collaborazione Federico Marconi e Silvia Scognamiglio
immagini Dario D’India, Afredo Farina e Giovanni De Faveri
montaggio Andrea Masella
grafica Michele Ventrone
I monopattini stanno riscrivendo le regole della mobilità urbana anche in Italia. E la Helbiz è stata la prima azienda ad aver portato lo sharing nel nostro paese. La società ha ottenuto concessioni per la condivisione dei suoi mezzi in oltre venti città italiane, a partire da Roma e Milano. Ma chi c’è dietro la Helbiz? L’amministratore delegato si chiama Salvatore Palella, è nato ad Acireale 33 anni fa e oggi guida un gruppo mondiale dal suo ufficio al 32° piano di un grattacielo di Wall Street, a New York. La storia della Helbiz si intreccia con quella di tanti personaggi del jet set e dello sport italiano, da Alessandro Del Piero che offre il suo volto per uno spot, a Marco Borriello, tirato in ballo nella lista dei possibili investitori. Dal passato di Palella emergono però numerose ombre e relazioni con figure vicine alla criminalità organizzata e personaggi dal passato controverso. La società ha una holding di controllo nel Delaware, che scherma l’identità dei suoi azionisti, mentre sulla testa di Palella pende una richiesta di class action, presentata presso la District Court di New York City, per un’avventura imprenditoriale finita male nel mondo delle criptovalute. Alla luce di questo e molto altro, chi c’è realmente dietro la Helbiz? Con quali capitali viene finanziata l’azienda? E soprattutto, che responsabilità hanno le pubbliche amministrazioni e lo stato italiano nelle mancate verifiche sulle società incaricate di condurci nella mobilità del futuro?
NOTA DEL 25/01/2021
Nell’inchiesta “Il mago di Helbiz” andata in onda durante la puntata del 25 gennaio di Report, dedicata alla società di sharing mobility Helbiz e al suo fondatore e amministratore delegato Salvatore Palella, abbiamo parlato di una class action avviata da alcuni investitori. I rappresentanti legali dell’azienda con sede nel Delawere solo nel pomeriggio di lunedì ci fanno sapere che venerdì 22 gennaio la Souther District Court di New York ha archiviato la richiesta in merito a una presunta frode legata alla vendita di criptovalute. Dai documenti ufficiali del tribunale si evince che la Corte distrettuale di New York si dichiara “non competente” a livello territoriale rispetto alla vicenda stessa, aggiungendo che “the complaints are dismissed without prejudice to renewal in other jurisdiction” (“le denunce sono archiviate senza alcuna pregiudiziale al fatto che vengano rinnovate in altre giurisdizioni”, ndr).