Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride.
Sono lieto, in qualità di Signore del Rossore, di dare l'avvio a questo supremo dibattito.
A coloro che non sanno, io dico che son qui per perorare la causa mia, impresa a cui da sempre ho votato i miei furori, la mia esistenza.
Dunque, è dato che noi qui si dibatta fra luce e ombra.
Così come accade nel mondo, ove tutto si dimena fra notte e giorno, fra sì e no, fra sinistra e destra, fra cielo e terra.
Qui, dove la luce scalda i nostri animi e l'ombra li raffredda.
Noi parliamo dei colori e, fatalmente, evochiamo ricordi venati, emozioni a tinte forti, sensazioni policrome.
Ecco la luce, dunque!
Essa si può immaginare come una potente scotta.
Un fascio di canapo che, grazie all'unione di molti fili, i colori, compone la forza che alla fine ci lega e la rivela.
Luce di cui io, Rosso di Rubens, e la mia famiglia facciamo parte.
Luce. Di questo, in sostanza, voglio parlarvi...
E chiedo, dunque, in formale assise, alla suddetta compagnia di cui mi onoro e pregio di appartenere, di ascoltare con orecchie sagge e con temperata stima la mia mozione.
La mia visione.
La teoria che medito da tempo immemore.
Fluida e iridescente, concreta come un teorema.
Teoria secondo cui, oggi, signori, vi invito qui a riservare alla mia persona e alla lega che rappresento il posto primo nella dinastia dell'Iride.
Poiché io sono il colore.
Sua eccellenza il colore!
Il primo, il più intenso, l'inafferrabile.
Io, vasto e immenso, viaggio dalle colonne della collera agli aulici labirinti della passione.
Il rosso.
E quando scriveremo il Trattato di semiologia della tinta, io vi dico che del Rosso voi dovrete, come primo, narrarne la produzione, la trasmissione nonché l'ardua interpretazione, senza tralasciarne l'intensità.
Non commenti il Re del Cobalto! Non commenti!
Perché a lui dico:
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!
Oh! So già cosa direbbe il signore del Nero.
Io lo vedo, lo vedo laggiù sul suo scranno adombrarsi e scurirsi di puro risentimento.
Ma lo invito a riflettere!
Egli ci esorta, da par suo, alle letture delle cosmogonie e del racconto genesiaco, ove il Nero primeggia come principio di tutto.
Egli se ne fa forte.
Egli, lo vedo, è spalleggiato dal Bianco.
Ma io vi dico che non è così.
Io vi dico che al principio fu il Rosso e non il Nero.
Poiché è Rosso il simbolo dell'energia vitale.
E così disse Empedocle chiamando all'ordine il Giallo, il Nero, il Bianco e il Rosso, quali emanazioni dei quattro elementi primordiali.
Così io dico alla terra, all'aria e all'acqua: che io sono foco e foco che a lungo brucia e se brucia lascia il segno.
Oh, quanti mormorii irrispettosi ascolto.
Quanta storia dovrò colare nelle vostre orecchie...
Perché io regno ovunque, financo là dove voi non sapete.
Fra terre e crete.
Laccato ai marmi, al pregiato porfido e, incastonato a filo, rifletto e rifratto nelle preziose pietre.
Ah, ora vedo l'autentico stupore sui vostri volti!
Le ragioni purpuree attraversare le vostre guance!
Ma io vi dirò di più!
Di più!!
Poiché è vero, sì!
Vero come il mio calzare e come un gesto antico che abita antiche usanze, che ho mischiato il mio pigmento facendo lega con la saliva.
Laggiù, lontano, lontano, nei tempi andati dell'antica storia.
Mescendomi cromatico perfino con l'orina.
E' vero!
E per far un rosso più bruno, dai toni molto cupi, ho stretto patti perfino con lo sterco.
E' vero!
Contratti con il sangue?
Ne ho firmati assai per quella tonalità Magenta, per virare in solferino, per un rosso angelico, per un punto corallino.
Mi sono concentrato nell'olio di noce, nel soporifero papavero, nel raffinato lino.
Ma sono stato e sempre sarò indiscutibilmente il primo!
