San Francesco e il Lupo

[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 37 minuti - Credits

Parla S. Chiara:

"Sttt, ha voglia a dirmi: non sbattere l'uscio, Chiaretta, che i cugini ti sentono e tuo zio Monaldo ci impedisce d'uscire."
Se non riesco, non riesco! Ma questo, la mia fedele amica, Bona di Guelfuccio, non l'ha mai capito.
Camminiamo, io e lei, pel paese e per nasconderci indossiamo dei mantelli neri che sanno un po' di pecora.
Dobbiamo uscire nella campagna e recarci presso le rovine dove incontreremo Francesco e il di lui amico: quel Pietro Longo che mi guarda sempre di traverso qualunque cosa io dica.
La Bona enfatica mi dice sempre che 'l Pietro è geloso come un tordo. (stupita) Geloso? domando io.
(ride) E di cosa? E, soprattutto, di chi? Lei dice che io e Cesco lo ingelosiamo e che la cosa le sembra pure naturale.
(scettica) Oh, cosa facciam di male io e 'l Cesco?
Uscite dal paese ci addentriamo nel bosco.
Lei, affannando, pare certissima, le sembra così palese che io e Cesco ci prendiamo sul pensiero e c'intendiamo nello spirito! Sicché Pietro si sente perduto. Sospira sempre la Bona di Guelfuccio quando elargisce saggezza.
Ma vaa?! Dico io. Parliamo sempre del Pietro Longo? Ma perché dovrebbe?
Lei ne è sicura e mi dice che la colpa l'è tutta di Rufino, il mi' cugino.
(stupita) Pio homo! E cosa c'entra? Ma lei dice che Rufino, quando parla di me, l'è talmente ammirato che mica si rende conto di suonare a predica...
(sulle sue) Rufino è il cugino più caro che una fanciulla possa desiderare.
Ma lei è lesta di lingua e dice che sarà pure il più caro, ma resta sempre il fatto che il Pietro Longo l'è geloso! La Bona usa sempre tutta la ragione per ragionare e quindi oltre il Longo si preoccupa che la neve non abbia ricoperto le rovine, visto che è lì che dobbiamo arrivare.
(perentoria) Senti Bona, lì ci aspettano e lì li dobbiamo raggiungere.
Ma un galoppo lontano getta un'ombra sulla nostra scappatella. La Bona è presa dal panico. Teme sia lo zio Monaldo che ci insegue. Io, quel parente, meno lo vedo e meglio sto... sarebbe capace di farci tornare al paese correndo sulle punte del forcone.
(ansimando) Il mi' zio ha un cavallo nero come il suo umore, quello è grigio, dunque l'è inutile che ti scaldi! E poi ho detto che andavamo a trovare una tu' zia e forse avremmo pregato presso di lei per qualche giorno. Bona è allibita.
(non ammette repliche) Si colla tu' zia!
Ammirata mi dice che sono veramente una donnina astuta. Poi mi domanda se la voglio sapere l'ultima che si racconta su Cesco, giù, nel paese.
(esasperata) Cesco, Cesco, Cesco, la gente non sa far altro che prenderlo in giro!
Ma lei m'esorta ad ascoltarla tirandomi pel mantello. E mi dice che ieri l'altro, Tommaso doveva andare pei campi a ritirar dei sacchi.
(vaga) Quale Tommaso? Domando io sulle mie sapendo benissimo di quale Tommaso si parlasse.
Si ferma e mi domanda se sto scherzando. Tommasino, accidenti, e me lo descrive, quello che quando passa Chiaretta, cioè io, arrossisce fino alle orecchie.
(irritata) Vabbè, dicevi? Tommaso? Poi l'avverto, brusca. Non passar di là che c'è ghiaccio fino. Tieniti sul viottolo.
Sì, comunque, insiste lei, quel Tommaso, detto Masino, che un certo giorno doveva raccattar dei sacchi, o almeno così aveva deciso il Crispino, 'l su' babbo.
Eppure, Masino non voleva sentir ragioni e se ne stava a letto perché gli facevano male i piedi e si lamentava e frignava e berciava.
Anzi diceva che le fette gli si eran rotte e che il freddo le aveva arrugginite.
Sicché, il babbo, per convincerlo ad andare, gli dice che se non fa lo sciocco e va incontro ai sacchi lui lo fa portare dal cavallo di Francesco.
Masino s'informa subito e chiede se Cesco è lo stesso che parla di Madonna Povertà. Crispino annuisce e dice sì, non è forse lui che Masino guarda sempre con tanta ammirazione?
Masino non ci può credere e ancora meno pensa che Francino, il frate, possa prestare a lui, proprio a lui, il su' cavallo!
Insomma, Masino l'è scettico e inquieto.
Ma il babbo non ha dubbi. Cesco lo farà per i giorni che garbano a Masino di fare una bella cavalcata. In cambio, però, Masino deve andare a prendere quei sacchi. Promesso? Domanda il babbino.
Masino, dimentico delle su' fette arrugginite, salta su come un saltapicchio.
Il babbo, allora, che lo guarda divertito, lo esorta e gli fa notare che mancano poche ore al tramonto.
Masino, però, segnala a sua volta al babbo che gli aveva promesso il cavallo del frate, per andare.
Ma il babbo fa notare al figlio che il cavallo c'è! Ce l'ha fra le gambe. Davvero Masino non lo vede?
Masino si spia fra i pantaloni ma dell'equino non v'è traccia.
Il babbo è spiaciuto di questa strana cecità del figlio. E' un peccato, dice, che lui non veda un cavallo di tal fatta, che poi è in tutto e per tutto simile a quello di frate Francino!
