Secondo i magistrati di Bergamo, guidati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, molte vite umane si sarebbero potute salvare se si fossero messe in campo misure di prevenzione e di contenimento tra gennaio e febbraio 2020. Tra i destinatari degli atti ci sono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex ministro della salute, Roberto Speranza. Insieme a loro funzionari e dirigenti chiamati a gestire l’emergenza della pandemia nel nostro paese, come il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, l’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l’allora capo della protezione civile Angelo Borrelli e il presidente del consiglio Superiore di sanità Franco Locatelli, e l’allora direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. Per Conte e Speranza gli atti sono stati inviati per competenza al tribunale dei ministri di Brescia.
Due i rilievi dei pm: la mancata istituzione della zona rossa in Lombardia e il mancato aggiornamento e attuazione del Piano Pandemico che si sarebbe dovuto applicare anche a livello regionale come raccontato da Report in numerose inchieste sin dal marzo 2020. In oltre due anni di indagini, la procura orobica ha raccolto una mole impressionante di documenti che indicano negligenze e omissioni e dunque una errata gestione dei primi due mesi di Covid, quando dirigenti del Ministero della Salute e della Regione Lombardia avrebbero sottovalutato il rischio. In particolare, per la mancata zona rossa di Alzano e Nembro devono rispondere di epidemia colposa aggravata oltre a Giuseppe Conte, e al governatore lombardo Attilio Fontana, anche parecchi membri del Cts come Agostino Miozzo, Silvio Brusaferro, l’ex capo della prevenzione del Ministero della salute Claudio D’amario e l’ex segretario generale Giuseppe Ruocco e l’attuale responsabile delle malattie infettive Francesco Maraglino. Secondo la procura, sulla scorta dei dati di Stefano Merler dell’Istituto Kessler di Trento, si sarebbero dovute attivare misure di contenimento nella bergamasca almeno a partire dal 26 febbraio. Sul piano pandemico l’inchiesta si sdoppia. A Bergamo si vuole procedere per la sua mancata attuazione nei confronti di Claudio D’Amario, Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli e l’ex assessore al welfare della Lombardia Giulio Gallera. A Roma è invece destinato il filone per il mancato aggiornamento –
il piano risaliva al 2006 come scoperto da Report - e vede tra gli indagati per omissione di atti di ufficio oltre ai dirigenti ministeriali Ruocco e Maraglino anche l’ex Oms Ranieri Guerra che a Bergamo è anche indagato per false informazioni ai pm. Gli ex ministri della salute Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin sono indagati per l’omessa istituzione o rinnovo del comitato nazionale per la pandemia.
L'Associazione Familiari Vittime del Covid di Bergamo per mesi ha atteso con apprensione i risultati dell'indagine della magistratura. Report ha svelato prima di tutti la vera data e le carenze del piano pandemico e del ministero della salute in una serie di inchieste di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella.
Rivedi le inchieste di Report:
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