Il piatto del futuro




[Racconto di Paola Manoni]


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durata 25 minuti


"Uffa, sono stufo di queste proto-mosche al ragù di fango!", dico gettando la mia scodella di ossidiana sotto il naso avido di mio fratello Pakino il quale, schioccando la lingua, mi guarda piuttosto preoccupato.
"Sei sicuro, Paki, che non ne vuoi?
Guarda che nonna Bula si arrabbierà perché in questo periodo catturare una proto-mosca non è facile!"
"Lo so, lo so, le proto-mosche, nel periodo in cui noi Adapidi ci trasferiamo nelle grotte, sono una rarità ma io non ne posso più lo stesso..."
"Allora, davvero posso mangiarle io?", mi domanda Pakino speranzoso.
"Davvero!", dico gettandomi nel mio letto di licheni variegati.

Mentre Pakino ripulisce la mia scodella con una foglia di una cicadofita, inventando di fatto quella che nel nostro lessico preistorico diventerà la scarpetta arborea, vedo nonna Bula fare capolino nella nostra tana.
E' visibilmente accigliata... pertanto io e mio fratello ci guardiamo bene dal farle domande.
"Che ti avevo detto?", mi sussurra Pakino puntandomi il suo gomito sul fianco.
Ma io lo guardo e faccio spallucce.
Attendo che nonna ci dica i motivi di cotanto grugno: in fondo noi scimmie il grugno lo usiamo per un milione di motivi!
Probabilmente la mia scodella di proto-mosche non c'entra nulla...
E invece c'entra, perché dopo qualche istante...
"Paki?"
"Sì, nonna!", rispondo con l'aria più innocente del mondo.
"Paki, quante volte ti devo dire che ciascuno di noi deve consumare i propri pasti?"

 

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Immagine di una scimmia (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Il busto di una scimmia visto di profilo, che stringe un bastone in una zampa.Particolare del muso.Particolare del bastone.
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"Lo so nonna però", cerco di difendermi mentre mio fratello mi consegna la scodella e si arrotola vigliaccamente dentro una foglia di felce gigante, "io, io sono stufo di mangiare proto-mosche!
Le ali s'impigliano sui denti e poi, non so, hanno un sapore talmente crudo che non mi piace più..."
Un rumore, un prolungato sibilo, tipo zzzzzzzzz, ci distrae dalla conversazione e lesto aggiungo:
"Ecco lo senti?
Deve essere il mio stomaco, non riesco più nemmeno a digerirle!", dico lamentoso.
"Non è il tuo stomaco, Paki, ma tuo fratello!", esclama nonna affranta.
"E' talmente sazio che si è assopito all'istante, guardalo lì: non gli fa bene magiare così tanto!
Così gli si dilaterà lo stomaco!
Poi, nel prossimo periodo di magra, chi lo sopporterà?"
Fissiamo Pakino e ci viene un po' da ridere perché sembra un involtino di verdura col merletto che sbuffa... russa soddisfatto e gonfio... gonfio come una bolla.
Nonna mi fa cenno di seguirla al centro della grotta.
Mi piace quando ha un'aria misteriosa perché in genere vuol dire che sta per svelarmi qualcosa.
"Allora?", mi domanda, "Cos'è questa storia che non vuoi mangiare le proto-mosche?
Non sai che viviamo nella preistoria e che è un'epoca di cataclismi, eruzioni vulcaniche e caduta di meteore?
Hai visto cosa è successo ai dinosauri?
Te ne ho parlato, no?
La roba non va sprecata, non sappiamo nulla del domani..."
"Sì, è vero...", ammetto mesto.
"E allora?", replica nonna.
"E allora... io le robe crude non riesco più a mangiarle...", mentre parlo mi viene voglia di piangere.
Non so cosa mi stia succedendo ma è così e non lo riesco a spiegare.
Nonna legge le mie emozioni, mi fa una carezza che però mi fa venire ancora più voglia di piangere.
Lei se ne accorge e mi sorride con tutti i denti che ha:
"Non devi piangere, Paki..."
"No, nonna occhei non piango...", dico tirando su con estremo sforzo delle mie narici e passandomi il braccio peloso sotto il naso.
"Fra tutti i miei nipoti tu sei quello che mi ha dato più soddisfazioni..."
"Io?", domando stupito.
"Sì... tu e da quando sei nato!"
"Beh non credo che nascere sia una grande impresa...
Insomma sarà stato merito di mamma, non mio..."
"Eh no, invece è proprio merito tuo..."
"Suvvia nonna... non c'è bisogno che mi consoli con queste scuse!"
Ma nonna mi guarda seria, seria.
Poi si alza e va a prendere la mia scodella di pietra.
La posiziona ai piedi di una grande foglia di felce che campeggia all'entrata della grotta e che sgrulla per bene.
Migliaia di gocce d'acqua cadono all'interno come tante bacche trasparenti e in un attimo la ciotola è colma.
Quindi nonna torna da me con la scodella e porgendomela mi dice:
"Guarda qui dentro e dimmi cosa vedi!"
Timorosissimo mi affaccio sul bordo della scodella e vedo uno stranissimo scimmiottino.
Caccio un urlo inorridito:
"Ahhhhhhhhhh!
Come fa quello a stare lì dentro?!"


