Uno sguardo su tutto il mondo del fumetto e su tutto il mondo, visto dai fumetti
"Sembra ieri..." "Sembra ieri. E sono passati già vent'anni. Nel 1994, appena iniziata la Scuola del Fumetto di Milano, uscì in edicola il primo numero di un nuovo fumetto. Sembrava una parodia di un altro già esistente. Ma non lo era. E fu un colpo di fulmine. Le storie erano umoristiche, ma con una componente fortemente romantica, nostalgica. Si passava da momenti ridicoli ad altri estremamente seri, quasi cupi. Non lo sapevo, ma avevo appena conosciuto Lorenzo Bartoli. Iniziai a buttare giù studi, illustrazioni e tavole di Arthur King. E, alla prima occasione utile, con tanta buona volontà e un pesante portfolio, mi presentai a Bartoli e Domestici. Domestici fu molto gentile, prodigo di consigli e raccomandazioni. Bartoli mi invitò a intraprendere la strada dell'ippica. Nel 1995, con la Scuola del Fumetto di Milano ancora da finire, iniziai a girare le fiere. Il direttore della scuola aveva deciso di pubblicare alcune miniserie, progetti di ex allievi e, bontà sua, ci lasciò carta bianca. Io, non so esattamente come, ero finito nel gruppo che pubblicò la prima di queste miniserie. E, faccio per dire, si trattava di Pulp Stories. Diego Cajelli ai testi, Mauro Muroni alle copertine, Luca Rossi ai disegni, io e Giovanni Bufalini illustrazioni e tuttofare. Non erano le prime fiere a cui partecipavo. Ma erano le prime da professionista. Dietro uno stand. Con altri professionisti che venivano a presentarsi, conoscerci, complimentarsi. E, se la memoria non mi inganna, è proprio a una Lucca che ho conosciuto Roberto Recchioni, Leomacs, Stefano Piccoli, Ottokin e Walter Venturi. Stefano pubblicava il Massacratore, Walter usciva con Capitan Italia. Roberto e Leo avevano chiuso la sfortunata esperienza di Dark Side e stavano pensando di portare avanti le avventure di uno dei personaggi di quella serie. Tale Battaglia. Come in un documentario di National Geographic ci annusammo. E ci fu subito sintonia. Da quella Lucca iniziarono una lunga serie di omaggi, collaborazioni, aiuti reciproci. Io ero spesso a Roma, in quel periodo. Ed è a Roma che ho conosciuto Lorenzo per la seconda volta. Lorenzo già da diversi anni collaborava con la Comic Art, che ormai si avviava alla chiusura. Convinse Traini a tentare un ultimo colpo di coda con una serie di produzioni italiane che richiamavano i manga. E sì, credo di poter dire con assoluta certezza, che fu in quell'occasione che venne coniato il termine spaghetti-manga. I tempi di lavorazione erano strettissimi. E mentre Lorenzo scriveva, Roberto e io eravamo al lavoro sui disegni di Pugno. Fabrizio Spinelli e Leomacs invece disegnavano Tekno Kid. Le serie durarono tre numeri. La collaborazione, invece, andò avanti. A Milano ci arrivò un grosso lavoro di fumetti per adulti... spinti... sì, insomma, porno! Stefano Piccoli fu contattato da un editore che voleva pubblicare due serie a fumetti in edicola. Chiamò tutti, anche se dopo le prime due uscite, sparì nel nulla. L'editore, non Stefano! La Magic Press ci affidò una quantità di gioca e colora per bambini. Insomma... si faceva davvero di tutto, tutti insieme. Ai pranzi al bar all'angolo di Via Suor Maria Mazzarello, dove Gianni Tarquini aveva la sua libreria (prima del Forbidden Planet), e dove avvenivano la maggior parte dei nostri incontri. Al Gallo Umbro a prendere gli arancini e le crocchette, che costavano poco. A casa di Roberto a Ostia, che aveva la sala grande e ci stavamo tutti. Lorenzo era sempre lì. A molte delle nostre serate. Anche se un po' in disparte. Fumava il suo sigaro e ci guardava. Ci osservava, ci studiava forse, e cercava di capire se fosse arrivato il momento giusto. Quel momento arrivò nel 1997 quando, forte dei consensi ottenuti grazie alle storie realizzate in coppia con Massimo Carnevale sulle pagine di Lancistory e Skorpio, Lorenzo propose all'Eura Editoriale, in coppia con Roberto Recchioni, un progetto molto ambizioso. Riportare gli autori italiani sulle pagine di quegli storici settimanali. Ancora una volta vennero coinvolti tutti. Io, Luca Rossi, Leomacs, Stefano Piccoli, Fabrizio Spinelli, Cristiano Cucina, Walter Venturi e ovviamente Roberto che disegnava una serie e ne scriveva altre. I soldi guadagnati dall'Eura li investivamo in un progetto folle di autoproduzione. Un consorzio di etichette indipendenti. La Factory. Oltre ai già citati