MORIRE DI PACE

Un militare può davvero morire in tempo di pace a causa dell'uranio impoverito? A un mese dalla morte del Caporal maggiore Melis e cinque anni dopo il primo reportage (primo in assoluto per la televisione italiana), Report torna sull'argomento. Cinque anni fa avevamo riportato un solo caso di denuncia, quello della madre di Salvatore Vacca, morto di leucemia di ritorno dalla Bosnia. Oggi sono 24 i morti per "Sindrome dei Balcani" e oltre 200 i malati. Quasi tutti colpiti da tumori al sistema emo-linfatico. I parenti delle vittime e due associazioni ritengono che quelle patologie siano causate dalle missioni militari fatte all'estero, e puntano il dito sull'uso delle armi all'uranio impoverito da parte della NATO. La commissione medica Mandelli ha escluso una correlazione tra uranio impoverito e tumori nei soldati. Secondo l'Osservatorio militare quella relazione è viziata da un errore di fondo che, se fatto in cattiva fede dal Ministero della Difesa, è da considerarsi un maldestro es

Immagini tratte dalla puntata di Report andata in onda il 15 dicembre 1999

PEPPINA SECCI - madre di Salvatore Vacca
Con la certezza che lui l'aveva presa bene, visto che era ai confini, in linea d'aria era a sette chilometri dalla Serbia quando è scoppiata la guerra e i malessere li ha accusati da quei giorni. Ha avuto delle confidenze con un collega, gli ha detto che si era spaventato a morte quando gli sono scoppiati molto vicino queste bombe.

IN STUDIO MILENA GABANELLI
Era il 1999 e all'epoca avevamo avuto segnalazioni di altri due reduci malati, anche loro erano stati in missione nei Balcani, ma i militari non parlarono.
Un anno dopo la sindrome dei Balcani diventò un fatto di cronaca e qualcuno uscì allo scoperto. Uno di questi era Valery Melis, che chiedeva alle autorità di indagare.

AUTRICE
La prima a parlare è stata la madre di Salvatore Vacca, erano passati tre mesi dalla morte del figlio.Noi avevamo avuto segnalazione di altri due reduci malati ma i militari non parlarono: anche loro erano stati in missione di pace nei paesi balcanici.
Un anno dopo la sindrome dei Balcani diventò un fatto di cronaca e qualcuno uscì allo scoperto. Uno di questi era Valery Melis.
Che raccontava la sua storia e chiedeva alle autorità di indagare e scoprire se esisteva un nesso tra il suo linfoma e l'uranio impoverito sparato nei Balcani, dove era stato in missione.

Immagini tratte da "Il raggio verde" del 12 gennaio 2001

MARCO MINNITI - Sottosegretario alla Difesa (2001)
"Vorrei dire a Melis e a tutti quanti gli altri ragazzi, per quanto ci riguarda devono avere la tranquillità che non soltanto si faranno tutti quanti i controlli medici ma che anche coloro che hanno contratto delle patologie, per qualunque ragione, noi non li lasceremo mai soli."

AUTRICE
Velery Melis è morto il 12 febbraio scorso. Aveva atteso che lo Stato si prendesse cura di lui, della sua malattia e che gli riconoscesse un risarcimento. Nullo di tutto ciò è avvenuto ed per questo che sulla bara del caporalmaggiore Melis non c'era il suo cappello di alpino e il tricolore.

IN STUDIO MILENA GABANELLI
Una cosa che un onorevole non dovrebbe mai fare è promettere, o almeno non davanti alle telecamere e tantomeno quando parla a nome del Governo, che quattro mesi dopo cambia e verso quelle promesse non ha nessun obbligo, ma ne fa delle altre. Intanto le missioni continuano e il numero degli ammalati cresce, oggi siamo a 260, secondo l'osservatorio militare. "Non vi lasceremo soli" è una frase uscita tante volte dalla bocca di Ministri e Presidenti, chi si ammala però non chiede compagnia, è legato, come è giusto che sia alla concretezza della vita e chiede l'indennità per causa di servizio. Ma va accertata. E questo fa la differenza fra l'eroe e il militare qualunque.
L'inchiesta è di Sabrina Giannini

AUTRICE
Luca Sepe, napoletano, 27 anni, primo caporalmaggiore dell'esercito, malato da quattro anni, da quando è tornato dalla sua ultima missione nei Balcani: ha un linfoma Hodgink.
Il giorno di novembre in cui si celebravano i funerali di Stato delle vittime dell'attentato a Nassiriya, per Luca era un giorno particolare.

LUCA SEPE - Primo caporalmaggiore
Oggi mi ritrovo di nuovo con un ritorno della malattia, più aggressiva.

AUTRICE
Luca Sepe torna a Napoli: per assistere ai funerali dei colleghi ha rinviato di un giorno il suo ricovero. A causa del ritorno della malattia deve riprendere le cure.
E fare un nuovo ciclo di chemioterapia.

LUCA SEPE - Primo caporalmaggiore
M'hanno bloccato tutta la carriera militare. Insomma, non vado più avanti. Mi hanno promesso che un domani mi danno tutto. Un domani, non si sa quando. Tramite il distretto militare, mi dissero "guarda non ti preoccupare che quando sarà, ti sarà dato tutto, l'arretrato del blocco della carriera."

D - E tu ti fidi?

LUCA SEPE - Primo caporalmaggiore
Sinceramente no, perché ho perso il senso della fiducia nelle istituzioni. Mi sento abbandonato: non mi hanno aiutato su niente: insomma mi hanno lasciato solo.

AUTRICE
Quanti saranno i reduci dalle missioni dei Balcani oggi malati? E quanti saranno i deceduti? 17, come dice il Ministero della Difesa o 24 come sostiene l'Osservatorio militare che da anni si occupa della problema dei reduci.

