Deposizione integrale, presso la Commissione Cosmica della luce Naturale, di Messer Citrus New Orange

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 18 minuti



Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride.

Incomincerò col narrarvi una storia...

In quel fu molto lontano, si specchiò la cima dell'Olimpo.
Ove fuochi e canti guarnivano i cigli e gli echi e i sospiri, gli spigoli e le vie.

Ove le risate degli Dèi lambivano la maestosa parete del nord, posandosi sugli immobili ometti di pietra nascosti.
E le danze divine alzavano polvere d'oro che, valicando una forcelletta, si perdevano nel vuoto.

Ora, là, lungo il largo e soffice crinale erboso, avanzò Eris, giacché, fra la Tessaglia e la Macedonia, quel giorno, spiccava, maestoso e insolitamente festante, il monte.

Lassù, invero, fra gli spigoli forgiati da Efesto, Pelèo e Teti, chiassosi e raggianti, stavano consegnando al cielo più alto l'evento della loro unione.

Eris... perché nessuno l'aveva invitata?
Da ben due notti i suoi occhi lanciavano dardi.
Da tre viaggiava.
Da uno era lì.

Eris, dal passo lieve, entrò nella sala che sapeva di vino, di note e di promesse.
Nessuno la riconobbe, giacché le torce bruciavano quiete, consumate com'eran dall'uso nelle navi ricurve.
Ma ella era lì.
Era attenta e decisa.
Era decisa e determinata.
Era... lo sapevan tutti:
della Discordia la dea.

Così, a quel tavolo rideva bramoso e grande Zeus, e sua moglie Hera, limpida e sinuosa come l'acqua che mesceva dalle lunghe anfore di coccio, illanguidiva.

 

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Immagine di un albero d'arancio (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Si vede al centro un piccolo e frondoso albero carico di frutti. Sullo sfondo un cielo sereno, illuminato da un sole dorato.Particolare della parte inferiore dell'albero e del tronco.Particolare delle fronde dell'albero.
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Fu allora che, in quel fu molto lontano, Eris infilò la mano nella tunica ed estrasse il pomo, scagliandolo come un proiettile infuocato e molesto fra i pesci arrostiti, le uve brune e le gote più chiare delle donne e degli uomini presenti.

Allora accadde che, nel vortice virtuoso dell'amore in festa... si fermò Atena, sfiorando con le dita la custodia metallica e tornita della sua spada intiepidita dal fuoco, ammirata dal fato.

Si voltò Afrodite lasciando cadere strali di desiderio dalle pieghe del collo che si trasformarono in sospiri, adagiandosi nell'aria.

Restò in silenzio Hera, immobile come una laguna, sospesa come una cascata di estro e voluttà.

Ma su quel pomo d'oro brunito v'era incisa la frase che avrebbe divorato l'ambizione di ciascuna.
"Alla più bella", v'era scritto.

E la più bella si fece avanti!

Si propose Atena.
Si vantò Afrodite.
Si slacciò Hera.

Così, Zeus il sommo, per ingannar l'attesa e, nel corso, dipanar contesa, si rivolse a Paride, figlio di Priamo, frutto di Ecuba, sovrani di Troia.

E nel tempo che fu, Paride non ebbe dubbio alcuno.
Colse il pomo dalle mani del Dio e lo pose nel grembo d'Afrodite, dea dell'amore, della passione, degli abissi, della follia e dei cieli espansi.

Giacque il pomo fra le gambe della Dea che mostrò languore e riconoscenza al bel giovane troiano.
E non mancò di ricambiare quel gesto d'amore con gesto più forte:
d'amor profano.

