Un vernissage mozartiano

[Racconto di Paola Manoni]

 



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durata 24 minuti

Tardi, accidenti, tardissimo... ma perché sono sempre in ritardo...
Devo ancora sistemare le cornici, accidenti... in questa qui non entreranno tutti i pixel.
Uff! Devo ridimensionare l'oggetto multimediale e fare presto...
Il vernissage inizia alle ore 19.00 UTC.
Ci saranno milioni di contatti Web per la prima gallery mondiale degli illustri: personaggi di tutti i tempi in vetrina, nel mio atelier d'arte multimediale in cui l'impossibile diventa possibile...
Sì, senza presunzione: io, Jo Peg, esperta gallerista di immagini digitali, intervisterò i quadri delle mie esposizioni multimediali.
E dalle casse del vostro PC udirete le parole di uomini e donne che sono passati alla storia per imprese, scoperte scientifiche, per talento artistico o letterario, per spedizioni o gesta che hanno positivamente contribuito al bene dell'umanità!!!
Io, web-gallerista, custodisco e archivio i dati e allestisco mostre in linea per presentare a voi il fior fiore dell'eccezionalità!
Ora però devo continuare il lavoro, il resizing di questo file, non è cosa da poco... possibile che questo ritratto sia ingrassato proprio all'ultimo e non sta più nella cornice?!
Ah! Idea geniale!
Allargo il frame... così ci starà largo.
Ecco, buona idea... la... salvo con nome eh...

18.45 UTC.
Ultimo quarto d'ora.
Ehmm... prove di luci. Accendo i riflettori.
Cioè, proviamo gli effetti speciali su questi quadri...
Occhei, occhio di bue con ingresso dell'immagine a comparsa, dall'alto.
Ingresso a bassa velocità, sì... così crea maggiore suspense.
Allora, ricapitolo l'inizio.
Primo frame: sigla di intervista.
A seguire: cornice vuota.
Transazione di immagine: tre secondi o forse quattro?
Ma sì, vada per quattro.
Ingresso lento dall'alto, stile deus ex machina, ricordandomi di evitare lo sfarfallio... con i pixel oggi non si sa mai, devi stare sempre attento, soprattutto con quelli al centro, i più scalmanati e impertinenti.
Poi, clic su pulsante sincronia fine per far partire lo streaming, incrociando le dita e trattenendo il fiato... perché... se non parte... mi gioco tutta l'inaugurazione e la credibilità planetaria.

18.50 UTC.
Sembra tutto a posto, ma sì certo... devo controllare la mia frenesia, l'adrenalina... che non vadano a influire negativamente con tutti questi apparati informatici...
Si sa che sono delicatissimi e ancora non è stato veramente chiarito quanto la produzione elettrica del cervello abbia o meno delle interazioni con...
Forse sto dicendo tutte emerite sciocchezze...

18.57 UTC meglio che io esca da questo strano discorso... e vada a verificare la Webcam... oddio, non mi sono pettinata... accidenti, vado in linea scapigliata!!!

18:59 e 30 secondi, pronti alla partenza della sigla... poi primo piano di cornice vuota.
Cala il primo ritratto.
Mi schiarisco la voce, tra poco parte la base musicale.
Overture del Flauto Magicoooooo...
"Signore e signori, internauti grandi e piccini, in anteprima mondiale sono lieta di presentarvi un personaggio la cui fama ha attraversato i secoli e i continenti.
La cui musica accompagna da secoli il destino dell'umanità, il cui genio fa la misura della grandezza artistica.
Ho l'onore di inaugurare la mia Galleria Web con l'illustrissimo, eccellentissimo maestro salisburghese Johann Chrysostom Wolfgang Theophilus Mozart, universalmente conosciuto come Wolfgang Amadeus Mozart."

[Ritratto atterrato e ben posizionato nella cornice.
Fiuuuuu, che emozione!!!]

"Maestro..."
"Carissima mi chiami pure Wam..."
"Wam...?"
[Questo mi spiazza non poco.
Fuori programma.
Devo introdurre una domanda imprevista.
Mi controllo: questa è un'intervista live.]
"Dunque partiamo dal nome.
Perché Wam?"
"Le mie iniziali...
Noto con piacevole sorpresa che lei si è ben documentata circa tutti i nomi con cui venni battezzato."
"Grazie, grazie...
Circa i suoi nomi, le cronache riportano che Amadeus (traduzione latina di Theophilus: amico di Dio) non venne mai usato in famiglia ma piuttosto Amadé...
Conferma?"
"Confermo, confermo e le dico anche che tengo molto al significato di Wolfgang: colui che ha il passo del lupo..."
"Un lupo amico di Dio!"
"Sì, un lupo buono."
"Maestro Wam può concedere al grande pubblico della rete ipermediale un'intervista?"
"Solo se al termine mi consente di invitarla a cena..."
"I microfoni sono aperti, Wam!"
"Non ho detto nulla di volgare...
Insomma, Jo Peg, accetta?"
"Accetto...
Inizieremo l'intervista dopo due minuti di Marcia Turca... restate con noi."

