Salve amici!
L'ultima volta che ci siamo sentiti avevo promesso di parlarvi del mio amico Gigi Randall e voglio assolutamente mantenere la parola.
Perché?
Perché a me l'amico Gigi ha rivelato un mondo e io spero di essere in grado di fare altrettanto con voi, raccontandovi quello che mi ha insegnato.
Ho finito la scuola di addestramento per cane guida presso gli umani molti anni fa.
Mentre ero in attesa di conoscere la mia futura padrona e la mia definitiva destinazione, ciondolavo per il campo della scuola molto annoiato.
A un tratto, mi avvicinò una giovane pastora tedesca.
Si chiamava Sabine, era bionda, carina e molto disinvolta.
"Ehi, Slalom", mi disse, "so che hai superato il corso a pieni voti."
Feci una faccia da pesce lesso abbassando il testone.
Beh, ero felice che se ne fosse accorta... voleva dire che mi aveva notato.
Poco dopo, però, mi accorsi che la questione non era così gratificante.
Mentre con piglio da cane cool mi accingevo a farfugliare una risposta, lei mi anticipò:
"Volevo avvisarti che il corso non è completo."
"Come sarebbe non è completo, baby?
Io ho superato tutte le prove, ho tutti i requisiti per essere adottato e diventare un perfetto cane guida", risposi un tantino indispettito.
Come tutti i pastori sono un po' pignolo e molto, molto dedito alla difesa, ragion per cui quello che stava dicendo Sabine mi mandava totalmente in confusione.
Io reduce da un corso incompleto?
Non poteva essere!
Lei, risoluta, continuò.
"Questo è quello che ti fanno credere gli umani, vecchio mio, ma lo sanno tutti che il vero corso da superare è quello del maggiore Randall."
"Cosa diavolo stai dicendo?
E chi sarebbe il maggiore Randall?", domandai scimmiottando il suo tono di voce.
"AH!
Immaginavo che non lo conoscessi", rispose lei sussiegosa.
"Beh, è il caso che ti aggiorni Slalom, perché come cane guida è tuo compito essere informato e responsabile."
"E di cosa dovrei informarmi, a tuo giudizio?"
In fondo al cuore stavo già per rimangiarmi l'ottima opinione che avevo di Sabine, ma qualcosa dentro mi disse che dovevo andare a fondo.
Chissà, forse stava cercando di dirmi qualcosa d'importante.
"Allora?
Chi è il maggiore Randall?", domandai con un tono meno supponente.
"E' il maggiore dell'Unione dei Cani Guida.
Un'autentica autorità.
Il maggiore sostiene che l'addestramento che ci viene impartito dagli umani non sia sufficiente per svolgere bene il nostro compito, visto che c'è un importante settore della sicurezza a cui i bipedi non si dedicano affatto."
"Ma figurati!", osservai io quasi voltandole la schiena.
"Beh, se hai tempo, fai pure lo snob.
Ma credimi, te ne pentirai", concluse Sabine, serissima.
"Dammi una ragione per cui dovrei darti retta", continuai.
Sì, lo ammetto, ero ridiventato antipatico, ma la mia amica stava mettendo in dubbio tutto (o quasi) quello per cui avevo duramente studiato.
Non potevo permetterglielo.
"Beh", disse lei pensandoci, "diciamo che nel darmi retta non avresti nulla da perdere. No?
Quindi, forse, ti converrebbe starmi ad ascoltare."
"Mmmhh", mugugnai, ma confesso che incominciavo ad avere una rinnovata ammirazione per quella giovane lupa.
Aveva ragione lei.
A volte, quando qualcuno tenta di darci un consiglio, ci trinceriamo dietro un immediato scetticismo di difesa.
Non so se capiti a tutti, ma quel giorno in me stava accadendo esattamente questo.
Insomma, piuttosto che mettermi in discussione, piuttosto che ascoltare qualche osservazione sulla laurea testé conseguita, ero pronto a tapparmi le orecchie.
Sbagliato!
Decisamente sbagliato!
Se c'era qualche difetto nella mia formazione, dovevo assolutamente correre ai ripari.
E se gli Stati Generali dei cani (della cui l'esistenza, confesso, non ero a conoscenza) ritenevano che l'addestramento dei cani guida non fosse completo senza la benedizione di questo Gigi Randall, allora avevo il dovere d'incontrarlo e farmi spiegare i perché e i per come del Randall pensiero.
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Quindi, cambiai atteggiamento con Sabine e anche lei si rilassò.
