Markus Stenz: Schumann Sinfonia n.3 op. 97 “Renana”
Auditorium Arturo Toscanini di Torino
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Markus Stenz direttore
Robert Schumann (1810-1856)
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana (1850)
Vivace
Scherzo. Molto moderato
Non presto
Solenne
Vivace
Robert Schumann
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana
Una sinfonia cittadina
Tratto dal programma di sala dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Stando alla cronologia, la Terza sinfonia (1850) in realtà fu l'ultima
delle quattro composte da Schumann. Il suo carattere descrittivo,
la forma in cinque movimenti e la stessa intenzione di intitolare i
singoli movimenti manifestano palesi contatti con la Sesta sinfonia
"Pastorale" di Beethoven. Ma la "Renana" sembra molto più
influenzata dalla vita cittadina, con i suoi tempi e i suoi rituali, che
dai volti e dai paesaggi del mondo naturale. Una sorta di tripudio,
a tratti anche frenetico, permea ogni pagina del lavoro. Il tema
d'apertura, vivace e solenne al tempo stesso, dichiara un'atmosfera
festosa, animata da folle colorate e gioiose. Il timbro dei corni
definisce un'orchestrazione sontuosa, che sembra tradire qualche
influenza wagneriana. Il secondo movimento, brioso e danzante,
introduce l'elemento popolaresco, proponendo un tema da Ländler
scorrevole come le acque di un fiume. La sua fisionomia baldanzosa
è interrotta da un episodio centrale nel quale una vivace scrittura
polifonica rimanda al fervore dell'animazione cittadina. Segue
un movimento lento che suona quasi come un'introduzione al brano
successivo, nel quale si materializza un'atmosfera ieratica solenne,
che non ha certo bisogno dell'indicazione originariamente pensata
da Schumann (Accompagnamento per una solenne cerimonia)
per alludere a un rituale composto, senza dubbio osservato tra le
navate del duomo di Colonia. Il tema principale è chiaramente imparentato
con il soggetto della Fuga in do diesis minore del primo
volume del Clavicembalo ben temperato di Bach: un motivo solido,
perfetto per dipingere il clima solenne di una cerimonia liturgica.
Dopo essere stati immersi nella contemplazione del trascendente,
l'ultimo movimento riporta l'ascoltatore al mondo che si agita fuori
dal luogo di culto. L'impressione è quella di uscire dalla porta della
chiesa, per tornare alle occupazioni quotidiane, ai rumori frenetici
della vita immanente. Ma l'esperienza a contatto con il sacro ha
lasciato i suoi segni indelebili, ed ecco che il prevedibile lieto fine
viene contagiato da un'atmosfera contemplativa, che allunga la sua
ombra sul finale della sinfonia.