Puntate
Gli sceneggiatori
7 dicembre 2013
Nella puntata in onda il 7 dicembre 2013 ascolterete alcune storie del nostro cinema raccontate proprio da quelli che il film lo inventano e lo scrivono: gli sceneggiatori.
Cos’è lo sceneggiatore e qual è il ruolo della sceneggiatura nel processo produttivo? Ce lo dicono in modo semiserio ma istruttivo alcuni sceneggiatori; altri ci raccontano il loro debutto nel mondo del cinema, non sempre glorioso. Apre e chiude questa carrellata Luciano Vincenzoni, recentemente scomparso, che ricorda l’esilarante incontro con Aldo Fabrizi a cui riuscì a “piazzare” il suo primo soggetto “Hanno rubato un tram”, tratto da un articolo su un fatto avvenuto a Vienna, e la fortunata irruzione negli Studi De Laurentis in cui, con la complicità di Lizzani, riuscì a vendere in un colpo solo ben 7 soggetti al mitico Dino. Si trattava de La grande guerra, I due nemici, Il gobbo, etc.
Tanti sceneggiatori del neorealismo hanno iniziato come critici e collaboratori della rivista “Cinema”. C’erano Visconti, Alicata, Puccini, De Santis, Pietrangeli, Lizzani e tanti altri. Molti di loro parteciparono attivamente alla resistenza. Come Carlo Lizzani e Rodolfo Sonego, nome di battaglia “Benvenuto Cellini”, che ci ricordano il loro debutto mancato.
L’altra grande scuola di sceneggiatura della commedia all’italiana è stata il settimanale umoristico “Marc’Aurelio” a cui hanno collaborato tra gli altri Zavattini, Age e Scarpelli, Steno, e sin da giovanissimi Fellini e Scola. E proprio Ettore Scola ci racconta il suo divertente esordio con Marchesi e Metz e… Totò per il quale scrisse la celebre battuta “Io Tarzan tu bona”, con la quale divenne sceneggiatore per sempre.
Sia con il neorealismo che con la commedia all’italiana i grandi film avevano alle spalle una sceneggiatura scritta e discussa da un numero oggi impensabile di sceneggiatori, come ci ricorda Lizzani. Nel dopoguerra, un gruppo ristretto di amici ideava e scriveva film nei bar, nei ristoranti e persino nei bordelli, precisa Monicelli.
Furio Scarpelli e Suso Cecchi D’amico, la più grande sceneggiatrice del nostro cinema, sottolineano che la sceneggiatura è un lavoro collettivo che mette a confronto personalità e talenti che a volte si scontrano molto vivacemente, arrivando anche allo scontro fisico…
In uno straordinario documento del 1984, girato in occasione di Club a Club, una manifestazione dell’Officina Film Club, Sergio Leone rievoca a cena la storica lite tra Amidei e Zavattini ingaggiati da De Sica per “Ladri di Biciclette”, imitando le voci dei tre. Per contrappasso, Sergio Donati, sceneggiatore di “C’era una volta il West”, racconta perché la sua sceneggiatura definitiva di “Giù la testa” finì dal notaio.
Quali sono le fonti dello sceneggiatore? Qui alcuni grandi autori ammettono di essere ladri cinema e di letteratura. Sergio Donati ricorda il più grande furto di cinema della storia: quello che commise Sergio Leone rubando la storia de “La sfida del samurai” di Akira Kurosawa per realizzare il mitico “Per un pugno di dollari”.
Ma gli sceneggiatori a loro volta subiscono un furto, quello del regista che ruba loro la paternità del film. Ugo Pirro ci spiega che qualcosa si può fare per costringere il regista a rispettare il copione. Suso Cecchi D’Amico la prende con filosofia, la sceneggiatura è il bozzolo… ma il film è la farfalla.
Nella prossima puntata racconteremo gli esordi di un grande regista, Carlo Lizzani, e il suo rapporto col gruppo di giovani che ruotava attorno alla rivista di critica “Cinema”.