Una marsina molto stretta

[Racconto di Paola Manoni]

 



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durata 23 minuti

Tuning del sistema, effettuato.
Stavolta non mi faccio prendere dall'ansia.
Ancora non mi sono ripresa dallo stress del vernissage... fino agli ultimi minuti c'era tutto da verificare!
E mi faccio ancora trasportare dalle positive valutazioni che circolano per il Web.
Sì! La mia prima gallery ha bucato i monitor e le casse di una miriade di computer... una pioggia di contatti da server di ogni dove!!!
Il mio nome, Jo Peg web gallerista, è finito in molte recensioni e blog!
Un piccolo trionfo.
E però, però... non sono del tutto paga, del tutto tranquilla.
Non si tratta delle preoccupazioni per l'apparato tecnico... stavolta i ritratti della seconda personale sono tutti a posto, pixel dopo pixel.
Così come per lo streaming, assai regolare.
Tutto è funzionante e all'ora stabilita (sempre alle 19.00 UTC) si effettuerà il contatto live...
Il fatto è... che la mia preoccupazione viene stavolta dal tipo di personaggio in mostra...
Sì, cari miei, volete sapere in anteprima chi intervisterò?
Luigi Pirandello.
Ora capite il motivo della mia inquietudine?
Perché... mi domando a ragion veduta: sarò in grado di sostenere la conversazione?
Soprattutto sul piano linguistico?
E voi direte:
"Te la sei già cavata con Mozart... dunque che problema c'è a incontrare un secondo genio?"
Sì, certo!
Ma è come se, nel primo caso, io avessi dovuto confrontarmi nel suo linguaggio: cantando e componendo musica.
Un'intervista è fatta di parole sicché stavolta... con un grande letterato come Pirandello... il mio parlare e domandare cadrà nell'ascolto di un compositore di risonanze linguistiche, di un maestro di stile, di sintassi.
Retore di ironia e umorismo!
Insomma, ho l'ansia di rivolgermi a un grande letterato!
In certi momenti mi pento di aver firmato un contratto per la diretta.
Tutti gli eventi della Web gallery sono live... nessuna mediazione ammessa.
Più reale di un reality!

18.40 UTC.
Per tutte le connessioni remote!
Tra soli venti minuti andiamo in rete e io son qui a trastullarmi coi dubbi!!!
Devo ripassare la scaletta.
Ricontrollare la scena, le luci.
Spolverare le cornici.
Non voglio ci sia nemmeno un granello di polvere.
Tutto deve essere lindo e pinto.
Ogni cosa al suo posto.
Ogni file e cartella bene in ordine.

18.55 UTC.
Mi sembra che quanto ho escogitato come prima sequenza produrrà un buon effetto scenico.
Sì! Farò apparire il ritratto da un fondo di pubblico virtuale.
E spero che la citazione verrà apprezzata...
Sarà come i Sei personaggi che cercan l'autore i quali raggiungono il palcoscenico attraversando la platea e non, tradizionalmente, da dietro le quinte...

18.59 e 30 secondi.
Parte la sigla d'inizio.

19.00 UTC.
Il ritratto di Luigi Pirandello, come preannunciato, arriva al centro dell'atelier con effetto di dissolvenza a punti, in entrata, da uno sfondo di pubblico...

"Buongiorno Professor Pirandello."
"Buonasera Signorina."
Accidenti... ecco il primo errore.
Effettivamente non è giorno... me lo ha appena rimarcato!

