02/12/2024
17/02/2011

Se questi sono
viaggi di istruzione

"Gli studenti ebrei torneranno dalla gita a Hebron carichi di sentimenti nazionalisti, proprio come quando tornano da uno di quei viaggi ad Auschwitz incoraggiati dallo Stato". Di Gideon Levy, opinionista del giornale israeliano Haaretz

Haaretz, 17 febbraio 2011

Hebron e Auschwitz. Se questi sono viaggi di istruzione
Gli studenti ebrei torneranno dalla gita a Hebron carichi di sentimenti nazionalisti, proprio come quando tornano da uno di quei viaggi ad Auschwitz incoraggiati dallo Stato
di Gideon Levy, opinionista del giornale israeliano Haaretz

Più della metà degli studenti ebrei israeliani sono stati in gita scolastica ad Auschwitz. Ogni anno sono più di diecimila i ragazzi che partono per la Polonia o per la Marcia per la Vita, una specie di pellegrinaggio nei campi della morte, che tornano a casa sotto shock e carichi di nazionalismo.
Parliamo di viaggi che ingannano quegli studenti che poi, commossi, si avvolgeranno nella bandiera israeliana, prima e dopo aver trangugiato vodka o Red Bull nella stanza d'albergo. Viaggi che riportano in patria ragazzini che non avranno imparato nulla dei rischi del fascismo, che non avranno sentito una parola di etica, di umanità e di discese scivolose lungo le quali regimi a rischio possono trascinare società compiacenti, ma che avranno assorbito sempre più cieca fede nella forza fisica, xenofobia,  paura dell'altro e passioni incendiarie.
E cioè: nella loro forma attuale, queste gite non sono che occasioni mancate, più dannose che altro.
Ora il Ministro dell'Istruzione Gideon Sa'ar vuole aggiungere alla lista dei viaggi di istruzione una gita alla Tomba dei Patriarchi a Hebron.
Il che significa che migliaia di ragazzini verranno trasportati in un’area di  rischio, a bordo di pullman blindati e scortati da soldati e bodyguard armati.
Un safari a Hebron, che sarà preceduto dall'imposizione del coprifuoco agli ultimi Palestinesi rimasti da quelle parti.
I nostri studenti saranno spinti dentro l'antico sito che si ritiene essere la Caverna di Machpelah, le tombe dei patriarchi e delle matriarche che è probabile non siano nemmeno sepolti lì.
Nessuno farà loro vedere cosa c'è intorno. Nessuno racconterà loro cosa è capitato alle migliaia di persone che vivevano nelle vicinanze di quelle tombe.
Le guide, i coloni più agguerriti e violenti dei territori, non racconteranno loro che cosa hanno fatto a quegli abitanti. Racconteranno invece la storia del posto con selettività sionista; racconteranno del massacro di Hebron del 1929, ma non faranno parola del massacro di Baruch Goldstein del 1994.
Gli studenti vedranno un paese fantasma e a nessuno verrà in mente di chiedere perché mai sia stato abbandonato, né di chi avevano tanta paura gli abitanti per sparire così.
Anche qui, come ad Auschwitz, finiranno con lo spaventarli a morte: ad Auschwitz ci sarà qualcuno che insegnerà loro ad aver paura dei polacchi e a Hebron degli arabi.
Tutta gente che ci vuole far sparire dalla faccia della terra.
Ma torneranno, i nostri studenti, da Hebron, tutti contenti di aver toccato le antiche pietre e sempre più ciechi per non aver avuto modo di vedere le persone che vivevano vicino a quelle stesse pietre.
Non avranno visto niente, né imparato niente.
Come da Auschwitz, torneranno sempre più carichi di nazionalismo, ammesso che sia possibile: Hebron per sempre, e forza delle armi.
Ma che avranno detto loro mai? Di quali messaggi subliminali li avranno mai bombardati? Questi: che la santità del luogo implica la sovranità. E che quel luogo è sacro per noi, e noi e basta. Che c'è Abramo, ma non Ibrahim. Che se in quel posto c'è la storia degli ebrei, allora va santificato, anche agli occhi degli studenti laici, che si suppone nulla abbiano a che spartire con la santità in senso religioso.
Una moltitudine di montature, propaganda e messaggi diseducativi.
Se il Ministro dell'Istruzione facesse il suo mestiere e tenesse fede alla sua immagine di ministro relativamente illuminato, dovrebbe organizzare un bel giro veritiero di Hebron, ovvero una gita "Andiamo a Hebron" - e va bene - ma a patto che si tratti di un pacchetto tutto incluso: la tradizione ebraica e l'ingiustizia ebraica, insieme.
Ma non succederà.
Se il ministro Sa'ar fosse onesto, avrebbe incoraggiato un giro di quella zona prima di tutto per gli studenti di nazionalità araba. Che gli ebrei vadano ad Auschwitz e Hebron, e gli arabi a Deir Yassin e Sheikh Munis. Anche loro meritano di imparare la storia del loro popolo e del paese in cui vivono. Sarebbe meglio se tutti gli studenti israeliani, tanto ebrei che arabi, visitassero i luoghi del patrimonio culturale comune per imparare il destino gli uni degli altri.
Ma anche questo non succederà.
Succederà invece che avremo un Ministro dell'Istruzione che cercherà di salvare capra e cavoli: se ne andrà da liberale al Cafè Tamar di Tel Aviv col laburista Shelly Yachimovich, e da nazionalista manderà studenti alla Tomba dei Patriarchi occupata.
Ora, il problema non è naturalmente il Ministro dell'Istruzione. 
Il problema vero è ciò che stiamo insegnando a questi ragazzi, dove li portiamo e cosa diciamo loro una volta giunti a destinazione.
Al ritorno da un viaggio di istruzione a Hebron, saranno persone peggiori. Avranno imparato a "toccare" la storia e a nascondersi dalla realtà. Crederanno che Abramo il Patriarca è sepolto da millenni a Hebron, ma non sapranno niente di giustizia e umanità, che sono sepolte nello stesso posto, ma mille volte più in profondità.