Re Bluetooth

[Racconto di Giovanna Gra]

 



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durata 19 minuti


Buongiorno a tutti, anzi, buonasera, visto che il mantello nero della notte sta incominciando a fluttuare sui tetti rossi dell'altalenante e sinuoso skyline di questa splendida città.
Da cosa lo capisco?
Oh, da moltissime cose!
Dalla signora del terzo piano, per esempio, che urla al marito (che ha l'officina al piano terra) come vuole la pasta:
con sugo o senza sugo?
Con una spolverata di parmigiano?
Dalle sigle d'inizio dei telegiornali della sera.
Dal rumore delle pentole che scodellano e sfrigolano.
Dalle molte macchine che si accendono e partono.
Dalle poche macchine che arrivano, che spengono i motori e, poco dopo, dal rumore dei portoni che si chiudono.
E poi, la notte ha molti odori.
Sono tutti lì, basta annusarli.

Ma non sono qui per verseggiare sulla notte, né per raccontarvi le storie olfattive del mio rione.
Sono qui per raccontarvi l'ultima strana avventura che mi è capitata viaggiando nel web.
Quindi, bando alle ciance: incominciamo.

Sapete cos'è una connessione wireless?
No?
Ve lo spiego subito.
Si tratta di una qualsiasi connessione fra due apparecchiature senza bisogno di cavi, fili o altri legami di sorta.
Semplice, no?

E' affascinante immaginare di viaggiare su una connessione wireless... io, personalmente, ci ho fantasticato molto, arrivando a pensare che su una connessione WiFi potrei felicemente trascorrere una... settimana bianca!
No, no, non sto scherzando... non sto scherzando affatto.
Perché?
Beh, perché in una connessione WiFi surfano allegre onde radio... immaginate lo spasso?
Un surf su onde radio!
Oppure potrei immergermi in fluttuanti e caotici raggi infrarossi, o ancora, se mi sorge l'uzzolo, cogliere al volo un raggio laser!

Credetemi, le connessioni wireless sono connessioni per gente veloce, per chi ha una vita in progress, in corsa, on demand!
Tipini dinamici, insomma...

Io ho due amici che passano tutto il loro tempo sullo skate.
Non sempre facile la vita sulla tavola!
Beh, posato il piede sulle quattro ruote, la loro seconda mossa è schiacciare il tasto del cellulare alla funzione:
attiva connessione wireless.
Così si scambiano il mondo accidenti!
E poi foto, giochi, ricordi, parole, MP3...
Da paura!
Tutto giocato sul cavo dell'invisibile.
Sul nulla...
Sul filo che non c'è.

Personalmente, fra le varie connessioni che non usano fili, io ne prediligo una in particolare.
Si chiama Bluetooth e, come ho già detto, è proprio quella che naviga su onde radio.
Grazie al Bluetooth faccio dialogare il mio computer con il mio cellulare e, mi dicono i ben informati, che funziona perfettamente anche con gli elettrodomestici di ultima generazione.

Così sono qui che rimugino circa i vantaggi delle nuove tecnologie e mi viene una gran curiosità.
Ma come nasce questo buffo nome, Bluetooth?

Oh, gente, non ci ho pensato più di due minuti ed eccomi già qui a digitare come un pazzo, immerso fino ai capelli (si fa per dire!) nella rete.

Così, improvvisamente, al TH finale... avverto uno strano movimento d'aria.
Immagino... una nebbia... il rumore di un vento che spira lontano e poi...
Accidenti, lo sapete?
Mi pare di sentire un clangore di spade!

"Chi è là?", domando a gran voce piuttosto spaventato.
"Come osi rivolgerti in codesto rozzo modo a un re?", mi risponde una voce arrochita dal tempo e dal freddo, ponendomi a sua volta una domanda.
"Un re?", chiedo io, "Se lo sei, fatti riconoscere!"
"Per tutte le pietre runiche, certo che mi faccio riconoscere!
Sono Harald Blatand, re vichingo, figlio di Gorm il vecchio e Thyra, la regina cristiana!", sentenzia la voce solenne.
Ogni volta che Harald si muove sento il fruscio di molti mantelli, rumore di cose metalliche e catene che mi fanno pensare a... delle armi?
Daghe?
Lance, o... oh, mamma... comincio a tremare... pugnali?
Accidenti, non pensavo di finire i miei giorni infilzato come uno spiedino da un re pazzo che arriva da chissà dove e andrà dove andrà!