L'ultima segnalazione ricevuta dal maresciallo Leggiero è stata quella dei genitori di Sergio d'Angelo, deceduto lo scorso agosto per un tumore alla laringe. Era stato in Bosnia e in Kosovo.

M.LLO DOMENICO LEGGIERO - Osservatorio militare
Purtroppo, signora, D'Angelo non è il primo, D'Angelo, detto proprio in maniera brutale, è il numero 23 di decessi. 260 malati. Finché non viene qualcuno che ha il coraggio, sia esso un uomo di governo o dei vertici militari, se è un uomo di governo dice "bene i miei vertici militari hanno sbagliato, voglio capire dove sono le responsabilità, voglio la verità e pagheranno". Oppure i vertici militari dicono "noi abbiamo sbagliato perché non sapevamo quale era il rischio reale"; fino a quel momento, di questi ragazzi nessuno avrà il risarcimento. Anche se sono morti nello stesso modo in cui è successa la disgrazia Nassyria né più né meno.

MADRE DI LUCA SEPE
E devono pagare, marescia', devono pagare! Lo Stato deve pagare.

AUTRICE
Lo stato deve pagare se si dimostra che esiste davvero la sindrome dei Balcani, ovvero la relazione tra malattia e il servizio svolto nella ex-Jugoslavia bombardata con uranio impoverito. In fondo, di cancro si ammalano tutti, non solo i militari.
La prova poi è stata cercata: venne infatti istituita la Commissione coordinata dal dott. Mandelli, noto ematologo. La relazione definitiva uscì a giugno del 2002.

Dichiarazione Prof. FRANCO MANDELLI
"L'incidenza di casi di neoplasie maligne non è statisticamente superiore a quanto ci si poteva aspettare rispetto ad una popolazione normale. L'aumento di neoplasia maligne non abbiamo alcuna prova che sia dovuto all'uranio."

AUTRICE
Lo studio è stato fatto basandosi su 39.491 presenze di militari che avrebbero partecipato alle missioni in Bosnia e in Kosovo. Ma sul libro bianco pubblicato dalla difesa si legge che nelle operazioni di pace, i militari impiegati si aggiravano al massimo sui 30 mila uomini.
La commissione scientifica, dunque, si è basata sui numeri sbagliati?

M.LLO DOMENICO LEGGIERO - Osservatorio militare
Il Libro bianco dice, giustamente, che 27 mila uomini nel complesso hanno partecipato alle operazioni di pace.

D - Questo può aver falsato le elaborazioni statistiche?

M.LLO DOMENICO LEGGIERO - Osservatorio militare
Non "potrebbe" li ha falsati.

EDOUARD BALLAMAN - Questore Camera dei Deputati Lega Nord
La commissione Mandelli ritengo che sia un autorevolissima commissione fatta dal ministero della Difesa, pagata dal ministero della Difesa, per giudicare il ministero della Difesa. E penso che con questo abbiamo detto tutto.

D - Mi sembra vagamente ironico…

EDOUARD BALLAMAN - Questore Camera dei Deputati Lega Nord
Penso che bisogna avere una certa autonomia di giudizi: in questo caso purtroppo non c'è stata. Per quanto possa essere un giudizio a discolpa dell'attività ministero della Difesa, questa non ha alcuna autorevolezza.

AUTRICE
Il Governo precedente che ha istituito la Commissione Mandelli ha fatto in modo che della problematica se ne occupasse il ministero coinvolto direttamente e non ha concesso a scienziati indipendenti di supervisionare i lavori. E il nuovo governo continua a considerarla buona?

SALVATORE CICU - Sottosegretario alla Difesa
Per quanto riguarda la relazione Mandelli penso che sia stato un ottimo lavoro, credo che il professore Mandelli sia sicuramente una delle persone più competenti in assoluto per le analisi e le verifiche che ha effettuato e anche per i risultati attraverso le tre relazioni che lui ha consegnato e soprattutto io credo il fatto che lui abbia detto bisogna di proseguire e di andare avanti.

IN STUDIO MILENA GABANELLI
E perché bisogna andare avanti? Perché nonostante quello studio fosse rassicurante, mostrava comunque un eccesso di linfomi di Hodgkin, per questo nel 2001 doveva iniziare il monitoraggio clinico di tutti i militari di ritorno dalle missioni. E' partito nel 2003. E a controllarlo non è un organo indipendente, ma nuovamente il Ministero della Difesa. E allora cosa pensano i soldati che partono oggi, dal luogo da cui finora sono tornate più vittime? A Novembre arriva una lettera all'Osservatorio militare. Il sottufficiale resta anonimo e scrive: "è ormai al termine il compound a Belo Polje dal nome villaggio Italia. La zona in oggetto era un poligono militare dove furono distrutti ordigni all'uranio impoverito e tuttora c'è un container contaminato. Ciò che scrivo non lo posso provare ma le voci girano. Fra poche settimane la mia task force sarà trasferita laggiù, per cui immaginate la mia preoccupazione. Se possibile potreste informarvi?"
Certamente, Sabrina Giannini è andata, insieme al cambio di reggimento, al villaggio Italia.

AUTRICE
E' arrivato il camion con il reggimento della Folgore. Sostituiscono i loro colleghi che dopo sei mesi di missione tornano a casa.

D - Sa che c'è qualche suo collega che dice di essersi ammalato nel '99?

MARESCIALLO DEI PARACADUTISTI
Ho sentito solo dire attraverso la televisione. Non ho conosciuto personalmente e non ho avuto contatti…

D - Che cosa ne pensa, visto che lei è qua, non è un pericolo per lei? Non ha paura?

