Adesso parlo io

[Racconto di Giovanna Gra]

 

Seconda parte


Madre Natura:

Il quel periodo il mondo animale era assai poco considerato.
Gli animali venivano chiamati bestie e non era riconosciuto loro nemmeno un'oncia di dolore.
Al contrario, Salomone si era sempre mostrato curioso e attento nei loro confronti.
Qualcuno racconta addirittura che amasse lasciare assiso sul trono, quando lui era via, un giovane gatto.
C'è da dire che uno dei miei compiti era ed è lavorare per l'evoluzione, cioè lavorare affinché le cose crescano, sboccino, e, possibilmente, migliorino.
Del resto, io non sono solo la guardiana del regno vegetale, ma anche la regina assoluta del regno animale.
Per questo decisi che quel sovrano era l'uomo giusto e gli regalai l'anello.
Com'era facile immaginare, Salomone, con quel nuovo oggetto magico, divenne ancora più potente.
Da una delle Colonne d'Ercole all'altra, cioè ai confini della terra fino ad allora conosciuti, tutti, ma proprio tutti parlavano di lui, del suo tappeto volante, del suo specchio incredibile, ma, soprattutto, del suo anello misterioso.
Con quell'arcano gioiello indosso, Salomone aveva mostrato più e più volte di conoscere i pensieri delle persone, le loro chiacchiere, i loro bisbigli, le loro trame.
Eppure nessuno sapeva dire come e perché quell'anello gli permettesse tanto.
Non vi affannate troppo, ve lo svelo io.
Quel prodigioso ornamento permetteva al re di parlare con gli animali.
Proprio così.
Bastava indossarlo al dito medio e accostarsi a una coppia pigolante di passeri per sapere cosa si stessero dicendo.
In questo modo non fu difficile per Salomone conoscere il pensiero dello stalliere, gli bastava parlare con il suo cavallo, o intuire cosa dicessero di lui i contadini, perché bastava scambiare quattro chiacchiere con i maiali.
Le mucche erano sempre molto discrete, i conigli poco loquaci, mentre le galline non vedevano l'ora di dire la loro sul genere umano.
Naturalmente, questo misterioso potere fece crescere la fama del sovrano sempre di più, ma talmente di più da far ingelosire il diavolo in persona.
"Accidenti", disse il diavolo, "Ma com'è che quest'uomo riesce a essere sempre un po' più potente di me? Più affascinante? Più misterioso?"
Ora, bisogna sapere che Salomone era un uomo molto pulito, anzi, era un autentico cultore d'incensi, essenze e saponi.
E, soprattutto, amava lavarsi.
Quando s'immergeva nelle acque era l'unico momento in cui si liberava del prezioso anello, affidandolo alle sue concubine.
Il diavolo, che lo spiava già da un pezzo, mise perciò a punto un piano... diabolico.
Quel giorno infernale, mentre Salomone era chiuso nella sua sauna in procinto di farsi la doccia, il demone decise di assumere le sembianze del Re.
Con la faccia dell'altro si diresse deciso verso la donna che custodiva l'anello e se lo fece consegnare.
Non era ancora giunta la sera che il vero Re, per ordine del demone il cui vero nome pare fosse Sahr, era stato bandito da palazzo e ridotto alla povertà assoluta.
In quelle condizioni Salomone fu costretto a mendicare per molto tempo, patendo la fame e vivendo in totale miseria.
Questo, ovviamente, lo gettò in una grande disperazione.

Intanto, in casa sua, il demone se la spassava mangiando alla sua tavola, dormendo nel suo letto e non degnando il popolo di alcuna attenzione, ben concentrato solo su stesso.
Salomone, però, come raccontavano le cronache, non era ricco e potente solo per motivi dinastici.
Era diventato un grande anche grazie alle sue ricchezze interiori: cultura, conoscenza e curiosità.
E, in virtù di questo, un giorno, finalmente, trovò la forza per capire che doveva rialzarsi.
Per rialzarsi, seppure povero in canna, doveva riprendersi, rimettersi in forze e guadagnare vigore.
Ma come poteva fare?
Cammina che ti cammina, giunse fino al mare e rimase a osservare dei pescatori che lavoravano lungo la riva.
Quando fu sicuro di avere capito il metodo, si cimentò anche lui nell'arte della pesca e, dopo qualche ovvio imprevisto, mise a punto un sistema che gli consentì di riempire la sua bisaccia di pesci e rifocillarsi a dovere.
C'è da dire che il diavolo, al contrario del sovrano, era solo istinto senza alcun ragionamento e impiegava ogni risorsa, magica o meno, per realizzare qualsiasi desiderio gli venisse in mente.
Ma i desideri, è noto, non funzionano così.
Hanno bisogno di attese, di distanze e, se esauditi in continuazione, si rimpiccioliscono.
Il diavolo non si era mai distratto dai suoi desideri.
Per esempio, non aveva mai provato curiosità per gli altri, perciò, a un certo punto, anche le chiacchiere degli animali che per lo più parlavano di semi, nidi ed erba cipollina gli vennero a noia.
Così, un giorno, all'ennesima discussione fra passerotti che battibeccavano su quali rami fossero più ammortizzati, se di salice o di sambuco, disse: "Basta, non ne posso più di tutte queste stupidaggini!"
Bisogna riconoscere che qualsiasi oggetto, forse anche una bacchetta magica, potrebbe venire a noia se usata da uno stupido egocentrico qual'era il demone.
Infatti, lui si stufò.
E si stufò talmente tanto che, un giorno, preso dall'ira funesta mentre passeggiava in riva al mare, sentendo due cernie che si lamentavano di quanto l'acqua fosse salata quella mattina, sfilò l'anello dal dito e, istericamente, lo gettò nell'oceano.
La sorte volle che di lì a poco, proprio in quell'oceano passasse la spigola più golosa e incosciente del pianeta la quale, vedendo un luccichio d'oro e succose pietre turchesi, si pappò l'intero monile.


... fine seconda parte.

 

 Menù del racconto  Torna al sommario <