 

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Immagine di una scimmia con una composizione di frutta sul capo (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Busto della scimmia di profilo, con il muso ruotato in avanti.Particolare del musoParticolare della frutta.
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Nonna ride di gusto.
"Quello sei tu, Paki..."
"Ma no, nonna se sono qui co...co... come faccio a stare lì?!"
"Calmati, questo è l'effetto che fa l'acqua!"
"L'acqua?"
"Sì, l'acqua è una cosa magica, te l'ho sempre detto, ed è abitata dai nostri spiriti... ognuno ha il suo e quindi anche tu ne hai uno!"
"Occhei, occhei...", dico allontanando la scodella, "...perché questa mattina hai deciso di farmi conoscere il mio spirito dell'acqua?", le chiedo ansioso, domandandomi in cuor mio se la cosa mi faccia contento o meno.
"Te lo spiego subito", mi dice nonna, "se mi fai la cortesia di osservare un istante, senza urlare, e poi dirmi cos'hai notato!"
Mi riaffaccio titubante sulla scodella e vedo uno scimmiottino un po' diverso dagli altri.
Per carità, è tutto occhei ma i lineamenti sono meno ingrugnati e forse noto qualche pelo in meno, cosa che mi fa sentire subito strano.
Quindi mi tocco la faccia ed esclamo:
"Oddio mi vuoi dire che lo spirito vuole portarmi via e che è giunta la mia proto-ora?"
"No...", sorride nonna, "...voglio solo dirti che sei un po' diverso, che hai dei piccoli tratti che forse apparterranno all'uomo del futuro."
"Davvero?!", esclamo sbalordito, "E come fai a saperlo?"
Nonna si grattugia per un po' i peli bianchi che ha sul mento, quindi risponde con tono grave:
"Non lo so esattamente, ma è tanto che vedo nascere scimmiottini nella nostra famiglia e ogni tanto questa cosa si ripete...
Forse un giorno le troveranno un nome, un nome importante, tipo evoluzione... ma per ora nessuno sa cosa sia.
Le vecchie come me, però, sanno che ogni tanto fra i nostri nipoti ne nasce uno un po' diverso... che fa e pensa cose diverse.
Bada, non tutti hanno grandi chances quando si comportano così, però, però, alcuni di loro sono stati la nostra fortuna."
Nonna sospira e continua:
"Penso per esempio al tuo bisnonno Bojango..."
Adoro quando mi racconta queste storie del passato!
"Un giorno si trovò di fronte a una panthera blytheae..."
"Una panthera che?", la interrompo entusiasta.
"Non ha importanza, era un animale di grandi dimensioni, con denti molto aguzzi che borbottava spaventosamente fra sé e sé... mangiava scimmie stritolandole come archeo-arachidi.
Beh, insomma, Bojango se la trovò di fronte mentre conduceva il proprio branco in cerca d'acqua.
Le scimmie, dominate dalla paura, incominciarono a urlare e a scappare ma lui, stranamente, rimase immobile.
Si accorse di avere a tiro un bastone: un ramo robusto disteso sul terreno che raccolse con un gesto velocissimo... lo impugnò e lo scagliò contro il gigantesco predatore.
Colpì la pantera in testa e quella morì di colpo..."
"Uauuuu!", dico ammiratissimo.
"Eh sì, nonno Bojango aveva inventato la clava... ", chiosa lei gonfia in petto.
E tu sai quanto sia importante la clava per la nostra sopravvivenza!"