 

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Immagine di parti di un'arancia (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Su di uno sfondo di colore violetto si vedono, da sinistra a destra: la sezione trasversale di un'arancia aperta, un frutto intero, la sezione longitudinale di uno spicchio, un'arancia spaccata nella sua metà.Particolare del lato destro: spicchio e mezza arancia.Particolare del lato sinistro: sezione trasversale e frutto intero.
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Fu per un lungo viaggio.
Fu per il mare che banchettava giocondo fra spuma tempesta.
Fu per la fame, fu per la salsedine che baciava le labbra.
Fu per quell'aria strana, fu per i piedi che affondarono nella sabbia.
Fu per quella sala fiocamente illuminata, fu per l'andirivieni della fiamma sui lunghi colli delle ancelle e fu per il vento che giocherellava con le loro vesti.
Non fu per quello che vide.
Fu per quello che immaginò.
Non fu per la voce che annunciò il re, ma fu per la voce subito dopo, che annunciò la regina.
Fu un nome.
Fu un nome e un volto.
Fu, come tutte le volte nella storia d'uomo, uno scoccare di sguardi.
Fu un'attesa breve, un sorriso complice, fu colpo e fu fulmine, ma non per mano di Zeus.

Signori, Elena di Sparta, la regina!

Questo fu, al tempo del fu, l'omaggio di Afrodite: la regina!

Oh, egli non sapeva dove guardare, non sapeva cosa dire... e non seppe rinunciare.

Ella era lì, sconvolgente come un palpito e, fissandolo, lo tenea sospeso.
E quella, lui volle proprio quella, la moglie di Menelao!
E, se ci fu spavento, spettò al petto trasformarlo in ardimento.

E allora...

Pensate davvero che un cuore possa temere le ire degli Achei?
Pensate davvero che il suo battito possa sentirsi meno del fendente di Agamennone?
Pensate che una flotta di navi possa impedire a una flotta di baci di conquistar quelle labbra?
Pensate davvero che i venti dell'Egeo possano aver soffiato più forte dei loro sospiri?

A Troia morì Achille, e il Principe di Ftia.
Morì Ettore e nella sabbia fu trascinato il suo valore al cospetto di colei che egli vestì di baci.

Durò dieci anni, il sacrificio.
Altri vi diranno che le contesa fu l'Esponto, che nella diatriba vi eran due mari, da un lato l'Egeo e poi il Nero.
Altri vi diranno che Ettore sfidò Achille per un braccio d'acqua.

Ma vi diranno il falso.
Nel tempo che fu, fu un pomo a scatenar la lite per quel profilo intarsiato dalle torce fioche, dando un volto deciso alla guerra funesta.
E uno sguardo lontano al desiderio di pace.

Un pomo, signori, ovvero...
Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride...
Un CITRUS SINENSIS!

E, dunque, non vorrei apparire bellicoso, ma determinato, questo sì!
E quando nelle mie orecchie echeggiano le parole di Sir Magenta, Signore delle terre d'Ametista, io ho un problema, un grande problema!
E cioè, invero, quando egli ci dice...

Lo so, lo so, esistono candidati più autorevoli per questo incarico e, come voi, volgo lo sguardo fra gli spalti dei Rossi, dei Blu, dei Gialli... i colori primari.
Ma io qui, oggi, voglio invitarvi a pensare altrimenti.
A riflettere e a immaginare che, se anche un colore non siede da tempo immemore fra le prime file della storia, potrà un giorno rivelarsi la guida cromatica del futuro.


Io penso, mi domando e poi vi annuncio:
l'avete qui, qui in questo parlamento, la guida cromatica del futuro!
Colui che, nelle sue sfumature, rappresenta l'antico e l'immediato avvenire!
La casata per cui fu combattuta una delle guerre più note e narrate...
Non capite?
Non sapete?
Dunque, davvero ignorate che all'origine di quell'impresa vi era un'arancia?

Ma cosa lamentano quei pallidi Celestini!
Perché abbandonano l'aula quei Verdi invidiosi?

Non sono io!
E' la storia che vi consegna la soluzione!
Naturalmente, sì.
Grazie a un piccolo, sferico e fiammante pomo arancio!

Citrus Sinensis, l'albero originario della Cina.
Il suo viaggio è stato all'insegna dell'avventura e il suo nome deriva dal persiano ciaranu che significa frutto dell'Elefante.
Questo e non altro fu l'origine della guerra di Troia!