"E' un onore incommensurabile poter dialogare con lei.
L'idea che abbia accettato l'intervista, la sua presenza nella Web gallery degli illustri sono motivi di grande orgoglio."
"Me ne compiaccio.
Il Web è per me un fenomeno comunicativo che sto studiando.
Confesso di essere attratto dall'aspetto virtuale... tale altro stato di identità..."
"Oppure di nuovo gioco fra le parti", commento di slancio.
Pirandello gira la testa verso di me... Eh eh!
Quest'ultima battuta lo deve aver colpito...
Bene, questo mi rilassa e mi dà la spinta necessaria per proseguire.
"Virtuali o concrete: vorrebbe rispondere per i nostri spettatori ad alcune domande sulla sua vita?"
"Accondiscendo."
Colgo nel modo di esprimere il suo consenso un tono molto netto.
Forse autoritario oppure molto sicuro di sé.
O invece, terza e ultima ipotesi, lievemente aggressivo per nascondere, invero, un tratto di timidezza?
Diciamo di riserbo, per il fatto che sto per addentrarmi nel racconto della sua vita.
O meglio.
Poiché sarà lui a doverci rientrare e ripercorrere per noi alcuni ricordi, potrebbe essere in qualche modo teso...
Fine delle congetture.
Stacco sul primo piano di Pirandello.
Voce fuori campo, la mia, che attacca con la prima, consistente, domanda:
"Molti suoi biografi giocano con il luogo della sua nascita e ne enfatizzano il significato, riferendo che venne alla luce nel caos... conferma?"
"Che i biografi così dicano oppure confermo le circostanze dei miei natali...?"
Ecco là che mi ha intrappolato nuovamente e con le mie stesse parole.
Ma provo a riprendermi subito:
"Certamente la sua nascita... il nostro pubblico vorrà sapere perché in principio fu il caos..."
"La spiegazione è molto più piccola di quanto non la si vorrebbe.
Il Caos è un toponimo che designava una contrada boscosa, tagliata in due da una linea distinta dal letto essiccato di un fiume.
In dialetto siciliano era denominata Càvusu o Càusu che letteralmente significa: pantaloni.
Tale nome proveniva da un aspetto morfologico, dalla linea del fiume che tagliava il territorio in due lembi, come fossero gambe di pantaloni.
Tale linea distingueva due comuni: un lato Porto Empedocle e l'altro Girgenti (oggi Agrigento)...
Sul versante di Porto Empedocle sorgeva, in aperta campagna, una residenza di mio padre.
Forse un impiegato comunale registrò male il luogo di nascita.
E da Càusu a Caos il passo è breve."
"Nomina sunt cosequentia rerum... dicevano i latini", commento entusiasta dall'idea.
"Ma pure... le cose son conseguenti a nomi... riconsiderava Sciascia", replica Pirandello... e dagli come mi bacchetta!!!
"Di fatto a lei resta un primo significativo fatto allegorico che la contraddistingue..."
"Già, nato settimino, durante un'epidemia di colera, nel cuore del Caos, nella notte del 28 giugno 1867."
"Dunque nel segno del Cancro."
"Sì, signorina, ma non ho mai accordato alcuna considerazione all'astrologia.
Vi sono ben altri segni che definiscono i tratti di un essere umano..."
"Allora parliamo di questi", incalzo io che inizio a prendere gusto al contraddittorio.
"Un segno impresso nell'infanzia fu quello di Maria Stella con la favola che mi raccontò."
"Vuole spiegarci di più?"
"Da bambino ebbi una tata, in siciliano una criata, di nome Maria Stella.
Un riferimento affettivo per me molto importante.

Trascorrevo molto tempo con Maria Stella che mi raccontava tante storie.
Si trattava di racconti popolari.
Come la storia dell'angelo Centouno o la favola del figlio cambiato."
"Se mi son ben documentata, lei stesso ha scritto qualcosa sul tema della favola del figlio cambiato: giusto?"
"Sì, è corretto.
Qui il punto... questo tema attraversa tutta la mia vita."
"E parte da Maria Stella?"
"Esattamente.
Fu lei a raccontarmi la favola che presenta un tema assai tradizionale."
"La può raccontare al nostro pubblico?"
"In poche parole:
c'è una mamma molto povera a cui delle donne cattive (forse delle streghe) hanno sottratto dalla culla il suo bambino, tanto buono quanto bello.
Al suo posto hanno messo un neonato deforme e urlante.
La madre lo cresce, seppur disperata per la sostituzione e la perdita del suo figlio naturale.
Finché un giorno arriva dal mare una nave di un principe giovane, ricco ma purtroppo triste e malato che cerca in terra di Sicilia il migliore clima per guarire.
La madre è convinta che il principe sia il suo vero figliolo.
Lo riconosce come tale e in forza di questo sentimento se ne prende amorevolmente cura.
Il principe guarisce e si trattiene sull'isola, felice di ricevere l'affetto caloroso della madre.
Quando arriva la notizia, dalla sua terra lontana, che suo padre è morto e ora lui è il re e pertanto dovrà tornare in patria, il principe buono prende un'eclatante decisione.
Propone che sia il figlio deforme a tornare e assumere il governo.
Il figlio deforme è ben contento di indossare la corona.
Mentre il figlio buono ha trovato finalmente amore e salute, dove il costo della povertà contro la ricchezza è assolutamente inferiore a tutti i benefici prodotti dal cambiamento di vita."
"D'accordo, ma ora ci può spiegare come la favola si trasformi in un segno della sua vita?"
"Ci sono diversi ingredienti.
Il figlio vero esiliato in un ambiente freddo e malsano che torna dalla madre.
La derisione del potere attraverso il finto re, del re burla che rivestirà un vero ruolo di sovrano.
ll distacco dalle cose materiali.
Infine, a dirla con una sola battuta, io nella mia famiglia mi sono sentito figlio cambiato.
Ovvero un diverso nell'ambito della casa paterna."
"I suoi interessi letterari vennero compresi da suo padre?"
"Mio padre aveva un'impostazione di vita completamente diversa dalla mia.
Avrebbe voluto vedermi nella conduzione degli affari delle sue miniere di zolfo.
Io che nemmeno sopportavo l'odore sulfureo...
Io che, per tanta diversità con i miei genitori, dovevo effettivamente essere un figlio cambiato!
E dopo il racconto di Maria Stella ne fui totalmente persuaso, sin dalla tenera età."
"Sicché, quasi alla fine della sua, vita sente di dover interpretare in un suo lavoro il tema della favola tradizionale."
"Certo signorina!
Perché, vede, la dubbia identità del figlio pone in modo mirabile il relativismo della verità."
"E nella sua favola, al figlio cambiato fa dire:
ma niente è vero, e vero può essere tutto; basta crederlo per un momento e poi non più, o per sempre mai più.
E' un gioco di contrasti?"
"Cara signorina, dice molto bene", (Fiuuuu un complimento da Pirandello!!!), "E' una delle mie più forti convinzioni."
"Torniamo alla sua biografia... da più parti ho letto che dovette faticare per far accettare a suo padre la preferenza del liceo all'istituto di ragioneria.
Ma poi il babbo si rassegnò all'idea della scelta universitaria per Lettere?"