[Son tutta rossa speriamo non si veda troppo alla Webcam...
Difficile da gestire questo Mozart...]

"Bentornati al vernissage della Web Gallery degli illustri.
Riprendiamo il filo del discorso con il musicista di tutti i tempi, Mozart...
Dunque Wam, gli internauti vorranno conoscere qualche episodio saliente della sua vita.
L'infanzia, ad esempio.
A che età la musica entrò nella sua vita?"
"Sono nato nel 1756 ed ero già nella musica con il violino di mio padre Leopold.
Ma, per fare qualche riferimento, posso dirle che avevo cinque anni quando ho eseguito al clavicembalo le mie prime composizioni, mentre a sei studiavo già il violino."
"Ha iniziato a suonare con sua sorella Anna detta Nannerl?"
"Vero!
Mio padre ci esibiva per le corti di mezza Europa come bambini prodigio."
"Di questo periodo cosa ricorda in particolare?"
"Un concerto popolare.
Londra, luglio 1765.
Mio padre, forse per guadagnare più soldi o forse per condividere il piacere della musica con la gente comune, la piccola borghesia dei commercianti e degli artigiani, ci organizzò un concerto in una taverna.
La cosa fece veramente scandalo poiché, dopo aver suonato al palazzo reale, nelle case patrizie di duchi, baronetti e ricchi banchieri londinesi, concedevamo il nostro talento al volgo...
Occasione che si riteneva dovesse essere riservata solo alle classi altolocate..."
"Ebbe qualche conseguenza nella sua carriera questo atteggiamento?"
"Altro che!
Lo stile di vita che conducevamo, errabondo e fra la gente, era per l'imperatrice Maria Teresa d'Austria così disdicevole che negò a suo figlio l'arciduca Ferdinando Carlo, governatore di Milano, di assumermi a corte.
La perfida scrisse una lettera dicendo che i Mozart girano il mondo come accattoni..."
"Le corti europee non le offersero incarichi stabili... fu questo motivo di tristezza per lei?"
"Senta signorina... se per caso ha creduto che io volessi essere assunto a corte e fare della mia musica un servigio, non ha capito niente..."

[Accidenti che caratterino, non devo dargli la possibilità di condurre al posto mio l'intervista... mi devo riprendere subito.]