Diego Cajelli, Roberto Recchioni, Leomacs, Stefano Piccoli, Ottokin e Walter Venturi, avevamo coinvolto e convinto Flavia Scuderi e Marco Farinelli. Senza Facebook per rimanere in contatto, senza Dropbox per passarci le tavole, senza cellulari che costavano troppo. Ci si vedeva spesso. Le riunioni della Factory si mischiavano con quelle su Napoli Ground Zero. Le tavole si finivano di notte a casa di Roberto, con Lorenzo che completava i testi sul momento. E chi finiva per primo, riempiva i neri nelle tavole degli altri. O la mattina, sul terrazzo di Lorenzo, prima di infilarsi tutti in auto e andare in Eura a consegnare il lavoro. L'esperienza di Napoli Ground Zero durò circa tre anni. Lorenzo e Roberto non si arresero di certo. E rilanciarono con l'Eura. Proponendo, questa volta, una serie bonelliana da edicola. Nata proprio da un'idea di Roberto per una di quelle storie brevi collaterali a Napoli Ground Zero. Era nato John Doe. Il resto, come direbbero quelli ormai famosi, è storia. Il tempo, poi, ha fatto il resto. Le strade di tutti noi si sono divise e incrociate numerose volte. Alcuni ora fanno altro. Molti hanno continuato. Quando è possibile, continuiamo a collaborare e a coinvolgerci nei reciproci progetti. Nel 2012 avevo proposto a Lorenzo di riprendere in mano 'O Malamente, la nostra serie all'interno di Napoli Ground Zero. Fargli vivere un'ultima avventura che ne chiudesse le vicende e proporre un volume che raccogliesse tutte le storie a qualche editore. Ma la cosa, sfortunatamente, non andò in porto. Nel 2013 ci fu un contatto con un altro editore. Ma anche in quel caso non se ne fece nulla. Nel 2014 Lorenzo ci ha lasciati. Un po' più soli e con ancora tante storie da raccontare. Ma, fortunatamente, con tante storie da ricordare e da rileggere... in sala... sul terrazzo... al bar all'angolo... Sembra ieri. Ed è già passato un anno." "Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a dodici anni. Gesù, ma chi li ha?" (Stand by me) Stephen King
Il fumettista Luca Bertelè, in occasione della ristampa delle storie di 'O Malamente - scritte da Lorenzo Bartoli - ripercorre venti anni di arte, amicizia, scintille creative e storia del Fumetto italiano
di Riccardo Corbò -
E' veramente flebile la storicizzazione della scena del fumetto italiano dagli anni '90 in poi. Tanto si è detto e si è scritto fino agli anni '80, poi c'è un grosso vuoto. Probabilmente perché sono nate correnti di fumetto lontane - sia per caso, sia per scelta - da tutta l'intellighenzia critica nazionale.
Lontane fisicamente, lontane concettualmente, lontane artisticamente.
Perché erano ben distanti dalla classica e fondamentale location di Bologna, un concetto ideale prima ancora che una città. Ma la nuova scena degli anni '90 stava sorgendo a Roma, troppo distratta dai suoi milioni di eventi come Capitale, per guardare al fumetto.
Perché le ispirazioni e tendenze artistiche di questa nuova scena erano più popolari che Pop, e quando guardavano al Pop non era quello ripassato attraverso i filtri della fine art, ma attingevano ad uno scenario che varcava la frontiera del post post-moderno. Film, telefilm, Tv, cinema, immaginario manga, videogiochi, linguaggio delle borgate, tutta roba che all'epoca la critica e gli studiosi disdegnavano e spesso ignoravano.
E' importante quindi questo contributo che Luca Bertelè ha voluto donarci - in occasione della ristampa delle storie di 'O Malamente (pubblicate originariamente tra il 1998 e il 2001) per ricordare gli scenari umani e professionali scaturiti venti anni fa. Non è un pezzo nostalgico o romantico, come potrebbe sembrare, ma è un iniziare a mettere nero su bianco alcuni tasselli, come il ruolo centrale nella new wave del fumetto italiano popolare avuto da Lorenzo Bartoli, un autore che ha scelto di essere più un Chirone che un Ercole, permettendo che un ventaglio di giovani autori propagasse la propria professionalità; arrivando ad un cerchio ancora più ampio - in continua espansione - proprio nel nostro contemporaneo.
E ora giustamente, lasciamo la parola a Luca Bertelè:
Luca Bertelè in primo piano, Leomacs e Diego Cajelli
Leomacs e Diego Cajelli
Marco Farinelli e Fabrizio Spinelli
Stefano Piccoli, Flavia Scudieri e Marco Farinelli
Elisabetta Melaranci, Luca Bertelè, Roberto Recchioni
Tiziana e Lorenzo Bartoli
Walter Venturi
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Tutte le foto (c) Luca Bertelè