Anno : 2014
Associazione :
Anvcg ONLUS
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Anvcg ONLUS
“Un ordigno inesploso può sembrare un gioco, ma non è uno scherzo”
Così questa campagna pubblicitaria apre, o riapre, una questione che in Italia è poco
considerata perché probabilmente poco conosciuta, esattamente come poco conosciuti
sono gli ordigni bellici inesplosi. Perché le guerre mondiali sembrano una cosa tanto
lontana nel tempo, una cosa morta e sepolta, e in parte è vero, ma in parte no. Le guerre
hanno lasciato un’eredità disastrosa fatta non solo di vittime e di un Paese da ricostruire,
ma anche di ordigni bellici rimasti seminati lungo i nostri territori e che ancora oggi sono
ben nascosti.
Ordigni costruiti perché somigliassero a giocattoli così da ingannare e i bambini durante la
guerra, che sembrano penne, bambole, che assomigliano a tutto tranne che ordigni.
Sembrano un gioco, appunto, ma non sono uno scherzo.
Per questo motivo, quest’anno, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, che è
l’ente morale che rappresenta e tutela le vittime civili di Guerra italiane e dei loro
congiunti, ha deciso di affiancare l’ONU in occasione della Giornata Mondiale per la
Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine e gli ordigni bellici inesplosi che si
celebra, come ogni anno, il 4 Aprile.
Ha deciso di farlo attraverso una campagna di sensibilizzazione e prevenzione sul tema
degli ordigni bellici inesplosi, perché spesso il silenzio è il peggiore dei nemici, perché
spesso le vittime sono innanzitutto vittime dell’ignoranza, intesa come non conoscenza.
La campagna, che verrà annunciata il 3 aprile presso la Sala Nassirya di Palazzo Madama,
porterà all’attenzione degli italiani un problema che non sembra italiano e che invece
italiano lo è eccome, visto l’elevatissimo numero di ritrovamenti e gli incidenti che
accadono ogni anno su tutto il territorio nazionale.
Secondo dati del Ministero della Difesa ancora oggi, ogni anno, in Italia vengono rinvenuti
oltre 60.000 ordigni, principalmente della seconda guerra mondiale, che nel 2013 hanno
causato 11 ferimenti gravi e già altri 3 nei primi mesi del 2014.
Tre giovani sono rimasti feriti a Novalesa un anno fa a causa dell’esplosione di un ordigno
trovato nell’orto mentre stavano preparando la semina delle patate, due di loro molto
gravemente: Nicolas e Lorenzo, hanno perso la vista (il primo anche la mano). Mentre è di
gennaio 2014 il caso di un agricoltore di Belluno ferito gravemente al volto e alle mani a
causa dell’esplosione di un ordigno colpito mentre stava zappando la terra.
Anche il Presidente dell’Associazione, l’Avv. Giuseppe Castronovo, è stato vittima di uno
di questi ordigni. Egli, infatti, ha perso la vista nel 1944, a soli nove anni, a causa
dell’esplosione di una penna bomba: “E’ doloroso ed inaccettabile che a distanza di
settant’anni dalla fine della guerra” afferma il Presidente Castronovo – “altre persone, altri
giovani, possano avere il mio identico destino”.
E’ la riflessione su questi dati ed il desiderio che la guerra finisca per sempre nel nostro
Paese, che ha fortemente motivato questa campagna, finalizzata all’informazione
sull’attualità di questo fenomeno e alla prevenzione sul rischio di incidenti connessi al
ritrovamento di ordigni bellici.
Chi si imbatte oggi in qualche parte del Paese in un ordigno bellico, infatti, talvolta lo
scambia per qualche oggetto di uso comune (ad es. un lumino, un giocattolo, un rottame,
una penna), altre volte lo ritiene innocuo, magari un reperto da collezionare, pensando
erroneamente che a distanza di tanti anni abbia perso la capacità di detonare. Con una
corretta informazione dell’entità del fenomeno - e dunque sulla concreta possibilità di
imbattersi in uno di questi ordigni - e della pericolosità di questi se manipolati da
personale non specializzato, molti tragici incidenti potrebbero essere evitati.
Con questa campagna l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ha due obiettivi.
Informare le persone sulla possibilità di imbattersi in questi ordigni e quando ciò avviene
di non toccare mai gli oggetti ritrovati, qualsiasi forma abbiano, anche apparentemente la
più innocua, e di chiamare subito le forze dell’ordine.
E in questo modo, evitare pericoli per se stessi e per gli altri e mettere in modo le
procedure di bonifica, contribuendo così a rendere più sicuro il nostro territorio.