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E' una ragazza, molto agile e veloce, vestita con una tuta color amaranto.
Ha dei movimenti molto rapidi e leggeri e sembra dissiparsi nella nebbiolina di fondo che fugge lungo il fiume.
La corsa di Adrian dura generalmente un'ora.
Quest'oggi ha percorso i due lati della Senna, il ponte per fare ritorno alla Rive gauche, lo slalom tra i bouquinistes, ancora diversi viali e poi a casa.
Come tutte le mattine completa la colazione con pane e marmellata e un secondo caffè nero.
Poi una doccia, infine nuovamente a piedi per il quartiere, verso il suo studio.
Da qualche anno, in compartecipazione di altri due giovani fisioterapisti, gestisce un cento di fisiochinesiterapia.
Il percorso per arrivare allo studio varia in funzione dell'allegria o di quanto impone l'economia della giornata.
Una visita alla posta o la spesa giornaliera possono decidere le strade da percorrere.
Arriva dietro il Pantheon, non lontano dai laboratori di fisica dell'Istituto Curie.
Adrian sa che la fisica medica grazie alla quale lavora tutti i giorni è nata a partire dalla generazione dei Curie perché, a parte la scoperta del radio, all'epoca venne dimostrato come le applicazioni della fisica potessero essere implicate nelle terapie.
Ma la coscienza di Adrian è vigile sicché trova ancora molto affascinante come una corrente elettrica possa essere antalgica, il laser antinfiammatorio, così come un campo magnetico.
E soprattutto rispetta i suoi studi, la possibilità di lavorare, addirittura in pieno centro di Parigi. Potersi mantenere con l'affitto in una casa-studio così centrale grazie alla sua attività.
Come tutte le persone di origine povera, Adrian - figlio di emigrati rumeni - anche se nato in Francia, tiene in debito conto le difficoltà esistenziali affrontate dai suoi genitori e, ancor prima, dai nonni.
Questo procura in lui grande trasporto nonché entusiasmo per quanto benedice ogni giorno.
La gloria del mattino si manifesta nel suo splendore.
La giornata si dimostra di splendido sole: un cielo terso e vento da Ovest che porta lo spirito vigoroso dell'Atlantico.
Alla rue de l'Ecole Polytechnique, poco lontano dal suo studio, le vetrine delle librerie fanno la rassegna settimanale delle novità.
Lo colpisce il titolo, "Storia della vendita all'amaranto".
Arrivato allo studio sale le due rampe di scale.
Lo stabile presenta un ascensore ma è talmente piccolo, ricavato in un angolo della tromba delle scale, che Adrian preferisce sempre evitarlo.
Apre la porta e sistema la busta di carta con la spesa:
la baguette che ha comprato lungo la via - ancora fumante e che diffonde un ottimo odore di pane nella saletta cucina, dietro la sala di attesa, da farcire con prosciutto cotto - e l'insalata russa, e grandi arance che deposita nel minifrigo collettivo.
Poi avvia il laptop della segreteria.
L'antivirus continua ad inviare la notifica relativa alla scadenza.
Tra due giorni non sarà più aggiornato.
Da quindici giorni su tutti i computer dello studio il medesimo avviso.
E' un'operazione annuale che Adrian non disattende ma, procrastina fino alla noia di leggere la notifica riproposta in automatico, ogni mattina.
Le schede dei pazienti della giornata sono tutte ordinate per orario di appuntamento e divise per tipologia.
Con un bollino adesivo di colore verde sono segnalate le terapie della spalla, giallo quelle del ginocchio, azzurro della schiena, arancione delle piccole articolazioni mentre di rosso i trattamenti post operatori che necessitano di particolare attenzione e che sono sotto la responsabilità di Maurice, il direttore del centro.
Adrian cura le patologie di spalla sicché recupera tutti i bollini verdi e si reca presso la sua stanza.
Dal rullo della carta fa scivolare sul lettino un lenzuolo pulito, sistema i cuscini, e prepara il laser per il primo appuntamento.
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L'agile donna che correva sul bordo della Senna insegna letteratura francese al liceo Henri IV, dietro il Pantheon.
E' uno storico liceo, fondato nel 1900, molto reputato per l'insegnamento.
