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22/03/2012

Il più russo tra gli italiani

Tonino Guerra era sposato con Eleonora Jàblotchkina, una bellissima signora russa, ed è stato amico dei più grandi e talentuosi figli dell'Unione Sovietica, da Andrej Tarkovskij a Bella Akhmadulina, da Yurij Ljubimov a Yurij Norshtein e Georgij Danelija

Izvestija (Russia),  21 marzo 2012

Il più “russo” tra gli italiani
di Larisa Josìpova

Il 21 marzo, nella cittadina di Sant'Arcangelo, è morto il grande artista, sceneggiatore, scrittore e poeta Tonino Guerra.

Non era solo il più "russo" tra gli italiani, ma anche l’uomo al quale il destino aveva riservato di essere il tramite attraverso il quale le correnti di pensiero, energia e cultura dal Vecchio Mondo passavano in Russia e dalla Russia in l'Europa. Era sposato con Eleonora Jàblotchkina, una bellissima signora russa, ed è stato amico dei più grandi e talentuosi figli dell'Unione Sovietica, da Andrej Tarkovskij a Bella Akhmadulina, da Yurij Ljubimov a Yurij Norshtein e Georgij Danelija, anche se la lista di coloro senza i quali Tonino Guerra non poteva nemmeno immaginare la propria esistenza è ben più lunga.

Nella sua professione era uno dei migliori in assoluto. "L'Avventura", "La Notte", "Deserto Rosso", "Blow Up", "Zabriskie Point", "Identificazione di una donna" sono film che hanno fatto la storia del cinema e che è sempre bello rivedere. Tutti capolavori che portano la firma di Tonino Guerra.
Ma nella sua vita non ci sono solo le opere eccellenti di Antonioni, perché c’è il suo nome anche in "Matrimonio all'italiana" di Vittorio De Sica, o nella "La notte di San Lorenzo" e "Good Morning Babilonia" dei Fratelli Taviani, e ancora nel "Viaggio a Citera", "Il Volo", "L'Eternità e un Giorno" e "Lo Sguardo di Ulisse" di Theo Angelopoulos, per non parlare di "Nostalgia" di Andrej Tarkovskij e "Amarcord" di Federico Fellini.
Un uomo di straordinario talento e genio, che ha potuto intrecciare la sua vita con il grande cinema e con la grande letteratura.

Federico Fellini e Tonino Guerra erano nati a pochi chilometri di distanza e tre mesi l'uno dall'altro: Fellini a gennaio e Tonino a marzo del 1920, il primo a Rimini e l'altro nella cittadina vicina di Sant'Arcangelo. I ricordi d'infanzia, molti dei quali comuni alle loro due esistenze, hanno portato Guerra e Fellini a comporre la pièce, che poi è diventata il famosissimo film "Amarcord". Dieci anni dopo quel film, nel 1983, Guerra scriveva per Fellini "E la Nave Va", la storia di una nave partita alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. A bordo, l'elite intellettuale e artistica europea accompagna nell'ultimo viaggio una cantante d'opera i cui resti devono essere dispersi in mare; ma si scoprirà che anche quello della nave sarà il suo ultimo viaggio.

La fine della “nave della grande cultura europea" è stato uno dei temi forti nella vita artistica di Tonino Guerra e dei registi che lavoravano con lui. Traspare anche in "Nostalgia" di Tarkovskij, nel quale trova un’ulteriore sfumatura nel doloroso e impossibile desiderio dell’intellettuale russo, che una volta lasciata la patria non riesce né a far parte dell'Europa né a esistere fuori dell’ambito culturale  europeo.

Tarkovskij non è stato l'unico regista russo a lavorare con Tonino Guerra; nel 1995 Yurij Khrzhanovskij ha girato, su una sua sceneggiatura, il famoso e pluripremiato film di animazione su vecchiaia e oblio "Il Leone dalla Barba Grigia". Ci sono poi altri due film firmati da Vladimir Naumov.

Per Guerra la vecchiaia era, per sua stessa ammissione, tema ricorrente e "oggetto incomprensibile". "Non so perché sono vecchio, con capisco. Tutte le mattine mi dico: Tonino, hai vissuto molti anni ormai. Ma non è vero", disse tre anni fa in un incontro pubblico con i suoi estimatori russi, quando ebbe modo di spiegare anche da dove venisse la sua visione "cinematografica": "Rileggendo Castaneda ho capito in cosa consiste la differenza tra "guardare" e "vedere". Si può guardare una bella ragazza dal finestrino della macchina, per esempio. Vedere è tutt'altra cosa. Qualche giorno fa, in Italia, sono andato in montagna e mentre tornavo mi sono accorto di una cosa. E ho fermato la macchina, perché dovevo capire. Sulla strada c'era una panchina di ghisa, coperta di muschio. Quando mi sono messo a guardarla non era molto più che una panchina e basta. Ma quando ho iniziato a "vederla", ho capito che era lì per i vecchi che uscivano dalla trattoria e si sedevano lungo la strada per guardare chi passava di lì. E’ stato a quel punto che ho visto la solitudine che quella panchina voleva raccontarmi. Sono entrato nella sua sofferenza. Ogni fiore, ogni cosa racconta dolore e solitudine proprio come ha fatto quella panchina con me. Ho capito allora che lei vuole che qualcuno si sieda su di lei per farle un po’ di compagnia. E io mi sono seduto”.

Entrare nel dolore e nella gioia degli altri, assorbirli e ritrasmetterli attraverso le parole e l'arte; ed è forse proprio grazie a questa abilità, che lui era diventato Tonino Guerra il grande.

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