collaborazione di Alessia Marzi
immagini di Giovanni De Faveri, Matteo Delbò e Dario D'India
Le Rsa sono state i luoghi nei quali il virus è stato più letale. Ma sono anche un business milionario fatto di costi ridotti al lumicino a fronte di rette altissime e cospicui contributi economici pubblici. Dalla Liguria alla Calabria, siamo andati a vedere da vicino che servizi offrono, come hanno risposto all'emergenza, quali legami hanno con la politica.
NOTA DEL 25/05/2020
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO
Prima di chiudere lasciateci fare due precisazioni. Allora la scorsa settimana avevamo parlato delle rsa e in particolare avevamo parlato di quelle riferibili al gruppo Kos: dobbiamo precisare che Carlo De Benedetti non possiede attualmente quote di Kos né direttamente né attraverso CIR. Poi avevamo anche parlato del PD varesino e avevamo detto dei prestiti erogati dalla fondazione Molina, rsa di Varese. Uno dei quali era finito in mano a un proprietario di un tv locale, che poi ha sostenuto indirettamente la vittoria del candidato sindaco PD. Non volevamo in alcun modo intendere che il finanziamento fosse stato diretto al PD direttamente, ce ne scusiamo.
NOTE DEL 18/05/2020
- La nota inviata da Villa Aurora (Roma)
Ringraziamo Villa Aurora che finalmente ci da delle risposte, nonostante abbiamo provato a contattarla dal 23 marzo, addirittura andando fisicamente in sede, come si vede dalle immagini andate in onda e non ricevendo più un riscontro alle nostre domande, come invece promesso.
E ringraziamo Villa Aurora per la precisazione che non fa che confermare quanto da noi sostenuto, poiché la struttura è compresa addirittura tra le 9 aree di intervento della “Rete della sanità del Lazio” per l'emergenza coronavirus, indicata come spoke. Quasi in tutte le Rsa che abbiamo trattato nell'inchiesta i posti riservati sono quelli degli acuti, essendo sospesi i ricoveri. Resta però sempre il fatto che la struttura ospitante è la medesima. Leggiamo infatti dalla vostra risposta del 30 marzo ai parenti che chiedevano rassicurazioni sulla separazione dei reparti: “L'attuale stato di emergenza nazionale e internazionale ha provocato e sta provocando riorganizzazioni momentanee e trasnsitorie così come più volte chiesto da Governo centrale e Regione Lazio (…) La situazione regionale nelle case di riposo, nelle Rsa e negli ospedali, durante questi ultimi 15 giorni, è diventata esplosiva; così come richiesto dall'Amministrazione regionale, la Direzione di questa struttura ha deciso di rendersi disponibile, per quanto possibile, all'implementazione dei posti letto per essere di supporto agli ospedali”.
E ancora il 7 aprile, in un'altra lettera ai parenti: “Come a tutti noto la situazione in tutto il Lazio, e purtroppo nella maggioranza delle Rsa della Regione, nella settimana iniziata con il 16 marzo 2020, è precipitata! L'unità di crisi della Regione ha chiesto tutto il supporto possibile a tutte le strutture che fossero in grado di darlo nella massima sicurezza”.
- Dopo la clip del nostro servizio su Villa Torano nella quale era contenuto un audio del 118 che consigliava alla struttura di pretendere un tampone su una salma trasportata in ambulanza lo scorso 21 marzo, i legali del direttore sanitario della Struttura, hanno scritto una precisazione (qui al link) nella quale affermavano tra l'altro che: “il Direttore Sanitario di Villa Torano nell’immediatezza contattava il centralino dell’Ospedale Annunziata tramite il quale riusciva ad interloquire con il Direttore Sanitario del detto nosocomio. Alla richiesta del Dott. Pansini di eseguire il tampone sul paziente deceduto, lo stesso Direttore Sanitario dell’ospedale rispondeva che non lo riteneva necessario e che aveva dato disposizione al medico in servizio del Pronto Soccorso di trattare il caso come un decesso da malattia infettiva soltanto per un eccesso di precauzione”.
Abbiamo sentito per verifica il direttore sanitario del presidio ospedaliero di Cosenza Salvatore De Paola il quale ci ha detto che lui, quel giorno, non era reperibile e che in sua vece era di turno la dottoressa Lea Perrone, la quale conferma di aver preso lei la telefonata della Rsa. La dottoressa smentisce che il direttore abbia fatto richiesta di un tampone sulla salma e che il direttore sanitario (lei che ne faceva le veci) abbia mai risposto che non lo riteneva necessario.