E' vero, è vero, come sentenziano quei dotti Bianchi: i Crociati ne importarono una specie...
Ma era agra, signori, nulla a che vedere con quello che conosciamo oggi!
E se vogliamo essere ancora più precisi, allora vi dirò che tracce di un'altra varietà di questo frutto possiamo rinvenirle financo fra gli antichi romani.
Loro, infatti, conobbero la varietà amara detta melangola.

Maaaaaa... fu Vasco da Gama, ammiraglio d'oceano, a condurre a noi l'arancia dolce.
La fece viaggiare dal lontano e smisurato Oriente.
E questo, tuttavia, accadde molto tempo dopo...

 

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Immagine di un deserto (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Si vede un'ampia distesa desertica, movimentata da diverse dune di sabbia, dai colori ambra-arancio, in diverse sfumature, sotto un cielo terso, al centro un sole molto lucente.Particolare delle dune, lato sinistro.Particolare delle dune, lato destro.
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Ma basta parlare del frutto, parliamo del colore, accidenti!
Perché, quando scriveremo il trattato di semiologia della tinta e io avrò finito di illustrare i pregi e il talento della mia casata, voi avrete molti dubbi e un sano, dirompente, incontenibile impulso di mettere i new Orange a capo della vostra cordata!

Rosa arancio è il colore che viene sovente associato al fascino.
Il colore amato nei primi del novecento.
Adorato da Kandinskij.
Venerato in Bauhaus.

E voglio mettervi in guardia colleghi.
E voglio mettere in guardia Messer Rubens.
Lui, lui sa che io so.
Lui sa che io so che quando lui dice, come ha detto...

Poiché io sono il colore:
sua eccellenza il colore!
Il primo, il più intenso, l'inafferrabile.
Io, vasto e immenso, viaggio dalle colonne della collera agli aulici labirinti della passione.
Il rosso.


...mente, sapendo di mentire!

Suvvia, Messer Rubens... questa vostra messa in scena di strepiti è poco elegante e totalmente inopportuna.
Va bene... va bene... volete degli esempi?
Ve li darò, ma state lieto e pacato...
Se potete.

E dunque ditemi:
sono forse rossi i pesci rossi?
Perché voi questo avete dichiarato.

Sono forse rossi i gatti rossi?
Perché voi questo avete asserito.

Sono forse rossi i capelli rossi?
Perché questo voi avete annunciato.

Ebbene: mentite.
Vi fate beffe della storia, del passato.
Ma la verità è un'altra!

Voi sapete benissimo che i gatti, i capelli e i pesci vengono detti rossi perché, curiosamente, per il mio pigmento, per lungo periodo, non è esistito nome.
Il nome, cioè: arancio, ci è stato conferito alla scoperta del frutto.
Ergo, voi, voi, la casata dei Rubens, avete fatto vostri oggetti e cose che non vi appartenevano.
Poiché fu solo nel XV secolo che l'arancio si poté chiamare tale!

I capelli non sono rossi, ma arancioni: sono più chiari, meno provocanti, più autunnali, meno appariscenti.
Così i pesci, incluse pinne e squame.
E i gatti.

Ma voi, Messer Rubens, non avete avuto remore nel mentire a questo prestigioso auditorio.

Riflettete, gente, riflettete, caso mai aveste in mente di cedere il primo posto del trattato di semiologia della tinta ai Rubens.

Arancione, per i cristiani, il colore dei peccati di gola.

Dio ha creato terre dove abbonda l'acqua, perché gli uomini vi possano vivere e ha creato deserti perché gli uomini vi possano conoscere la propria anima.
Così affermano i Tuareg.

Arancione il colore del deserto!

Il colore delle anfore antiche, della resina, dell'agrodolce.
Nel cinquecento, dove l'agrodolce era molto in uso, il tipico sughetto arancione veniva associato alla quaglia, alla bottarga, ai calamaretti, ai capponi...