"Quando ti faranno conoscere la tua nuova compagna umana?", chiese lei preoccupata.
"Mi pare di aver sentito che dovrebbe arrivare domattina.
Perché?"
"Beh, perché in tal caso non abbiamo molto tempo", rispose lei sbuffando.
"Per fare cosa?", ero lievemente irritato dalla sua aria di mistero.
"Stasera, dopo la pappa, ci vediamo alla quercia, al centro del campo.
Posso contare che verrai?"
"Certo, sono troppo curioso di arrivare alla fine di questa storia", risposi un po' scettico.
Lei mi lanciò uno sguardo obliquo, come per dire sei proprio di coccio amico, ti sto facendo un gran favore, a cui francamente non seppi replicare.
Infatti, fu lei a congedarsi per prima.
"Naturalmente è inutile che ti dica che devi stare attentissimo a non farti beccare, vero?"
"Sì, sì..."
"Sei mai uscito dal campo prima d'ora?", mi chiese perplessa.
"Ma certo che no!", replicai indignato, "Io sto dove mi si dice di stare!"
"See, seee, ho capito", rispose lei alzando gli occhi al cielo e continuò:
"Allora vedi di pulire tutta la ciotola, a cena, e di comportarti nel modo più naturale del mondo.
Insomma, evita di destare sospetti, ok?"
"Ok, ok", assentii, voltandole le spalle e puntando al mio box.
Quella sera, mentre indugiavo nel pulire le pareti della mia ciotola, incominciai a percepire una certa agitazione.
Perché avevo detto sì?
Come potevo disubbidire?
E se mi avessero beccato fuori dal centro?
Mi avrebbero strappato stellette e diplomi?
Non sarei stato più l'orgoglio della mia famiglia.
Cani guida da sette generazioni, incluso nonno Hans, pluridecorato.
Ero molto combattuto, eppure forse crescere significava questo:
prendere decisioni e rischiare autonomamente.
Andare fuori dal seminato e verificare se le strade già tracciate non avessero percorsi che potevano, e dunque andassero, perfezionati.
Questo pensavo, mentre percorrevo il vialetto del campo disegnando con il fiato nuvole filate di umidità.
Poi, un fruscio nell'ombra e la sagoma blu di un lupo si stagliò nel buio.
"Seguimi."
Era Sabine.
Saltammo a piè pari la staccionata che delimitava il campo e ci inoltrammo nel boschetto vicino.
Seguivo Sabine senza mai perderla di vista, ero emozionato, spaventato, e ciò nonostante tutto questo mi esaltava.
Stavo lavorando per la mia formazione e stavo per essere ammesso a un livello superiore degli Stati Generali canini e della conoscenza!
Mentre trottavo nel buio, il cuore batteva a tremila.
Ogni ramo o cespuglio che mi sfiorava il mantello mi faceva sussultare.
Dalle mie narici, alte volute di fumo blu si levavano al cielo.
Il cielo...
Improvvisamente fui pervaso da una calma interiore mai provata.
Mi resi conto che intorno a me era tutto umidamente indaco, brunito da un viola lunare.
Con il muso mi accorsi che tronchi, cespugli, prato e foglie erano ricoperti di cristalli di rugiada.
Quant'era bello il cielo, la luna era piena e mi venne una gran voglia di...di...
Oh, santo cielo, di... ULULARE!
Sì, proprio così, avevo voglia di cantare, cantare versi estatici a quel piatto luminoso e candido che sembrava il fondo della mia ciotola a Natale.
La luna!
Sabine si arrestò, sembrava avermi letto nei pensieri.
"Ehi, ehi, cerca di stare calmo amico...iuuuu ci sei?"
"Sì, sì", risposi estasiato, ma lei era molto preoccupata.
"Cerca di non comportarti da stupido per favore", mi disse scrollandomi.
Ero stordito, lei proseguì.
"Quello che stai provando... insomma, sì... non si dimentica mai.
Ma può fare brutti scherzi."
"Come fai a sapere quello che sto provando?", le chiesi colpito.
"Ti vedo.
L'espressione che hai la conosco molto bene.
Prima stavi per ululare alla luna, che è un modo fantastico per farci trovare."
"Hai ragione, scusa, è che..."
"E' che è più forte di te, giusto?"
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Annuii.
"Lo so. E per quelli come noi nati in cattività, la scoperta è ancora più sconvolgente, perché sovente i primi ululati lunari avvengono in tenera età, mica da adulti!"
"Ah", acquisii il dato.
