Un gatto in città


[Racconto di Paola Manoni]

Seconda parte


Jackie:
Arrivo al mio laboratorio che è già sera.
Ripartirò domattina e con me verranno Percy Bet, due Betulli istruiti per missioni speciali, Nimphea (non sono riuscito a dissuaderla!), Micky con i libri che gli ho richiesto (speriamo che non svenga dalla paura!) e, chiaramente, Fanfauna.
Ho terminato le analisi sul campione di stoffa prelevato e sul ciuffo di peli del gatto, rinvenuti in zona CDM.
Mi frugo in tasca: tocco i croccantini trovati in terra.
Ne estraggo uno: è poroso, di forma triangolare, di colore verde petrolio. Emana un odore pungente, acido: mi domando come possa essere il gusto preferito di Iggy...
E' vero che non sono un gatto ma... perché no? Provo.
Lo frantumo con i denti... il sapore è frizzante e... giro su me stesso i passi concentrici... le orme in tondo... ho la testa ovattata... qualcosa mi assale alla gola... mi sento come dentro le spire di un serpente che stringe la preda... il centro del cerchio... sprofondooooo...!
Poi, silenzio... mi risveglio dopo un tempo imprecisabile.
E' tutto buio e mi gira la testa.
Mi sembra di percepire un frastuono proveniente dall'alto, dei suoni che non mi sono del tutto sconosciuti, ma non riesco a collocarli esattamente.
E' tutto buio e non capisco come mai io sia in questa situazione.
Dov'ero prima?
Sono frastornato.
A tastoni tocco il pavimento, gelato, metallico.
Mi alzo, barcollo, ricado, mi rialzo, perlustro con le mani.
Mi sembra che davanti a me ci sia una scaletta di ferro che sale verticale. Sento dei pioli.
Salgo ma... come sono alti gli scalini! Faccio una fatica bestiale a superarli e non finiscono più!
Ancora un ultimo sforzo e sono in cima perché sbatto la testa contro un tetto, sopra di me!
Comprendo che sono dentro un tombino!
Cerco con le mani una fessura, una maniglia e trovo un appiglio.
Con tutta la forza che posso, provo a spostare il coperchio ma... è un macigno.
Dopo molti tentativi (sono tutto sudato) apro uno spiraglio. Faccio un balzo e... hop!

Mi ritrovo a camminare sull'asfalto????!!!
E' bollente e emana un odore tremendo!
Poi un rombo... arriva in formazione una pattuglia di taxi gialli che sfrecciano sulla strada... perché questa... sì... è una città!
Come ho fatto a superare il cancello, ad abbandonare il Fiorfiore?

Temo l'agorafobia che mi assale quando alzo lo sguardo e scopro che il cielo è chiuso tra grattacieli altissimi.
Questa, signori, è New York, e un uomo-elfo, alto pochi pollici ,c'è misteriosamente finito dentro!
I gas di scarico dei tubi di scappamento mi soffocano... sono in una nuvola di fumo nera... mi arrampico su un bocchettone per gli idranti dei pompieri che vedo fuoriuscire dalla facciata di un grattacielo.
Cerco di prendere fiato...
Alzo la testa, sopra di me il cartello: Quinta Strada.
Oddio! Sono a Manhattan!
Sono tornato nel mondo degli uomini... e ora... di dimensione minuscola... soccomberò, ne sono certo!
Mi schiacceranno, mi daranno la caccia i gatti... peggio!
Le pantegane!
Non potrò nutrirmi, non avrò dimora.
La paura mi annienta... non riesco a pensare più a nulla.
Vedo solo dei giganti che passeggiano sul marciapiede, ignari della mia tragedia personale.
Ricostruisco gli eventi.
Sì! L'effetto dei croccantini, indubbiamente!
La stessa cosa deve essere accaduta ad Iggy... se almeno lo trovassi, lo raggiungessi, almeno saremmo in due!
Poi, il terremoto: che relazione c'è con il nostro passaggio?
Ma... ma sì certamente! Come non ho fatto a pensarci prima!
Una signora grassissima passa e mi butta in testa la lattina vuota di una bevanda zero, a basso contenuto calorico, che risuona sulla mia testa!
Precipito e cado sommerso dall'oggetto di latta.
Un bernoccolo, anzi due è il minimo che mi possa accadere.
Ma sono contento di aver compreso.
Contento e preoccupato.
L'onda tellurica può essere provocata dal passaggio tra le due realtà!
Carponi, striscio sotto una scatola di cartone buttata all'angolo della strada.
La spiegazione funziona, tolto un particolare non indifferente: il tempo.
Iggy è sparito ben prima del terremoto... dunque si tratterebbe di un fenomeno di attraversamento di due sistemi temporali non accordati tra loro.
Dove gli effetti dell'uno viaggiano in un tempo diverso nell'altro.
Controllo il mio orologio, invano! E' fermo e col vetro spaccato!
Le mie congetture mi calmano e mi fanno pensare che potrei tentare di muovermi.
Devo cercare Iggy... ma da che parte cominciare le ricerche di un gatto a New York, di dimensioni pure minuscole?
Al tempo della mia vita urbana avevo visitato Manhattan in estate... e forse mi saprei ancora orientare, se solo fossi un poco più alto.
Ma devo pensare alla città dal punto di vista di un gatto.
Da che parte mi dirigerei?
Ma soprattutto, dove andrebbe un abitante del Fiorfiore?
Cammino col fiatone, più che altro per la qualità dell'aria e per la temperatura rovente: sono a pochi centimetri dall'asfalto.
Arrivo a un incrocio: devo tentare di attraversare la strada ma ho veramente paura.



