La risposta di Freddie


[Racconto di Giovanna Gra]

Seconda parte


...Se per caso la tempesta ti ha spinto in un fiore, vorrà dire che sarà il vento giubilante a condurti.
Seguilo e lasciati andare, non c'è avventura più grande ed esperienza più alta per uno scienziato!
E, nel momento più ardito, non temere.
Ricordi cosa diceva il sommo poeta?
Il grande Yeats?
Le fate, probabilmente, sono angeli caduti.
Possono guarirci con il potere della parola e, con un'occhiata, indovinare le intenzioni del nostro cuore.
Se cordiale sarai, alla festa delle feste danzerai...
Per questo fa attenzione, Jackie caro, perché il loro mondo è molto profondo, e imprevisto per noi uomini.
Ad oggi, francamente, non so come potrebbero accogliere uno scienziato o un naturalista come te.
Quello che mi consola è che, certamente, non sarai il primo né l'ultimo... sì, insomma... mi auguro.
Ad ogni modo, sempre se posso avanzare l'ennesimo consiglio, fratellino, se ti dovessi trovare davvero nei guai, insomma, se circostanze avverse dovessero metterti alle strette in una di quelle situazioni estreme che certo non ti auguro...
credo che l'unica via di fuga realmente solida sarebbe fingersi poeta.
Sì, hai capito bene, ho detto poeta!
Ho infatti l'intimo sospetto che i poeti piacciano alle fate più di ogni altro e che godano di una discreta simpatia anche presso il piccolo popolo.
Un poeta sarebbe certo più apprezzato di uno scienziato che, per sua natura, bazzica materie esatte, rigorose e applicate.
Si sa che certe fate, al calcolo prediligono istinto, versi e cuore.
In ragion di ciò, fossi in te, mi preparerei un poemetto da tenere in tasca.
In questo modo, se la situazione si rendesse difficile in occasione, che so, dell'attraversamento di un ruscello, potresti usare versi d'occasione come scialuppa di salvataggio.
Sovente i ruscelli tracciano i loro confini ed è molto difficile capire quali terre separano.
Ho interrotto la scrittura di questa lettera diverse volte, come immaginerai, per cercare altra documentazione su boschi e fatti fatati.
Stavolta, però, l'ho interrotta per comporre un poema da regalarti.
Ovviamente, solo qualora tu dovessi optare per il piano B e procedere con la missione sotto copertura.


Ci ho ragionato molto, ma credo sinceramente che se l'altolà avvenisse presso un ruscello, il poema dovrebbe essere dedicato all'acqua.
Sensato, non ti pare?
E dunque ecco:

"Acqua che scrosci,
che riesci e ti mesci fra gli steli mosci.
Esci, cresci, scudisci, t'afflosci e non mi riconosci.
Acqua, sei l'aria dei pesci abbeverando camosci.
Sparisci, ma non ferisci
E nemmeno mi angosci.
"
Ecco, Jackie, io credo, senza falsa modestia, che questo poema potrebbe piacere molto alle fate, dunque, se dovessi incontrarle, ti autorizzo a farlo tuo.
In conclusione, se durante la tua indagine sulle leggende di nonna Lucienne dovessi trovarti a guadare un fiume elfico, beh, questa, credo sia la via di fuga più adatta.
D'altro canto, fratello mio, mi auguro che tu non debba essere sospinto a tal punto dai venti, dall'essere inghiottito da una pianta fanerogama!
Oh, lì, certo sarebbero dolori.

Immagino condividerai il mio punto di vista.
Se tu cadessi preda di una fanerogama, sai, una di quelle piante che fanno parte delle famiglie delle angiosperme, dubito che riusciresti a rispondere a lungo all'appello di te stesso.
Troppi colori, un aroma esageratamente invadente costringerà il tuo placido epitelio sito nel cuore del naso a captare le sostanze volatili dell'aria quasi ogni nano secondo.
Accidenti, Jackie, a questo punto, e io certo non te lo auguro, potresti anche svenire, o cadere in un'estasi un po' scomposta!

