collaborazione di Greta Orsi
Mari e oceani sempre più sfruttati da pescherecci commerciali e industriali stanno subendo un continuo impoverimento delle riserve ittiche. La pesca illegale intacca sia le aree marine protette destinate al ripopolamento dei mari sia i giovani esemplari di pesci che in questo modo non riescono a riprodursi e a rinfoltire le proprie specie. La conseguenza è che il pesce pescato oggi è in grado di coprire solo una parte della richiesta del mercato. Circa il 50% del pesce che arriva sulle nostre tavole è allevato. La produzione intensiva di pesce in acquacoltura pone però interrogativi e problemi. Gli antibiotici usati su vasta scala, i mangimi costruiti artificialmente con l'aggiunta di additivi sintetici e ad alto contenuto di grasso: tutto alla fine finisce nelle carni del pesce allevato e quindi nei nostri piatti. Per compensare l'enorme richiesta di pesce del mercato europeo, intanto, ogni anno migliaia di tonnellate vengono importate dall'estero. A che costo?
NOTA DEL 21/12/2019
Coop ci scrive quanto segue: "La scelta di ridurre fino ad eliminare utilizzo di antibiotici nelle filiere a marchio Coop non è una questione di marketing, ma un preciso impegno di Coop contro il fenomeno dell’antibiotico-resistenza su cui Coop, unica insegna della grande distribuzione, ha investito con la campagna “Alleviamo la salute” dal 2017. Il non utilizzo di antibiotici nel pesce Coop a marchio Origine è verificato tramite visite ispettive, anche a sorpresa, da parte di Coop con consulenti altamente specializzati, anche accompagnati da Enti di Certificazione riconosciuti a livello internazionale quali Bureau Veritas e CSQA. Ai fornitori è inoltre richiesta la certificazione di prodotto antibiotic-free rilasciata da Enti Terzi. Dalla partenza del progetto sugli 11 fornitori coinvolti sono stati eseguiti complessivamente 74 audit e 205 campionamenti per la verifica di presenza di antibiotici tra pesci, mangimi e acqua di allevamento tutti con esito regolare".