Una signora con un carrellino della spesa attende accanto a me che scatti il semaforo (ma lei non si è minimante accorta della mia presenza).
Di colpo, trovo la soluzione al mio caso.
Balzo sulla ruota del carrellino e faccio appena in tempo ad arrampicarmi sulla stoffa, più in alto... e lì assiso... sì, ho capito!
So dove potrebbe essere il consigliere di Fanfauna in questa città!
Nell'unico posto libero dai grattacieli e dalle macchine!
Questa signora ci si sta proprio dirigendo... il Central Park! Gli unici 843 acri di verde nel cuore di Manhattan!
Quando arriviamo all'ingresso Sud del parco, scendo dal carrellino in corsa e atterro malamente sul marciapiede.
Mi scrollo di dosso la polvere della strada dai vestiti ed entro in questo monumento della natura che è il famoso parco di New York.
Riesco a sentirmi meglio, qui tra gli alberi.
Mi sembra di percepire come la mia casa sia oramai nel mondo dei fiori perché nulla ho più a che fare con il mondo degli uomini!
Mi incammino tra i sentieri del parco.
Ci sono molti cani che vengono portati a spasso e allora mi allontano con la paura che possano attaccarmi, scambiandomi per un animaletto.
Devo fare uno sforzo d'immaginazione per percepire i luoghi che Iggy potrebbe aver frequentato.
M'incammino e dopo oltre cinque ore, completo l'intero perimetro.
Rifletto ulteriormente, sfinito di stanchezza.
Uno spunto me lo fornisce lo zoo, qui nel parco oppure il lago, dove la natura si fa più rappresentativa.
Vado allo zoo.
Immagino Iggy in predicazione, nel tentativo di convincere gli animali detenuti nelle gabbie che possono tornare a essere liberi... lo immagino che prepara per loro un piano per una fuga collettiva.

I visitatori sono pochi e gli animali esibiscono la loro tristezza che, pare, piaccia tanto agli essere umani.
L'elefante è agghindato a festa... indossa una gualdrappa rossa con le bordure d'oro e sul dorso ha un piccolo animale pestifero che sbraita e si agita.
Mi avvicino per verificare di che animale si tratti, nella speranza di trovare un gatto in miniatura...
Le zampe dell'elefante sono enormi: impossibile compiere la scalata!
Passo attraverso le sbarre della gabbia quando l'elefante si scrolla di dosso l'indesiderato: uno scoiattolino frenetico che ruzzola a terra producendo un tonfo pauroso per le mie orecchie.
La mia ricerca, nemmeno iniziata, è già fallita: Iggy non c'è... inizio a temere di non avere molte possibilità di ritrovarlo.
Esco dalla gabbia sconsolato.
Faccio un giro per vedere gli altri animali e, tra le voliere degli uccelli, sento un pappagallo che ripete:
"La vostra regina Fanfauna! La vostra regina Fanfauna!"
Per un momento non respiro, sono in apnea per quanto ho sentito.
Istintivamente corro verso i cocoriti, con l'idea di raccogliere ulteriori informazioni ma che gli uccelli replicanti non potranno fornirmi..
L'uccello davanti a me gira la testa, prima da un lato e poi dall'altro.
Poi fa un voletto in fondo alla gabbia.
Sconsolato abbasso lo sguardo... stavolta la risoluzione del caso mi pare impossibile.
Ho una sensazione di paura perché l'uccello è molto più grande di me e, lo ammetto, sarei in grande difficoltà se lui se fosse libero in questo momento...
Sento che torna nella mia direzione.
Alzo la testa e vedo che tiene in bocca qualcosa.
L'uccello, si china molto dolcemente e mi consegna fra le mani un rotolino di carta legato.
Con le mani che mi tremano dall'emozione, srotolo la carta e leggo...
"Jackie, ti lascio questo messaggio perché ho la certezza che tu arriverai fin qui a cercarmi...", il cuore mi batte fortissimo, "guardati le spalle perché tra noi due sei tu a correre un serio pericolo.
Di più non posso dirti in questo momento, ma recati al molo dei traghetti per Ellis Island."
Da un lato sono felice di aver un segno di vita da parte del gatto ma da un altro... sono sconvolto dalla complessità della situazione.
Devo seguire le indicazioni di Iggy, cerco al contempo di riordinare le idee e comprendo che devo muovermi subito in direzione del mare perché sono così piccolo che temo ci metterò tutto il giorno ad attraversare Manhattan.
Quando arrivo all'appuntamento sono con la lingua di fuori perché per fare in tempo ad attraversare il flusso del traffico, prima che scatti il semaforo, devo correre come un forsennato.


... fine seconda parte.

 

 

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