"Gli scienziati, in verità, pensano che la luna non c'entri niente e che i lupi ululino non a lei, ma per contattare altri lupi.
Questo è vero, ma solo in parte, perché la luce della luna illumina il cuore di ognuno di noi e un lupo vero lo sa."
"Eh, beh, allora...", osservai, deglutendo dallo spavento, "io devo proprio essere un lupo vero."
Giungemmo presso una fattoria abbandonata.
Sfiorandola con una zampa, Sabine fece scivolare l'anta di una minuscola porticina di legno riciclato, nonché decorato da un'armata di tarli certosini e muschio ricamatore.
La porta dava in uno spaziosissimo hangar che brulicava di moltissimi miei colleghi.
Erano tutti seduti lungo il perimetro dell'immensa sala rettangolare, mentre il centro era deserto.
Io e Sabine ci facemmo spazio fra le doppie file, mentre un golden, piuttosto scapigliato, stava domandando a un giovane meticcio:
"Ma qual è Randall?
Lo hai capito?"
"Macché...", aveva risposto il meticcio.
"Credo sia al centro della sala, ma è difficile farsi spazio e io non sono molto alto."
Nonostante il gran numero di cani, mi stupì che nello stanzone si percepisse solo un borbottio diffuso.
A un tratto, una voce bassa e profonda sovrastò tutte le altre.
"Signori, il maggiore Randall sta per effettuare il test dimostrativo.
Ergo, vi prego di prestare la massima attenzione."
A parlare era un maestoso terranova che, occhio e croce, doveva pesare almeno un'ottantina di chili.
Tipo davvero affascinante e ipnotico.
"Ecco, quello dovrebbe essere Randall", mi sussurrò in un orecchio Sabine.
Nella sala cadde il silenzio e un buffo cagnolino alto al garrese meno di 40 centimetri si posizionò in un angolo.
Era molto giovane.
Il maggiore Randall non doveva avere più di quattro anni.
Sembrava un golden, ma rossiccio, e aveva dei lunghi capelli, cioè, dei peli incolti dietro alle orecchie che lo facevano sembrare un giovane hippy.
Certo, non aveva l'aria del tipico militare, ma la sua agilità incantava.
Al centro della sala si poteva scorgere un percorso che, presumibilmente, il maggiore si accingeva a percorrere.
Un ticchettio ansiogeno incominciò a scandire il tempo.
Randall, dopo una breve occhiata al responsabile, un cronometro che pendeva stancamente da un traliccio, si decise ad affrontare il percorso.
Noi ascoltavamo con la massima attenzione.
"Signovi, benvenuti", esordì, percorrendo il perimetro dello stanzone fissandoci a uno a uno.
Sì, aveva una specie di erre moscia.
"Quando affvontate un locale pubblico, vi sono divevsi segnali che non vi debbono sfuggive in caso di necessità."
Il percorso di Randall fu interrotto da alcuni ostacoli, nella fattispecie cartelli, di fronte ai quali lui assunse altalenanti ma esplicativi atteggiamenti.
Questa la sua cronaca.
"Nel mondo dei nostvi bipedi esiste il decveto legislativo n. 493 che novma i segnali di sicuvezza nei luoghi di lavovo e nei locali pubblici.
In questo decveto vengono evidenziati:
cavtelli, segnali acustici, colovi, comunicazioni vevbali, segnali luminosi, segnali gestuali o combinazioni degli stessi.
Già da questa mia pvemessa, potete capive le difficoltà che può vipovtave una pevsona ipo o non vedente, una pevsona con difficoltà uditive, o una pevsona qualsiasi che non abbia infovmazione di quanto sto per vaccontavvi."
Beh, questo è il suo modo di parlare, ma ora credo che continuerò a raccontarvi evitando difetti di pronuncia...
Randall fece un cenno col muso al grandioso terranova che, a sua volta, sincronizzò il cronometro e diede l'ok a Gigi per partire.
Tic-tac-tic-tac era l'unico commento alle parole affaticate del maggiore, il quale, percorrendo a tutta velocità molti metri, fu costretto ad arrestarsi.
"Uff, uff, in caso di emergenza, l'unico elemento che dobbiamo sempre e costantemente portare dalla nostra parte è il tempo."
Quindi, si stoppò di fronte a un cartello e iniziò a fare la sua diagnosi ad alta voce, girando attorno all'insegna col massimo sospetto.
"Innanzi tutto, quando ci troviamo di fronte a un cartello, dobbiamo sapere che la sua posizione ha un significato.
