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Collaborazione di Lorenzo Di Pietro
È il nuovo modo di viaggiare, che sta soppiantando bed and breakfast e alberghi: Airbnb gestisce nel mondo 4,8 milioni di annunci. In Italia, nel 2017 ha dato ospitalità a 7,8 milioni di turisti. Parola d’ordine: condivisione. Non solo di una camera da letto, ma di un’esperienza reale, tra la gente che vive davvero il luogo che visitiamo. Ma è così? Abbiamo fatto un viaggio dentro il mondo di Airbnb, per scoprire che molti host sono in realtà grandi società immobiliari e non semplici cittadini che arrotondano. E che nei centri storici il fenomeno degli affitti a breve termine sta producendo un esodo degli abitanti. In Europa sono corsi ai ripari, limitando la possibilità di affittare le case ai turisti. Negli Stati Uniti, a San Francisco dove Airbnb è nata, il Comune è riuscito a farsi consegnare dalla piattaforma web i dati degli host, per poter governare il fenomeno e colpire l’evasione fiscale. E in Italia? Una legge ci sarebbe, ma Airbnb ha fatto ricorso e ha deciso di non applicarla. Anche per evitare che il fisco bussi alla porta della multinazionale californiana, che scherma i suoi profitti nei paradisi fiscali.
- Riceviamo dall'Ufficio stampa di Roma Capitale:
Spett. Redazione di “Report”,
con riferimento al servizio “AAA Italia affittasi” in onda il 4 giugno 2018 a firma di Manuele Bonaccorsi è necessario segnalare che esso contiene alcune importanti imprecisioni.
Rispetto all’affermazione dell’autore “La legge c’è, i controlli e le sanzioni no. Una pacchia per chi affitta in nero”, quando si parla della categoria dei cosiddetti “fitti brevi”, è necessario rimarcare che è il Regolamento Regionale delle strutture ricettive extralberghiere, approvato dalla Regione Lazio il 16 giugno 2017, a prevedere che per tali forme di ospitalità non sia prevista né una classificazione né una autorizzazione, ma una semplice comunicazione on line.
Va precisato che le modalità di comunicazione sono ben evidenti sui siti istituzionali. Il programma di digitalizzazione di tali procedure, grazie allo Sportello Unico Attività Ricettive, consente di inviare tale comunicazione tramite piattaforma telematica, venendo incontro quindi all’esigenze del cittadino e a quelle di dematerializzazione e semplificazione.
Non è vero peraltro, come riportato nel servizio, che “non ci sono controlli”. L’Amministrazione attraverso il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale predispone regolari controlli, diretti in via prioritaria a individuare irregolarità di forme di ospitalità “privata”, che contravvenendo a quanto previsto dalla normativa, vengano svolte offrendo servizi accessori, come la somministrazione di cibo e bevande o il cambio biancheria, non consentiti.
E’ di tutta evidenza, come il servizio ha dimostrato, che il fenomeno del cosiddetto “house sharing” si sta espandendo in tutto il mondo con numeri eccezionali e con modalità che non assicurano la dovuta trasparenza e concorrenza. Da qui l’evidente difficoltà di operare controlli di polizia in abitazioni private, per le quali sussiste una tutela, anche giuridica, particolarmente rigorosa.
Per far fronte con mezzi legali a questi fenomeni, l’Amministrazione capitolina ha, nel corso degli ultimi 2 anni, preso parte anche al Tavolo contro l’abusivismo nel settore ricettivo presso la Prefettura di Roma, nato a fine 2016 per definire azioni congiunte con tutte le forze dell’ordine; ad aprile ha deliberato l’obbligo del pagamento del contributo di soggiorno per le locazioni brevi, così come già accade per le altre strutture ricettive abilitate. Sono peraltro in corso interlocuzioni con le principali piattaforme di prenotazione telematica per individuare accordi utili a limitare le forme di abusivismo.
Duole constatare, invece, che il servizio si apra con un montaggio di brani registrati con una telecamera nascosta e catturati all’interno di un ufficio pubblico all’insaputa dell’interlocutore, in contrasto con quanto previsto dalla deontologia professionale. Tanto preme precisare, anche in virtù del rapporto collaborativo che sempre, anche di recente, l’Ufficio Stampa ha prestato all’informazione e alla richiesta di chiarimenti sugli aspetti trattati nel servizio.
Si prega dunque di procedere a rettifica secondo la normativa vigente.
- La risposta di Report:
La lettera dell’ufficio stampa di Roma Capitale in realtà non smentisce quanto riportato da REPORT, ovvero che
1) la normativa della Regione Lazio prevede per gli affitti a breve termine l'obbligo di una semplice comunicazione;
2) non esistono sanzioni per chi non effettui tale comunicazione;
3) i controlli citati da Roma Capitale nella sua missiva riguardano casi di alberghi o b&b mascherati da affitti a breve termine, ma non l'evasione dell'obbligo di comunicazione. Su cui d'altronde, in assenza di una sanzione, non avrebbe neppure senso effettuare controlli.
Roma Capitale, inoltre, non può smentire che a fronte di 17mila host attivi, solo sulla piattaforma Airbnb, nel territorio cittadino appena 4235 risultino censiti nella banca dati pubblica della Regione Lazio. Al fine di riportare un’informazione completa abbiamo chiesto un’ intervista all'interlocutore istituzionale che ha competenza sulla questione, in particolare all'assessore al Turismo Adriano Meloni. La richiesta è giunta all’Ufficio stampa di Roma Capitale lo scorso 20 aprile. Nonostante alcuni solleciti telefonici, non abbiamo mai ricevuto risposta.
- Riceviamo da Apartments Florence Srl
- Riceviamo dall'associazione Host Italia:
- La risposta di Report:
Gentile Valerio Nicastro,