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Si chiama Françoise e insegna nella classe preparatoria di francese per la formazione degli studenti che andranno alla Scuola Normale Superiore.
Ha meno di quarant'anni e vive in una favolosa casa vicino Notre Dame.
Giovanissima, ha perso entrambi i genitori e, come figlia unica, ha ricevuto i beni materiali di tutta la famiglia.
Colleziona libri antichi per completare la biblioteca di famiglia che enumera una discreta raccolta di edizioni precedenti il XIX secolo.
L'odore della sua casa mescola l'incenso con la presenza olfattiva della carta antica.
Dopo la corsa, come tutte le mattine, Françoise è rientrata dando priorità alle esigenze del suo gatto bianco nero.
Ha riempito le ciotole con cibo fresco e acqua, intanto che apriva l'acqua calda della doccia (l'impianto a gas, d'inverno impiega qualche minuto per portare l'acqua ad una temperatura accettabile), azionato lo stereo a cui generalmente collega lo stesso lettore di file mp3 che l'accompagna durante la corsa.
Poi, dopo aver fatto colazione, ha preso il fascio dei compiti corretti, da distribuire agli allievi, li ha stretti con un elastico rosso ed è uscita da casa per raggiungere, a piedi, la storica rue Clovis, dove sorge il liceo.
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Nello studio di fisioterapia.
Alle 10.15 arriverà Steefan, un caso 'bollino verde' e dunque destinato alle cure di Adrian.
Un trauma di spalla, abbastanza serio: frattura di Hill-Sachs, lesione di Bankart.
La combinazione dei due effetti ha nella pratica una sola causa: gli sci.
Non è una combinazione frequente e Adrian, sotto il profilo professionale, è abbastanza contento dell'occasione perché può sperimentare un nuovo protocollo terapeutico che da qualche mese attendeva un'incarnazione.
E Stefaan, non avendo una grande esperienza di discesa su pista, è stata la vittima sacrificale prescelta del protocollo.
Con la seduta di oggi si dà inizio al recupero attivo, oltre alle terapie strumentali.
Esercizi per ristabilire il controllo del movimento dell'articolazione, ginnastica propriocettiva.
Quando un arto viene immobilizzato per un certo periodo, il cervello 'perde' lo schema motorio - o meglio - viene dimenticato il feedback automatico che fa funzionare il comando-risposta ovvero la corretta esecuzione, non pensata, del movimento nello spazio.
Il recupero viene svolto allo specchio: la visione contribuisce al ripristino dello schema.
Stefaan, psicoanalista junghiano, è molto collaborativo.
E' affascinato dall'idea della propriocezione e sfrutta l'esperienza su di sé per capire meglio le implicazioni psichiche di un traumatizzato,
Ha un nome fiammingo, la famiglia di origine è di Anversa ma è nato a Parigi e si sente francese al cento per cento.
Oggi è in lieve ritardo e quando arriva ha il fiato corto.
Nonostante Adrian sia molto accogliente, Stefaan reagisce alle sue mancanze, anche quelle piccole come un ritardo poco significativo, con il senso di colpa.
E l'enfasi nelle scuse ha l'accento della sua radice familiare ebraico-fiamminga.
A fatica si spoglia e indossa la tuta - ha imparato a gestire l'attuale deficit del braccio destro ma, l'apertura e chiusura dei pantaloni con la mano sinistra rimane ancora difficile.
E' pronto e può avere inizio la seduta nella cosiddetta 'stanza della spalla' - una palestrina con tutto l'occorrente previsto per gli esercizi di recupero.
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La mattinata di Françoise prevede riunioni del collegio docenti e un incontro con gli studenti per discutere dei compiti in classe corretti.
Si annoia durante la riunione perché si discute di qualcosa che non è affatto di suo interesse.
Lo sguardo va più volte alla finestra, il cielo è molto contrastato. Nuvole scure all'orizzonte di un cielo ancora molto pulito ed azzurro.
Lo sguardo va anche verso il ricordo di un sogno, la cui coscienza arriva tutta assieme.
Scende di corsa le scale per prendere in corsa il treno, alla stazione della metropolitana di Boulogne.
Nella fretta le cadono le chiavi di casa, se ne accorge e fa per chinarsi.