Se il cartello è distante da qualsiasi probabile pericolo, sta a indicare un rischio generico.
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Diverso sarebbe se il cartello fosse posizionato su una porta,
perché starebbe a indicare che il rischio è specifico e nelle immediate vicinanze, ovvero presumibilmente dietro la porta.
Mhhhh...
Cartello triangolare, colore giallo", proseguì guardandosi intorno.
"Signori, i cartelli gialli a triangolo ci vogliono avvertire di un pericolo nelle vicinanze.
Al centro del triangolo, sovente, vi è segnalata, con un pittogramma, la ragione del pericolo.
Faccio qualche esempio:
triangolo giallo con una linea nera che termina in una scintilla indica
la presenza di un raggio laser, o la possibilità dell'uso di questa tecnologia."
Nella sala si levò per un istante un borbottio ammirato.
Randall non si fece distrarre e proseguì.
"Altri pittogrammi neri su fondo giallo possono essere:
una fiamma nera che indica la presenza di materiale infiammabile.
Un punto esclamativo che indica un pericolo generico.
O, ancora, una freccia zigzagante per la tensione elettrica.
Un simbolo di tre figure somiglianti a tre code di pesce congiunte in un cerchio, avverte della presenza di un rischio biologico."
Ciò detto, Randall saltò un filo elettrico che, al suo passaggio, fece qualche scintilla.
In effetti, il cartello col triangolo giallo posto sul percorso, riportava una freccia zigzagante che, come ci aveva testé detto il maggiore, indicava la presenza di una tensione pericolosa.
Randall continuò nella sua simulazione e si trovò davanti un cartello blu.
Notai che vi si accostava senza tensione e con calma e infatti...
"I cartelli blu non sono segnali di allarme, ma di prescrizione.
Normalmente, i pittogrammi sono bianchi e lo sfondo è blu.
Se nel cartello, ad esempio, è rappresentata una mano provvista di guanto, significa che l'accesso al luogo deve avvenire con guanti di protezione.
Stessa cosa se nel pittogramma è rappresentata la sagoma di un viso con un casco in testa (protezione obbligatoria della testa) o con delle cuffie auricolari (protezione obbligatoria dell'udito).
Medesimo significato per la sagoma di una tuta o quella di uno scarpone.
Ad ogni modo, tutti questi elementi vengono chiamati DPI:
dispositivi di protezione individuale."
Randall riprese a correre eseguendo alcune curve a gomito e, di fronte a dei cartelli verdi, si rilassò.
Poi seguì le frecce che indicavano i cartelli.
"I cartelli verdi si dividono fra cartelli di salvataggio e cartelli di soccorso. Normalmente indicano le vie di uscita, ergo, in caso di pericolo in un luogo chiuso, è importantissimo individuarli.
Per vostra informazione, ogni locale pubblico ne deve essere dotato e, ove è possibile, dev'essere segnalato a coloro che transitano nei locali.
I cartelli verdi hanno pittogrammi bianchi che, sovente, sono frecce che indicano una direzione o una via d'uscita.
I pittogrammi possono anche rappresentare sagome di più persone.
In tal caso indicano che vi trovate nel punto di raccolta, o, se dotati di freccia, come raggiungerlo.
Fire exit, ossia uscite antincendio.
Percorsi alternativi di emergenza.
Infermeria.
Siti ove è ubicata la cassetta di pronto soccorso.
Siti dov'è possibile fare una doccia di sicurezza.
Siti dov'è possibile effettuare un lavaggio degli occhi.
Siti dov'è ubicato un telefono per chiedere aiuto.
Al cinema, tanto per fare un esempio, sullo schermo, con l'ausilio di una voce, vengono proiettate le direzioni per le uscite di sicurezza che vengono segnalate di norma dai cartelli verdi."
A quel punto della spiegazione, il terranova indicò col muso il cronometro e Randall riprese a correre seguendo le linee del percorso per completare l'esercitazione.
Qualche metro più in là, il maggiore fu costretto a una brutale frenata.
Tutti noi notammo che il cartello era rosso.
"Attenzione!
Cartello quadrato e rosso!", disse con una certa ansia nella voce.
Poi riprese, abbastanza alterato:
"Il cartello rosso con pittogramma bianco è il genere di cartello cui dovete prestare maggiore attenzione, perché indica divieti, pericoli, allarme, chiaro?
E anche attrezzature anti incendio."
Vi faccio degli esempi pratici.
Un punto bianco con dei raggi intorno segnala un pulsante antincendio.
