Sono sopravvissuto ad una tizia in camice, che mi tirava fuori da una celestiale piscina amniotica, come si toglie la stoppa dai tubi idraulici, prendendomi per una gamba, e sculacciandomi, ho visto Roberto Pruzzo salire in cielo come il Cristo redentore in una notte d’inizio estate e lasciare la coppa agli inglesi, resisto all’odore di melone nonostante la prima sbornia di vodka a quel maledetto frutto arancione, ho sopportato la morte di Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo, ho resistito alle tombole natalizie, ai brodi insapore di mia madre, alle angosciose lezioni di matematica della mia prof, ai libri di Nietzsche che non capivo, alle multe per divieto di sosta, perché dovrei resistere a questa infinita maledetta fila, ed alla vecchina che mi bombarda di notizie sul suo nipotino genialoide.