"Wam! Non intendevo dire questo!
Ma solo spiegare ai nostri inter-spettatori il clima di un'epoca.
Presumo che la sua libertà ebbe alto il prezzo da pagare!"
"Ah, Jo Peg, lei non è una stupida!
Il costo per rimanere sul mercato, organizzare concerti a pagamento, ottenere incarichi è stato ripagato dalla massima libertà di scelta musicale, di spinta avanguardistica... nel tentativo di trovare un equilibrio tra il gusto musicale del pubblico e l'innovazione.
Se invece fossi stato assunto in una corte, sarebbe stato gioco-forza il dover restare nel solco della tradizione, nella composizione di maniera e d'occasione per ordine di qualche figura vetusta e asfittica di principe di stampo logoro..."
"Quindi la corte fu per lei solo un tipo di ambiente in cui esibirsi, pubblico fra gli altri?"
"Diciamo pure di sì!
Certo è che molte commissioni venivano dai potenti... e noi certamente accettavamo il lavoro... sia da bambino, con mio padre, che poi con mia moglie Constanze al mio fianco."
"Rimaniamo ancora nell'infanzia... ha qualche particolare ricordo da raccontare agli inter-spettatori dei suoi concerti a corte?"
"Ne ho moltissimi, mia cara...
Consideri che il primo lungo viaggio per l'Europa, attraverso i palazzi di potere, durò ben tre anni, dal 1763 al 1766.
Introducemmo il pianoforte negli ambienti di corte, ancora considerato come uno strumento rivoluzionario...
Ma l'anno prima, nel 1762, ci recammo a Vienna da Francesco I e Maria Teresa...
L'imperatrice in quell'occasione fu particolarmente materna e regalò a Nannerl e a me dei lussuosi vestiti..."
"Ce li può descrivere?"
"Si trattava di un'uniforme color lilla, con i galloni d'oro per me.
Era un vestito già indossato da suo figlio Maximilian Franz, mio coetaneo.
Mentre Nannerl ricevette un abito di preziosa seta rosa, appartenuto a sua figlia Maria Antonietta che allora aveva sette anni."
"La Maria Antonietta che poi sposerà Luigi XVI di Francia e che finirà ghigliottinata nel 1793?"
"Esattamente!"
"Wam, lei ci parla di molti spostamenti... ma com'erano le condizioni di viaggio ai suoi tempi?"
"Ufff! Per voi nel XXI secolo veramente inimmaginabili.
Strade fatiscenti e dissestate, dove le ruote dei carri stentavano e si spezzavano con facilità.
Campagne piene di briganti, città che chiudevano i battenti al tramonto... e se il tuo carro era lento rischiavi di restare fuori dalla porta, alla mercè della notte.
Mio padre... per non esporsi a furti e altre disavventure... si era tutelato..."
"Scusi, Wam, cosa intende dire?
Aveva stipulato un'assicurazione?"
"Possiamo dire così, ecco... un'assicurazione... elegante eufemismo..."
"Sì, Wam ma... con chi?"
"Signorina, lei vuole sapere troppe cose...
Esistevano delle reti di protezione, le va bene?"
"D'accordo, non divaghiamo ulteriormente... anche se ho letto da qualche parte di un protettivo anello magico che lei portava al dito, contro i pericoli di viaggio...
Ma qualche disagio lo avrà pure avuto in tutto il suo girovagare..."
"Suggestiva questa storia dell'anello!
A parte gli incidenti con i carri... cosa dirle?
Ho patito le malattie, soprattutto d'infanzia, tra uno spostamento e un altro..."
"Cadde malato più volte?"
"Più volte e quasi al punto di morire."
"La più tremenda?"
"Oltre il tifo, senza ombra di dubbio il vaiolo.
Nel 1767 scoppiò a Vienna un'epidemia di vaiolo.
Noi scappammo subito in Boemia ma il morbo ci sorprese comunque.
Nannerl e io ne fummo colpiti ma... con ottime ciprie... abbiamo sempre nascosto i segni che la malattia ci lasciò sul volto..."
"E' interessante conoscere il suo periodo, Wam!
La società di oggi non valuta adeguatamente le condizioni di vita di un tempo..."
"Dietro i lustri e il successo ci sono tante altre cose, mi creda!"
"A cosa si riferisce?"
"Sto pensando a mia madre, al viaggio a Parigi con lei, nel 1778.
Il Concert Spirituel, famosa istituzione musicale di allora, mi aveva commissionato diverse opere.
"Tra cui la famosa sinfonia K.297 detta La Parigina?"
"Esattamente: un vero compromesso tra innovazione e stile francese che io non apprezzavo affatto.
Ma volevo compiacere i gusti parigini senza però tradire la mia creatività e, l'esperimento, riuscì bene... il 17 giugno 1778 ci fu la prima.
Un'esecuzione tutta intervallata da grandi applausi."
"Perché a quell'epoca si potevan battere le mani nel corso del concerto?"
"Perché ora no?
Si poteva applaudire oppure fischiare e tirare i pomodori... il riscontro del pubblico era immediato e, quando positivo, immensamente gratificante per un musicista!"
"Già, mi rendo conto che lo spirito critico era più radicato fra la gente di allora di quanto attualmente non sia... ma lei accennava a sua madre..."
"Sì, Anna Maria Mozart.
Nello stesso mese di giugno, mia madre, malinconica e solitaria, iniziò a stare male: febbre alta e dissenteria.
La medicina del tempo curava tutto con salassi di sangue e strane polveri scure.
Anna Maria non si fidava dei medici francesi e venne curata con rabarbaro e una polvere sciolta nel vino..."
"Il vino a un malato?"
"Cara Jo Peg, voi ignorate tante cose!
Voi immaginate la grande Parigi, la musica, la vita di corte, ma non sapete nulla delle condizioni socio-sanitarie.
Il vino, sì, perché l'acqua era imbevibile.
Mia madre certamente morì di un'infezione venuta dall'acqua.
I parigini bevevano alla mefitica riva della Senna!"
"Come, scusi?! Non capisco..."
"Si era soliti bere l'acqua del fiume..."
"La stessa acqua in cui finivano tutti i rifiuti?"
"La stessa... la quale si lasciava nelle caraffe un giorno intero prima di berla affinché i detriti solidi si depositassero al fondo così da non rischiare di ingerirli..."
"Una cosa veramente terribile...
Possiamo continuare a parlare di musica?
Ci racconti qualcosa del suo rapporto con gli altri musicisti..."
"Franz Joseph Haydn, uno dei miei più cari amici... a lui ho dedicato un'opera che mi è molto cara.
Il primo dei sei quartetti, il K.387, che fece - come al solito - scandalo."
"Per cosa, la dedica o la musica?"
"Per tutte e due. Si trovò sconveniente dedicare un'opera a un amico musicista poiché, per tradizione, i dedicatari erano gli aristocratici.
Quindi una dedica a un amico era assolutamente inusuale tanto quanto inaudita e ardita era la mia musica."
"Di quale anno è questa composizione?"
"Correva il 1782."
"Sbaglio o è l'anno del suo matrimonio e della grande opera Il ratto del serraglio?"
"
Sì, è vero.
Signorina, lei è ben documentata..."
"Ehm... grazie.
Ma torniamo alla cronaca della sua vita.
Ci può raccontare qualcosa di sua moglie Constanze e del suo rapporto con le donne?"
"Ma terminata l'intervista posso davvero invitarla a cena?"
"Wam!"
"Sì o no?"
"Siii."
[Oddio la Webcam... mi sento le guance viola dall'imbarazzo!!!]