Il pittogramma di un rubinetto bianco segnala dov'è possibile, per i vigili del fuoco, attaccare gli idranti.
Il disegno bianco di un tubo arrotolato segnala la presenza di un idrante.
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Il disegno di un telefono segnala ove è possibile fare una
telefonata alla stazione dei vigili del fuoco più vicina.
La sagoma bianca di un estintore segnala la presenza di un estintore per prestare i primi soccorsi.
Di norma, le attrezzature antincendio devono essere immediatamente identificabili e devono essere contrassegnate e distinte unicamente dal colore ROSSO.
Ci sono anche altri cartelli rossi che hanno forma rotonda.
Il bordo è rosso, lo sfondo è bianco attraversato da una banda rossa, mentre il pittogramma è nero.
Per amore di informazione, vi dirò anche che la banda rossa che taglia a metà il cartello deve avere un'inclinazione di 45 gradi.
Questi sono cartelli di divieto e possono raffigurare:
Un cerino con una fiamma che indica pericolo di incendio.
Questo, per esempio, lo potrete trovare in luoghi chiusi e anche in prossimità di boschi.
Secchio d'acqua gettato su una fiamma, indica il divieto di spegnere un eventuale focolaio con l'acqua, normalmente posizionato in presenza di corrente elettrica.
O ancora, la testa di un omino con il palmo di una mano in primo piano indica: divieto di accesso ai non addetti ai lavori e/o persone non autorizzate.
Un teschio associato a dei fumi indica il divieto di gettare solventi.
Mentre il cuore con una spina, indica il divieto di accesso a portatori di stimolatori elettrici cardiaci.
Randall, dopo aver corso diverse volte attorno a questi cartelli si fermò, un po' affannato.
"Nei locali, oltre a tutto quello che vi ho detto, deve essere presente una mappa con la seguente dicitura:
Mappa d'incendio e di evacuazione.
Su di essa deve essere disegnata la planimetria esatta dell'edificio e devono anche essere identificati i simboli rossi che segnalano gli estintori e i pericoli eventuali, i simboli verdi indicanti le vie di fuga e i simboli gialli, che indicano la presenza di pericoli a causa di energia elettrica."
A quel punto, il terranova accese un fumone da stadio e la stanza incominciò a riempirsi di fumo.
"Ad ogni modo, signori, in caso d'incendio, la prima cosa da fare è mantenere la calma e rispettare la segnaletica dei cartelli verdi e gialli.
Allontanandosi il prima possibile dalla zona interessata, of course.
Se sono presenti persone con handicap, va loro data la precedenza e vanno aiutate a individuare percorsi e vie di fuga.
Ed è importantissimo accompagnarle ai punti di raccolta.
Non bisogna usare mai, per nessun motivo, gli ascensori presenti e, se possibile, dare l'allarme.
In caso di fumo, camminate carponi con un fazzoletto bagnato sul muso e sulla bocca.
Qualsiasi intervento va fatto solo e esclusivamente se non mette a rischio l'incolumità di alcuno:
né la vostra, né quella del vostro conduttore.
Se la visibilità è scarsa, dovete spostarvi rasente i muri e non salire mai, dico mai, in alto.
Se vi trovate in un locale e l'incendio è generato all'esterno, blindate il luogo sigillando ogni fessura.
Quindi segnalate la vostra presenza come potete.
In caso di persona cui gli abiti hanno preso fuoco, bisogna evitare che corra, cosa non sempre facile, costringerla a stendersi a terra e avvolgerla con altri indumenti."
Dopo qualche colpo di tosse, Randall fece un cenno al terranova e ci trovammo al buio.
"In caso di black out, dovete muovervi molto lentamente per evitare di farvi male. Cercate di individuare le luci di emergenza e, comunque, di raggiungere il punto di raccolta più vicino."
Quindi, Randall inciampò in una valigia gettata ad arte dal suo giunonico collega.
"Per quanto riguarda la sicurezza interna, altre norme molto importanti sono, per esempio, la presenza di oggetti abbandonati.
Una borsa incustodita, tanto per dire, va subito segnalata agli uffici competenti.
Se avete a che fare con una persona armata e fuori controllo, non dovete abbandonare la vostra postazione per andare a curiosare.
E, naturalmente, se siete minacciati, non reagite.
Se l'emergenza è esterna, impedite al vostro conduttore e a voi stessi di cedere alla curiosità e di affacciarsi alla finestra, ma procedete all'evacuazione.
