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"Trent'anni di depistaggi sulle stragi" a Spotlight

L'inchiesta di RaiNews 24

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Nel trentennale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino con gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Emanuela Loi, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano e Walter Eddie Cosina, Spotlight, il programma d’inchiesta di Rainews24, torna sui luoghi degli attentati con le testimonianze degli agenti sopravvissuti Angelo Corbo e Antonio Vullo. 
Nella puntata dal titolo “Trent’anni di depistaggi sulle stragi” di Raffaella Cosentino, curata da Valerio Cataldi, in onda venerdì 20 maggio alle 20.30, oltre al dramma dei superstiti emergono dettagli inquietanti e interrogativi ai quali le indagini e i tanti processi ancora non hanno dato risposta.
“Si vuole evitare che vengano alla luce verità talmente destabilizzanti che possono chiamare in causa pezzi dello Stato”, dice a Spotlight Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo, che fino al momento di andare in pensione all’inizio del 2022 ha concluso un’inchiesta sulle presenze esterne a Cosa Nostra negli attentati stragisti.
Il piano stragista si collega anche agli omicidi dell’agente Nino Agostino e del collaboratore dei servizi segreti Emanuele Piazza che seguono lo stesso fil rouge dei rapporti tra la mafia e pezzi deviati dei servizi segreti. Segreti ancora custoditi dall’omertà dei tanti boss irriducibili condannati all’ergastolo che non hanno mai aperto la bocca e collaborato con la giustizia. 
Ma che Falcone dovesse essere ucciso, Cosa Nostra lo aveva deciso da tempo. il 21 giugno 1989, all’Addaura, nella villa sulla costa siciliana che il magistrato aveva affittato per l’estate, venne trovata una scatola di metallo con 58 candelotti di esplosivo. Quell’attentato fallì, presumibilmente per un malfunzionamento del detonatore. Una vicenda ancora avvolta dal mistero di cui racconta l’inviato Pino Finocchiaro nella puntata speciale di 24mm “Addaura, il fallito attentato contro il giudice Falcone, tre anni prima di Capaci”.
Finocchiaro ha ritrovato la cassetta metallica e, attraverso le testimonianze dei due periti incaricati dal Tribunale di analizzare l’esplosivo, ricostruisce quell’episodio che fu centrale nell’opera di diffamazione del giudice, candidato alla Procura azionale Antimafia. Lo stesso Falcone in una intervista alla Rai disse: “questo è il paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e la bomba per fortuna non esplode, la colpa è tua che non l’hai fatta esplodere.” Il giudice Luca Tescaroli, definisce la macchina del fango “sadica ironia” e afferma che “l’attentato all’Addaura è uno dei fatti più inquietanti che si sono verificati dal dopoguerra in poi. Avviene in un contesto storico che vedeva taciti accordi tra esponenti mafiosi ed esponenti di partiti politici. Un legame messo in crisi proprio da magistrati come Falcone.”