Masino allora capisce. Difatti, Cesco, col su' voto a sorella povertà, non ha mai più posseduto cavalli! Mentre invece ha macinato le miglia co' li su' santi piedi proprio come un puledrino!
Ed ora, in paese, se qualcuno deve andare a piedi in un posto, dice che ci va col cavallo di Cesco, che la gente di diverte.
Della su' novella, la Bona ride di gran gusto che quasi non riesce a smettere.
(improvvisamente delusa) Oh, Bona, guarda! L'è venuto solo il Pietro Longo all'appuntamento! Osservo.
La Bona ne chiede ragione al Longo.
Il Longo ci dice che Francesco s'è recato a Gubbio. Dicono che lì il diavolo vi alloggi e trovi tutto quanto di suo gusto. Propone, se vogliamo, di portarci e poi ci tornerebbe indietro.
Il diavolo alloggia a Gubbio? Si domanda la mia amica impressionata. Il Pietro annuisce e dicono che vi stia con pacchia e agio.
A Bona non pare furba l'idea del Longo d'invitarci là. Ma egli, logico, ci fa notare che se vogliamo incontrare Cesco, Cesco là si trova. Ma la Bona si domanda ancora: cosa potremmo andare a fare a Gubbio? Forse il tifo come alla giostra?
Pietro ride, però poi ci fa la soffiata: dicono che Cesco farà un miracolo. La Bona non è così sicura, anzi l'è proprio scettica, e si chiede, invece, se il diavolo non ci contagi tutti.
Pietro, seccato di quell'indugiare, si dice sicuro che Bona non sarà fra gli appetiti del maligno.
Figuriamoci la Bona, piccata nel su' amor proprio! Che ne sa il Pietro dei gusti del diavolo? E se ne sa, allora è chiaro che nel Longo vive un impronta di diabolico!
(sbuffa) Oh, insomma, la finite? Oh, Pietrino quanto sei villano! dico assai seccata.
Lui si risente ma non lo dice. Chiede solo se, alla fine, Cesco lo vogliamo vedere oppure no.
La Bona è scettica, ma poi si convince che due voci in più, a pregare contro il maligno, potrebbero fare la differenza. Così andiamo.
Giunte a Gubbio, la piazza centrale è gremita. Al centro della piazza c'è Cesco e poco lontano, su di un monticello, il maligno che lo fissa e talvolta mostra i denti, poi sventola la coda. E annusa la circostanza... Sbuffa...E così uggiola verso le nuvole.
Ha un bel mantello grigio e gli occhi ambrati e 'ntensi, che pure, a guardarlo bene, assomiglia in tutto e per tutto a un lupo.
Eh, sì, e alla fine mi convinco.
(stupita) Ma è un lupo! dico a una buona donna che mi sta vicina.
Ma quella si scandalizza e mi dice che il diavolo non è mai quel che sembra. Che egli è Satana in persona e mi dice che ha mangiato mille pecore e impressionato gli occhi di cento bambini. M'informa che il mostro ha rapito i sogni dell'homini tutti in paese e sparso di tremiti le aurore delle donne.
(scettica) Bah, insisto, a me più lo guardo e sempre più lupo m'appare.
Un uomo grosso quanto un albero di melo mi dice che infatti si vede da lontano quanto io sia 'ngenua!
Mi dice che si capisce che è Satana in persona, perché ha le zanne troppo bianche e il pelo troppo fino! Per non parlare della sua cattiveria che si alloca intorno.
(ostinatamente) E invece a me pare proprio un lupo, con poche primavere sulla groppa e pochi 'nverni sui denti. E se è molto feroce, vuol dir che è stato molto ferito, poer lupo!
Poi, qualcuno ci fa cenno di tacere e vedo Cesco, livido dal freddo, parlare al lupo e alle genti.
(ansiosa) Sttt, che il padre reverendo fa un annuncio, dico.
E Cesco, allora, parla col lupo e gli dice che quel che gli han fatto l'homini, Dio l'ha saputo.
Gli dice che gli uomini lo credono Satanasso in terra e che scambiano il suo amore arrabbiato in peccato. E però, gli dice, lui ne è convinto, il lupo sa che ci sono li confini tra le ispecie e che 'sti limiti anche gli arrabbiati neri li devono rispettare.
Gli spiega e lo priega di non far altro male alla gente, poiché detto male non gli ridarà i suoi lupini ne la su' lupa moglie.
In cambio, dice, si farà latore presso tutte le genti affinché l'assistano e lo custodiscano lungo il corso della su' vita, poiché molto l'hanno colpito e nel bene supremo: la famiglia.
E così lo convince ad accostarsi senza tema né remora, poiché gli dice che l'ama come un'allodola e non lo tradirà.
Alle parole di Cesco il lupo incomincia a piangere, che ci appare homo, anzi di più: un fanciullo molto avvilito e fragile.
Tutta Gubbio, allora, si commuove perché l'animale s'è accostato a Francino e lo riempie di baci e di uggiolii e testate.
Sicché Cesco, con fare da cerimonia, dice a tutta Gubbio d'accogliere il su' lupo come un fratello. E al lupo lo prega di calpestare questa terra con mestizia, ché la su' vita diverrà semplice e serena e della su' storia si parlerà nel sempiterno tempo.
Cesco è così piccino e fragile in mezzo alla piazza, eppure così potente e intenso, che tutti si stringono intorno a lui e dopo di lui al lupo in un abbraccio veramente popolare.
Torno a casa col cuore gonfio ed ebbro perché, ancora una volta, Francino ci ha indicato la strada, quella strada che io, umile Chiara, insieme a lui, avevo già veduta!

 

 

 

 

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