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Post-trans

domenica 29 aprile 2012 ore 13,25

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    Diciassettesimo appuntamento per Il Capitale di Philippe Daverio, la nuova trasmissione d’arte e cultura di Raitre realizzata in collaborazione con Rai5 e prodotta dalla Vittoria Cappelli srl.

    Trenta anni fa si è iniziato a parlare di civiltà post-industriale, con l’ipotesi di un’inversione di tendenza nello sviluppo della catena del progresso inteso solo come crescita ininterrotta. Si è cominciato così ad attribuire un valore più alto all’ecologia come nuova etica, alimentando nel contempo un modello sempre più finanziario del capitalismo.

    Oggi sappiamo che il tema è molto più complicato e che il mondo di domani sarà ancora per gran parte manifatturiero e che la finanza pura non si è certamente rivelata come la migliore delle scelte. L’epoca del post e del trans è stata quindi messa in discussione e oggi è in via di superamento: alcuni importanti eventi espositivi, allestiti in questi mesi in Italia, sono l’occasione per provare a tracciare un primo profilo storico di questi recentissimi fatti artistici e culturali. La mostra “Postmodernismo. Stile e Sovversione 1970-1990”, allestita presso il MART di Rovereto, indaga più o meno tutti questi temi. Sì racconta la crisi che si è formata alla fine degli anni Sessanta con le relative conseguenze sul gusto, il modo di progettare, di abitare, che hanno caratterizzato le generazioni creative successive.

    Con ‘l’immaginazione al potere’, tutte le regole precedenti furono infrante e il mondo rotto della razionalità venne gettato via. La via sostitutiva fu individuata nelle radici della propria cultura, portando quindi ogni sensibilità creativa ad affrontare la questione secondo particolari parametri interni, sfociando quindi automaticamente nell’ecletticità e trasversalità. Ci si immaginava inoltre un futuro marcescente, alla “Blade Runner”, senza riuscire però a coglierlo davvero perché la Los Angeles del 2019 non sarà come quella prospettata nel film, e il futuro, quello vero, non sarà per nulla post-moderno.

    Tra i molti meriti della mostra del MART, concepita originariamente in Inghilterra, c’è però la dimenticanza della citazione di quelli che sono stati i padri della parte sonora di questa rivoluzione, i primi a farsi crescere i capelli e ad abolire i generi stabili pre-esistenti, il jazz, il rock, il soul, il folk, per inventare un nuovo culto trasversale: i Beatles. Di trasversalità si nutre anche la realtà pittorica più importante del postmodernismo italiano, la Transavanguardia, movimento guidato dal critico Achille Bonito Oliva. Una mostra allestita presso il Palazzo Reale di Milano celebra tutti i protagonisti di questo movimento, conosciuti anche come la ‘magnifica cinquina’: Nicola De Maria, Francesco Clemente, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino. Passati ormai tre decenni dalla loro apparizione si possono ridefinire meglio i contorni e i parametri delle loro ricerche anti, post e trans-moderne.

    Accanto a loro ci furono altri artisti che in Italia provarono a seguire un percorso esoterico proprio: tra questi è senza dubbio Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio De Chirico, al quale la GNAM di Roma sta dedicando in questi giorni una bella mostra intitolata “Percorsi della figura”.

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