 

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Immagine di una fiaccola (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). La fiaccola e sul bastone la mano di una scimmia che la sorregge.Particolare della zampa.Particolare della fiaccola
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"E io sarei come nonno Bojango... anche se non ho inventato niente?!"
Nonna spalanca i suoi grandi occhi dolci e mi fissa seria:
"Tu sei come nonno Bojango perché, come lui, pensi a cose che ancora non ci sono!
Sono i desideri che conquistano il futuro, ricordatelo sempre!"
"Lo dici perché non voglio le proto-mosche?"
"No, lo dico perché non vuoi le proto-mosche crude!
Tu stai cercando un nuovo modo di mangiare e sono certa che prima o poi lo troverai..."
Poi nonna estrae delle foglioline crocchianti da una bisaccia tessuta con fibre di archeo-ficus disseccato.
"Tieni: prendine un paio e masticale un po'..."
"A cosa servono?", domando guardingo.
"Per dormire, è la camomillicas selvaticas... al resto penserà il tuo spirito dell'acqua."
"Scusa nonna, al resto di cosa?"
"Quando si hanno certi desideri, spesso il futuro si affaccia anzitempo nei sogni.
E chissà che il bisnonno Bojango non ispiri il tuo spirito dell'acqua..."
Le ultime parole di nonna non le ricordo.
Si confondono nel vento mentre mi sveglio nel cuore di un'immensa distesa di terra.
"Oh bella, è tutto giallo qui?", dico stropicciandomi gli occhi e guardandomi intorno.
Ma no, che dico, non è tutto giallo, è un'immensa distesa di terra arida, interrotta di tanto in tanto da alcune collinette verdi, sparse qua e là.
Corro felice mentre l'erba secca crepita sotto le mie zampe.
Improvvisamente vedo un bagliore, in direzione di un albero posto al centro della distesa inaridita.
Quindi, da dietro il tronco, una figurina alta circa un metro fugge via urlando:
"Lo fogo, lo fogo!"
Mi avvicino guardingo, o almeno ci provo, perché la figurina fugge da una parte all'altra, appiccando la luce a tutto quello che incontra.
Accidenti!
Non riesco a seguirla tanto corre veloce...
"Mamma che caldo!", urlo spaventato.
Quindi, la scorgo di nuovo, mentre si allontana più lentamente verso una collinetta verde.
Temerario la seguo e quasi come fossi un'ombra mi tengo a pochi passi da lei.
"Indovai?", mi domanda sbarrandomi la strada all'improvviso.
E' una creatura mai vista, senza peli... anzi no... i peli li ha... ma solo a ricoprire il capo.
Sono lunghi peli rossicci, intrecciati e legati con ossicine di qualche animaletto vertebrato.
Cammina eretta sulle gambe e ha dei piedi larghi con le dita molto sviluppate.
Indossa una pelliccia posticcia, picchiettata di tante macule, molto strana.
"Ma come parli?", le chiedo ridendo.
"Io non parlo: comunico... stupido scimunito!"
"Io non sono scimunito!", replico un po' seccato.
"Certo che lo sei, ti riconosco, sei scimunito: c'hai troppi peli e sicuramente mangi banane, percios, tu sei scimunito!"
"E cosa sono le banane?", domando annaspando: mi fa girare la testa, è troppo veloce e dice cose che non capisco...
"Le muse acuminate, entiendi?
Frutti... bacche gialle, viventi in grappoli, mi capisci, scimunito?"
No, non capisco e mi difendo... quindi la guardo scettico come se la cosa in fondo, in fondo, non mi importasse granché.
Ma lei non bada a me e fissa il cielo.
Mi dico:
"E' matta... è una povera scimmia, pelata e matta!"
La vedo impugnare un grosso ramo, alla cui estremità superiore ha legato una selce fatta a forma di foglia... la vedo poi prendere la rincorsa e colpire il cielo.
Sono sconcertato: lanciare un'arma contro il cielo... mi sembra un gesto così grave!
Il cielo ha i suoi spiriti... ora, bene che ci vada, pioverà fino alla notte dei tempi!

