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Protesi al seno: bloccate le testurizzate anche in Canada, in Italia il ministero "non ravvede ragioni sufficienti"

30 maggio 2019 ore 18:55
Il Canada, seguendo l’esempio di diversi altri stati, ha bloccato la vendita delle protesi al seno testurizzate, associate all’insorgenza di linfoma anaplastico a grandi cellule, stabilendo che “il rischio potenziale supera i benefici”. Health Canada, ente regolatore delle protesi, ha annunciato lo scorso 28 maggio la sospensione immediata delle licenze della società Allergan, l’unica a vendere questa tipologia di dispositivi nel paese, a cui è stato inoltre richiesto di richiamare tutte le riserve del prodotto.  Su 26 casi di questi linfoma registrati nel paese nordamericano, 22 coinvolgono i prodotti Allergan.
 
Dopo la pubblicazione a novembre degli Implant files, l’inchiesta del Consorzio Internazionale dei giornalisti investigativi Icij di cui Report è partner italiano insieme a L’Espresso, la crescente consapevolezza della connessione tra le protesi e la sindrome ha spinto i regolatori di molti paesi a prendere iniziativa. La Francia nelle scorse settimane ha messo al bando le protesi macrotesturizzate e in poliuretano realizzate da sei produttori. Nei Paesi Bassi, ad aprile l’Associazione di chirurgia plastica ha consigliato ai suoi membri di sospendere l’utilizzo di questi impianti, a seguito di un sollecito del governo. 
 
In Italia invece il ministero della Salute, seguendo un parere espresso dal Consiglio superiore di Sanità, ha comunicato lo scorso 16 maggio che "non si ravvedono motivazioni sufficienti per raccomandare il ritiro dalla disponibilità commerciale delle protesi testurizzate e non si pone indicazione alla rimozione della protesi liscia o testurizzata in assenza di sospetto clinico” di linfoma anaplastico a grandi cellule. In una circolare destinata alle Regioni si è limitato a raccomandare di "implementare una più efficace rete di informazione, prevenzione e controllo, affinché i pazienti siano informati su tutti gli aspetti che riguardano l'impianto delle protesi”, sottolineando inoltre “lo sforzo per mettere a disposizione di tutti gli operati il registro nazionale di patologia” e “l'importanza di effettuare regolari controlli”.
 
L’inchiesta di Report, realizzata da Giulio Valesini e Simona Peluso, è andata in onda lo scorso 25 marzo. La successiva puntata del 6 maggio ha dato purtroppo notizia del primo decesso per linfoma associato alle protesi macrotesturizzate. Alla domanda sul motivo per cui il ministero, pur essendone al corrente, non ne avesse ancora informato l’opinione pubblica, la direttrice generale dispositivi medici Marcella Marletta aveva risposto: “Non c’è un obbligo. Le protesi mammarie sono dispositivi. Tutti i dispositivi possono avere reazioni avverse”.

Sul nostro sito è disponibile il database curato da Icij sui dispositivi medici fallati, recentemente aggiornato con i dati provenienti dall'Italia

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