Voi mormorate, ma lamentate invano...
Non fu forse detto: "Il signore plasmò l'uomo con polvere del suolo"?
Oh, bella! Ma tutti gli uomini di buona volontà conoscono l'origine di quella terra!
E, dunque, devo credere che proprio in codesta solenne corte se ne ignori la materia?
Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti tutti, Ministri dell'Iride.
La pasta di cui qui è forgiato Adamo, che qui vi porgo nelle vesti di un misero granello, prende il nome di Adamah ed è pura, umida, pulsante argilla... rossa!
Lo stesso nome di quell'uomo, di quell'Adamo, il Primo, il Creato, viene inteso in ebraico come il Rosso, il Vivente.
Ora, non vi sembra che tutto questo abbia smanie di principio?
Ciò fu narrato anche in Mesopotamia e potete credermi!
Là gli dei distillarono il loro sangue e, mescolandolo all'argilla di rosso brunita, diedero vita a quegli esseri mortali, puerili, effimeri, che conosciamo tutti come uomini.
Non è forse terribilmente rosso questo inizio?
Rosso e vivido cadde il sangue di Urano da cui nacquero le temute Erinni, gli svettanti Giganti e le fascinose Ninfee.
Rosso è il colore di Dioniso.
Del vino, dell'estasi...
Vuole forse il Blu discuterne?
Vuole forse il Blu discutere di sapienza?
Poiché urla e strepita dai suoi scranni... Posso dire... posso dire che non approvo?
Permettetemi, Onorevole Spettro.
Permettetemi, Onorevoli colleghi e Pigmenti tutti.
Ministri dell'Iride.
Non fu certo mia intenzione provocare i Lividi e Verdi membri ma...
Signori, vi prego, si-gno-ri!
Ibi semper est victoria, ubi concordia est!
Io vi chiedo: come si può negare che rosso... rosso sia il colore della pietra?
Quella pietra che poi essa lo è per eccellenza: pietra!
Cara agli occulti, agli alchimisti.
La pie-tra!
Tutti sanno che è rossa!
E tutti sanno cosa dice il suo nome: pietra che porta il segno del sole.
Questa è la pietra filosofale!
E non v'è stizza che il Verde possa contrappormi!
Respingo le istanze menzognere del Giallo, poiché rossa è la passione con cui vi parlo, l'impeto di cui vestirò le mie risposte.
E rossa ancora è l'azione e la somma dei miei gesti.
Comprendo il Giallo e i suoi deboli argomenti... ma, signori!
Rossi erano gli addobbi dei templi e degli dei.
Ah, perché voi pensate al Giallo, in occasione dell'amore?
Sapete come annuncia Saffo l'epifania dell'Eros? Viene giù dal cielo rivestito di una clamide rossa.
Oh, no che non mi taccio, io posso parlare per sempre e per sempre gridare le mie ragioni!
Parlare all'eterno cromatico, oltre le soglie dei sette e dell'arcobaleno...
Non sono certo qui per mentirvi.
Posso bruciar le mie polveri... Non è forse il solfuro rosso di mercurio che concedeva la lunghezza dei respiri, la buona permanenza, ovvero l'im-mor-ta-li-tà?
Orsù, cedete e concedete! Guardate! Dal cielo cadono vermigli i fili del destino!
Questo è il colore che gli è stato conferito dalla sorte!
Dunque, queste mie poche parole per dimostrarvi che vi fu un'epoca in cui il rosso regnò sovrano e davvero riconosciuto primo.
Primo, come deve essere il colore intimo della vita.
Può forse il Blu negare ?
Il Giallo smentire?
Il Nero confondere?
Possono queste eminenze dell'Iride scordare che attorno al Rosso, alla mia lega, furono emanati editti?
Non è forse interdetto, segnato e prono, condannato e reietto ogni uomo che versi sangue?
"Quando si muove e ha vita vi servirà da cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe.
Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.
Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto;
ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello." [Genesi IX 3-5]
E non è forse rosso il colore dell'imperatore?
Ma forse voi volete dimenticare...
E dimenticherete se non sarò io a ricordare quando...