Lei invece è entusiasta della sua bravata e non sembra per niente stupita quando il cielo risponde con un grosso casco di bacche gialle oblunghe che le cade sulla testa.
No, non si meraviglia.
Anzi, a pensarci bene, aspettava proprio questo.
Quindi stacca dal grappolo una grossa bacca, la sbuccia senza separare dal picciolo i lembi del guscio giallo e mi offre la carnosa polpa del frutto, ornato del gonnellino di bucce.
"Io Lucy e tu Scimu...", poi indica il frutto e dice "...lei banana..."
Non vorrei accettare questa risposta del cielo.
E' ovvio che mangiare quella cosa farà arrabbiare tutti gli spiriti... è una bacca troppo strana, troppo grande, troppo.... lunga!
Ma nonna Bula mi ha sempre detto che per gli esseri preistorici rifiutare del cibo (piovuto dal cielo o no) è cosa davvero brutta.
E allora, siccome non vorrei innervosire nonna, gli spiriti, e questa triviale donzella che ho di fronte, sono costretto ad accettare.
Ragazzi, che sapore!
E' ovvio che sarò punito a vita: forse sto mangiando un pezzo di cielo!
La meraviglia delle meraviglie!
Con la bocca piena di questa polpa giallastra e succulenta giuro a me stesso che se torno da questo viaggio crescerò i miei figli con il culto delle bacche gialle!
E' sicuro!
Lucy sorride, ha dei denti lunghi e colorati:
alcuni viola, alcuni vuoti, alcuni gialli come... la banana.
Quindi, mangiando anche lei le bacche come una vera troglodita, mi dice a bocca piena:
"Andemo, per di là!"
E m'indica la strada per la pianura secca e gialla.
"Ma perché parli così?"
"Io non parlo: comunico...", mi ripete orgogliosamente (è fiera in petto quasi quanto nonna) e poi aggiunge, "io corro, cammino, vedo tanto posti e prati, perciò io parlo molte lingue di molte terre!
Mi contamino, io!"
"Non sapevo che andemo fosse straniero...", dico provando a essere un po' critico, ma lei:
"Lo è, lo è, ma tu non sai un sacco di cose, sembra che tu venga dal principio dello mundo... sembra!"
Cerco di non prendermela e la seguo perché è più grande di me.
Inoltre è talmente brava a camminare su due piedi che penso di doverle un certo rispetto.
Davvero non riesco a capire come possa tenersi in equilibrio tanto a lungo.
E poi forse, devo ammetterlo, sono un po' affascinato.
Poco dopo, però, lungo la distesa gialla e arida, Lucy riprende a camminare carponi assumendo un'aria molto, molto guardinga.
Questo atteggiamento non mi tranquillizza affatto.
L'ho sempre pensato che quando si tratta di stare all'erta le quattro zampe radicate al suolo sono necessarie... accidenti!
Però non accade nulla di grave, direi che è un falso allarme e mi rilasso.
Procediamo insieme fra l'erba alta e secca... mi diverto!
Il vento del futuro mi spolvera i peli e sento i brividi della ventura.
Il cielo è di un azzurro avvenire che toglie il fiato.
L'aria è limpida, carica di novità e di promesse.
Poi all'improvviso, con un'aria da vera pazza, Lucy tira fuori due pietruzze.
Mi guarda con gli occhi che le brillano senza dire una parola.
Accosta le due pietruzze fra loro e incomincia a strofinarle a più non posso e... magia delle magie... attorno alle pietre si liberano tante mosche di luce.
Lucy urla come un'ossessa:
"Sì, lo fogo brugia, Lucy brugia di piuuuuuù!"
Mi allontano di qualche passo.
Non per mancanza di fiducia, ma... sì, lo ammetto, per mancanza di fiducia: è inutile mentire.
Quando le mosche di luce diventano mosconi, Lucy avvicina un bastoncino di legno e improvvisamente quello prende luce.
Mi guarda, entusiasta, impugnando il suo rametto luminoso.
"Sì, lo fogo brugia..."
"Ok, ok...", dico allontanando prudentemente il bastoncino che lei mostra orgogliosa e aggiungo, "Lucy brugia eccetera, eccetera... ma adesso?"
"Andemo!", esclama lei imperativa, si rimette su due piedi e incomincia a correre come se volasse.
La seguo e quando non mi vede, provo anche io a correre su due piedi:
beh, penso sia un'esperienza che Pakino deve fare assolutamente.
E' tutto fantastico su due piedi: si captano altri odori e hai in pugno l'orizzonte, il cielo... che esperienza!"