Ma un ragazzo le raccoglie un attimo prima di lei e gliele porge senza aggiungere altro.
Entrambi sono ancora chinati e vicini.
Percepisce il profumo di lui che infatti ricorda ancora mentre dal sogno non ha memoria del suo volto.
Ciò che la colpisce non è tanto l'episodio onirico, di per sé banale ma, l'intensità nella quale è rimasto impresso il sogno divenuto ricordo.
Il preside della scuola la coinvolge nella discussione, chiedendole un parere.
E lei, che nulla ha seguito, dissimula il suo imbarazzo nel dover prendere la parola su qualcosa i cui dettagli sono scivolati via...
Intanto il temporale si avvicina.
Si è alzato il vento che si percepisce per il fatto che una finestra rimasta aperta sbatte fragorosamente proprio quando Françoise inizia il suo discorso, schiarendosi la voce.
Stefaan è un paziente molto volenteroso ed esegue tutto quel che gli viene proposto.
La seduta termina con una sessione di ginnastica passiva, dove Stefaan, sdraiato sul lettino, sopporta con molto controllo i movimenti di extrarotazione della spalla che fanno male.
Il fine è recuperare i gradi perduti di apertura del braccio.
Durante questi esercizi Stefaan cerca di parlare, per trovare nei suoi discorsi la distrazione alla sensazione dolorosa del trattamento.
Non parla dei suoi pazienti, per deontologia professionale ovviamente, ma non di rado paragona la fisioterapia, nel rapporto terapista-paziente, alla psicoanalisi.
In quest'occasione Stefaan ha sciolto la lingua sulla storia della psicoanalisi, le teorie junghiane e la loro applicazione.
Spiega ad Adrian la teoria della sincronicità attraverso un esempio clinico.
In un suo libro, Jung racconta di una sua paziente, una giovane signora.
In un momento molto importante della terapia psicoanalitica, la signora riferisce di un sogno: riceve in dono uno scarabeo d'oro.
Mentre la paziente racconta del sogno, Jung è seduto, spalle alla finestra del suo studio.
All'improvviso sente un rumore, come un bussare delicato al vetro.
Lo psicoanalista si volta e vede un insetto alato che urta contro gli infissi.
Allora si alza e apre la finestra, per far entrare l'insetto.
Si tratta dell'insetto più prossimo, per la latitudine del luogo, ad uno scarabeo d'oro ovvero uno 'scarabeide', altrimenti detto 'centaurea aurata'.
Il coleottero solitamente alberga nelle rose.
L'esemplare in questione, 'decide' stranamente di comparire in una stanza in penombra - proprio in concomitanza dell'evocazione del sogno.
La sincronicità dei due eventi - simili e contemporanei scuote tanto Jung quanto la paziente la quale, dopo di allora entra in una fase molto importante per la guarigione.
Vi è poi una lunga disamina sul significato simbolico dello scarabeo che però Stefaan preferisce solo menzionare.
La passione con cui Stefaan conduce il suo racconto fa da antidoto al dolore che gli procura la ginnastica passiva, pertanto continua a parlare, passando alla spiegazione più generale del fenomeno tanto caro a Jung.
Secondo il grande vate della psicoanalisi, si dovrebbe supporre la possibilità delle 'coincidenze significative' postulate su principi non causali.
Quindi, eventi come il pensare ad una persona e poco dopo incontrarla per strada, leggere casualmente qualcosa e poco dopo sentirlo ripetere ad altri e così via, sarebbero accadimenti ascrivibili ad un medesimo ordine di cose, atemporale, a-causale - sorta di misteriosa energia che muove i fatti correlati.
Adrian si ferma per un momento, lascia delicatamente il braccio del suo paziente e domanda se in quest'idea Jung intendesse anche includere la telepatia e la chiaroveggenza.
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Stefaan, con il braccio libero spinge indietro la schiena per scivolare sul lettino e tirarsi un po' su, per reagire alla domanda.,
La risposta non è facile.
Poiché la sincronicità secondo Jung implicava un'energia, piuttosto che cedere il passo a spiegazioni parapsicologiche venne tentato un 'approccio scientifico'.
Stefaan cita il libro 'Energetica psichica', nel quale Jung propone sull'argomento un parallelismo tra fisica e psicoanalisi.
