politico.
Cosa vede in lei Ottaviano: la moglie di Tiberio Nerone oppure la persona di cui innamorarsi, sempre che di amore si tratti?
Sta di fatto che, anche dopo il ritorno a Roma di Tiberio, Livia né tronca né nasconde la relazione con Ottaviano.
Le cronache parlano di Livia come di una matrona non particolarmente bella.
La descrivono fisicamente con un volto lontano dai canoni estetici poiché non ha una fronte spaziosa, il naso è lievemente aquilino che poco si armonizza con il suo viso tondo. La bocca è molto piccola e le labbra sono sottili.
Il fascino va forse cercato nell'acume intellettuale di Livia che evidentemente interessa Augusto.
La loro storia travalica le convenzioni: Augusto la sposa incinta del suo primo marito.
Per la società del tempo è soprattutto la gravidanza e non il divorzio a generare scalpore.
Augusto si rivolge al Collegio dei Pontefici per ottenere l'autorizzazione a sposare una donna in gravidanza.
La distanza e l'inapplicabilità delle leggi presso i potenti è qui facilmente ribadita.
Come avrebbe potuto il collegio dei sacerdoti contravvenire alla volontà imperiale?
Quando. poi, sarà Augusto stesso a detenere il ruolo di pontefice massimo?
Gli sponsali si eseguono nonostante lo scandalo.
E Tiberio Nerone consegna Livia a Ottaviano con una dote, assumendo un comportamento più consono a un padre che a un ex marito!
Tutta la comunità romana considera il nascituro Druso quale figlio di Augusto sebbene questi si limiterà a esserne il tutore dopo la morte del legittimo padre, Tiberio Nerone.
Ottaviano non ha figli da Livia e non per questo la ripudia.
Livia ha la sua totale stima e fiducia, tanto da avere il sigillo personale dell'imperatore e dunque il diritto di firma in suo nome.
Di fatto Livia, che dopo la sua morte assume il titolo di Giulia Augusta, si comporta come eminenza grigia che governa dietro le quinte e vive il passaggio epocale dalla Repubblica all'Impero.
Livia è arguta e sa gestire i molti amori del marito, come per Terenzia, moglie di Mecenate, evitando che si generino scandali.

Marco Agrippa, il secondo uomo dell'Impero.
Altro caso in cui è concessa la deroga del divorzio.
Agrippa non dal punto di vista dei suoi molti onori militari come generale e ammiraglio che si distingue nelle guerre civili, nelle campagne germaniche e illiriche. Ma l'uomo nella restaurata moralità pubblica dell'età di Augusto...
Una politica matrimoniale senza scrupoli lo porta a diventare genero di Augusto, passando per tre mogli.
La prima è Cecilia Attica (detta Pomponia Attica), da cui nasce Vipsania Agrippina, prima moglie del futuro imperatore Tiberio.
Augusto decide il divorzio da Agrippa affinché possa sposare Claudia Marcella, figlia di Ottavia, sorella di Augusto.
Poi nel 21 a.C. si unisce a Giulia, figlia di Augusto e Scribonia.
Da questo matrimonio nascono Gaio e Lucio (i due Cesari che Augusto adotta come suoi successori) oltre che Giulia, Agrippina (futura moglie di Germanico) e Agrippa Postumo.
Al di là dei divorzi nelle alte sfere del potere, la tendenza ad allargare gli orizzonti delle unioni coniugali si applica a tutti i cittadini.
Augusto consente ai romani di famiglia non senatoria di sposare le liberte.
I matrimoni de facto dei soldati vengono legalizzati e ai loro figli concessi i diritti civili.
Tutto questo per rendere maggiormente radicata l'istituzione del matrimonio nella vita sociale romana, in una politica moralizzatrice dell'Impero che tuttavia sarà disturbata proprio dalla figlia di Augusto.

