Quattordici-Diciotto: Relazione al Ministero di Guerra

Relazione al Ministero di Guerra


 

 

Dall'Ufficio della Missione militare italiana in Siberia



Il 1 settembre 1919, dall'Ufficio della Missione militare italiana in Siberia, venne predisposta una relazione sull'opera svolta fino ad allora in Russia dal Maggiore Manera.
La relazione aveva come obiettivo la proposta d'avanzamento del maggiore per meriti speciali.
In alcuni passi della relazione vi sono dettagli su cui si fondano le fonti storiche per la ricostruzione delle vicende dei Redenti in Siberia:

Nel luglio 1917 cinquantasette ex-Ufficiali e 2600 uomini di truppa furono concentrati a Krisanoff in attesa di essere rimpatriati.
Il maggiore Manera ebbe l'incarico di organizzarli.
Compito in verità non lieve se si tiene conto che mancavano gl'istruttori, i regolamenti nostri e che autorità bolsceviche e truppe rivoluzionarie ostacolavano ogni organizzazione d'ordine e disciplina.
Tuttavia i Redenti furono bene organizzati militarmente in tre battaglioni su quattro compagnie ciascuno, più una compagnia deposito.
[...]
A causa della mancanza dei trasporti, le possibilità di rimpatrio diminuivano giornalmente, mentre si andava delineando la grave minaccia di una pace separata fra i bolscevichi ed il blocco avversario e quindi il pericolo per i Redenti che avevano chiesto la nostra protezione di essere catturati.
[...]
Dopo molte pratiche avversate in tutti i modi dalla situazione caotica russa, finalmente si ottennero due treni che però vennero distrutti per via prima di giungere a Kirsanoff.
Il maggiore Manera allora per togliere i suoi uomini da quella situazione estremamente penosa e pericolosa decise di farli partire alla spicciolata a piccoli gruppi con ogni treno in partenza per la Siberia, ove si sperava vi fosse qualche probabilità d'imbarco e quindi di rimpatrio e dove in ogni modo la loro sicurezza era meno minacciata.
Per oltre 15 giorni si susseguirono le partenze di questi gruppi con l'ultimo dei quali partì anche il Maggiore Manera.
[...]
L'opera di ricerca dei Redenti si presentava tutt'altro che facile.
Occorreva lottare contro i comitati jugoslavi che in Siberia operavano ed operano tuttora con una grande larghezza di mezzi e che strappavano anche con la violenza i prigionieri di nazionalità italiana soltanto perché portavano nomi che potevano sembrare slavi: con la ingordigia dei proprietari di terre e di fabbriche che non erano disposti a privarsi della mano d'opera italiana, qui come altrove giustamente apprezzata: con le lungaggini delle autorità russe e finalmente con la diffidenza dei prigionieri stessi i quali dopo le sofferenze della lunga prigionia, dopo tutti i soprusi subiti non credevano assolutamente che l'Italia, la loro vera Madre, mandasse degli emissari fino in Siberia senza alcun recondito interesse al solo scopo di liberarli e restituirli alla Patria e alla famiglia.
[...]
A quest'opera il Maggiore Manera dedicò tutta la sua fervida intelligenza, tutto il suo cuore di ardente italiano.
Questi Redenti, di cui con l'arrivo di altri Ufficiali dall'Italia si sono potute intensificare le ricerche in tutta la Siberia, sono ora organizzati militarmente.
In ampie e arieggiate caserme della Baia di Gornostaj ne sono raccolti circa millesettecento divisi in otto compagnie più un reparto chiamato dei prigionieri di guerra nel quale sono raccolti coloro che non palesano ancora chiaramente i loro sentimenti politici, reparto che, però, va assottigliandosi giornalmente e che certamente scomparirà in breve.
Le otto compagnie e il reparto formano la 'Legione Redenti' di cui è comandante il Maggiore Manera.
[...]

 

 

 

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