MARESCIALLO DEI PARACADUTISTI
Le paure sono tante, non è solo quella può essere una delle paure tra le paure che ci sono

AUTRICE
Delle 40 nazioni che partecipano alla missione, gli italiani sono tra i più numerosi. Ed ecco Villaggio Italia, la grande base italiana vicino a Pec. Ospita duemila soldati.
Adesso quel sottufficiale che scrisse la lettera anonima è qui, più anonimo che mai. Quando c'è il cambio ufficiale tra i reggimenti arriva il generale comandante di tutta la brigata sud-ovest e giro a lui il dubbio del militare impaurito.

GEN. ALBERTO PRIMICERJ - Comandante brigata sud-ovest
Prima di costruire quel villaggio sono stati fatti tutti i tipi possibili di misurazione, che vengono fatti, periodicamente, ciclicamente ancora oggi, nonostante ormai ci siamo noi da un po' di tempo e nonostante sia approvato che lì, assolutamente, non c'è nessun pericolo.

AUTRICE
Vero. Questa non è una zona colpita da proiettili con uranio impoverito.
A parte Villaggio Italia, gli italiani occupano l'area che è stata più bombardata dai 31 mila proiettili sparati dalla Nato: 4 mila chilogrammi d'uranio che si sono polverizzati dopo l'impatto.L'operazione militare della Nato denominata KFOR è iniziata all'alba del 12 giugno del 1999. Il contingente italiano è entrato in Kosovo alla mezzanotte dello stesso giorno.
Lo schieramento dei contingenti è stato fatto prima di conoscere le mappe dettagliate dei bombardamenti, che sono state rese note dal comando generale della Nato nel 2000, un anno dopo. Chi aveva lanciato i proiettili all'uranio impoverito, però, sapeva perfettamente dove li aveva sganciati.
A bombardare erano stati gli statunitensi che oggi sono schierati in una delle zone meno colpite dalle loro bombe all'uranio impoverito.
Ho domandato al responsabile statunitense dell'ufficio stampa della KFOR se sapeva chi avesse deciso quella divisione del territorio è perché.

JOHN MORAN - Ufficio relazioni pubbliche KFOR
Il comando europeo… credo, non so... la Nato…

AUTRICE
Questo si poteva immaginare, sarebbe stato interessante conoscere i nomi e le ragioni di chi ha voluto questa suddivisione dei contingenti.

JOHN MORAN - Ufficio relazioni pubbliche KFOR
No, non ne so niente…

D - Lei non sa dell'uranio impoverito?

JOHN MORAN - Ufficio relazioni pubbliche KFOR
Mai visto , mai scritto…

D - Lei saprà però che qui in Kosovo sono stati fatti bombardamenti con l'uranio impoverito?

JOHN MORAN - Ufficio relazioni pubbliche KFOR
L'unica cosa che so è che ci sono stati bombardamenti nel '99, ma non conosco il tipo di munizioni che abbiamo usato.

D - Sapete qual è la zona dove ce n'è di più?

MILITARI
No

D - (rivolta a ragazze in divisa) Sapete che gli italiani sono proprio nel posto dove è stato bombardato di più?

MILITARI DONNE
Sì…

GEN. ALBERTO PRIMICERJ - Comandante brigata sud-ovest
Le ragazze sono state preparate, sono state addestrate, vengono fatte lezioni in patria, anche qua vengono fatti addestramenti.

D - Non vi hanno detto di stare attente a determinate cose?

MILITARI DONNE
Come no! Se vediamo per terra proiettili inesplosi di non avvicinarci, non dobbiamo essere curiosi ma...

MILITARE
Quello si, ci hanno detto di non prendere nulla per terra, non andare in alcune zone.

MILITARE 2
Si conoscono le zone che sono state bonificate o quali no.

MILITARE DONNA
Il pericolo è stato soprattutto all'inizio. Ho potuto riscontrare che l'Esercito informava il proprio personale del pericolo. Ero di Croce Rossa, quindi ero all'interno dell'Esercito.

AUTRICE
E' vero perché le precauzioni sono state dettate da questo manuale redatto dalla Nato, destinato ai reparti specializzati NBC (Nucleari, batteriologici, chimici).
Il manuale precisa che l'uranio impoverito non è pericoloso, che non è stato provato che sia causa di malattie. Comunque vanno adoperate numerose misure precauzionali. Il manuale però fu distribuito dalla Nato in ritardo, ovvero 5 mesi dopo i bombardamenti.

ENRICO LACCETTI - Capitano
Il bombardamento del confine dei mulini noi eravamo a poche centinaia di metri, in linea d'aria: vedevamo gli aerei che arrivavano, passavano proprio sopra di noi, sganciavano.

AUTRICE
Nel giugno del 1999, il capitano Laccetti comandava le forze militari a supporto dei campi profughi della Croce Rossa, a Kukes, in Albania. I suoi disturbi iniziarono tre mesi dopo il rimpatrio. La diagnosi fu: linfoma Hodgink.
La prova che le misure precauzionali arrivavano in ritardo al contingente italiano sta in queste circolari interne datate novembre '99.
Questa è una lettera di un tenente pilota che dopo aver preso visione delle misure precauzionali, ha ritenuto scrivere il suo dissenso al Comando.
"Sono stato impiegato in Kosovo dal I ottobre al 3 dicembre ma soltanto a fine novembre venivo informato. Il sottoscritto potrebbe essere stato involontariamente contaminato".
Tra i primi militari italiani giunti in Kosovo c'era anche Luca.

D - Ti avevano allertato della possibilità di entrare in contatto con qualcosa di pericoloso.

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
No, niente di tutto questo.

AUTRICE
Luca ha finito il ciclo di chemioterapia ma non ha ancora dato gli esiti sperati: non si può ancora procedere ad un autotrapianto di midollo.

