Toghe rotte

PUNTATA DEL 13/06/2022

di Giorgio Mottola

Collaborazione di Norma Ferrara
Immagini di Cristiano Forti
Ricerca immagini di Alessia Pelagaggi
Montaggio e grafica di Giorgio Vallati


Da Tangentopoli in poi, i rapporti tra politica e magistratura sono sempre stati molti tesi.

Come dimostrano i referendum costituzionali, si è creata una frattura che a trent’anni di distanza dalle indagini del pool di Mani Pulite sembra essersi sempre più allargata. Con la riforma della giustizia promossa dalla ministra Marta Cartabia, i complessi equilibri tra potere politico e potere giudiziario rischiano di saltare definitivamente. Secondo il progetto del governo, che verrà votato al Senato la prossima settimana, sarà infatti il Parlamento a indicare alle Procure quali reati perseguire in modo prioritario e l’organizzazione del lavoro dei Pm sarà sottoposta al controllo del Ministero della giustizia. Secondo le toghe, che poche settimane fa hanno scioperato, si tratta di un attacco senza precedenti all’autonomia della magistratura. Decine di migliaia di processi rischiano di andare in fumo: violenze sessuali semplici, reati ambientali, morti sul lavoro, vittime di incidenti stradali e omicidi colposi potrebbero rimanere per sempre impuniti. Tuttavia, la magistratura italiana non sembra ancora essersi ripresa dallo scandalo Palamara. La guerra delle correnti continua, infatti, a segnare le scelte più importanti del Consiglio superiore della magistratura, come dimostrano le anomalie verificatesi nell’ultima elezione del Procuratore nazionale antimafia, che ha visto la bocciatura di Nicola Gratteri.

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall'Associazione Nazionale Magistrati