Uno sguardo su tutto il mondo del fumetto e su tutto il mondo, visto dai fumetti
"Un cimitero di rottami e fango"
La Genova post alluvione, dal blog di Amal Serena
Questo e' un articolo particolare di Tg3 Comics.
Perche' in uno spazio dedicato ai fumetti, per questa volta non si parla di e non si mostra in alcun modo nessun fumetto.
Oggi vogliamo riportarvi si' i pensieri, le immagini e le senzazioni di una fumettista, ma su tutt'altro argomento.
Amal Serena ha 26 anni, nasce veneta, ma dieci anni fa, dopo il G8, fa di Genova la sua citta', la sua stella polare.
Tra i suoi tanti lavori, come fotografa, narratrice, illustratrice, organizzatrice, ha curato la collana Nuvole in Tempesta per la NPE, collabora con l'Associazione Culturale Double Shot ed è tra i fondatori della neonata Genoa Comics Academy.
Sul suo blog, oggi, ha pubblicato il racconto del suo confronto con la visione piu' tangibile della terribile ferita che ha squarciato la citta' di Genova nei giorni scorsi: il cimitero/deposito dei rottami delle macchine distrutte dalla furia dell'alluvione, a Piazzale Kennedy.
Non e' la solita cronaca di un giornalista inviato sul posto, ma e' una cascata di emozioni in presa diretta, come se fosse la citta' stessa a parlare.
Ecco alcuni stralci del suo racconto, testuale e fotografico:
“Sono tornata a Genova stanotte e sono appena stata in Piazzale Kennedy, sai dove portano le auto distrutte dall'alluvione dello scorso 4 novembre? Ecco sì, proprio lì. Sai... lo scenario è strano, credimi, nemmeno dopo il G8 ho visto una cosa così."
(...) Lo avevo detto che a me non reggeva il cuore, per questo nonostante tutto avevo scelto di andare in tour con i Balmorhea. Perché ogni tanto la mia vena di mediattivista, può anche venire meno.
Alla fine non sono mai stata un'amante della prima linea, la mia sciarpa rossa, grande distintivo degli stupidi e inutili intellettuali di sinistra, mi ha sempre rappresentato.
Anche se non sono propriamente un'intellettuale.
Mi piace mettere le mani nelle storie e comprenderle quando si abbassa l'attenzione, quando non sono più la notizia in prima pagina. Voglio ragionare a mente fredda e sangue caldo e per farlo mi serve sempre arrivare un attimo dopo del momento migliore.
Non ero nemmeno convinta di andarci in Piazzale Kennedy, prima tappa al rientro per capire. Poi mi aspettano le vie, gli angeli del fango e non so cos'altro.
Sarebbe sicuramente più giusto se non fossi attaccata alle storie ma fossi più pratica, se mi limitassi a mettere gli stivali di gomma e a spalare il fango.
(...)
un agente mi ha accompagnato e mentre fotografavo il cimitero raccontava spontaneamente la situazione.
Mi diceva che quella montagna di fango lì in fondo è fatta con quello che tolgono dalla Val Bisagno e che portano qui per caricarlo sui camion e smaltirlo.
Esattamente come le macchine: “Vede signorina, non vengono tutte dalla zona del Bisagno, alcune arrivano anche da Quarto, ora non ricordo bene il nome della via... Non è impressionante?
Per esempio, questa fila di motorini impilati, la vede questa montagna?
Ecco ci metteremo settimane a rimetterle a posto in fila e a rintracciare i proprietari.
Qui vengono le persone che hanno perso le macchine durante l'alluvione, alcune hanno la targa altre ti dicono solo che tipo di macchina stanno cercando e noi li accompagniamo in giro per chiudere la pratica.
Faccia attenzione, non si avvicini al fango, non sembra ma è molto più pericolosa di quello che crede quella montagna”.
(...)
Mi arrampico su un pilone per fare una foto d'insieme, scendo completamente coperta di fango, guardo il vigile e gli dico che in quel momento sporcarmi è l'ultima cosa che mi interessa, gli chiedo di quella macchina gialla messa lì a caso, come se fosse un monito.
Mi dice solamente che è lì perché ora stanno svuotando il piazzale ma sono giorni che lavorano incessantemente ed è stata messa lì in quel modo per far spazio alle altre. Esattamente come i motorini impilati di prima.
(...)
È come stare in una fossa comune, solo che qui si vuole dare un proprietario a tutte le cose, che è forse molto diverso dal dare un nome ai cadaveri.
(...)
Chi vuole continuare a seguire il racconto di Amal e il suo reportage fotografico, il blog e' Insanae - http://amal-insanae.blogspot.com/