Drizza le antenne

di Lucina Paternesi 
Collaborazione di Roberto Persia
Immagini di Davide Fonda, Carlos Dias, Andrea Lilli e Paco Sannino
Montaggio di Sonia Zarfati
Grafiche di Giorgio Vallati


 

Che fine ha fatto il 5G?
Avrebbe dovuto rivoluzionare le nostre vite, ma a sei anni dalla chiusura dell’asta che ha assegnato le frequenze, che fine ha fatto il 5G? Mentre in Svezia la nuova tecnologia è entrata a far parte dell’economia del paese, a suon di investimenti milionari da parte delle compagnie telefoniche, in Italia il Governo ha deciso che per far decollare il 5G bisogna alzare i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici, da 6 a 15 V/m. Un bel favore alle compagnie telefoniche che, nel 2018, hanno versato oltre 6,5 miliardi di euro allo Stato per accaparrarsi le frequenze. L’innalzamento dei limiti sembra avere un obiettivo preciso: far risparmiare 4 miliardi agli operatori di telefonia che, altrimenti, sarebbero stati costretti a un esborso maggiore per l’ammodernamento degli impianti. Questo provvedimento è solo l’ultimo dei tanti interventi normativi che, negli ultimi anni, in nome della semplificazione, ha spianato la strada alle aziende di telecomunicazioni. Dall’eliminazione dei vincoli paesaggistici per l’installazione dei tralicci al tetto massimo di 800 euro per l’occupazione di suolo pubblico, le compagnie telefoniche hanno letteralmente preso d’assalto i territori. A farne le spese sono soltanto sindaci, cittadini e territori. Chi ci guadagna da tutta questa semplificazione?

Le risposte ricevute da Inwit Spa
Le risposte ricevute da Iliad