"Se pensa che inizialmente dovetti iscrivermi a due facoltà: Giurisprudenza e Lettere, tanto per pacificare i rapporti con mio padre..."
"Ma poi si traferì a Bonn e concluse solo Lettere, è vero?"
"Confermo.
Sono discepolo della grande scuola di filologia dell'Università di Bonn."
"Ma ho letto altresì che prima di andare in Germania lei era iscritto a Roma..."
"Sì, ma ebbi un dissidio con un professore e dovetti abbandonare l'Ateneo...
A quell'epoca gli studenti non avevano alcun potere..."
"Però successivamente fa ritorno nella Capitale per viverci con la sua famiglia."
"Roma offriva un ambiente culturale letterario... e poi era sufficientemente lontana da mio padre."
"Pur tuttavia permise all'autorità paterna di condizionare la sua scelta matrimoniale."
"Lei vuole sapere troppo, signorina!"
"Ma se è in tutte le biografie!
Non è un mistero che la scelta di Antonietta Portolano fu regolata da una sorta di contratto con il quale, attraverso suo padre, lei avrebbe avuto le rendite provenienti dall'investimento della dote (70 mila lire) in una miniera di zolfo..."
"E sa anche, allora, che tale miniera si allagò e io persi tutti i denari..."
"Fu per questo motivo che accettò l'insegnamento al Magistero femminile, non è vero?"
Noto che Pirandello ha il pregio di non scomporsi.
Rimane sempre distaccato, come se parlasse della vita di un altro.
Non mostra emozioni, mi devo ricredere.
"Accettai e iniziai anche a cercare di procacciare denari vendendo testi alle riviste letterarie...
Avevo una moglie e tre figli da mantenere!"
"E' vero che le allieve erano tutte innamorate di lei?"
"Non posso negarlo... ma, l'atteggiamento civettuolo di una classe femminile, seppur universitaria, è quanto di peggio possa esserci, mi creda..."
Oddio, mi domando se non sia un po' misogino... e se per caso veda in me una delle sue discenti...
"Ricorda però qualche positivo esempio di alunna?"
"Non dimentico Maria Alajmo, allieva prediletta, una delle poche menti letterarie che io abbia incontrato nel cammino di insegnante..."
"Questo nome ritorna nelle poche testimonianze della sua vita al Magistero.
Da cui si evince anche un ritratto di professore schivo e molto riservato che tuttavia non lesinava ironia di giudizio..."
"Cara signorina, anche il suo tipo si potrebbe assimilare tra quei modelli femminili del Magistero, sa?"
Ecco qua: ciò che si teme, puntualmente, si verifica!
Ma se il tentativo è di offuscare i miei pensieri, io ignoro la provocazione.
E vado avanti, come da scaletta.
"Torniamo ai segni: cosa indica nella sua vita il Fu Mattia Pascal?"
"Nel senso della mondanità, segna per me il battesimo del pubblico internazionale.
Invece, nel senso del contenuto del romanzo, credo di aver sostenuto un arguto espediente per giocare con le identità.
Con lo sdoppiamento, il soggetto vero/falso... insomma un romanzo intorno alle questioni narrative e esistenziali a me più care."
"Torniamo alla famiglia.
Come si conciliano il Pirandello capo-famiglia con il grande letterato?"
"Semplice, non si conciliano ma si attraversano.
La follia di mia moglie sono io è una definizione su cui tanti miei critici si sono soffermati.
Da cui hanno estratto teorie assai fantasiose sulla mia vita.
E non è certo un mistero per alcuno il fatto che mia moglie soffrisse di una forma grave di paranoia.
Per anni me ne sono assunto il peso e questo, come dicevo, trapassa anche nella scrittura, come è ovvio che sia.
Ma poi scoppia la Prima Guerra Mondiale..."
"E che nesso c'è tra la malattia di sua moglie e la guerra?"