Al secolo terzo avanti al Cristo, nacque quell'editto, meglio noto come Papiro di Stoccolma.
Ivi furono trascritte settanta ricette di rosso per determinare e circoscrivere della porpora fenicia le molte imitazioni.
Dimenticate Arancionicci impertinenti, quando, con impeto e furore, nella lontana Costantinopoli, il decreto divenne legge?
Leggi che sancivano il divieto assoluto dell'uso del colore della nobiltà.
E recitavano, allora, gli annunciatori, che era fatto divieto assoluto a ciascuno e a tutti di forgiare le proprie armi con le vermiglie insegne.
E non fu così scritto nel codice di Giustiniano? Decretava la messa a morte di colui e di chiunque avesse acquistato e venduto stoffe la cui trama e l'ordito fossero annegati nella porpora!
Perché non fu l'Indaco, né il Verde, il colore dei Patrizi?
Perché non fu l'Arancio o l'Ocra ad ammantare la nobiltà romana?
Rosso e non Nero il colore dei generali!
Poi fu lo scarlatto, il Kèrmes, a sostituire la pregiatissima porpora e divenne così pregiato che Roma lo chiese a terzi come tributo... esattamente per il pagamento delle tasse...
Prego?
Possono i signori del Mogano vantare tutto ciò?
No, non possono!
E indovinate quale fu il colore che Cesare si riservò?
Può forse contraddirmi il Verde oliva? O magari il mite Celestino?
Perché non fu scelto il Viola per decorare il Pendragone di Artù?
Ve lo dirò io.
Perché era un drago di un carminio ineguagliabile, perciò simbolo di potenza e nobiltà!
E quella e non altra era l'effige ricamata sullo stendardo del re di Camelot!
Come quel di Galles, il di lui fratello, medesima la forma, medesimo il colore, sventola, altero con le narici ampie e fumanti, nel complementare verde della sua bandiera.
Leggende, leggende!
Artù, Ginevra, Lancillotto... ma tutte scritte nel Mabinogion, la più grande raccolta epica delle avventure d'Irlanda.
Così giungono a noi le imprese dei cavalieri, le gesta e gli amori... raccolte nel libro bianco di Rhydderch e nel LIBRO ROSSO di Hergest!
Visitate a tal proposito la Cappella di Rosslyn.
Al pilastro ovest sono raffigurati il Drago Rosso e l'odiato Bianco, l'invasore sassone, nell'arcinota profezia di Merlino il mago!
E, ditemi ancora, non è forse rosso il risvolto dei mantelli degli iniziati, dei saggi, di coloro che possiedono la conoscenza esoterica, degli eremiti e di coloro che praticano le scienze occulte?
E non era forse elargire un merito, conferire porpora?
Sono sicuro che lo sapete ma era sangue, vivace e vermiglio, quello che veniva sparso sulla barba degli dei che invocavano la giovinezza...
Oh, guardate qual rosseggiante rubino dardeggia al centro della fronte del drago!
Così, nella lontana Irlanda, il Dagda Diodruido.
Il supremo sacerdote e guerriero non era forse noto come Rosso della grande scienza?
E dire a un bimbo che è Rosso, in Irlanda, non vuol forse dire che è bello?
Orsù, convincetevene: il Rosso è il più vicino alla sorgente del colore.
Ordunque, vi confesserò che il rosso non può da altri colori essere generato!
Ma cosa urla il Giallo!
Chi, o cosa bercia in quota al Blu?
Volete dunque mettermi alla prova ?
Voi cercate di ignorare che Rosso è il colore dell'ira!
Sì! Rosso, così prepotentemente rosso, da gettarsi addosso le furie del toro.
Rosso è il mantello di Mefistofele!
E i vostri demoni di che colore sono?
Può vantare le tinte delle viscere il vostro cuore?
Rosso è il colore di cui si veste il pudore, quello che segnala il timido.
E' rosso il velo che posa sulle guance l'emozione.
Sanguigno, intenibile e ardente colore del piacere.
Focoso, bollente, scarlatto, incarnato della lussuria.