D - Ma il famoso kit Lbc no lo avevi?

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
Mi fu dato dopo il terzo mese.

D - E quando lo hai visto?

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
Ho detto:" Cosa devo fare con questo?" Mi hanno detto di tenerlo addosso "non ti preoccupare portalo".

D - Quello famoso con la tuta?

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
No, no, semplice maschera e basta.

D- Niente guanti?

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
No, niente guanti…

MILITARE AFFETTO DA MIELOMA
Noi siamo stati presi nudi e crudi dalla caserma e messi in teatro operativo.
Non abbiamo seguito un indottrinamento, "guarda è una zona dove c'è un pericolo chimico, biologico o nucleare". Questo no.

D - Ma questo in che anno?

MILITARE AFFETTO DA MIELOMA
Tutte le volte che sono andato non ho mai fatto un addestramento specifico. '97, '99, 2000, Albania, dappertutto.
Erano zone con climi rigidi, quindi mi davano il supplemento di vestiari per climi rigidi, quindi avrebbero dovuto darmi pure il supplemento per le cose chimiche, invece niente, neanche una maschera, zero. Solo i guanti, ma quelli di lana.

D - Niente guanti?

MILITARE AFFETTO DA MIELOMA
E che sono i guanti? Quelli di lana!

GIOVANNI STAGNI - Caporale congedato
Noi siamo partiti per il Kosovo con le maschere alla gamba, dopo un mese e mezzo si sono accorti che i filtri stavano in Italia.
Però non sono stati inviati i filtri perché avrebbero dovuto denunciare il maresciallo che era responsabile.

AUTRICE
A chi è partito per il Kosovo l'anno dopo, come Givanni Stagni, le maschere sono state date ma erano inutilizzabili. Giovanni Stagni è tornato con un problema alla tiroide e oggi ha un tumore maligno all'intestino che colpisce raramente i giovani.
Oggi vorrebbe unirsi al gruppo di reduci malati seguiti dall'avvocato Tartaglia.
Presente all'incontro c'è anche un capitano pilota che desidera restare anonimo: ha la leucemia, è stato in Bosnia nel 1995.

AVV. TARTAGLIA
Lei è stato in zone bombardate?

PILOTA
Io sono stato in zone particolarmente bombardate, come quella di Sarajevo, basti pensare che l'ospedale che ci ospitava era un continuo alzare di polvere perché c'erano ancora le macerie.

AUTRICE
In Bosnia gli alleati statunitensi spararono 11 mila proiettili tra il '94 e il '95. La cosa però si venne a sapere soltanto nel 2000. Il Governo italiano era sotto pressione per le sempre più numerose denunce dei reduci malati. Il 27 settembre del 2000, l'allora ministro della Difesa Mattarella, rispondeva così ad un'interrogazione parlamentare

Immagini repertorio: Camera dei Deputati risposta On. Mattarella a interrogazione parlamentare:

SERGIO MATTARELLA -Ministro della difesa
"I due casi letali di leucemia acuta che si sono verificati nelle forze armate, il primo sei anni fa e il secondo l'anno passato. Nel primo caso, il giovane vittima della malattia non era mai stato impiegato all'estero e nel secondo caso il giovane militare era stato impiegato in Bosnia, a Sarajevo precisamente, dove non vi è mai stato uso di uranio impoverito."

IN STUDIO MILENA GABANELLI
Il 27 Settembre del 2000 l'onorevole Mattarella, allora Ministro della Difesa risponde ad una interrogazione parlamentare, ed è preciso: a Sarajevo non è mai stato usato uranio impoverito. Non era vero, ma forse lui non lo sapeva. Sapeva invece che la parola di un Ministro è quella che conta e che riportano i giornali nei titoli e pensava che forse bastasse a calmare le acque. Ma non è andata così, e allora tre mesi dopo ha dovuto prendere carta e penna e chiedere le informazioni a chi le sapeva, la Nato. E la Nato ha risposto.

Repertorio servizio del TG1 del 16 gennaio 2001

Giornalista
"Bisogna indagare anche in Bosnia di cui tre giorni fa la Nato ha fornito la mappa dei siti bombardati tra il '94 e il '95. 19 bersagli, 5 mila proiettili sparati a nord di Sarajevo, 3 mila a Hadzici e poco più di 2 mila 86 ad Hans Pjesak.

AUTRICE
Dunque la Nato aveva sparato uranio impoverito in Bosnia. Era prevedibile che fosse così. Gli statunitensi usarono quelle armi quattro anni prima durante la guerra del Golfo.
E' possibile che comandanti e vertici italiani non conoscessero la nota sindrome del Golfo, che aveva colpito i militari statunitensi e inglesi tornati dalla guerra contro l'Iraq del '91. E' possibile che nessun generale italiano sapere che i vertici statunitensi proteggevano i propri soldati contro i rischi di contaminazione da uranio impoverito, già dal 1995, come dimostra questo video del Pentagono?

Immagini video del Pentagono:

L'Esercito degli Stati Uniti presenta "I rischi dell'uranio impoverito"

AUTRICE
L'oggetto di questo video è di descrivere come i militari devono comportarsi in presenza di contaminazione da uranio impoverito. I soldati, protetti dalle speciali tute anticontaminazione devono isolare i soggetti radioattivi per evitare che si diffonda la polvere tossica.

ANTONIO ROMANUCCI - Caporale congedato
Sono venuti degli americani con i mezzi blindi nella nostra caserma, c'era una manifestazione, se non sbaglio il cambio di comandanti, non mi dovrei sbagliare, e vennero anche gli americani e loro vennero, scesero giù dai mezzi con delle tute mi sembravano marziani. Pensavamo, io almeno pensavo fossero delle esercitazioni, in fin dei conti io la verità non la sapevo, la verità l'ho saputa quando sono venuta in Italia e il 24 febbraio mi hanno diagnosticato un linfoma di Hodgink.

