Quella volta che il Dalai Lama disse ai suoi amici di Facebook ...
STAMPA ESTERA - "...La realtà oggi è che interpretare l’etica sulla base della religione non basta più"
Di George Dvorsky per io9, 13 settembre 2012
Lunedì scorso gli utenti di Facebook che hanno il Dalai Lama tra i loro amici hanno trovato sulla bacheca questa piccola perla:
"Con la loro enfasi su amore, compassione, pazienza, tolleranza e perdono tutte le principali religioni del mondo promuovono valori interiori. Ma la realtà del mondo oggi è che interpretare l’etica sulla base della religione non basta più. Ecco perché sono sempre più convinto che sia giunto il momento di trovare un modo di pensare a spiritualità e morale oltre la religione”.
Il consiglio del Dalai Lama può suonare familiare, perché ricorda il pensiero del filosofo Sam Harris, notoriamente ateo (autore de “La fine della fede”, 2004), secondo il quale la scienza è in grado di rispondere a questioni di ordine morale. Il Dalai Lama non è nuovo al dibattito scientifico in quanto particolarmente interessato alle neuroscienze. Possibile, quindi, che il suo pensiero sia in qualche modo vicino a quello di Harris. Riguardo alla scienza e a come dovrebbe essere usata quando si tratta di sensibilità morale ed etica, Harris ha recentemente detto al Globe and Mail:
"Nel momento in cui ammettiamo che le questioni su giusto e sbagliato, bene e male, riguardano in realtà benessere umano e animale, la scienza è in grado, in linea di principio, di rispondere. L'esperienza umana dipende da tutto ciò che può influenzare gli stati del cervello umano, che vanno dai cambiamenti del nostro genoma a quelli dell'economia globale. Genetica, neurobiologia, psicologia, sociologia ed economia sono regolate da dettagli molto complicati, ma soggette solo a fatti, per cui rientrano con precisione nel raggio di azione della scienza. Dovremmo riservare il concetto di "morale” a come influenziamo l'esperienza reciproca nel bene o nel male. Alcuni usano la parola "morale" con un altro significato, certo, ma secondo me abbiamo la responsabilità scientifica di puntare a un confronto il più possibile proficuo. Usiamo parole come "medicina", "causalità", "legge" e "teoria" spesso e volentieri a danno di omeopatia, astrologia, voodoo, scienza cristiana e altri settori dell'ignoranza umana, e non c'è dubbio che godiamo della stessa libertà nel parlare di "giusto" e "sbagliato", e "bene" e "male". Una volta riconosciuto che "morale" si riferisce a benessere umano e animale, non c'è motivo di dubitare che una scienza prescrittiva (invece che solo descrittiva) della morale è possibile. Dopo tutto, ci sono principi di biologia, psicologia, sociologia e economia che ci permetteranno di star bene in questo mondo ed è chiaramente possibile il contrario a causa dell'ignoranza di tali principi".
E' importante ricordare che i buddisti tibetani, pur rifiutando la fede in Dio e nell'anima, mantengono altre convinzioni metafisiche, tra le quali il karma, le infinite rinascite e la reincarnazione. E’ interessante ricordare quanto detto una volta dal Dalai Lama: "Quando mi avventuro in ambito scientifico la mia sicurezza è dovuta al fatto che tanto la scienza quanto il buddismo perseguono la comprensione della natura della realtà tramite l'indagine critica: se l'analisi scientifica dovesse dimostrare che certe affermazioni del buddismo sono false, dovremmo accettare quanto scoperto e abbandonare tali convinzioni".
Altri buddisti, come Stephen Batchelor, invece, sostengono che il buddismo dovrebbe essere spogliato di tutto il bagaglio metafisico e riportato ai principi filosofici ed esistenziali di base, una corrente che ha dato vita al buddismo laico