Ripenso alle mie mani sulla tastiera mentre, pieno di curiosità, digito quel nome, Bluetooth e mi maledico.
Tutto avrei pensato tranne...
Però, no... scusate... aspettate un momento...
Io digito sul mio desktop il nome di una connessione wireless e mi appare un vichingo?

"In persona!", esclama il bestione al mio fianco.
"In persona?
Sarebbe a dire?", domando sempre più stupito.
"Blatand, o Bluetooth, significa dente blu, pezzo d'imbecille!
E io sono, come ho già detto, Harald Blatand o Harald Bluetooth, meglio noto come Aroldo I dente azzurro, primo re di Danimarca!", sentenzia il tizio strusciando qua e là le sue vesti e le sue armi.
In tutta confidenza, mi sembra che si muova con poca, pochissima regalità.
"E... di che epoca sei, di grazia?", m'informo cauto.
"Io sono nato nel novecentoundici."
"Ma è uno scherzo...!
Ditemi che è uno scherzo!!", osservo basito.
"No, non lo è.
Io non scherzo mai", chiosa lui pacifico.
"E invece sì che lo è: porti il nome di una tecnologia wireless!
Capisci l'assurdità?
Oltre al fatto che siamo nel ventunesimo secolo!
Ti rendi conto di quanto siamo lontani dal tuo tempo?"
Mi scaldo un po', ma sono veramente su di giri per quest'incontro.
Lui è molto sereno e, soprattutto, convinto e sicuro di sé.
"Giovanotto, quanto tempo dobbiamo stare qui a stupirci della tua ignoranza?",
mi domanda quasi annoiato.
La mia ignoranza?
Un po' colpito, un po' confuso, abbasso i toni.
"Occhei Aroldo primo, dente blu.
Hai ragione, forse ignoro un bel pezzo di storia... la notizia buona, però, è che pendo dalle tue labbra per impararla.
Cos'hai a che vedere tu con la tecnologia wireless?"
"Intanto", premette lui, "sediamoci", e sento un gran rumore di ferraglia, da cui arguisco che si è messo a suo agio.
"Beh, basterebbe che tu osservassi le cose, ragazzo mio, a cominciare dal logo della tecnologia di cui parli."
"Cioè il bluetooth?", chiedo timido, poi proseguo:
"Del logo del bluetooth so che è disegnata una B molto puntuta e una specie di asterisco, o di stella, se preferisci..."
"Beh, facciamola breve figliolo.
Quelle cose di cui tu parli sono due rune nordiche: Hagall la stella e Berkanan la B.
E sai perché?
Perché per inventare il nome di questa tecnologia hanno pensato proprio a me!"
"A te?"
"Naturalmente!
A me.
L'unico vichingo dalla pelle scura e dai capelli quasi blu.
Fui un re di un certo spessore, sai...".
"Oh, immagino... ma allora, perché proprio te?"
"Perché ero famoso per le mie capacità di mediatore e unificai la Danimarca con la Norvegia."
"Ma dai!", esclamo colpito.
Incomincio ad avere un'altra considerazione del mio bizzarro interlocutore.
"E come hai fatto?"
"Con l'unico modo che conosco per unire saldamente due nazioni, ma anche due persone, due alleati, padre e figlio e via dicendo", sentenzia lui pratico e sicuro.
"Sarebbe?"
"Il dialogo figliolo.
Non c'è niente di meglio per unire due paesi che farli parlare.
Cioè fare in modo che abbiano degli scambi, scambi culturali, scambi di cose, oggetti, esperienze di vita."
"E così...", osservo ammirato, "Unisti la Danimarca e la Norvegia con una... chiacchierata?"
"Beh, detta in modo un po' facile... sì!
In realtà feci molto di più, perché permisi a queste due nazioni di condividere una religione, quella cristiana."
"Accipicchia!
E perché volevi unirle?"
"Intanto perché era un vecchio sogno di mia sorella: Gunnhild di Norvegia.
Fu lei a chiedermi aiuto e protezione."
"Capisco, ma non potevano chiacchierare e basta?"
"Purtroppo no, ragazzo mio, perché il mio paese confinava con la Germania e il popolo germanico era violento e aggressivo e spesso varcava la soglia della nostra terra per aggredire il popolo, rapire le donne e razziare le merci."
"Bella gatta da pelare", gli dico partecipe.
"Eh già", ammette lui riflessivo.
"E hai dovuto combattere per difenderti?", chiedo non senza una certa preoccupazione.
"Più che combattere, ho eretto molti muri."
"Muri?"
"Sì, muri.
Cioè, delle grandi fortezze, passate alla storia come Danawrik.
Erano una catena che percorreva tutto il confine con la Germania."
"Cavolo, un bel lavoraccio!"