 

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Immagine di una scimmia in mezzo busto (Per leggerne la descrizione proseguire nel link). Con una zampa distesa tiene una bistecca e con l'altra un ramo infuocato.Particolare del muso e del fuoco.Particolare della bistecca.
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Ma la mia estasi viene brutalmente abbattuta dalle successive mosse di Lucy che, sempre più preda della sua lucida follia, incomincia ad appiccare la luce a ogni oggetto che incontra e le cose... s'illuminano!
Quello che non mi pare controlli, però, è che quando le cose s'illuminano, il caldo aumenta in modo insopportabile.
Quindi la luce si espande e non si riesce più a fermarla!
E infatti, tempo di far arrivare il sole al centro del cielo, che siamo circondati da luce proveniente da tutti i punti cardinali.
Branchi di animali di ogni specie e foggia fuggono bercianti all'impazzata mentre Lucy si galvanizza sempre più.
Quindi all'improvviso mi acciuffa per un braccio e mi trascina nel cuore di una collinetta erbosa, fresca, verde e umida.

"Ma perché fai queste cose?
Mi sembra una roba molto pericolosa!"
"Tu non magni?", mi dice estraendo dal suo costume maculato uno strano uccello bruciaticcio, dal becco acuto, che inizia a spennare.
La guardo allibito mentre lei appicca altra luce a un mucchietto di rametti secchi.
" Observa...", mi ordina.
Prende l'uccello e lo mette a rosolare sulla luce.
Sotto le ali gli mette delle erbette e in bocca un pomo rossiccio che ruba da un albero verde.
Quindi lo fissa e mi informa:
"Hora se coce..."
"Cosa fa?", chiedo stupito.
"Se coce, scimunito!"

Attendo con lei che il volatile se coce convincendomi sempre più che non abbia tutte le rotelle a posto (Lucy, non il volatile).
Ma poi la magia si compie e Lucy a modo suo mi rivela uno dei sette segreti del mondo... quelli che almeno penso vi siano nel mio mondo.
Infatti, quando ritiene che sia ora, con le sue potenti manone strappa un lembo della sua preda e me la porge!
"Ecco, adesso è cocciuta!"
Beh amici, avevo in mente, una volta tornato a casa, di scrivere l'ode della banana.
Ma prima di ciò penso che dovrò intonare un carme alla carne cocciuta!

Carme alla carne cocciuta
Carme al sapore e alla vita!
Tu sei la più saporita
Sei tenera, molle,
sei ghiotta!
Sei cruda
E alla luce
di Lucy
Sei cotta!


