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A "Wonderland" le fiabe al tempo dei social network

Ne parla il maestro dell'animazione Mamoru Hosoda

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L’immaginario fiabesco si fonde idealmente con il progresso tecnologico nel film “Belle”, una rivisitazione di “La Bella e la Bestia” ai tempi dei social network. Un curioso mash-up che è una costante nella poetica del maestro giapponese dell’animazione Mamoru Hosoda, ospite della nuova puntata di “Wonderland” in onda martedì 15 marzo 23.05 su Rai 4 (canale 21). In attività da più di vent’anni, Hosoda ha lasciato il segno grazie a opere rappresentative della new wave nipponica dell’animazione, come “La ragazza che saltava nel tempo” e soprattutto “Summer Wars”, fino alla candidatura agli Oscar nel 2018 con “Mirai”. Presentato al Festival di Cannes, “Belle” è stato insignito da cinque nomination all’Annie Award, dove mai nessun “anime” ne aveva ottenute così tante. Per iniziare, però, “Wonderland” vuole celebrare un importante anniversario cinematografico dedicando la copertina Cult a “Il Padrino.” Il capolavoro di Francis Ford Coppola compie, infatti, 50 anni: la “prima” risale al 14 marzo 1972 al Loews’s State Theatre New York. La fortuna cinematografica del film viene ricostruita ricorrendo anche a rari materiali di repertorio provenienti dalle Teche Rai. Il mafia-movie per eccellenza, che ha rivoluzionato il processo distributivo nelle sale americane e ha tenuto il box-office per così tanto tempo da superare il record fino ad allora imbattuto di “Via col vento”, arriva questo mese in home video in un lussuoso cofanetto 4K Ultra HD insieme ai suoi due sequel, di cui l’ultimo capitolo presentato nel rimontaggio voluto da Coppola. Come sempre, le categorie “pop” e “cult” caratterizzano anche la Wonder Parade, la classifica che chiude ogni puntata segnalando i dieci titoli top della settimana. Per concludere, torna la rubrica Sound Invaders, dedicata alle sonorità più audaci che trovano un’assonanza nelle arti visive. Questa settimana in primo piano il cosiddetto “spiazzamento tarantiniano”, quella tecnica cinematografica che tende a trovare un inedito contesto situazionale a una canzone popolare. È un po’ quello che accade in “Lo chiamavano Jeeg Robot” nella scena che vede le azioni criminali di Luca Marinelli accompagnate da “Ti stringerò” di Nada, o le concitate baruffe famigliari nel film “Parasite” associate a “In ginocchio da te” di Gianni Morandi. Una tecnica, quello spiazzamento, che di certo non è stata inventata da Quentin Tarantino, trovando ideali e nobilissimi antecedenti in “2001: Odissea nello spazio e Apocalypse Now”, per esempio, ma che è stata portata all’apoteosi proprio dal regista di “Kill Bill” e “Django Unchained” in audacissimi accostamenti suono/immagine ormai entrati nell’immaginario collettivo.