Ma è soprattutto l'amicizia con l'austriaco Wolfgang Pauli, fisico e premio Nobel nel 1945, a dare impulso agli studi sulla sincronicità.
Jung incontra Pauli in un momento nel quale il fisico è distrutto dal fallimento del suo matrimonio e spera di trovare conforto nella terapia del rinomato medico svizzero.
Ma il rapporto medico paziente si trasforma in un'amicizia e poi in una collaborazione.
Pauli non capiva nulla di psicologia e Jung non capiva nulla di fisica ma i due procedettero verso deduzioni non provate ma, fuori dall'ordinario.
Adrian è ora totalmente assorbito dal racconto e Stefaan va avanti, come se stesse narrando una storia avvincente di fantasmi.
Jung e Pauli si convincono del fatto che, analogamente al meccanismo di causa-effetto che implica una progressione temporale, agisca un principio che mette in connessione due fenomeni correlati che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi.
Stefaan si accorge dell'espressione inebetita del suo fisioterapista e ripete il concetto.
Parallelamente al fatto empirico in cui in tempi diversi avvengono dei fenomeni provocati dalla stessa causa, si ammette l'esistenza di un principio per il quale accadono avvenimenti concatenati, nello stesso tempo ma in spazi separati e le conseguenze si manifestano in una sincronicità che si tinge di stupore in coloro che la provano.
Rimane un ultimo esercizio e poi Stefaan ha terminato, non senza il monotono quarto d'ora di ghiaccio che completa il trattamento.
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La riunione presso il liceo Henri IV si è finalmente conclusa, senza apportare nulla di concreto.
L'inedia muscolare e lo spreco di tempo per qualcosa di inutile urtano l'umore di Françoise.
Le restano solo venti minuti per mangiare qualcosa e iniziare con i suoi studenti.
Non lontano dalla scuola c'è una boulangerie che prepara anche qualche piatto caldo oltre ad una scelta di insalate composte.
Il primo allievo che Françoise incontra è un ragazzo molto timido, biondo e lentigginoso, con un evidente tremore alle mani.
Se non fosse per la sua giovane età, si potrebbe pensare ad un tratto parkinsoniano.
Ha una grande capacità espressiva che manifesta nella scrittura mentre in pubblico il suo sapere viene significativamente ridotto.
Il suo compito ha preso un voto eccellente, quindi per Françoise si trattava di ben inaugurare il pomeriggio.
La discussione dei compiti dura circa fino alle quattro del pomeriggio circa.
E dopo un thè alla menta, consumato al caffè del liceo, si infila il paltò, si gira intorno al collo una lunga sciarpa di lana, con un gesto delle mani dalle movenze di un drappeggio, raccoglie la borsa ed esce dal portone.
C'è molta umidità nell'aria, una specie di leggerissima pioggerellina spruzza minime particelle di acqua che si trasformano in sfere di vapore.
Non ha voglia di tornare subito a casa e valuta l'opportunità di andare a trovare una sua carissima amica, ricoverata in una clinica di chirurgia estetica a Boulogne.
Qualche mese fa ha avuto un brutto incidente di auto che le ha provocato una ferita profonda su una guancia, per la quale oggi ha subito un intervento di chirurgia plastica.
Claire e Françoise sono state compagne di scuola in un periodo dove si percepiva molta turbolenza sociale e il contrasto politico, proveniente dalla precedente generazione contestataria, faceva da sfondo alla vita scolastica.
Avevano condiviso lotte politiche e culturali da adolescenti engagées, poi l'epoca della disillusione dei valori collettivi e la ricerca di una condotta personale che fosse commisurata all'individuazione di un proprio significato, durante il periodo universitario.
Infine l'entrata nel mondo del lavoro, del 'reale' della vita indipendente, dove lo spazio trasognato diviene il ricordo del proprio percorso e la spinta ideale verso una realizzazione.
Nel mezzo, l'accidente di un evento traumatico che sfiora la fine della vita.
Claire è viva per un qualche intervento celeste poiché è rotolata dalla macchina un istante prima che detonasse in un incendio.
Françoise ha introiettato l'evento come se fosse nel suo vissuto, lo sente molto e per questo intensifica le visite all'amica.