Rosso è il simbolo di ciò che pulsa, è l'impulso incontenibile e inarrestabile di ciò che vive.
Rosso... il colore dell'inquietudine.
Della seduzione.
Della tentazione e del... divieto.
Purpurissa fu il segreto nome di Afrodite, datole da Ovidio a cagione della sfumatura del suo mantello.
Ma cosa dite?
Respingo le accuse del Grande Pervinca...
Sapete che qualcuno ha detto che la rimozione del rosso corrisponde a grande autocensura?
Di rosso si tingevano i giovani indiani d'America per risvegliare i desideri.
Rossa era la testa del serpente, il talismano che accompagnava i morti nell'antico Egitto, durante il loro ultimo viaggio!
Arpie, morti di morti violente, Demoni, Spiriti, Fantasmi: da tutti costoro, cittadini dell'Ade, si cercava protezione indossando le bende del colore del sangue.
Rosso e rovente, malleabile, pulsante e infuocato, sensibile alle... torture del martello.
Rosso come simbolo dell'alt!
Come l'abito dell'uomo importante che si afferma nel Rinascimento!
Rosso e pericoloso come un imprendibile, come l'istinto puro, fuori controllo.
Rosso!
Il colore di ogni battaglia!
Non era forse questo il colore degli Aiaci?
Vestiti com'erano di ardente forza?
E non era scarlatta la cinta dei coscritti in partenza per la guerra che simboleggiava fedeltà all'amata patria?
Ergo, mentre vi parlo dagli scranni del colore dell'anima e vi ospito nella casa ove pimenta il cuore, mentre vi spoglio delle vostre certezze come farebbe un'irresistibile vermiglia libido, io v'imploro e v'ordino di indicare al rosso di Rubens e ai suoi discendenti il trono dell'Iride, come di nostra spettanza.
Raccontandovi del Giappone, ove il loto rosso è simbolo della concentrazione, io v'invito a riflettere.
E che questo sia competenza dei Lividi, lo vedremo!
Che il cielo vi illumini come l'Asia e l'Europa si accendono allo spirito del fuoco di rosso vestito.
Forse qualcuno di voi sa dirmi cosa vuol dire Colorado nella lingua spagnola?
Oh, andate pure... la corte si ritira con i suoi ampi mantelli, senza dimenticare che rossi sono i mantelli dei principi della Chiesa.
Rosse, in ricordo del sangue dei martiri, le vesti dei cardinali, come la Pentecoste, la Domenica delle palme, il Venerdì Santo.
"Venite e discutiamo dice Jahvè, quando i vostri peccati saranno come lo scarlatto, come neve diverranno candidi.
Quando saranno rossi come la porpora come lana diverranno!"
[Isaia 1,18]
E come è rossa la nota croma effigiata sugli stemmi, che segnala l'amore ardente verso Dio e verso gli uomini!
Come dite? Come dite?
Oh-oh... il Bianco rivendica dai suoi scranni il colore unico della veste papale...
Ma dimentica di dire che prima di Papa S. Pio V, le vesti dei sommi padri eran di altro colore.
Voglio chiudere, infine, con le parole di un grande condottiero. Quell'Agamennone tornato dalla guerra che vede davanti a se la sua Clitennestra srotolare lungo la via tappeti di porpora, teli purpurei adagiati sulla terra per rendergli omaggio:
Non distendere i tappeti,
non farmi invidiato il cammino.
Gli dei vogliono essere onorati così.
Che un mortale posi il piede
su tale bellezza di colori
non è senza sgomento per me.
Come uomo mi devi onorare,
non come Dio.
[Eschilo, Agamennone, 921ss]
Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti tutti.
Ministri dell'Iride.
Di una cosa infine vi prego: non dimenticate il detto, ora, che il giorno volge al declino.
Ora che i prestigiosi del Blu e poi i signori del Nero prenderanno l'avvento.
Non dimenticate.
Ora che declineranno i Bianchi, rimandandoci a domani.
Non dimenticate.
Ora che i figli del Giallo saetteranno nel cielo.
Perché, vi dico, che sul tempo davvero si spera, se c'è del rosso al declinar della sera...
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