Juraj Valčuha: Čajkovskij Lo Schiaccianoci II atto

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    Auditorium Arturo Toscanini di Torino
    Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

     

    Juraj Valčuha direttore

     

    Pëtr Il’ic Čajkovskij (1840-1893)
    Lo Schiaccianoci. Atto II dal balletto op. 71,
    da un racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann
    (1891/92)
    Scena (Nel castello incantato sul pan di zucchero)
    Scena (Clara e il principe)
    Divertimento:
    Cioccolato (Danza spagnola)
    Caffè (Danza araba)
    Thè (Danza cinese)
    Trepak (Danza russa)
    Danza dei cannoli
    Mamma chioccia e i burattini
    Valzer dei fiori
    Pas de deux:
    Intrada
    Variazione I (Tarantella)
    Variazione II (Danza della Fata confetto)
    Coda
    Valzer finale e apoteosi

     

    Petr Il’ič Čajkovskij
    Lo Schiaccianoci. Atto II dal balletto op. 71,
    da un racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann

    Tratto dal programma di sala dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

    L’assenza di una vicenda drammatica che cucisse assieme l’azione coreografica dello Schiaccianoci secondo un filo continuo e coerente sbigottì non poco il pubblico e i critici che assistettero alla prima rappresentazione del balletto, che ebbe luogo al Teatro Mariinsky nella stessa serata (il 18 dicembre 1892) in cui esordì l’opera Jolanta. Del resto, lo stesso Čajkovskij aveva accettato l’incarico con una certa perplessità per le medesime ragioni. Ancora ancora nel primo atto, con la consegna dei regali natalizi, con la lotta tra il Re dei Topi e lo Schiaccianoci, qualcosa succede. Nel secondo atto, invece, l’azione si blocca completamente per dare larghissimo spazio al divertissement offerto dalla Fata Confetto e dalla sua corte a Clara per aver aiutato lo Schiaccianoci a sconfiggere il Re dei Topi.

    Se i critici avevano espresso riserve nei confronti del balletto concepito da Petipa e poi allestito da lvanov che era subentrato al collega ammalatosi nel frattempo, della musica erano invece rimasti entusiasti: “è un peccato che una musica cosi bella sia impiegata in una piéce priva di senso e di interesse; però la musica nel suo complesso è eccellente: quella destinata ad accompagnare le danze è danzante: quella destinata all’ascolto ed a eccitare la fantasia è ricca di immaginazione”. Per la verità non solo la musica scritta per accompagnare le danze del divertissement è danzante; questa è la prerogativa di tutta la musica scritta da Čajkovskij per il balletto. Il fatto di esser vincolato dalle ferree indicazioni di Petipa che prescrivevano al compositore lunghezza e carattere che la musica doveva avere numero dopo numero, anziché limitare la creatività di Čajkovskij sortiva invece l’effetto opposto: stimolava la sua fantasia timbrica e coloristica che faceva muovere nello spettro variopinto dell’orchestra le sue invenzioni melodiche proprio come ballerini che mutano continuamente passi e figurazioni. Tanto più si capisce, nel divertissement che, con le sue danze esotiche e il valzer dei fiori, raggiunge uno dei momenti più esaltanti e giustamente famosi.


    Gianfranco Vinay
    (dagli archivi Rai)

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