Arancione il colore raro e misterioso della vernice dei violini di Stradivari, di cui, si dice, nessuno conosca la formula né il composto.
Oh sì, il colore dei mille e cento strumenti da lui creati di cui ne arrivano a noi solo seicento e in tutto il mondo sparsi!

Arancione, come la moda degli anni cinquanta:
fu arancione il lego, il maggiolino, la vespa.

Nella moda trionfò fra i swinging sixties, con le minigonne e i collant di Mary Quant.
Mentre nel prêt à porter italiano, vengono ricordate le cravatte Fantini, accessorio dell'epoca molto trendy.

Pesca, albicocca, ambra, salmone, carota, corallo, mandarino, nespola, zucca, melograno, sabbia, ruggine, mogano e... l'arancione fiamma, meglio conosciuto come l'arancione sicurezza, pigmento utilizzato per la segnaletica dei cartelli stradali.

Colore della rivoluzione pacifica in Ucraina.

 

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Immagine di bandiere arancioni (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Una serie di bandiere e di vessilli arancioni al vento, montati su bastoni di legno, su di uno sfondo di cielo indaco.Particolare delle bandiere, lato sinistro.Particolare delle bandiere, lato destro.
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E il colore dei figli dei fiori.
Colore del Buddismo e del Chackra, che ha il suo centro di energia nella milza e simboleggia l'energia.
Il colore del Protestantesimo nell'Irlanda del Nord.
Della bandiera dei coloni ebrei nella striscia di Gaza.
Colore dell'India e dell'induismo.
Colore degli Osho Rajneesh, meglio noti come gli arancioni.
Colore dell'ascetismo!

Usato in cromoterapia come fonte di spinta ed energia.
Stimola la tiroide ed è un balsamo per milza e polmoni.
E' antispastico e un acerrimo nemico della depressione.
Infonde coraggio e stimola decisamente l'appetito.
Non è eccitante come il rosso, ma ha un fortissimo potere liberatorio.

Arancione... come la resina.

Signori, il colore è cultura e, anche se i filosofi ci han preferito i segni, noi abbiamo la contemplazione degli artisti.
Allora, viva l'arte!

Nella soleggiata e ridente terra d'Italia, troviamo bandiere arancioni quali marchio della qualità e della purezza per misurare di mille e seicento comuni, i parametri turistici e ambientali del Bel paese!

Complementare al Ciano, in araldica l'arancione indica forza, onore e generosità... capirete da soli che il suo impiego è saggiamente distillato e raro.

Storico colore dei Paesi Bassi, perché la famiglia reale trae le sue origini dal principato Orange Nassau.

La dinastia vide la sua origine nel 1515, dall'amore di Enrico III di Nassau Breda, di origine tedesca, e Claudia di Chalon Orange, di origine borgognona.
Da loro nacque un figlio, Renato di Chalon, il quale fu il primo ad adottare il cognome Orange-Nassau, e fu il nonno di Guglielmo I d'Orange, meglio noto come Guglielmo il taciturno.
Quel Guglielmo che si pose a capo della rivolta olandese (meglio nota come guerra degli 80 anni, o rivolta dei Paesi Bassi).
E che, nel 1565, portò alla nascita delle sette province riunite contro il predominio spagnolo.
Così, la squadra di calcio olandese veste di arancione.

E che fosse un piccolo Citrus Sinensis, si disse anche del pomo d'Adamo...

No, perdonatemi, non ho finito...
qualche istante ancora...

Onorevole Spettro.
Onorevoli colleghi e Pigmenti.
Ministri dell'Iride.
Vorrei che vi uniste a me in questa profonda riflessione, serbando per ultime, nel vostro cuore, poche piccole parole che celebrano dell'arancione il rappresentante più grande:

Laudato si mi' Signore per frate focu
Per lo quale ennallumini la nocte
Et bello et iocundo et robusto et forte
.

A voi, oggi, l'ardua sentenza!

 

 

 

 

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