AUTRICE
Luca torna in Bosnia. Era stato anche a Sarajevo prima di partire per il Kosovo, sempre con la mansione di pontista. Aiutava a ripristinare le antenne bombardate.
Insieme ci arrampichiamo sulla collina da dove fu sparata la granata che colpì il mercato, uccidendo 63 persone.

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
Quando io facevo queste operazioni vedevo altri eserciti che avevano tute diverse, maschere diverse, equipaggiamenti diversi dai nostri.

D - Hai chiesto perché?

LUCA SEPE - Primo Caporalmaggiore
Chiesi rapporto e mi risposero che loro erano fanatici e che bisognava fare bene il nostro lavoro.

D - Cosa costava in fondo dargli delle tute?

M.LLO DOMENICO LEGGIERO - Osservatorio militare
Il problema era quanto costava la tuta e l'attrezzatura. E' un problema reale se si pensa che la nostra forza armata è l'unica che detrae vitto e alloggio dai ragazzi che operano in territori internazionali. La nostra forza armata è l'unica che quando Luca Sepe veniva qui in Kosovo con il freddo, la sua giacca a vento non la riportava a casa. La lasciava qui, perché la doveva mettere il collega che veniva dopo. Quindi, non avevamo nemmeno i soldi per comprare gli equipaggiamenti. Lasci fare se nei magazzini ci sono magliette per i prossimi 2 mila anni ma le possono indossare bambini di 5 anni.

AUTRICE
Questa è un ex caserma dell'esercito jugoslavo vicino ad Hadzici. A distanza di otto anni dal bombardamento restano i segni rossi.
Ogni segno rosso segna il ritrovamento dei proiettili all'uranio impoverito, ritrovato e poi rimosso. Qualcuno è ancora lì, nel terreno. L'uranio impoverito ha una capacità di penetrazione e sfondamento delle barriere metalliche pari a quelle del tungsteno ma è assai meno costoso, soprattutto perché è uno scarto della lavorazione dell'industria nucleare ed è quindi un sistema conveniente per riciclare le scorie.
Oggi questo stabile ospita una fabbrica che non è ancora stata bonificata del tutto, come si vede sono rimasti alcuni frammenti di proiettile. Basta avvicinarsi al frammento e il contatore geiger fa un balzo ma il direttore della fabbrica non fa una piega.
E' bene informato: l'importante è non raccogliere i proiettili e tenerli vicino al corpo a lungo perché il pericolo non è quello delle radiazioni ma quello delle polveri che si sprigionano durante l'esplosione e che possono essere inalate o ingerite.
A Sarajevo c'è anche la professoressa Gatti dell'Università di Modena. Vuole capire se c'è un filo che lega la sorte dei militari malati ai civili rimasti sul posto. Non ci sono dati scientifici perché non ci sono registri dei tumori in Bosnia ma l' ematologa spiega che c'è stato un aumento dei linfoma non Hodgink dopo la guerra mentre durante la guerra ha notato un aumento del linfoma di Hodgink e della leucemia negli adulti.

Policlinico di Modena.

La professoressa Gatti coordina un progetto europeo sulle nanopatologie. E' grazie a questo microscopio a scansione ambientale che riconosce particelle diecimila volte più piccole della punta di uno spillo.
Nel laboratorio ritroviamo i vetrini con le biopsie dei civili malati di Sarajevo e quelle di alcuni militari italiani reduci dalle missioni nei Balcani. La ricercatrice li ha messi a confronto.

ANTONIETTA M. GATTI - Università di Modena e Reggio Emilia
Per esempio questa particella l'abbiamo trovata dentro un linfonodo ammalato di un civile di Sarajevo e così ne abbiamo altri.
L'ipotesi è che esattamente in posti che hanno subito bombardamenti c'è un inquinamento anomalo. Si sono create delle polveri che vengono sia respirate sia mangiate, perché si depositano, ad esempio, sull'erba che gli animali mangiano. Quindi è possibile che persone possano respirare delle polveri con delle chimiche veramente insolite. Qui abbiamo un esempio di un composto di piombo, bario, cromo. Non ho mai visto un composto di questo tipo.

AUTRICE
In questo documento i ricercatori statunitensi della base di Eglin in Florida, spiegano nel dettaglio cosa hanno trovato facendo esplodere armi ad uranio impoverito. Più che sulla radioattività, si sono soffermati sulle numerose micro-particelle sferiche anche metalliche sprigionatesi in seguito alla fusione. Poteva essere un indizio su cui lavorare fin da subito. Questo documento ha 27 anni.

IN STUDIO MILENA GABANELLI
Quindi da 27 anni si sa che l'uranio impoverito può creare problemi non tanto legati alla radioattività, ma alle particelle metalliche. Questo vuol dire che il documento è stato preso sottogamba. Chi difende questo tipo di armi oggi sostiene che non ci sono sufficienti prove scientifiche per dimostrare che siano la causa di alcune malattie, e hanno ragione. Le analisi sulla radioattività fatte su centinaia di paracadutisti da Franco Nobile, presidente della lega Tumori di Siena, mostrano assenza di uranio impoverito. Ma se il problema sono le particelle metalliche provocate dalle esplosioni allora vuol dire che non si sta cercando nella direzione giusta.E invece per quel che riguarda l'Afganistan e l'Iraq, il nostro governo è a conoscenza dei siti bombardati con uranio impoverito, in modo da proteggere i soldati italiani che vanno lì? Non lo sappiamo, perché non esistono comunicazioni ufficiali.
Ma se è per questo sappiamo poco anche delle questioni di casa nostra.

