16/04/2012
Uno sguardo su tutto il mondo del fumetto e su tutto il mondo, visto dai fumetti
Zerocalcare e la Diaz: "La nostra storia alla sbarra"
La violenza nella scuola, le torture nella caserma Bolzaneto, vittime e carnefici nella Genova del G8 del 2001, escono come macigni da una matita antagonista.
Zerocalcare è celebre al grande pubblico per il suo blog, in cui fino a poche settimane fa, ogni lunedì mattina, pubblicava una nuova storia, raggiungendo traguardi di apprezzamenti e condivisione sui social network da Guinness dei primati.
Per citarne alcune, "Trenitaja" ha raggiunto oltre 13.000 condivisioni su Facebook, idem "Perché non possiamo dirci trentenni", "Russare" sta a 12.000 e il resto della produzione ha di media un numero di visualizzazioni che anche fosse solo la metà, la maggior parte dei blogger cederebbe un braccio o la propria madre, per raggiungerli (alcuni anche entrame le cose).
Sulla scia di questo successo, sta andando alla grande la sua "autoproduzione assistita" (da Makkox), ovvero il volume "La Profezia dell'armadillo", lirico, tragico e umoristico al contempo.
Nei suoi precedenti 28 anni vita, secondo la bio sul suo sito "per un sacco di tempo ha fatto soprattutto fumettacci sulle fanzine fotocopiate e locandine per concerti punk hardcore. Oltre ad un numero sterminato di autoproduzioni nel circuito dei centri sociali, ha collaborato anche con il quotidiano Liberazione (pagina delle illustrazioni, ormai chiusa), il settimanale Carta (chiuso), i mensili XL di Repubblica (spazio italian undergrund, chiuso) e Canemucco (chiuso) e la divisione online della DC comics, Zuda.com (chiusa). Tra le collaborazioni che non è riuscito a far chiudere c’è l’annuale antologia del fumetto indipendente Sherwood Comix, la Smemoranda e pure la rivista Mamma!".
Un po' di tutto questo, ce lo ha raccontato con una grande umanità, nella nostra videochat del 4 aprile (se ve la siete persa, andate subito a recuperarla!). Tra le domande arrivate dal pubblico, anche alcune sulla sua produzione "antagonista".
Nella chat non abbiamo approfondito come meritava l'argomento, ma la sua produzione degli esordi - per quanto acerba nel tratto - è valevole di una grande visibilità e una grande diffusione, mentre finora ha girato sopratutto nei circuiti indipendenti e in alcuni siti web.
Sono tre le storie che vogliamo rilanciare in questo spazio, tutte e tre collegate ai cosidetti "fatti di Genova" del G8.
La prima è "La nostra storia alla sbarra". E' del 2004 e ha l'immensa capacità di raccogliere e poi rilanciare come dei macigni emozionali, in sole sei pagine, tutti i fatti principali di quel luglio del 2001, dai fatti di cronaca che lo hanno incorniciato, ai preparativi, alla morte di Carlo Giuliani, alla mattanza della Diaz e della Bolzaneto.
Si fa un gran parlare (giustamente, vista la sua potenza immaginifica) del film "Diaz" del regista Daniele Vicari - pellicola della quale consigliamo caldamente la visione.
ZC, nel 2004, fa un lavoro di sintesi ancora più magistrale, secondo noi.
Riesce, in una sola vignetta, a dire sulla vicenda di Carlo Giuliani più di quanto hanno detto giornalisti, cronisti, scrittori di libri e giudici: "(...) quell'estintore che rotolava a terra, che lo volevamo raccogliere tutti... (...)".
Poi in due pagine, la notte della Diaz e della Bolzaneto, basta una pagina ciascuna, per farci vivere le violenza, torture, vergogne, umiliazioni, la sconfitta dello Stato.
E in chiusura, anche un qualcosa che manca nel film "Diaz": il ricordo non solo della quasi impunità dei carnefici, ma anche i processi e le condanne degli arrestati quella notte, gli imputati civili, che andranno in Cassazione proprio tra poche settimane, con il rischio per loro di decenni di carcere e centinaia di migliaia di euro da pagare.
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Il 17 aprile, la seconda storia: "A.F.A.B.".
Il 18 aprile, la terza storia: "Genova non è finita".