Se sei arrivato fin lì, fratello mio, vorrà dire che le leggende della nonna Lucienne, sulle quali abbiamo riso tante sere prima di andare a letto, non solo sono vere, ma autorevoli trattati del regno vegetale più segreto.
Come, del resto, senza dircelo, in cuor nostro io e te abbiamo sempre sospettato.
Ma sì, accidenti!
Altrimenti, come avrebbe fatto, la nonna, a far sbocciare tutte quelle rose!
Sì, sì, i corsi di botanica, ok i diplomi al pollice verde, ma, accidenti amico, ti ricordi che tripudi di colori erano le sue terrazze?
Le sue camelie?
Ti ricordi la rosa Bettina?
A sette anni era grande quanto la mia nuca!
E allora la verità sarebbe...
Che la nonna aveva sempre saputo, tramato con le fate e tenuto un contatto misterioso e impalpabile con i boschi e le loro cronache.
E, allora, sarà nostro compito raccogliere, documentare e, forse, un giorno, pubblicare questo patrimonio, sperando che la RAI o la BBC comprendano l'importanza di una tale scoperta.
Allora, fratello, avremmo finalmente oltrepassato lo steccato e saremmo, forse, con un piede nell'acqua di cui sopra, ma con l'altro certamente in un bosco fatato!
Una cosa di cui avrei preferito non parlare, ma al punto in cui siamo potrebbe essere necessaria, è che, giunto nel micromondo... (che poi a chiamarlo così te la potresti rischiare perché non tutte le creature fatate amano sentirsi ripetere che sono basse) qualcuno potrebbe scambiarti per un bruco.
Questo, fratellino mio, potrebbe essere un problema.
Ad ogni modo cercherò di venirti in aiuto anche in detta eventualità che, ripeto, spero remotissima.
Quindi, fai attenzione: ecco cosa fare per non sembrare un bruco.

Prima cosa, non sfarfalleggiare ma, al contrario, assumere atteggiamento serio e pensoso.
Seconda cosa, non mostrare alcuna predisposizione per cavoli, canapa, albicocchi e pomodori.
Terzo, non dire assolutamente che prediligi studiare di notte, potresti essere scambiato per una di quelle acheronzie che si sbattono contro le luci dopo aver abbandonato la propria scrivania o crisalide.
Nessuno starà a guardare la differenza fra le due cattedre.
Evita di succhiare bibite in modo rumoroso commentando: " Ah che nettare!"
Evita, anche, di mostrarti particolarmente sedotto da abiti o foulard di seta.
Se ti dovesse capitare di essere intercettato a mollo in un laghetto o nel ruscelletto di cui sopra, facendo lo gnorri potrai tranquillamente guadagnare il largo nuotando a dorso, crawl o simili, prendendo immediate distanze dalla rana o da scomposte e plateali bracciate a farfalla.
Smetti, per carità, di essere molesto in qualunque forma, perché è l'atteggiamento tipico delle mosche.
Oddio, nella difficoltà saremmo fortunati, perché resta sempre una certezza: il fatto che tu hai i capelli rossi!
Raro per un bruco, impossibile per una mosca.
Tuttavia, adesso che ci penso, molti tratti del tuo carattere potrebbero somigliare, alla mosca comune alla tipica musca domestica Linnaues.
Questo potrebbe complicare le cose.

Quindi, per ricapitolare...
in caso qualcuno dovesse accusarti di appartenere alla di lei famiglia, cioè quella dei ditteri, puoi facilmente difenderti dicendo che non saresti mai in grado di deporre 600 uova in gruppi da 200 ogni tre o anche quattro giorni alla settimana.
Insomma, che non sei per niente individuo pratico.
E nemmeno tanto avvezzo a calcoli così complicati, seppure alla portata delle mosche.
Puoi aggiornare il tuo alibi aggiungendo anche che non hai nulla contro gli insetticidi, che non sei un soggetto gregario e che adori l'igiene.
Ultima raccomandazione, Jackie caro.
NON strisciare!
Sì, sì, ricordo bene la tua passione per i Marines, ma in un regno fatato potresti essere frainteso.
Non vorrei tediarti con questa mia ma tu sai quanto ami essere preciso, al limite della pedanteria.
Avendo fatto quattro passi nell'orto del laboratorio, ho notato che la stagione dei pollini è già alta e immagino che alcune specie di fiori saranno tutte esaurite.
I pollini anemofili stanno viaggiando a tutta birra e gli alberi a fioritura precoce stanno sparando polveri a raffica proprio all'altezza dei nostri nasi.
Occhio, quindi.
Specialmente considerata la tua sensibilità, o, se vogliamo essere più specifici, la tua rinite allergica.
Se sei diretto nel bosco dovrai attraversare il Viale delle Cupressacee, mentre a Nord piovono i pollini delle Betullacee e a Est sparano le Corylacee.
E perciò sii... tenaceee!


... fine seconda parte.

 

 

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