Un eroe su quattro ruote




[Racconto di Giovanna Gra]


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durata 14 minuti - Credits




Salve a tutti, viaggiatori della metropolitana!
Oggi è un giorno caldo, è un giorno da vivere, è un giorno tutto da cominciare!
Benvenuti nel mondo sotterraneo.
Welcome babies!
I miei omaggi, cittadini dell'underground, popolo dell'autostrada del sottosuolo!

Già, questa è la vostra terra, escursionisti della vita.
La vostra dimensione, la vostra eterna corsa e voi siete i meravigliosi gitanti del business.

Prego, prego, sedetevi pure qui, c'è un posto per ognuno di voi, cari i miei croceristi di città.
Sistemate i vostri bagagli, mettetevi a vostro agio, questo è il mondo dove nessuno vi chiederà un check in.

E, dopo il prologo, desidero subito introdurvi i personaggi della prossima storia che voglio raccontarvi.
Eccoci, dunque.
Giacomo è un bellissimo ragazzo, sportivo, simpatico, disponibile e allegro.
La scorsa estate, in vacanza, ha conosciuto Angelica, una ragazza italo americana.
E' quasi inutile dirvi come è andata a finire.
Vi dico solo che si tratta di uno fra i colpi di fulmine più veloci dell'ultimo millennio.

Giacomo perde la testa mentre Angelica cerca di resistere, inutilmente.

La ragazza, a causa di una storia precedente in cui è stata malamente ingannata, vorrebbe prendersi del tempo per riflettere, ma il suo cuore no, non è dello stesso avviso.

Il problema è che, anche allora, il ragazzo era italiano.
Anche allora pareva che fosse la volta buona, ma non è andata così e lei ci ha sofferto.
Troppo.

Ma il tempo non sempre lavora contro l'amore e, nel cuore dell'estate, dopo un'appassionata attesa, Angelica rivela a Giacomo di provare la stessa passione che lui le manifesta da settimane.

Comincia così la più bella estate della loro vita.

Alla fine della stagione, purtroppo, i due sono costretti a separarsi.
Uno strazio, una promessa, un arrivederci.

Sebbene molto distanti, Giacomo e Angelica si tengono in contatto.
Si scrivono, si messaggiano, si parlano via Skype, si dichiarano via mail, si corteggiano con i file audio, con i selfie e con una montagna di foto su Instagram.

Insomma, ogni mezzo a disposizione viene occupato da brani delle loro romantiche conversazioni.

A metà ottobre, però, Giacomo ha un terribile incidente con il motorino e perde l'uso delle gambe, finendo su una carrozzina.


Il ragazzo è disperato e, nei giorni in cui viene costretto in ospedale, non se la sente di parlare con Angelica.

Angelica, ignara di tutto, ovviamente non capisce questo comportamento e ne soffre moltissimo.

Quindi, dopo qualche tempo di silenzio ingiustificato, richiama Angelica facendo finta di niente e dicendole di essere stato a letto con una terribile influenza.

Angelica ha molti dubbi e li manifesta tutti.
Quale influenza sarà stata mai per impedire a Giacomo di scrivere una mail, fare un breve collegamento via Skype o una semplice telefonata?

Ma la simpatia e la bellezza del suo ragazzo, piano piano la riconquistano e i suoi dubbi si sciolgono come la neve al sole.

Lei, però, non è una stupida, sente che lui non è più lo stesso.
Tuttavia, consigliata dalla mamma, decide di partire comunque.
Meglio verificare di persona piuttosto che a una distanza di seimilanovecento chilometri.

Angelica, quindi, segue il consiglio materno e parte.

Giacomo non sta nella pelle all'idea di rivedere la ragazza dei suoi sogni.
Ed è talmente entusiasta che quasi dimentica di doverle rivelare un particolare decisamente importante della sua vita attuale.

Fino all'imbarco sull'aereo, i due continuano a messaggiarsi con frasi d'amore e d'incoraggiamento, come se niente fosse.

Angelica starà a casa di un'amica che si è anche offerta di andarla a prendere all'aeroporto.
Giacomo assume il dato, ma non si offre di andare lui al posto dell'amica, perché non può.
Questa sua mancanza lascia Angelica sempre più perplessa.

Una volta sistemata a casa dell'amica, Angelica manda un messaggio.



"Ciao, finalmente sono a Roma", gli dice, "Sono nel quartiere Eur.
E' molto distante da dove sei tu?
Roma è immensa e caotica, ma molto, molto bella."

Il messaggio di risposta di Giacomo è spavaldo e galante:

"Eh già, e non sai quanto ci abbiamo lavorato, io e il sindaco, per prepararla per il tuo arrivo..."