AUTRICE
La Sardegna, più che dei turisti, è dei militari. Da sola ospita il 60% delle aree destinate al demanio militare italiano.

MARIELLA CAO - Comitato Gettiamo le Basi
La Sardegna è la regione più militarizzata d'Italia mentre queste sono le zone di mare militarizzato. E' una cartina dove a stento si riconosce la Sardegna, al mare militarizzato corrisponde il cielo militarizzato.

ALLEVATORE DI OVINI
Lei non capisce il sardo?

AUTRICE
E no! Non lo comprendo!

ALLEVATORE DI OVINI
Il discorso è questo: il bestiame non è come prima. Prima sparavano solo con i cannoni ma adesso sparano con missili, che vengono sganciati dagli aerei.

D - Li ha visti lei?

ALLEVATORE DI OVINI
Eh!

AUTRICE
Non siamo nella base militare del Nevada ma in Sardegna, nel poligono interforze che si trova a Perdarsefogu, paese dell'entroterra in provincia di Nuoro. Le esercitazioni vengono effettuate su un'area molto vasta denominata Salto di Quirra. Quando non ci sono le esercitazioni militari vengono aperti gli sbarramenti all'interno del Poligono e i pastori possono condividere con il demanio militare questo pascolo immenso e incontaminato.
Che secondo questo pastore tanto incontaminato non è visto che si porta da casa l'acqua minerale in bottiglia, anche se potrebbe riempirla con l'acqua delle sorgenti.

D - Quindi lei non si fida di bere quest'acqua?

ALLEVATORE DI OVINI
Non, non mi fido perché intanto non c'è più nessuno come pastore: o sono andati via o sono morti. Bisogna chiedere ai medici di cosa muoiono.

AUTRICE
Un medico è Antonio Pili, l'ex sindaco di Villaputzu che ha denunciato l'alto numero di tumori nel suo comune. Non si sa per quale ragione, ma non è stato più rieletto.

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Questi 14 casi di cui la maggioranza o quasi tutti verificatisi nelle vicinanze della base militare, chissà perché quando parlo della base, qualcuno pensa "ecco lui, il dott. Pili, sta dicendo tra virgolette è la base militare la causa", io non sto dicendo questo, sto dicendo che queste persone sono crepate, stanno morendo, si sono fatti questo tumore e se lo stanno facendo tuttora, proprio quelle persone che vivono, hanno la disgrazia di vivere lì..

AUTRICE
E questa è Quirra, la frazione di Villaputzu in cui si sarebbe verificato l'eccessivo tasso di malattie.

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Questi che abitano, che sono generalmente allevatori, contadini, sono 150 persone. Ma è possibile che di 150 persone, 14, 15 si facciano il tumore emolinfatico. E' un numero stragrande che non rientra nelle le statistiche né nazionali né mondiali.

SORELLE CASULA
Dopo la morte di mio padre, dopo setto otto mesi hanno scoperto la malattia di mia madre, che era un linfoma maligno nel sangue. In un paio di mesi due casi nella stessa famiglia…

Da "Videolina" del 2 novembre 2001 immagini repertorio di Mario Atzoni, affetto da mieloma e deceduto nel 2002

D - Lei si da una qualche spiegazione di quello che le sta succedendo?

MARIO ATZONI
Cosa vuole che le dica, questo Meloni che ha l'ovile lì vicino ha avuto la stessa malattia come la ha avuto mio cugino…

D - Suo figlio quanti anni deve compiere?

SALVATORE MELONI - padre di Giovanni
40 anni. E' a Roma per questa malattia, ci hanno detto che era guarito invece si vede che c'è la ricaduta.

D - Sapete di altri casi di tumori qui a Quirra?

SORELLE CASULA
Sì, parecchi. Una famiglia qui accanto sono morti due figli uno di 43 anni è morto tre mesi dopo mia mamma. E due, tre mesi fa è morto l'altro figlio, che aveva 38 anni, la setssa cosa di tumore.

MARIO ATZONI
Poi c'è stato mio cugino, lavorava assieme a me.

SORELLE CASULA
Quando abbiamo sentito tutti questi casi abbiamo pensato che questa base, che lancia i missili. Quando lanciano si sente questa puzza.

AUTRICE
All'interno del poligono i militari si addestrano all'uso delle munizioni, e le industrie belliche sperimentano le loro armi grazie ai sofisticati sistemi di radiocontrollo.
I missili da sperimentare sono posti su rampe di lancio orientate verso il mare.
Questa rampa si trova nella zona di Villaputzu.

D - Cosa succede per il turismo in luglio e agosto?

ELISABETTA PITZURRA - Insegnante
Nulla, non ci passa nessuno, tranne gli affezionati perché la spiaggia di Murtas è un patrimonio di tutti ma adesso anche la paura inizia a divenire di tutti.

AUTRICE
La spiaggia di Murtas era territorio invalicabile per tutto l'anno. Recentemente si è deciso di concedere ai bagnanti l'accesso nei mesi di luglio e agosto, quando i lanci vengono sospesi. Comunque vige l'obbligo di non varcare il confine del poligono nei giorni in cui sono previste le esercitazioni indicate dal calendario esposto nelle bacheche dei comuni. In quei giorni anche nel mare è vietato il transito e, ovviamente, è vietato pescare.

ELISABETTA PITZURRA - Insegnante
Da qua probabilmente sono partiti quei quattro dei quali si sono arenati nelle terre, nelle vigne e il resto va a finire in uno specchio di mare ampio due volte la Sardegna, secondo le cartine che siamo andati a controllare.

D - Le risulta che qualcuno, per un piccolo errore sia capitato sulla terra?

GIANFRANCO PIU - Sindaco di Villaputzu
Lei mette il dito nella piaga. Sì l'anno scorso un missile è tornato indietro ed è andato a cadere fuori dalla zona sgomberata o zona protetta. Anni fa è successo che un missile sia andato a cadere nelle vicinanze di Villaputzu.