"Il fascino delle donne non è minore a quello della musica e se penso ad Aloisa... ancora sospiro!!!"
"Aloisa??"
"La sorella di Constanze.
Aloisa Weber, ottima pianista e abile cantante.
Conobbi la famiglia Weber, anch'essa di musicisti, a Mannheim, nel 1778.
In quell'anno Aloisa e io facemmo un viaggio meraviglioso nella regione del Palatinato.
Io ero perdutamente innamorato della ragazza ma feci l'imprudenza di confidarmi con mio padre.
E lo misi al corrente dei miei progetti: sognavo un futuro in Italia con la famiglia Weber, dove avrei aiutato Aloisa a diventare prima donna nei teatri italiani.
Leopold aveva altri piani per il mio futuro e mi spedì con la mamma a Parigi, pur di allontanarmi dalla ragazza."
"Ma perché poi sposò la sorella Constanze?"
"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere!"
"Posso citare una lettera che lei inviò a suo padre?"
"Tanto sarà in tutte le mie biografie, citi pure..."
"Orbene, di Constanze lei scrive:

Ella non è brutta, ma al tempo stesso è lontana dall'essere bella.
Tutta la sua bellezza consiste in due occhietti neri e in una figura graziosa.
Non ha spirito, ma ha abbastanza buon senso da permetterle di adempiere ai suoi doveri di moglie e di madre.
Non è incline allo sperpero, questa è la verità.
Piuttosto, è abituata a essere vestita modestamente...
E' in grado di procurarsi da sola la maggior parte di ciò che serve a una donna, così come si pettina ogni giorno i capelli da sola.
Inoltre, si intende molto di economia domestica e ha il cuore più gentile del mondo
."

"Mia moglie è stata un angelo. Non ho altro da aggiungere e non ho alcuna voglia di alimentare i gossip circa le mie allieve e le cantanti che ho avuto il piacere di dirigere."
"Non vuole nemmeno dirci nulla della prima interprete assoluta di Pamina nel Flauto magico?"
"Barbara Gerl, ventunenne.
Di lei, ottima cantante, ho un ricordo gioiso.
Può bastare?"
"Avrei ancora un paio di domande..."
"Circa?"
"Il successo... qual è stato il pubblico che ha più amato?"
"Fuori di retorica, mia cara, tutto il mio pubblico, particolarmente la gente comune..."
"Sì, ma tra le tante occasioni di trionfo?"
"Ricordo con particolare gioia il viaggio a Praga nel 1787.
Partimmo su invito del teatro Nostitz, dove Le nozze di Figaro stavano avendo un successo effettivamente trionfale.
Poco dopo le 5 del mattino, con Constanze, il nostro cane Gauckerl e altri amici, lasciammo Vienna in carrozza.
Ci vollero tre giorni di viaggio per arrivare a Praga quando invece ora, in treno, voi impiegate solo cinque ore.
Il teatro e la gente mi accolsero in modo meraviglioso.
Diressi la sinfonia K.504 e suonai altre composizioni al pianoforte, improvvisando nuove melodie poiché più il pubblico fa sentire la sua accoglienza e più la mente si apre alla fantasia creativa."
"Circa la notte per la partenza di Praga, è rimasta ai posteri una traccia, sul libro d'oro del suo cugino acquisito, Franz Edmund Weber..."

"Sì, una frase che amo ripetere e con la quale voglio salutare gli inter-spettatori della sua Gallery:

Applicatevi, non siate pigri, non dimenticate mai...

[Scritto a Vienna, alle 5 del mattino, prima di partire, il vostro cugino che via ama di tutto cuore, Wolfgang Amadé Mozart.]

 

 

 

 

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