John Axelrod: Elgar Concerto per violoncello e orchestra, Sol Gabetta violoncello
Auditorium Arturo Toscanini di Torino
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
John Axelrod direttore
Sol Gabetta violoncello
Edward Elgar (1857-1934)
Concerto in mi minore op. 85
per violoncello e orchestra (1919)
Adagio – Moderato [attacca]
Lento – Allegro molto
Adagio
Allegro – Moderato – Allegro ma non troppo – Lento –
Allegro molto
Edward Elgar
Concerto in mi minore op. 85 per violoncello e orchestra
Gentleman inglese dell’età vittoriana e quindi edoardiana, Elgar era figlio di un commerciante di articoli musicali, che era però anche organista, violinista e organizzatore di attività musicali. Come compositore rimase sempre saldamente ancorato alla tradizione, accogliendo con molta moderazione idee innovative.
Considerò la musica come un semplice mezzo per esprimere la sua emotività, che espletò in modo immediato nell’afflato melodico che domina molti suoi lavori. Con un candore sorprendente, e possibile solo nell’Inghilterra un po’ discosta dalle evoluzioni artistiche del XX secolo, ebbe a dire: “La musica e scritta sulle nuvole del cielo, e nell’aria tutt’attorno a noi, basta stendere la mano e prenderne quanta se ne vuole”.
Questo suo animo semplice e nobile fu travolto dalla brutalità della Grande guerra e dai cambiamenti che ne seguirono; nel 1917, in preda allo sconforto si chiese: “Tutto ciò che e buono, piacevole, pulito, fresco e dolce e lontano e non ritornerà mai più?”.
Il dolore insito in questa domanda si ritrova nel suo ultimo grande lavoro, il Concerto per violoncello e orchestra, scritto tra il 1918 e il 1919, e terminato nel Cottage di Brinkwells,nel Sassex. Dopo Elgar non compose praticamente più nulla; alla crisi del momentostorico se ne aggiunse una personale e gravissima: la perdita della moglie, nel 1920.
Il Concerto per violoncello è dunque un po’ il suo testamento artistico e spirituale.
La prima esecuzione avvenne il 27 ottobre 1919 alla Queen’s Hall di Londra, con la London Symphony Orchestra diretta dallo stesso Elgar, e Felix Salomon al violoncello. Fu sostanzialmente un insuccesso, e probabilmente a causa dell’esecuzione: il resto del programma della serata era diretto da Albert Coates, che pretese per sé quasi tutte le prove, impedendo a Elgar di preparare al meglio il battesimo del suo lavoro. In compenso il Concerto è presto diventato un caposaldo del repertorio per violoncello e orchestra, e gode oggi di una grande popolarità.
Organizzato in quattro movimenti, si apre con un recitativo del solista, che porta l’indicazione cara a Elgar “nobilmente”. Il secondo movimento è costruito secondo i dettami della forma sonata classica, introdotto però da un’intensa cadenza del solista, che costituisce anche un ponte col tempo precedente, a cui è collegato senza soluzione di continuità. Ma il vero centro tragico dell’opera è l’Adagio, che sembra quasi presagire tragicamente la morte della moglie del compositore, a distanza di un anno. La chiusura è affidata a un rondò in tempo Allegro, ma non troppo, in cui il piglio popolare è stemperato dal tipico stile composto e nobile di Elgar.
Paolo Cairoli
(dagli archivi Rai)