Braccia rubate all'agricoltura
In Cina i giovani non sanno resistere alle lusinghe delle luci della città. E a lavorare la terra rimangono solo nonni e genitori
China Daily, 7 marzo 2012
Braccia rubate all’agricoltura
di He Na e Han Junhong
Potrebbero non servirgli più, ma il signor Li Shiwu non ne vuole proprio sapere di separarsi dagli attrezzi che ha usato per una vita.
"Questo una volta mia moglie l'aveva buttato via" dice il settantenne mentre lucida con meticolosità l’attrezzo che gli serve per il lavoro nei campi."E' successo dopo che avevamo preso la decisione di dare in affitto la nostra terra. Non ci ho visto più dalla rabbia e l’ho mandata a recuperarlo". Il signor Li ha passato tutta la vita nei campi di Nanxing, Cina nordorientale. Aveva sperato che almeno una delle sei figlie avrebbe rilevato la fattoria di famiglia; purtroppo, lui è arrivato all’età della pensione, ma nessuna è tornata dalla città. "I giovani di oggi detestano anche solo l'idea del lavoro nei campi; si lamentano che è troppo duro, sporco e mal retribuito" ci dice. "E ciò vale anche per le mie figlie e i miei generi, per non parlare dei nipoti, che non vogliono nemmeno venire a farci visita per le feste, perché ‘si annoiano’...".
L'età media di chi lavora nei campi si alza, e trovare giovani che vogliano raccogliere il testimone è diventato il problema principale di tutte le aree rurali, che non possono competere con quanto offre la città in termini di retribuzione e qualità della vita. Eppure, secondo l’attuale leadership politica, una soluzione ci sarebbe: affrancare i contadini anziani dalla terra. A partire dagli Anni ‘80 i giovani, e in modo particolare i maschi, sono partiti in massa alla volta delle aree urbane, in cerca di migliori opportunità, lasciando in campagna solo i vecchi. Neanche gli incentivi governativi per l'agricoltura (sussidi per sementi e macchinari) hanno saputo fermare questa emorragia.
Per il Ministero delle Risorse Umane e della Previdenza Sociale nel 2010 i lavoratori migranti sono stati 242 milioni, più del doppio rispetto ai 98 milioni di solo cinque anni prima. Le figlie del signor Li si sono trasferite in città subito dopo sposate. "La più giovane lavora in una fabbrica automobilistica di Changchun", racconta. "Mi ha detto che guadagna in tre mesi quanto io in un anno di fatica nei campi". Quelli che vengono spesso definiti "agricoltori di seconda generazione", ovvero i nati dopo il 1980, sono in realtà per la maggior parte persone che non vogliono rimanere a lavorare in campagna e che, d’altra parte, non saprebbero nemmeno gestire una fattoria. A dimostrazione di ciò Sun Wei, 29 anni, nato in campagna ma oggi residente a Pechino, dove vende automobili, ci dice: "Mi piace la vita di città. Di agricoltura non ne so proprio niente. Perché mai dovrei tornare al paese? Morirei al pensiero di dovermi coricare prima delle nove tutta la vita...".
Un settore che invecchia
Come molti agricoltori che stanno invecchiando, il signor Li è stato costretto ad andare in pensione per motivi di salute. Ci tira fuori una cassetta di farmaci per l'artrite, il diabete, la pressione sanguigna. Quando ha capito che nessuna delle figlie sarebbe tornata a casa, ha cominciato a temere che nessun altro avrebbe lavorato la sua terra la primavera successiva. Si è rivolto allora al Comitato della comunità di Nanxing, con l’idea di dare la terra in affitto a qualcun altro.
"E' così che l'amministrazione locale della città di Dalin ha deciso di affrontare il problema dei villaggi rurali che si svuotano" ci spiega Ma Xiaobo, amministratore locale appena rientrato da una conferenza sul tema. “Un modo per liberare i contadini e affidare la terra a mani esperte”. Secondo lui, il signor Li dovrebbe dare la sua terra a un agricoltore più giovane e in grado di utilizzare tecniche migliori, in modo da assicurarsi anche maggiori proventi. Al signor Li e alla moglie andrebbero 3000 yuan l'anno e il suo appezzamento non rimarrebbe incolto. "L’anno scorso ho visto molti campi abbandonati" ci dice Ma Xiaobo, perché su una popolazione di 2200 anime ben 800 se ne sono andate in città. "Anno dopo anno la terra coltivabile si è ridotta… e vedere che terreni buoni vengano sprecati è un vero peccato".
