Gli insindacabili

Collaborazione di Federico Marconi e Lorenzo Vendemiale

L'emergenza coronavirus sta dando il colpo di grazia alla nostra economia. I tavoli di crisi aperti al ministero sono ben 120, per circa 160 mila lavoratori. Non sappiamo cosa accadrà quando finirà il blocco dei licenziamenti. In questo scenario è fondamentale il ruolo del sindacato per difendere i lavoratori e garantire la giustizia sociale. Ci siamo chiesti allora come funziona uno dei principali sindacati italiani, quello della Cisl, ma i vertici del sindacato non hanno voluto concederci un'intervista istituzionale. Mai in venticinque anni di storia abbiamo ricevuto così tante porte in faccia. Un grande sindacato come la Cisl non ha ritenuto di rispondere a domande finalizzate a capire qual è oggi il ruolo del sindacato, come garantisce ai suoi iscritti la trasparenza, e quali sono le regole interne, che garantiscono la correttezza dei comportamenti dei dirigenti sindacali. Perché i dirigenti Cisl evitano il confronto? È arrivata anche una querela preventiva per un tweet di Sigfrido Ranucci sugli stipendi dei vertici. Era il 2015 quando su tutta la stampa nazionale esplodeva il caso dei maxistipendi della Cisl, a distanza di cinque anni. Report torna su quella vicenda con testimonianze e documenti inediti.

NOTA DEL 15/12/2020
Specifichiamo che la segretaria generale Annamaria Furlan, il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra, l'ex segretario generale Fisascat Cisl Pierangelo Raineri, l'ex presidente del patronato Inas Cisl Antonino Sorgi e l'ex presidente del Caf Cisl Valeriano Canepari, si sono costituiti singolarmente come parte civile contro il dipendente Inps, Riccardo Weiss, per chiedere un risarcimento danni. Hanno chiesto in totale 50mila euro, cioè 10mila euro a testa. Tutto è partito da una serie di reclami all'Inps e all'Autorità garante della privacy, da parte dei dirigenti del sindacato, affinché si facessero degli accertamenti in merito alla divulgazione delle notizie sui loro compensi. L'Inps ha fatto le sue verifiche e ha individuato come uno dei possibili soggetti il dipendente Riccardo Weiss, notiziando l'autorità giudiziaria. Weiss è stato condannato un anno fa a sette mesi in primo grado, per avere visualizzato i redditi dei dirigenti CISL attraverso le sue credenziali, ma non per averli diffusi alla stampa. Weiss ha fatto ricorso in appello.