Rossi (e rossori) d'artista

[Racconto di Paola Manoni]

 



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durata 19 minuti



Onorevole Spettro,
onorevoli colleghi e Pigmenti
Ministri dell'Iride.
Io, messer Rosso di Rubens, signore del Rossore, sono particolarmente lieto di dare l'avvio a nuove favelle che porteranno questo cromatico consesso a discettare, non più di primati colorati e supremazie intellettuali bensì di temi e percorsi all'uopo di una maggiore conoscenza delle nostre peculiari tinte...
E' tempo di concordia tra di noi.
Equamente dialoghiamo delle nostre gradate sfumature.
In buona pace oziamo sulla sapienza delle nostre storie e tradizioni.
Giacché, come diceva il Vate:
"Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza!"

Permettetemi di introdurvi nei meandri del rosso nell'arte.
Senza pretesa di storica e nemmeno di critica interpretazione...
Ma solo puntellando, ora qua ora là, il vasto panorama artistico con
il richiamo dell'onnipresente rosso nelle tele dei più famosi dipinti.
Nelle sculture dei moderni e dei contemporanei.
Qualche accenno come un pasticcino che si assaggia e si gradisce.
Ma senza fare indigestione.
Esempi su cui riflettere.
Richiami per un'immersione di luce, nel magnifico mondo dello Spettro radioso da cui tutti noi proveniamo.

Rosso lucente, pregno di tintura a olio oppure velato ed espanso in una campitura acquerellata.
Temperato e tuttavia colmo di energia.
Oppure vernice acrilica o lacca e smalto lucenti.
O mina sanguigna un poco spolverata.
Pastello, di cera di olio o d'altro ancora.
Creta rubra o preziosa pietra rubina.
Corallo in installazioni scultoree o altro materiale creativamente impiegato nella gamma del rosso.

Ecco a voi alcuni riferimenti utili che testimoniano come il mio regno sia esteso e variegato.

E vista l'immensità dei confini del rosso... per cagione didattica ma anche di concisione... stigmatizzerò il discorso solo con qualche caso di specie.
E lascio a voi, onorevoli partecipanti, pubblico tutto, pigmenti di ogni ordine, il compito di approfondire ove io solo menziono.

Investigare ove io solo alludo.
E a vostra volta trovare altri e altri esempi ancora.

Di talché muovo per l'esordio.
Vado all'essenza della cosa.
Testimoni del rosso nelle varie epoche storico-artistiche.
Attacco senza indugio con un mirabile esempio, tratto dagli albori del XVI secolo.
Sullo sfondo: la rivoluzione tonale di Giorgione.
Il mirabile rosso del suo più famoso allievo.
Tiziano! Rosso Tiziano nei dipinti e nella futura memoria!
Andiamo nell'ordine.

Giorgio da Castelfranco detto Giorgione, artista veneziano.
Scarse le testimonianze sulla vita e sulle opere sue.
Ma per certo il segno della sua produzione più matura si ricorda per la mirabile invenzione della pittura tonale che il Vasari definì:
"Il dipingere solo con i colori stessi senz'altro studio di disegnare in carta."
In altri termini: il colore dato a macchia.
Colore come mezzo autonomo d'espressione.
Colore per il colore!
Piani di tinta al posto dei reticoli prospettici.
Profondità e spazi che si distaccano per diversa intensità luminosa.
E tra questi, principescamente cade il rosso, come testimoniano le rosse vesti nei Tre filosofi, dipinto dal valore ermetico nel tema dell'idillio tra esseri umani e natura.


Ma la scuola della pittura tonale... e negli esempi di felice connubio col rosso... la troviamo nel pennello dell'altro mirabil veneziano.
Come poc'anzi dicevamo: l'allievo!

Tiziano Vecellio che della solennità cromatica del rosso fece propria la grandiosità compositiva.
Fin da giovane Tiziano si affermò per vivacità e dinamismo.
Esempio di rubro virgulto creativo.
Luce e colore nella tradizione veneziana, nel bagno della rossa tinta.
Ideazione del suo rosso: il tono tiziano che contrassegna la sua arte, financo quella veneziana a lui successiva quale matrice distinguibile all'interno della pittura europea.
La sua tecnica, antesignana di modernità, che punta il segno sul colore.
Ce lo dice il Vasari che, dopo essersi recato nel 1566 presso la bottega di Tiziano, scrive circa il modo della sua arte che si esprime in opere:
"... condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che dapresso non si possono vedere, e di lontano appaiono perfette."



In altri termini: Tiziano faceva un primo abbozzo sulla tela stendendo una grande massa di colore.
Poi lo riprendeva, anche trascorso diverso tempo.
Lo spolpava eventualmente del colore in eccesso e riformava le figure.
Il maestro plasmava il colore in modo carnale.
Lo modellava con le dita.
Esperienza tattile del pigmento.
Un dipingere tridimensionale, come se fosse una scultura.
Il colore è pastoso.
Il rosso è denso nel trionfo dell'ocra e delle terre tiziane, in particolar modo nei ritratti, dove le figure balzan fuori dal fondo scuro.