Scherzando e ridendo i due si danno appuntamento a piazza di Spagna.
Angelica sogna di visitare quella piazza da quando aveva due anni e Giacomo è risoluto ad accontentarla.

Luca, il migliore amico di Giacomo, si offre di accompagnarlo ma Giacomo, sfoderando un orgoglio da innamorato, annuncia a parenti e amici, piuttosto perplessi, che intende andare all'appuntamento da solo.

Alle proteste di chi gli vuole bene risponde che quella è la sua ragazza, anzi lui spera presto di farla diventare sua moglie e vuole annunciarle la sua disabilità da solo, è una cosa che riguarda loro due.

Perciò, il giorno dopo, Giacomo si fa bello.
L'appuntamento è alle 17 e, è inutile dirlo, i due non stanno più nella pelle.

Quello che vi ho raccontato fin qui, miei cari, instancabili navigatori, miei viaggiatori in loop, è il passato.

E' a questo punto che la nostra storia si accinge a scrivere il futuro.
E' a questo punto che agisce nel presente.
Ed è sempre a questo punto che il nostro racconto si perde nel sottosuolo.

Non è la prima volta che Giacomo prende la Metro, ma è la prima volta che la prende da solo e con una carrozzina.

Il ragazzo è di buon umore e non vuole saperne delle difficoltà, perciò, quando trova il marciapiedi con l'accesso per i disabili occupato da un motorino, non si arrabbia, non commenta, aggira l'ostacolo e punta all'ingresso, oltre la strada.
Per raggiungerlo, in fondo, si tratta solo di attraversare delle strisce pedonali.

Naturalmente, anche guadare la strada, nelle sue condizioni, diventa un'impresa quanto meno emotiva.
Quindi, con la fronte imperlata di sudore, Giacomo imprime alle ruote della sua carrozzina spinte furiose per levarsi di mezzo mentre un esercito di guidatori incavolati manifesta la propria impazienza con una levata di clacson.
C'è anche chi si affaccia dal finestrino urlando improperi e chi sgasa impietosamente dando botte convulse all'acceleratore.

Ostinato, Giacomo raggiunge il marciapiede.
E' sfinito, è furibondo, è frustrato.




Ma è anche profondamente innamorato.

In pochi istanti la sua furia si trasforma in una sfida verso questa congiunzione astrale che sembra tramare contro i suoi sentimenti.
Convinto di ciò, il suo desiderio e la sua determinazione a incontrare Angelica aumentano sempre più.

Per questo non si ferma quando, affacciandosi sulla scalinata della metropolitana, vede che sul lungo corrimano non è previsto alcun montacarichi.
Questo significa che la sua carrozzina è intrasportabile nel sottosuolo.

Giacomo, sempre più arrabbiato, scende dalla carrozzina e si lascia scivolare giù, aggrappato al corrimano con l'unica forza che non gli manca, quella delle braccia.

Giunto in basso si ferma e resta seduto sull'ultimo scalino fino a che non vede scendere due ragazzi che, rispondendo alla sua richiesta, trasportano la carrozzina ai piedi del nostro eroe.
Giacomo si rimette alla guida del suo mezzo.
Intanto, sono scoccate le sedici e trenta.

Giunto alla biglietteria, si accorge che il distributore è troppo alto.
Attende che qualcuno, seppur trasfigurato dalla fretta, lo aiuti a inserire le monete necessarie.

Con il biglietto in pugno, il nostro amico va alle scale mobili in cerca del vano ascensore.

Per almeno un minuto si guarda intorno in cerca dell'agente di stazione, ma dell'uomo non c'è traccia.

Finalmente scorge un citofono, chiede aiuto.
Dopo qualche minuto, arriva una signorina alla quale Giacomo chiede di poter utilizzare l'ascensore.

La signorina gli spiega che l'ascensore non è utilizzabile perché in manutenzione.

Giacomo, fiducioso, la tranquillizza, ha ancora qualche minuto a disposizione, può aspettare.

Lei, totalmente priva di tatto, spiega ridacchiando che l'ascensore è in manutenzione da un anno e guarda Giacomo di traverso, come un povero illuso.
Tanto che, nonostante le proteste del ragazzo, convoca con una radiolina due colleghi e lo fa riportare in superficie.

Alle reiterate proteste di Giacomo, finalmente, si palesa l'agente di stazione che ascolta con aria stanca e annoiata l'indignata filippica del ragazzo.
In conclusione di ciò, ordina ad altri due colleghi di condurlo di sotto, giù, giù, fino all'accesso ai convogli.




I due eseguono rassegnati e giunti alla scala mobile danno vita alla seguente scenetta: il primo solleva la carrozzella e, abbracciandola, si eclissa nel sottosuolo mentre l'altro invita Giacomo a montargli sulla schiena.
Bisogna dire che ad alcuni l'azienda riserva singolari comodità.