ELISABETTA PITZURRA - Insegnante
Quando fanno i lanci i pastori vengono avvisati e vengono indennizzati.

SORELLE CASULA
Sono un paio d'anni che non ci mandano via di casa. Prima ci portavano due, tre, cinque chilometri più avanti, dipendeva dalla potenza del missile.

ELISABETTA PITZURRA - Insegnante
Che qualcuno venga davanti alle telecamere a dire "scusate, abbiamo sbagliato. Per noi basta così, ci basta davvero."

D- La gente in giro non mi sembra che poi alla fine denunci…

SORELLE CASULA
E' inutile che parliamo, dicono che lo stiamo facendo per soldi, che rilasciamo interviste per soldi, perché siamo ben pagate!

AUTRICE
A parte le due sorelle casula, la gente di Quirra e Villaptzu non gradisce parlare della questione. Almeno non davanti alla telecamera.

D - Lei conosce della gente malata di leucemia?

INTERVISTATO ANONIMO
Due uomini, di cui uno è morto, glia altri sono malati e facevano i pastori.

2 INTERVISTATO ANONIMO
Non voglio grane Ho un familiare con una malattia al sistema emolinfatico e all'ospedale dove lo accompagnavo mi hanno detto che dal nostro territorio arrivano troppe persone con queste malattie.

D - Posso chiederti quale ospedale era?

2 INTERVISTATO ANONIMO
L'ospedale era l'oncologico di Cagliari.

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Anch'io lì dovevo seguire queste statistiche. Gli oncologi di Cagliari sanno benissimo che il numero dei tumori del sistema linfatico di Villaputzu e dintorni è fuori ogni norma.

D - E da quanti anni lo sanno?

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Lo sanno da cinque o sei anni a questa parte.

AUTRICE
Quando il caso di Quirra è diventato di pubblico dominio grazie alla stampa locale, si è attivata l'azienda sanitaria di competenza.

EFISIO ASTE - Direttore generale Asl Cagliari
Sicuramente l'arsenico può dare delle forme tumorali. Come no, lo può dare sì.

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Mi meraviglio come l'Asl non sapesse che tutto il salto di Quirra è una miniera di arsenico. Arsenico che nei secoli non aveva mai dato alcun dispiacere.

AUTRICE
In molti hanno pensato che l'arsenico fosse una scusa, infatti le analisi del comune mostravano quantità di arsenico nella norma. A questo punto l'Asl ha dovuto fare ulteriori indagini.

EFISIO ASTE - Direttore generale Asl Cagliari
Abbiamo fatto un'indagine epidemiologica e lo sviluppo dei tumori emolinfatici non sono assolutamente così rilevanti come è stato detto.

AUTRICE
Il dato dell'incidenza dei tumori non è fuori dalla norma se rapportato ai 5000 abitanti di Villaputzu, diventa però allarmante se rapportato ai 150 abitanti della frazione di Quirra ma questa distinzione non è stata fatta da questo studio che, comunque, non è stato l'unico. Infatti anche il ministero della Difesa ha voluto indagare.

Immagini repertorio servizio del TG3 del 7 marzo 2002

Giornalista:
Una strana e nutrita comitiva gira per poligono militare di Quirra, in Sardegna. Ci sono scienziati, politici, militari e giornalisti tutti in cerca di tracce di uranio impoverito o di qualsiasi latra cosa che possa spiegare l'alto numero di tumori che ha segnato la frazione di Quirra frazione di 150 abitanti a ridosso di bombe e bersagli. Le perizie di geologi dell'Università di Siena per verificare la presenza di radioattività vengono fatte pubblicamente in un insolito sforzo di trasparenza voluto dal sottosegretario alla Difesa Cicu ma i campioni sono prelevati davanti ai giornalisti in zone del poligono poco congrue come questa altura dietro all'albergo, invasa dal gruppo di ricerca tra la sorpresa degli albergatori.

D - Di prelievo ne avete fatto un altro perché? Successivamente avete deciso di approfondire.

SALVATORE CICU - Sottosegretario alla Difesa
Abbiamo deciso di approfondire perché quel tipo di esame è stato individuato come limitato. Qui ho una mappa dove lei può verificare che noi non stiamo valutando i confini del poligono ma il monitoraggio va esteso in maniera completa e globale a tutti i paesi viciniori e i comuni viciniori per capire poi se eventualmente dal poligono si esce fuori e fin dove arriva. Questa è la situazione. Tutti gli approfondimenti sono in corso. Io non escludo nulla, non voglio escludere nulla perché anche io sono in attesa di avere un minimo riscontro e anche di comprensione e certezza rispetto a questo percorso.

MARIELLA CAO - Comitato Gettiamo le Basi
Un altro sospetto molto grosso è sui sistemi radar e sul sistema missile -antimissile Oc.

D - Avete fatto delle indagini specifiche sull'inquinamento elettromagnetico?

EFISIO ASTE - Direttore generale Asl Cagliari
No

AUTRICE
Però andrebbe fatta perché il salto di Quirra è costellato dai radar che consentono alla base operativa del poligono di seguire e intervenire sui lanci e sui radiobersagli.Sono strumenti potenti e sofisticati ed è impossibile paragonarli alle normali antenne e paraboliche.

ANTONIO PILI - Ex sindaco di Villaputzu
Anche ai militari si impone questa domanda perché anche diversi militare sono andati incontro a questo tipo di tumore.

INTERVISTATA ANONIMA
Mio figlio si è ammalato di leucemia un anno e mezzo dopo aver finito il servizio militare a Quirra. Lui non ha mai detto nulla. Ha detto solo che quando facevano le esercitazioni c'erano questi pezzi grossi, senza capire il pericolo cui andavano incontro. Per loro era una festa: sbagliata però.