Mentre ascolto re Aroldo che parla, capisco perché la mia connessione wireless preferita porta il suo nome.
Lui ha unito due regioni senza un... cavo.
Le chiacchiere, cioè, insomma, quelle cose a cui allude lui sono legami invisibili proprio come una comunicazione Bluetooth.

Digitando qua e là, in effetti, apprendo dal mio computer che, tra l'ottavo e il decimo secolo, i Danesi furono conosciuti con il nome di vichinghi.
Insieme ai Norvegesi fondarono delle colonie, viaggiarono molto e... non furono sempre proprio pacifici! La notizia buffa è che nei loro viaggi, senza saperlo, arrivarono fino a una terra sconosciuta detta Vinland, che significa: Terra del vino.
Beh, volete sapere la verità?
Erano arrivati in Canada!
Cioè, Vinland era allora quella che oggi conosciamo come Terranova... Da pazzi!

"Senti un po', e quando sei morto?", domando curioso e anche un po' imbarazzato.
"Ah... la mia morte è la cosa più triste della mia vita", risponde lui affranto, poi prosegue:
"Sì, lo so a cosa stai pensando: per qualsiasi uomo lo è.
Ma per me è stato peggio ragazzo mio, perché sono caduto per mano di mio figlio".
"Oh, mamma, che storia!", osservo portando una mano alla bocca, pentito della mia domanda così indiscreta...
"E che epoca era?"
"Era il novecentottantasei", risponde grave e tace.
Digito frenetico sul mio computer e in effetti...

Leggo che Re Aroldo I dente azzurro, cade combattendo contro suo figlio Sweyn Barba Forcuta, futuro re di Danimarca.
La guerra combattuta fra i due passerà alla storia come la guerra delle fortezze.
Gli atti dicono anche che Sweyn Barba Forcuta diventerà un re molto apprezzato, ma questo eviterò di riferirlo al mio regale amico.

Leggo ancora e...
Mi commuove il fatto che la storia di quest'epoca sia stata conservata e narrata su pietre runiche e che il povero Aroldo ne abbia fatta erigere una in memoria dei suoi genitori, credo visibile ancora oggi.
Lui i suoi genitori li amava...
L'iscrizione è conosciuta come la pietra runica di Jelling.
Jelling è un piccolo paese nello Jutland.

E, mentre saluto l'eroe che si allontana attraversando una foresta di onde radio a corto raggio, lo sento borbottare con una lieve eco:
"Comunque, occhio ragazzo... in caso di attacco nemico!
E il tuo nemico si chiama blue bug: ogni tanto cerca di forzare dispositivi amici!"

"Oh, non mancherò maestà!
Starò all'erta come un vero guerriero della rete!"

Un bel bagno nella tecnologia questa sera, vero amici miei?

E mentre mi accingo a uscire dalla rete, sul mio schermo appaiono tre porte.
Sopra le porte un indirizzo:
il primo è:
Blue Snarf away.
Il secondo è :
Blue Jacking street.
E il terzo è :
The blue road star.
Abbiamo navigato a vista senza cavi, sulla stessa frequenza del WiFi, cioè 2.40-2 Ghz.
Abbiamo conosciuto cose nuove, mondi diversi e dimenticati.
Abbiamo conosciuto l'avventurosa vita di Re Bluetooth.

Ma adesso, quale strada prendere per tornare indietro?

 

 

 

 

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