Tutto chiaro?"
Il terranova gettò una secchiata d'acqua addosso al povero maggiore.
Tutti i presenti sussultarono.
Randall, senza fare una piega, riprese a parlare.
"In caso di allegamento, sarebbe importante disinnescare la tensione nei locali interessati", e si scrollò energicamente.
"In caso di perdita di gas, bisogna chiudere tutte le valvole.
Laddove non fosse possibile, aprite immediatamente tutte le finestre a disposizione e evacuate immediatamente il locale."
A quel punto, Randall balzò su un tavolo e il suo immenso amico, posizionandosi sotto, incominciò a simulare un sisma.
Con la voce rotta dagli sconquassi, Randall proseguì.
"Infine, in caso di terremoto, portarsi immediatamente fuori da qualsiasi locale, anche senza le indicazioni degli addetti.
Allontanarsi dallo stabile e identificare spiazzi, piazzali e radure più vicini.
Tenersi lontani dagli alberi e dai pali dell'energia elettrica."
Il maggiore continuava a sussultare, il terranova, sotto il tavolo, aveva preso il suo compito molto seriamente.
"Ad ogni modo, in caso di terremoto e qualora fosse impossibile evacuare l'edificio nel quale vi trovate, sarà opportuno non sostare al centro delle stanze e degli ambienti, ma rasentare le pareti.
Meglio se pareti ad angolo.
Oppure trovare rifugio sotto a dei tavoli."
Randall, con un saltello agilissimo, raggiunse il suo assistente sotto il tavolo.
"Per concludere, in caso di emergenza ambientale è opportuno che il vostro conduttore indossi i DPI.
Se è possibile, andrebbero chiuse le zone contaminate e, ove non fosse possibile, abbandonare l'area al più presto e avvisare immediatamente gli organi preposti.
Ah, un'ultima cosa.
Esiste una classifica dei colori dell'emergenza e sarebbe opportuno che la gente la conoscesse.
Vi faccio un rapido riepilogo dei più importanti, state attenti.
Gli incendi sono indicati dal colore rosso, mentre i black out dal colore viola.
Un incidente con infortunio dal grigio e l'emergenza generale e esterna dal fucsia.
In caso di emergenza generica esterna, che va dal terremoto all'allagamento, il colore è l'arancio.
Mentre l'emergenza ambientale, dovuta, per esempio a gas o a inquinamento di sostanze, il colore di riferimento è il marrone."
Il cronometro segnò il tempo.
Il maggiore Randall era già al punto di partenza, pronto per ricominciare.
Come dire... aveva portato il tempo dalla sua!
Ero basito dalle cose che non sapevo, che avrei dovuto sapere e che adesso lui ci aveva insegnato.
Non sapevo nemmeno, per altro, che alcune erano già previste nella mia futura vita di cane guida.
"Signori, accomiatatevi", disse con garbo il maestoso terranova.
"Fra meno di 5 minuti è prevista una seconda batteria di cani guida diplomati cui dovremmo fare il corso."
Si schiarì la voce e aggiunse: "E' inutile dirvi che all'uscita va mantenuto riserbo e segretezza sull'accaduto.
Siete pregati di raggiungere immediatamente il campo."
Sabine mi confessò che, dopo le lezioni di Randall, qualcuno aveva evitato di tornare al campo.
Questa cosa mi colpì.
Essere cane guida è una scelta di grande responsabilità, meglio non intraprenderla se non ci sente all'altezza.
Giusto?
Il ritorno fu dolce e magico come l'andata.
Non sto a dire quante volte ringraziai Sabine per avermi dato quell'opportunità.
Rientrai nella mia cuccia sfinito, sul prato verde del campo rimbalzavano i primi raggi di sole.
Chiusi gli occhi e mi parve di essermi appena assopito quando mi sentii chiamare.
"Ehi, cagnone..."
Era il mio istruttore bipide in compagnia di una signora.
"Sei un gran dormiglione, eh?"
Sentii per la prima volta la voce di Susanna che diceva premurosa: "Non importa, non importa, lo lasci dormire, poverino... aspetterò."
"Ma figuriamoci!", rispose l'istruttore, "E' dalle nove di ieri sera che dorme!
Slalom, questa è la tua conduttrice, nonché nuova compagna.
Si chiama Susanna e dovrai prenderti cura di lei come ti abbiamo insegnato."
Scodinzolai contento per dire di sì.
Ora potevo farlo con più consapevolezza e, dentro di me, pensai al mitico Gigi Randall!
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