"Nessuno.
La relazione c'è con mio figlio Stefano che parte nel 1915 e viene fatto prigioniero in Boemia.
Al suo rientro, tra le sofferenze della guerra e il tarlo sempre più profondo scavato dalla malattia, nonostante la mia etica familiare assai stretta e la mia totale dedizione alle cure di mia moglie... i figli, su consiglio di psichiatri luminari, mi spinsero ad allontanare da casa Antonietta, ormai totalmente assorbita dalla dimensione della pazzia.
Uscì di casa per non farvi mai più ritorno, restando fino alla fine dei suoi giorni in una clinica."
Mi sembra meglio cambiare argomento e passo a una domanda un po' generica.
"Qual è stato il maggiore elemento di continuità, il filo conduttore della sua vita?"
"Banale rispondere con una sola battuta: la scrittura.
Di questa, direi che ciò che più mi ha accompagnato nella vita è il genere di narrazione breve, il racconto, la novella.
La mia collaborazione con Il Corriere della Sera, ad esempio, attraversa tutto il mio tempo di scrittore."
"Sappiamo infatti", incalzo la risposta, "che nell'ottobre 1909 lei comincia la sua collaborazione al Giornale con la pubblicazione della novella Il mondo di carta mentre l'ultima fu Effetti d'un sogno interrotto, pubblicata il giorno prima della sua morte, 9 dicembre 1936."
"Ben detto, signorina."
"E del suo progetto delle Novelle per un anno?"
"Il disegno del progetto originario doveva essere una raccolta di 365 novelle, una per giorno dell'anno.
Invece la raccolta si ferma a 246 racconti: un vero peccato!
Il problema fu l'intensa attività teatrale, la direzione della compagnia del Teatro d'Arte di Roma fu molto impegnativa..."
"Ma la Compagnia portò le sue produzioni teatrali in tutto il mondo."
"Fu un periodo felice."
"E... cosa ci può dire della prima attrice... di Marta Abba?"
Tremo un po' per questa domanda... vista la presunta o effettiva relazione sentimentale tra i due...
"Mi risulta che nel 1994 sia stato pubblicato il carteggio completo delle mie lettere a Marta... epistolario che i miei eredi hanno donato all'Università di Princeton (New Jersey)... cercate lì le vostre risposte!"
Cambio decisamente discorso.
"Il tempo della connessione sta per scadere e passo all'ultima domanda.
10 dicembre 1934, Stoccolma.
Premio Nobel per la letteratura, con la motivazione:
Per lo schietto e geniale rinnovamento che ha introdotto nell'arte scenica e drammatica.
Come visse la grande emozione del più importante riconoscimento internazionale?"
"In primo luogo mi colpì molto che la proposta di onorarmi del premio venne da parte di Guglielmo Marconi, già accademico di Svezia, un uomo di scienza della sua levatura!
Mi diede grande felicità avere il suo apprezzamento.
Dopo l'annuncio del premio, prima di andare a Stoccolma, ricevetti molti festeggiamenti.
Conferenze e interviste a Parigi e a Londra, soprattutto.
Il giorno della premiazione, la cui data corrisponde al giorno della mia morte, due anni dopo (altra cosa che colpisce assai!) pronunciai un discorso in lingua francese."
"Ma cosa ricorda della giornata, oltre al protocollo di gala e gli aspetti pubblici?"
"Ricordo la marsina.
Un abito da cerimonia troppo stretto, che mi faceva sentire un dimesso personaggio dei miei racconti..."

"Ringraziamo il grande scrittore Luigi Pirandello, eccezionale interprete delle inquietudini e dinamiche esistenziali del Novecento e vi diamo appuntamento prossimamente con una nuova mostra della Web gallery degli illustri."

Partenza della sigla conclusiva, effetto dissolvenza del ritratto.
Disconnessione terminata.

Le luci sono spente e vado a casa... Finalmente posso allentarmi la cinta del vestito, togliermi le scarpe, di mezzo numero troppo strette... ahh, che sollievo, che liberazione!

 

 

 

 

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