D - Ma quanti soldi danno al comune per questo enorme territorio che utilizzano?

WALTER CARTA - Sindaco di Perdasdefogu
700-600 milioni all'anno. Questo è cash. Non si deve valutare in questi termini il ritorno.

ALLEVATORE OVINI
Mi nascono anche delle bestie con malformazioni, senza orecchie, i feti non si completano, i veterinari lo sanno.

AUTRICE
Dal versante interno del poligono si vede il paese di Escalaplano si dice che qui ci sia un numero di bambini nati malformati.

MARIA TERESA
All'inizio credevo che fosse mia la colpa, poi i professori mi hanno detto, da parte mia, da parte di mio marito non c'è nessuna colpa. Mi hanno rassicurato che non è ereditario poi che sarebbe vissuta pochissimo. Ha 15 anni.
Nell'88 ci sono stati molti casi. Un dato preciso non lo so ma ne ricordo molti all'ospedale. Ce ne sono altri di bambini che hanno questi problemi ma come Maria Grazia no, diciamo che è il limite. Di più non ce ne potrebbe essere.

STEFANO ARTITZU
Mia figlia è nata con una malformazione alla mano. Le mancano tutte le dita della mano destra. Ha solo piccoli accenni delle dita. Ora deve compiere 10 anni. All'inizio pensavamo fosse un caso sporadico ma quando siamo venuti a sapere che nello stesso periodo ce ne sono stati altri, allora la cosa ha cominciato a…

D - Quando avete saputo che c'erano altri bambini?

STEFANO ARTITZU
Lo abbiamo costatato in seguito che c'erano bambini con malformazioni diverse.

D - Mi dà un'idea?

STEFANO ARTITZU
Una decina su 2.800 abitanti.

MARIA TERESA
C'è silenzio dappertutto, principalmente qui. Se possono fare qualcosa per sapere cosa può essere. Può essere anche colpa mia e i dottori non l'hanno scoperto. Maria Grazia non si può né difendere, non può parlare…mi piacerebbe proprio scoprire…

AUTRICE
Scoprire cos'è successo nell'88 a Escalaplano quando è nata Maria Grazia e gli altri bambini malformati. E cos'è successo nel '94 , quando è nata la figlia del signor Artitzu e gli altri bambini con gli stessi problemi.
Non sono state fatte indagini scientifiche, per ora. E comunque difficile trovare una causa ambientale in questi luoghi senza industrie e senza una agricoltura intensiva che fa largo uso di pesticidi. Per questa ragione c'è chi guarda con sospetto alle attività del poligono.

D - Lei mi conferma che non è stato mai sparato?

SALVATORE CICU - Sottosegretario alla Difesa
Io le confermo che dalla certificazioni dai referti esistenti che risalgono ad un arco temporale di circa 15 - 20 anni si rileva che non è mai stato fatto uso di munizionamento con uranio impoverito.

AUTRICE
Ho chiesto al Ministero della Difesa di avere i registri delle esercitazioni. Non mi è stata data risposta.
Quel che è pubblico è questo documento semestrale nel quale si descrivono sommariamente le attività del poligono senza entrare troppo nel dettaglio.

D - Lei come sindaco avrebbe la possibilità di chiedere la lista delle arme che vengono utilizzate?

WALTER CARTA - sindaco di Perdasdefogu
Credo di no, ma a questo non so rispondere.

MARIELLA CAO - Comitato Gettiamo le Basi
Premesso che l'Italia non ha munizionamento all'uranio impoverito, questo è lo standard di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Sono paesi che vengono a fare le loro esercitazioni nei poligoni sardi. È legale, purtroppo è legale, non può essere proibito l'uso dell'uranio impoverito.

AUTRICE
Davvero possiamo essere certi che le industrie italiane, a differenza di quelle statunitensi, inglesi e francesi, hanno rinunciato a usare quel metallo solido di estrema efficacia e ed economicità che è l'uranio impoverito? Nel 2001 un addetto alle munizioni di un deposito di armi militari, impaurito dalla vicenda dell'uranio, scrivendo al suo superiore lamentava che, alla fine della missione di pace in Somalia (nel 94), lui aveva manipolato senza alcuna protezione munizioni all'uranio impoverito rientrate da quella missione. Specificando sigle e calibri. Cosa ci fanno delle armi all'uranio impoverito in un deposito militare italiano, e, soprattutto, i nostri militari in quali poligoni hanno imparato ad usarle?

D - Potrebbe garantire ai suoi concittadini che non sono mai state sparate armi, ad esempio, all'uranio impoverito.

WALTER CARTA - Sindaco di Perdasdefogu
Io questo come faccio a garantirlo. Sono sindaco da poco tempo.

D - Se lei facesse una richiesta ufficiale, e dicesse "mi dite cosa usate, giusto per sapere e salvaguardare la tutela dei miei concittadini?", secondo lei glielo direbbero o no?

GIANFRANCO PIU - Sindaco di Villaputzu
Non lo so, ci sono anche segreti militari e comunque potrebbe essere un suggerimento chiedere se rientra nelle loro facoltà e se possono dire quali sono le sostanze o il tipo di munizioni usate durante le esercitazioni.

IN STUDIO MILENA GABANELLI
E allora scriva, chieda al comandante del poligono, al capo di Stato Maggiore al Ministero della Difesa di mettere per iscritto che cosa sperimentano nel poligono. Come sindaco ha il dovere di fare tutto quello che è in suo potere per tutelare i suoi cittadini, perché non hanno che lei e poi le carte servono, a futura memoria, a ricostruire i fatti oltre che ad accertare le responsabilità.