Giulia, figlia adorata, cresciuta nelle arti e nelle lettere.
Donna colta e raffinata che Augusto dichiara di amare come Roma.
Giulia condannata per lussuria e adulterio.
Se non la morte, la pena decisa dal padre sarà l'esilio a vita.
Gli storici antichi vedono in lei l'estremo libertinaggio.
Descrivono la sua pubblica condotta come promiscua.
Velleio Patercolo e Seneca ne fanno un ritratto di una prostituta che si concede addirittura al Foro...
Iullo Antonio, Quinto Crispino, Appio Claudio, Sempronio Gracco, Publio Cornelio Scipione nell'elenco dei suoi amanti.
Ma il dubbio che Giulia non sia solo una libertina rimane, nonostante sia per i posteri l'exemplum licentiae come l'apostrofa Plinio nella sua Storia Naturale.
Corruzione o desiderio estremo di libertà?
Libertà di partecipare da sola alla vita pubblica, come questa donna era solita fare?
La figlia di Ottaviano ha un carattere volitivo che non si piega.
E Livia, sua matrigna, la percepisce come una rivale.
Inoltre i rigidi principi morali di Livia mal sopportano lo spirito di contrapposizione della figliastra.
Quanta ribellione c'è nella scelta della morale sessuale trasgressiva?
Una protesta contro la politica matrimoniale del padre?
Una rivolta contro il continuo disporre di lei come pedina per alleanze e congetture di Stato?
Giulia a soli due anni viene promessa in matrimonio a Marco Antonio Antillo, di dieci anni.
Questo per suggellare la pace tra Ottavio e Marco Antonio, padre del futuro sposo.
Il matrimonio salta poiché scoppia nuovamente la guerra civile.
Marco Antonio viene sconfitto ad Azio nel 31 a.C. e Ottaviano non ha più bisogno di Giulia perché ottiene il controllo della Repubblica.
Ancora un secondo matrimonio pianificato ma non celebrato: quello con Cotisone, re dei Geti.
Poi le prime nozze nel 25 a.C.: Giulia ha quattordici anni e sposa suo cugino Marco Claudio Marcello, figlio della zia Ottavia.
Perché Marcello era stato designato come erede di Augusto.
Marcello muore prematuramente e Giulia è nuovamente destinata dal padre ad altre nozze.
Stavolta il fortunato è Agrippa, di venticinque anni più grande di lei.
Oltre che cinque figli, Giulia gli dona il rango nobiliare che mancava al grande condottiero.
Ancora un marito che muore e ancora la scelta di Augusto che insiste nella politica matrimoniale.
Le ultime nozze sono con Tiberio il futuro secondo imperatore di Roma, figlio di Livia Drusilla.
Giulia lo detesta e lui non la ama affatto.
E' rimasto ancora legato alla sua precedente moglie Vipsania Agrippina, figlia di Agrippa e di Pomponia Cecilia Attica.
In questo periodo le cronache raccontano Giulia come una donna corrotta e molto libera.
La figlia di Augusto ha l'ardire di pubblicizzare la sua condotta morale.
E come gli avvocati appendono una corona alla statua di Marsia presso il Foro per ogni causa vinta, così anche Giulia appende una corona alla stessa statua per ciascuna conquista amorosa.
Derisione? Provocazione?
Augusto non trascura queste vicende. Tiberio dichiara nullo il matrimonio.
Il padre condanna la figlia e perseguita i suoi amanti a cui imputa l'accusa di complotto ai danni dell'impero.
La pietà paterna non uccide.
Per Giulia è l'esilio sull'isola di Pandateria.
La madre Scribonia lascia Roma con sua figlia.
La vita sull'isola è ora regolata da stretti divieti.
Niente visite se non autorizzate da Augusto.
Niente lussi, niente vino.
Dopo cinque anni l'imperatore trasferisce Giulia a Reggio Calabria.
Quando Tiberio diventa imperatore nel 14, toglie le rendite alla sua ex moglie e ne ordina l'isolamento totale.
Ma Giulia dopo poco muore, forse a causa della malnutrizione o forse dopo la notizia dell'assassinio del suo ultimo figlio, Agrippa Postumo.
Macrobio riferisce che la plebe non condanna Giulia.
Al contrario, la sostiene perché vede in lei una donna colta e aristocratica che sfida il potere.

 

 

 

 

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