La metropolitana, linea dieci, da Cluny la Sorbonne la porta fino a Pont de St. Cloud, il capolinea.
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Adrian è di turno per la chiusura dello studio che implica il riordino degli strumenti, delle schede dei pazienti, la chiusura delle finestre, l'attivazione delle telecamere a circuito chiuso e dell'allarme.
I ladri hanno recentemente fatto visita allo studio.
I proprietari, avendo ricomprato i costosi macchinari fisioterapici con i soldi dell'assicurazione, hanno deciso di adottare misure di sicurezza preventive.
Adrian si chiude dietro le spalle la porta che serra a tre mandate.
Nell'ampia tasca destra del suo piumino vi è un quadernetto che il suo paziente Stefaan ha dimenticato.
Dalle prime pagine che ha sfogliato, comprende che si tratta di appunti relativi a sedute di pazienti.
Sicché pensa di fare cosa gradita nell'andarlo a recapitare subito, a destinazione.
Lo studio di Stefaan è vicino la stazione di St. Cloud, Adrian si incammina con passo svelto in direzione della metro linea 10 che lo porterà al capolinea e, da qui, prenderà l'autobus 467.
Contravvenendo alle regole della prassi psicoanalitica, Stefaan interrompe la seduta che si sta svolgendo per rispondere al citofono.
La vista del suo quaderno lo colpisce poiché stava per cercarlo, stava appena per averne necessità e non sapeva ancora di non averlo!
Velocemente ringrazia Adrian della grande gentilezza sebbene la sua voce vibri di una profonda gratitudine che non si riduce allo sbrigativo commiato che è costretto a manifestare, in quanto si sta svolgendo una seduta.
Adrian torna a piedi verso il ponte di St. Cloud; ha bisogno di sentirsi libero e non costretto dall'ambiente chiuso dell'autobus.
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Françoise esce dalla clinica portando via una serie di oggetti che Claire le ha affidato in un borsone.
Sembra che prima del week end potrà tornare a casa, sicché inizia a sgombrare la stanza dell'ospedale, come se questo potesse in qualche modo accelerare i tempi di dimissione.
Arriva carica alla fermata della metropolitana.
Poggia la borsa in terra per alleggerirsi un momento del peso.
Poco distante vi è un carretto di fiori.
La colpisce una pianta, dai fiori color amaranto e nonostante sia poco pratico trasportarla avendo già tutto il peso della borsa di Claire, la compra ugualmente, attratta dal colore oltre che dall'odore delicato.
Adrian attraversa la strada in una traiettoria diagonale per arrivare più rapidamente alle scale della stazione della metropolitana.
Françoise procede più lentamente nella stessa direzione e non si accorge di avere la sua borsa aperta, che non ha richiuso dopo aver estratto il portafogli per pagare la pianta.
Mentre scende le scale un ragazzo, di corsa, la urta e le fa cadere le chiavi di casa dalla borsa.
Adrian, fermatosi un momento per rispondere al cellulare, sta ora scendendo le stesse scale, dietro di lei.
Si china a raccogliere le chiavi da terra, nello stesso istante in cui Françoise si gira per tornare indietro ed eseguire il medesimo gesto.
Ma Adrian, che ha le mani libere, è stato più rapido e le porge le chiavi, chiedendo conferma se siano effettivamente sue.
Il colore dei fiori della pianta di Françoise gli richiama istantaneamente il flash della scena del mattino: una tuta color amaranto che lo supera sul lungo Senna.
Françoise incrocia lo sguardo di Adrian, evocativo del suo sogno.
Ne è così colpita che vive l'episodio in un totale stordimento.
Non ha ancora identificato l'individuo del sogno nel passante del mattino.
Percepisce solo una confusione che la emoziona.
Entrambi si osservano e rimangono attoniti per un intenso istante che sembra fermare il tempo.
Poi il ringraziamento di lei.
'Merci' e la mano protesa verso le chiavi.
'De rien' e la mano che le porge.
Entrambi non sanno che domani si rincontreranno e rinnoveranno lo stupore per la coincidenza del caso.
Domani, lei sarà vestita ancora di amaranto e lui, indosserà una nuova allegria.
La natura ha orrore del vuoto.
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