Costretti a un'intimità obbligata, l'addetto che lo trasporta sulla schiena spiega a Giacomo che la metropolitana di Roma dovrebbe essere interamente accessibile ma che in realtà, su 27 fermate della linea, solo 11 sono effettivamente accessibili.

Giacomo fa presente di essere un gran viaggiatore e di non aver mai subito una tale umiliazione in altri paesi.

L'uomo gli dà ragione, ma poi, senza tanti complimenti, lo abbandona alla striscia gialla in attesa del convoglio.

Quando arriva il treno, naturalmente la folla si catapulta fuori spingendolo a sinistra e a destra senza alcun rispetto per la sua condizione.

Nessuno lo vede come un uomo in difficoltà.
E' solo un ostacolo da oltrepassare.

Ma Giacomo ha capito che, per mantenere la calma e la barra al centro, c'è solo una cosa da fare, cioè pensare che alla fine di quell'incubo vedrà Angelica.

Tanta tenacia, purtroppo, non viene premiata e, dopo l'uscita di quell'orda di barbari, le porte della metro si schiudono davanti a lui.

Se considerate che nelle ore di punta la frequenza di un treno dovrebbe essere ogni due minuti, potete immaginare quanto debba essere celere l'accesso al vagone.

Questo, naturalmente, sarebbe possibile anche a una carrozzella, se vi fosse un punto di congiunzione fra il pavimento dove scorrono le porte del vagone e il suolo.

Ma questi sono dettagli che solo un portatore di handicap capisce.

Ad ogni modo, il nostro eroe, e sottolineo eroe, conquista il suo convoglio e parte verso piazza di Spagna.
In poco tempo arriva la sua fermata.

Nel corso del racconto ho ricevuto diversi messaggi che mi dicono che, adesso, Giacomo sta insistentemente chiamando l'agente di stazione.

Tutti quelli che stanno ascoltando la nostra trasmissione, incontrandolo, lo hanno salutato.
Qualcuno gli ha anche chiesto un autografo.
Nessuno però si è sentito di caricarselo sulla schiena.

Sono le diciassette e venticinque minuti.
Angelica è a una rampa di scale, ma dell'agente di stazione nemmeno l'ombra.

Giacomo, come tutti gli innamorati, sa che la speranza è l'ultima a morire, perciò sfila dalla tasca il cellulare e prova a chiamare qualcuno per protestare.
Ma il cellulare non prende.

Il nostro amico, dopo un breve momento di sconforto, reagisce e si costringe a mantenere la calma e a ragionare.
Finalmente si ripalesa l'agente di stazione, che gli spiega che la rampa c'è ma non è abilitata.
Per abilitarla ci vuole un tecnico con delle caratteristiche specifiche e ce ne sono pochi.
Loro lo stanno aspettando da almeno una settimana.

Ci scrive Debora71: "Naturalmente Giacomo ha chiesto di essere portato in superficie e quello c'aveva pure la faccia seccata, non ci si crede!"

Accidenti ragazzi, avete degli animi sensibili, la redazione è sommersa dai messaggi.
Ne prendo uno a caso:

"Oh, non ci si crede, l'agente di stazione ha detto a Giacomo che è meglio se torna a stazione Termini, perché non sa come farlo risalire".

Sì, dico io, hai ragione Broker51.
In effetti non ci si crede.

Giacomo sta incominciando a perdere la calma e l'agente di stazione sta per perdere la pazienza.

Le persone, intanto, fanno capannello partecipando con veemenza alla discussione fra i due.

"L'agente di stazione...", ci scrive Mimmo Lo Carmine da Catania, "ha detto a Giacomo che è un fuori di testa ad essersi messo in questa situazione.
Ragazzi cose da pazzi! M.L.C"

Sì Mimmo, sono d'accordo con te.
Cose da pazzi.

Per fortuna, in mezzo a tanta gente e a tanta confusione, Giacomo scorge uno sguardo fra lo stupito e il curioso che conosce bene.
Qualcuno lo sta guardando con l'affetto e la complicità di sempre, qualcuno che, senza chiedergli niente, impugna le maniglie della sua carrozzella e lo aiuta per la risalita.

"Ora capisco tutto...
Non posso credere che tu sia riuscito ad arrivare fin qui", sussurra Angelica alle sue spalle.
"Era l'unico modo per non farti dubitare più", ammette Giacomo con un sorriso magico.

Si stanno allontanando, mi dicono gli altri naviganti.
Non credo ci sia molto altro da commentare, perciò vi lascio a uno stacco musicale.
Ne ho messi pochi in questa puntata.


 

 

 

 

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