E ora, viriamo il discorso!
Saltiamo in epoca molto più moderna, sempre per selezionare esempi mirabolanti di rosso.

L'ambito è anglosassone
L'arte è preraffaellita.
Percepisco qualche incertezza dagli spalti dei verdi.

Vengo or dunque a precisazioni ancor prima del riferimento cromatico.
Di preraffaellismo si parla per intendere il movimento culturale sorto in Inghilterra alla metà del XIX secolo.
Giovani poeti e pittori raccolti in confraternita.
Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, James Collinson per fare qualche nome tra coloro che prediligevano l'arte italiana delle origini.

Orbene, la tinta della mia nobil casata si manifesta tra questi.
Segnatamente, nelle tele dove figure di donne sfoggiano tonalità di capelli rosso acceso.
Chiome rigogliose, chiome ermetiche.
Perché siffatto rosso in codeste figure di donne?
Qual sia il senso del dominante tratto di capigliatura?
Segno di diversità?
Non erano forse rossi i capelli delle streghe nel Malleus Maleficarum, quale evidenza di vampirismo e di magia?
E allora, è strega, la Ghirlandata di Dante Gabriel Rossetti?
E che altro dire dell'altro suo famoso quadro, la Lilith, cacciata dal Paradiso, nell'atto di pettinare la fulva e lunga chioma?


Lasciamo gli interrogativi e le avanguardie britanniche ottocentesche per un tuffo in altre artistiche acque...
L'approdo è presso lidi russi.


Vasilij Vasilevic Kandinskij.
Siamo a cavallo tra i secoli XIX e XX.
La sua analisi teorica sui significati astratti delle forme e del colore nel famoso scritto: Sullo spirituale nell'arte.
In questo contesto, Kandinskij era affascinato degli esperimenti con la luce, in analogia con suoni e colori compiuti dal compositore Skrjabin.
Si dice che il musicista suonasse con un pianoforte dai tasti colorati di tinte diverse.
Aveva il gusto di farsi trasportare dalle associazioni di suoni e colori lasciandosi coinvolgere dall'esecuzione di note e di accordi, selezionati per assonanze cromatiche.

L'interesse sinestetico del pittore si incrocia con le intuizioni del musicista.
In particolare con la tabella di Skrjabin che associa note e colori secondo lo schema:

Do - rosso
Sol - arancio
Re - giallo
La - verde
Mi - blu biancastro
Si - blu biancastro
Fa diesis - blu intenso
Re bemolle - violetto
La bemolle - porpora violetto
Mi bemolle - riflessi metallici
Si bemolle - colore acciaio
Fa - rosso scuro

Senza tema di smentita: notate la preponderanza dei rossi, dei purpurei e dei violetti?
Mi si dirà che vi è anche una concentrazione di blu (sento distintamente il vociferare irrequieto di Messer Cobalto Cyanos).

Allora, per equità cromatica e amor d'informazione vi dirò che
Kandinskij con le sue teorie aveva effettivamente stabilito dei colori per diversi timbri musicali.

Il verde al timbro del violino, nel registro grave.
L'azzurro al flauto nel registro acuto... e il medesimo, all'organo o al contrabasso nel grave.
Il giallo alla tromba.
Il rosso agli ottoni e in particolare alla tuba.
Altre sfumature di rosso al violoncello.
L'arancione alla viola ma anche alla voce di contralto
Il violetto al corno inglese o al fagotto.

A voi la deduzione circa la prevalenza dei ceppi dei Rubens...
E non aggiungo altro!



Per cagione di molteplici analogie, il famoso pittore russo trovava anche per la pittura la possibilità di costruire un collegamento con la musica.
Sulla base di molteplici analogie, si dimostrava per la pittura una sorta di contrappunto, nell'accordo di sensazioni uditive con i colori.
Nell'opera citata egli scrive:

"Negli esseri umani più evoluti, le vie che conducono all'anima sono così dirette, e le impressioni psichiche raggiungibili così rapidamente, che un'azione che si eserciti attraverso un senso arriva direttamente all'anima, facendo vibrare per simpatia le vie corrispondenti che vanno dall'anima agli altri organi sensoriali.
Si potrebbe paragonare questo fenomeno a una sorta di eco o di risonanza quale si ha in determinati strumenti musicali quando, senza essere toccati, entrano in risonanza con un altro strumento, suonato invece direttamente."

[V. Kandinskij, Dello spirituale nell'arte, in V. Kandinskij, Tutti gli scritti, op.cit., vol.II, p.95].

Di questo tenore sono ancora le associazioni dei colori a pensieri, azioni, disposizioni per le quali abbiamo, nel settore spettrale di nostra pertinenza, le seguenti analogie (tra tonalità, effetto ed equivalente sonoro):

Rosso freddo, profondo: effetto di un'attesa selvaggia, come un animale che giace ed è pronto a scattare.
Associato ai suoni profondi del violoncello, che evocano passione.

