A liberare Roma è stato un “elefante”. La parola in codice diffusa da Radio Londra per segnalare l’imminente arrivo degli Alleati nella Capitale è il preludio alla fine della lunga notte della Città Eterna. Alle prime luci dell’alba, il 4 giugno di ottanta anni fa, le truppe americane del generale Mark W. Clark oltrepassano le mura capitoline e sfilano davanti all’altare della Patria. Dopo nove mesi di oppressione, la Città Eterna si affranca dal giogo del Terzo Reich. Una pagina di storia raccontata nell’appuntamento con “Nel secolo breve” con Paolo Mieli, in onda martedì 15 ottobre alle 21.10 su Rai Storia. Le tappe della Liberazione di Roma sono ripercorse da Emanuela Lucchetti attraverso i suoi luoghi e i testimoni ancora in vita come Adriana Montezemolo, figlia del colonnello Giuseppe Montezemolo, capo del Fronte Militare Clandestino e Claudio Fano, figlio di Giorgio Fano, tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Dopo 271 giorni di occupazione, la città esplode. I romani escono di corsa dalle loro case, si riversano nelle strade, riempiono le piazze. Gioia, grida, applausi. Gli americani, i liberatori venuti da lontano, lanciano caramelle e cioccolata al sapore di pace. Si balla, si canta. Le donne romane li abbracciano e li baciano. Il giorno successivo la festa si sposta in piazza San Pietro, dove Pio XII viene salutato come il salvatore della città per l’opera dei conventi e delle parrocchie. La popolazione irrompe nelle carceri, negli alberghi, in tutte le sedi dei comandi militari e di polizia. I tedeschi in ritirata sfilano in un silenzio quasi irreale, senza essere attaccati. La gente è stanca, la guerra è finita. Si festeggia il fatto di poter uscire di casa dopo esser rimasti per tanto tempo chiusi al buio: “Le testimonianze ci raccontano di giovani renitenti alla leva, scampati ai bandi di arruolamento Graziani, pallidi in viso perché nascosti nelle cantine per tanto tempo”, spiega la storica Michela Ponzani. L’attesa spasmodica dell’arrivo degli Alleati, sbarcati a gennaio sulle coste laziali e in stallo per tre mesi ad Anzio e Cassino, finisce con lo sfondamento della linea Gustav, che apre la strada per la Città Eterna. Presto però la grande festa e l’euforia, lasciano il passo alle difficoltà. Roma è liberata ma soffre, è lasciata a se stessa, non ha un leader che segni la via ai suoi abitanti. Saranno gli attori del varietà, soprattutto Anna Magnani e Totò, a risollevare il morale della città, tornando a fare il loro mestiere.
Dopo 271 giorni di occupazione, la città esplode. I romani escono di corsa dalle loro case, si riversano nelle strade, riempiono le piazze. Gioia, grida, applausi. Gli americani, i liberatori venuti da lontano, lanciano caramelle e cioccolata al sapore di pace. Si balla, si canta. Le donne romane li abbracciano e li baciano. Il giorno successivo la festa si sposta in piazza San Pietro, dove Pio XII viene salutato come il salvatore della città per l’opera dei conventi e delle parrocchie. La popolazione irrompe nelle carceri, negli alberghi, in tutte le sedi dei comandi militari e di polizia. I tedeschi in ritirata sfilano in un silenzio quasi irreale, senza essere attaccati. La gente è stanca, la guerra è finita. Si festeggia il fatto di poter uscire di casa dopo esser rimasti per tanto tempo chiusi al buio: “Le testimonianze ci raccontano di giovani renitenti alla leva, scampati ai bandi di arruolamento Graziani, pallidi in viso perché nascosti nelle cantine per tanto tempo”, spiega la storica Michela Ponzani. L’attesa spasmodica dell’arrivo degli Alleati, sbarcati a gennaio sulle coste laziali e in stallo per tre mesi ad Anzio e Cassino, finisce con lo sfondamento della linea Gustav, che apre la strada per la Città Eterna. Presto però la grande festa e l’euforia, lasciano il passo alle difficoltà. Roma è liberata ma soffre, è lasciata a se stessa, non ha un leader che segni la via ai suoi abitanti. Saranno gli attori del varietà, soprattutto Anna Magnani e Totò, a risollevare il morale della città, tornando a fare il loro mestiere.