Yao Weibo, amministratore di Dalin, conferma che altri 15 villaggi sotto la sua giurisdizione hanno tutti vissuto la stessa esperienza. Quando la stagione agricola riprenderà questa primavera, molti degli agricoltori rimasti avranno cinquant'anni e più. E per un'area che fa affidamento su un’industria agricola forte, la mancanza di interesse nel settore da parte dei giovani è un fenomeno preoccupante. "Si tratta di una questione di interesse nazionale, che difficilmente potrà essere risolta al mio livello" afferma Yao. Comunque sia, l'affitto dei terreni può rappresentare una buona soluzione per l'immediato. "Dobbiamo affrancare gli agricoltori anziani dalla terra e dare loro un reddito maggiore” ci dice. "Al momento un giovane ha due possibilità: guadagnare 50 yuan al giorno (8 dollari) in un cantiere edile o 10000 l'anno (1588 dollari) per ettaro se decide di rimanere nel settore agricoltura. Tutti dovrebbero essere incoraggiati a migliorare la qualità della loro vita, ma ciò non deve comportare l'abbandono delle terre".
Tecnica e tecnologia sono d’aiuto per alleggerire il peso della questione; il lavoro che un tempo veniva fatto da tre uomini, oggi può essere svolto da uno solo, anche se gli agronomi avvertono che l'uso di macchinari avanzati può risultare difficile su piccoli appezzamenti. "L'agricoltura su vasta scala può risultare una soluzione vincente per tutte le parti in causa" aggiunge Yao. "Il proprietario ottiene soldi dall'affitto, talvolta il doppio di quanto guadagnavano prima, mentre l'affittuario può estendere la produzione e guadagnare di più".
Migliorare la qualità della vita
Ji Chunyan e la sua famiglia sono tra coloro che hanno approfittato della possibilità studiata dall'amministrazione di Dalin. Hanno preso in affitto i campi lasciati da un fratello e una sorella emigrati in città e costruito cinque serre per ortaggi di alta qualità; oggi sono i fornitori di sementi e verdure dei supermercati Wal-Mart, tra gli altri. Da questa attività riescono a ricavare fino a 200000 yuan l'anno (31355 dollari). "Saremmo ancora impantanati nei debiti se non avessimo preso quei due ettari di terra" ci dice Ji Chunyan. "Con mio marito lavoravamo giorno e notte, ma con due figli al college la vita era molto dura". "C’è da dire che gli agricoltori non diventano subito ricchi, soprattutto perché i sussidi governativi vengono spesso totalmente assorbiti dal rincaro delle sementi, degli attrezzi e dei fertilizzanti".
Anche Yan Rong ha preso in affitto campi abbandonati da gente emigrata in città o in Corea del Sud. Dopo attenta valutazione dei terreni adatti alla semina del mais e del riso, è riuscito ad ottenere 100 tonnellate di raccolto. Il ricavato lo ha poi investito in macchinari per migliorare la produttività e in due allevamenti, uno di pesci e uno di suini. Convincere gli anziani a dare in affitto i terreni di loro proprietà, però, può non essere facile. Li Shixun ha 65 anni e sembra non avere nessuna intenzione di lasciare il suo appezzamento di 0,7 ettari. "Ho vissuto qui tutta la vita, in città mi sentirei a disagio. Voglio essere io a occuparmi della mia terra finché sarò in grado di stare in piedi" ci dice.
Una lezione da imparare
Rond Tingzhao della Chinese Academy of Engineering è un sostenitore del sistema di trasferimento dei terreni su base volontaria e a compensazione, che ritiene "inevitabile" per il moderno sviluppo agricolo. Uno studio recente di Zhang Zhizhong, agronomo dello State Council's Development Research Center, suggerisce anche una revisione delle leggi che regolano la gestione contrattuale del settore agricolo per andare incontro alla mancanza di forza lavoro nelle campagne. Nella provincia di Anhui intanto sono al lavoro 32 squadre di professionisti, pronti a dare consigli pratici e teorici agli agricoltori; molte altre province stanno prendendo spunto dalla loro esperienza. "Il futuro dell'agricoltura sarà garantito da agronomi professionisti ed esperti di marketing" conclude Yao. "Un’evoluzione indispensabile per assicurare al Paese i prodotti di cui ha bisogno".