Rosso freddo, chiaro: si traccia un effetto di gioventù, di pura gioia e libertà: l'immagine di una ragazza.
Associato ai toni acuti e chiari del violino o alle campanelle.

Vermiglio: si associa alla passione, alla forza che si autoalimenta, come un fuoco denso.
Abbinato ai suoni della tuba e a quelli più profondi del tamburo.

Rosso caldo, chiaro: effetto di entusiasmo acuto e bruciante, sangue che scorre.
Abbinato ai suoni degli ottoni, alle fanfare dai suoni forti.


Arancione: Sensazione di benessere e di giustizia.
Abbinato al suono delle campane oppure ai toni più forti della viola.

E ora veniamo all'uso della tinta rossa nei quadri dell'artista russo.

Facciamo riferimento, ovviamente, all'opera Quadro con macchia rossa, del 1914.
Olio su tela delle dimensioni di un quadrato: 130 x 130 cm.
Non pensiate si tratti di un impasto di colori per un colpo d'occhio d'astrattismo!!!

E per sedare gli animi del pubblico più critico, cito il famoso dipinto Giallo, Rosso, Blu, del 1925.
Il titolo spiega l'intenzione.
Protagonista del quadro è solo il colore, che qui viene individuato nelle tre primarie tinte.
La composizione si basa su diverse contrapposizioni.
Spaziale, tra parte destra e sinistra, dove nella prima vi sono i freddi toni dell'azzurro contornato dal viola.
Nella metà sinistra, lo sfondo è invece a predominanza di giallo.
Ma si stagliano le campiture rosse e azzurre in forma di rettangolo, triangolo e tondo.
Densità di forme astratte in un tripudio di solo colore.

Se non vi gira la testa con tutti questi voli e sbalzi lungo il filo della storia dell'arte... abbandoniamo l'astrattismo e inoltriamoci negli impressionistici paesaggi.

Il rosso floreale.
I campi di papaveri nelle tele di Auguste Renoir, nei campi di Vincent Van Gogh, di Gustave Klimt e di Claude Monet.

Papavero: il fiore, macchia di colore rosso per eccellenza.
Freschezza di colore, annuncio di estate.
Sfavillio rosso dei prati in fiore, tra il movimento ondivago dell'erba mossa dalla brezza termica.
Luce estiva nitida che sfuma i contorni delle forme.
Energia della natura.
Sinfonia di un colore.

Invece, in altro senso e contesto, in sede espressionista, l'olandese Piet Mondrian offre ancora un caso notabile di arte al rosso.
L'opera L'Albero rosso, dai forti toni cromatici, sintetizzato nei tratti, esibisce una pianta carica di tinta.

Seguendo il sottile filo rosso (ovviamente!) che lega il nostro discorso... attraversiamo l'oceano per la pop art dell'americano Roy Lichtenstein il quale gioca fortemente con le tinte della mia casata.


Boccia di pesci rossi su un tavolo, un suo famoso quadro, dove il focus è costituito dall'acceso colore rosso dei due ittici protagonisti.
E ancora, l'esempio di Alexander Calder il quale s'intrattiene sovente con il rosso nelle sue opere:
Pugnale sul rosso e la famosa scultura Big red (1959) composta da lamiera, filo di ferro e pittura.
Calder è tra coloro che hanno introdotto nella storia dell'arte l'utilizzo di materiali non convenzionali, rinnovando completamente il concetto di spazio.
Sono famose le sculture in movimento.
Nel 1933 egli afferma:
"Perché non rappresentare le forme in movimento?
Non un semplice movimento di traslazione o rotativo ma una composizione di diversi moti di vario tipo, velocità e ampiezza.
Così come si possono comporre colori o forme, così si può comporre il movimento."

Chi di voi andrà a Parigi, presso il quartiere moderno della Défense, troverà la grande scultura di Calder Il ragno rosso, del 1974.
Si tratta di un ragno di metallo dipinto di rosso, gigante e feroce, che domina
con le sue lunghe zampe Place de la Défense.
Ricordiamo infine il Sole rosso, la più grande scultura mai realizzata da Calder, alta circa 20 metri.
E' dell'annata 1968, quando venne collocata, in occasione delle Olimpiadi, all'esterno dello Stadio Azteco di Città del Messico.
E l'indimenticabile Rosso trionfante (1959-1963), scultura mobile alta quasi sei metri, dove il rosso primario viene introdotto per creare un contrasto con il precedente uso prevalente del nero.
In quest'opera tre scaglie metalliche nere si contrappongono a un'unica grande scaglia rossa.
Dove invece, ultimo mio esempio, il rosso è oramai affermato come colore totale nella grande scultura Fenicottero (1973) che campeggia sinuosa nella Piazza Federale di Chicago.
Il nostro incontro giunge al termine.
A mo' di conclusione voglio lasciarvi con un detto celebre:
"... dopo di te il rosso non sarà più rosso..."
Il cui significato... però lo rovescio!
Perché dopo di noi, signori, il rosso trionferà sul rosso.
Parola di Rubens!

 

 

 

 

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