Jurai Valčuha: Strauss Ein Heldenleben, poema sinfonico op. 40
Auditorium Arturo Toscanini di Torino
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Juraj Valčuha direttore
Alessandro Milani violino solo
Richard Strauss (1864-1949)
Ein Heldenleben (Vita d’eroe), poema sinfonico op. 40 (1898)
I. Der Held (L’eroe) - II. Der Helden Widersacher (Gli avversari dell’eroe) -
III. Des Helden Gefährtin (La compagna dell’eroe) - IV. Des Helden
Walstatt (Il campo di battaglia dell’eroe) - V. Des Helden Friedenswerke
(Le opere di pace dell’eroe) - VI. Des Helden Weltflucht und Vollendung
(Ritiro dal mondo dell’eroe e compimento).
[queste indicazioni sono suggerite da Strauss, ma non compaiono nelle edizioni attuali]
Tratto dal programma di sala dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
I poemi sinfonici di Strauss. Cronologia.
- 1886: Aus Italien (Dall’Italia), fantasia sinfonica in 4 parti; scritta a 22 anni dopo un primo viaggio nel Sud dell’Italia.
- 1888: Don Juan, poema sinfonico da Nikolaus von Lenau; ritrae Don Giovanni come una figura simbolica sospesa tra l’amore e la morte.
- 1889: Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione), poema sinfonico da una poesia di Alexander Ritter; rinuncia alla descrizione della natura o di un personaggio per concentrarsi su concetti filosofici.
- 1890: Macbeth, poema sinfonico da William Shakespeare; stilisticamente più “classico” dei precedenti e caratterizzato dalla ricerca di colori scuri e opachi.
- 1895: Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel), poema sinfonico in forma di rondò da un’antica melodia burlesca; rappresenta con altissimo virtuosismo orchestrale le avventure del burlone Till.
- 1896: Also sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra), poema sinfonico liberamente tratto da Friedrich Nietzsche; rappresenta musicalmente la tensione dell’uomo che deve superare se stesso avendo come obiettivo l’Oltreuomo.
- 1897: Don Quixote, variazioni fantastiche su un tema di carattere cavalleresco, da Miguel de Cervantes; fondono mirabilmente comicità e tragicità proprie del “cavaliere dalla triste figura”.
- 1898: Ein Heldenleben (Vita d’eroe), poema sinfonico su note autobiografiche; offre un monumentale autoritratto sinfonico dello stesso Strauss.
- 1903: Symphonia domestica, da note autobiografiche; un ulteriore autoritratto che si concentra sulla dimensione familiare della vita di Strauss.
- 1915: Eine Alpensinfonie (Sinfonia delle alpi); segna il ritorno al sinfonismo descrittivo dopo i grandi successi in ambito teatrale, dipingendo con mezzi sinfonici ampi il mondo delle montagne.
I poemi sinfonici di Strauss sono stati composti tutti fra il 1886 e il 1898. Da questo insieme vanno escluse la Symphonia domestica e Eine Alpensinfonie che, pur essendo composizioni di tipo descrittivo, recuperano fin dal titolo il riferimento alla sinfonia e non possono essere considerate poemi sinfonici. Dunque con l’Ottocento si chiude di fatto il periodo dei poemi sinfonici: con il nuovo secolo si assisterà alla svolta creativa delle grandi opere teatrali. In realtà però già l’ultimo
dei poemi sinfonici, Vita d’eroe, reca alcuni aspetti riferibili al sinfonismo classico: la tonalità di mi bemolle maggiore e il riferimento all’eroismo rimandano a Beethoven e alla Sinfonia Eroica, la struttura del brano e quella della forma-sonata classica, e il programma descrittivo-letterario che dovrebbe caratterizzarlo come poema sinfonico non comparve mai in partitura, ma fu reso noto da Strauss solo in un secondo momento e su richiesta altrui. Il pensiero che domina la composizione è quindi puramente musicale e il contenuto narrativo e biografico è solo una possibile chiave interpretativa ed espressiva di questa musica.
Vita d’eroe
Il poema sinfonico si articola secondo la forma-sonata tipica del sinfonismo classico: i primi tre episodi, L’eroe, Gli avversari dell’eroe e La compagna dell’eroe, sono di fatto un’ampia esposizione costruita su tre temi; il quarto episodio, Il campo di battaglia dell’eroe, è lo sviluppo centrale, che si conclude, al momento della vittoria, con la ripresa del tema eroico iniziale. Gli ultimi due episodi, Le opere di pace dell’eroe e La fuga dal mondo e la piena realizzazione dell’eroe, sono la lunga coda conclusiva.
L’eroe: l’apertura è data da un tema caratterizzato dalla tensione a elevarsi, esposto da violoncelli e corni all’unisono; l’idea passa poi ai violini, quindi ai corni soli, e invade tutta l’orchestra. L’episodio si conclude con un’espansione grandiosa e incalzante seguita da una pausa.
Gli avversari dell’eroe sono rappresentati da figure musicali frastagliate e aguzze dei fiati soli nel registro acuto, che li caratterizzano con un sarcasmo graffiante. Le tube intervengono con il loro suono profondo e imperioso.
La compagna dell’eroe è rappresentata dal violino solista che si muove in modo incostante con figure musicali ora cantabili e sentimentali, ora bizzose o vezzose. Un episodio ampio e altamente virtuosistico per il violino solista, che vuol essere il ritratto di Pauline de Ahna, la moglie di Strauss. Su una conclusione dolcissima ed elegiaca interviene l’azione di disturbo dei nemici dell’eroe, che tornano in scena come in punta di piedi.
Il campo di battaglia dell’eroe: la battaglia è annunciata da squilli di tromba e presto si scatena in tutta l’orchestra. I ritmi militari scandiscono il conflitto fino alla vittoria, rappresentata dalla ripresa del tema dell’eroe. Al momento del trionfo si arriva attraverso una cadenza che è una sintesi consapevole di tutti i gesti grandiosi e magniloquenti in musica.
Nelle Opere di pace dell’eroe il protagonista passa in rassegna la sua vita attraverso le sue opere; in questo caso le opere sono le composizioni che precedono Vita d’eroe, che Strauss evoca attraverso citazioni facilmente riconoscibili: Don Juan, Così parlò Zarathustra, Morte e trasfigurazione, Don Chisciotte, Till Eulenspiegel. Non mancano neppure l’opera teatrale Guntram, Macbeth e il Lied Sogno al tramonto. La conclusione è La fuga dal mondo e la piena realizzazione dell’eroe: una melopea del corno inglese introduce la dimensione bucolica da cui si sviluppa l’Adagio sommesso degli archi, che verso la conclusione vede un ultimo intervento della voce della compagna dell’eroe, seguita da un epilogo grandioso ma non appassionato, tanto sublime quanto contenuto.
Paolo Cairoli
(dagli archivi Rai)