Non so come suoni... forse ha bisogno di qualche limatura, ma il senso c'è, ci lavorerò...
Ad ogni modo, io e Lucy ci gustiamo la conquista gastronomica che, a mio modesto modo di vedere, farebbe fare alla mia gente un passo lungo quanto... una forchetta!
E mentre io, con lo stomaco pieno, sono intento a fare le mie considerazioni, Lucy prova a farsi un copricapo con le piume del volatile, ormai bello che gustato.
Di conseguenza non ci accorgiamo subito di un fatto gravoso.
Alle nostre spalle un ringhio furioso gela ogni nostra piccola e grande allegria.
Ci voltiamo e un terribile quadrupede peloso e furioso ci fissa senza alcun timore di me, di Lucy e della carne cocciuta... un avanzo che la cuoca tiene nascosto sotto la sua pelliccia.
Anzi, sembra sia proprio il profumo di quest'ultimo a solleticare il supremo interesse della fiera.
In effetti l'aroma che è rimasto nell'aria non è niente male.
Saranno le erbette abbrustolite sotto le ali dell'uccello oppure il pomo arrostito a puntino...
Comunque, sia quel che sia... sta di fatto che adesso abbiamo un ospite!
Lucy incomincia a digrignare i suoi denti colorati (non so quanto sia una bella idea) così come a emettere un ringhio sordo, molto simile a quello del nuovo venuto.
Però, però, anche se all'inizio nessuno lo nota, lei incomincia pure a indietreggiare.
E non è buon segno.
Cioè, è il segno di una cosa sola:
Lucy, non sa cosa fare, non vuole mollare la sua preda ma non vuole rimetterci la vita.
Insomma, non sa come difendersi.
Purtroppo, dopo un po', lo capisce anche il nostro ospite che diventa sempre più invadente e furioso mentre l'istinto selvaggio gli suggerisce di ululare a tutta forza.
E io che pensavo fosse l'antenato di un gatto!
Mi sbagliavo: è il progenitore di un lupo!
Gatto, lupo?!
Ma cosa sto dicendo?
E chi sono costoro?
Quanto si parla a vanvera quando si fantastica sul futuro!!!
Lucy, comunque, continua a indietreggiare e a emettere suoni sempre più acuti.
Credo voglia rifugiarsi in cima a un cucuzzolo poco distante.
"Sì, ma poi?", penso io con il cuore a tremila, "Poi non avremo più scampo!"
Quindi, come se qualcosa d'incontrollabile si agitasse dentro di me (che forse, l'homo sapiens sapiens chiamerebbe istinto di sopravvivenza), invece di imitare Lucy avanzo minaccioso verso la creatura ululante.
Dal fogo di Lucy ancora ardente estraggo un ramo e, memore dell'impresa di nonno Bojango, lo sventolo sul muso dell'aggressore.

La brutta bestia si spaventa col calore del fogo che brugia e decide di darsela a gambe, emettendo uno strano: cai, cai.
E io?
Io, resto con il bastone alzato, il cuore nel petto che esplode, immobile e fiero.
Miro la fiamma di luce che fluttua nel vento e mi pare di avere il mondo in una mano.
Per un attimo, ma solo per un attimo, ho la visione della storia:
da me al futuro prossimo venturo, e sento fortissimamente che quella luce ci porterà lontano.
Ma quando... e dove?!
Poi, incomincio a correre con la luce fra le mani mentre Lucy mi corre dietro ed esultando gridiamo insieme:
"Lo fogo, lo fogo!!!"
Corro, corro, corro a perdifiato nel vento e nella radura gialla finché una mano mi sfiora e... mi sveglia.
"Ehi giovanotto, calma è solo un brutto sogno", mi dice nonna Bula sorridendo e porgendomi l'ennesima scodella di proto-mosche crude.
Mi guardo intorno e mi ritrovo al sicuro, protetto nella nostra grotta.
"Vedi cosa succede ad addormentarsi a stomaco vuoto?", mi rimprovera affettuosamente nonna.
"Dai... Pakino ti offre una parte della sua razione serale, la vuoi?"
Sorrido, guardo la scodella che nonna ha fra le mani, e dico:
"Sì, più tardi però.
Sai nonna, ho capito una cosa: d'ora in poi noi mangeremo le mosche cotte!"
Mi alzo pimpante su due piedi e annuncio:
"Torno subito!"
"Che vuol dire cotte?", mi dice lei sbigottita, "Dove vai?"
Nonna mi urla dietro apprensiva.
"In cerca di due pietre che facciano luce... tranquilla!"




 

 

 

 

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