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Alla Cop29 di Baku la Rai promuove la cultura della sostenibilità

Il Mediterraneo e l'Italia alla sfida del climate change

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Il Mediterraneo, culla della civiltà, e l’Italia baricentro fra le due sponde del Mare Nostrum, sono al centro del secondo panel che Rai Per la Sostenibilità ESG porta oggi alla Cop29 di Baku, ospite del Mediterranean Pavilion, moderato dall’inviata del Tg3 Romana Fabrizi.
Con la professoressa Anna Teresa Rondinella, titolare della Cattedra Unesco su Comunità Energetiche Sostenibili dell’Università di Pisa, e l’analista Giulia Giordano della Fondazione Ecco, promotrice di studi e ricerche sul cambiamento climatico, si discute del ruolo chiave del Mediterraneo nel diffondere una cultura della sostenibilità, premessa necessaria della lotta ai cambiamenti climatici, tracciando una mappa delle buone pratiche e coinvolgendo, attraverso Copeam e il suo segretario generale Claudio Cappon e la Rai con la vicedirettrice di Rai Per la Sostenibilità ESG Micol Rigo, anche il mondo dell’audiovisivo e i servizi pubblici euro-mediterranei.
Spiega Grammenos Mastrojeni, segretario generale aggiunto di Unione per il Mediterraneo: “La nostra organizzazione intergovernativa, l’unica con competenza sull’intera regione, ha il mandato di rimuovere le cause radicate di millenari conflitti: favorire una transizione sostenibile e integrata a livello regionale è la maniera più efficiente per raggiungere l’obiettivo. Infatti una nuova economia, integrata, giusta e sostenibile, non solo abilita tutti noi a gestire la crisi climatica, ma corregge anche strutturalmente le asimmetrie regionali che espongono l’area mediterranea agli impatti destabilizzanti del cambiamento climatico, dove il solco demografico e di ricchezza fra Nord e Sud è profondo”.
Componente fondamentale di questa economia integrata e sostenibile è la cultura, un patrimonio comune, come evidenzia il key-note speech affidato al prof. Patrizio Bianchi, già ministro ed economista, portavoce della Rete della Cattedre Unesco in Italia, specializzate sui 17 goal dell’Agenda Onu 2030: “Cop 29 segue i drammatici eventi climatici accaduti a Valencia, in Spagna. L’assoluta necessità di trovare un accordo globale per limitare il riscaldamento del pianeta si cala quindi su una delle aree più critiche del mondo, il Mediterraneo, dove convergono tensioni politiche, economiche e sociali. Le politiche di decarbonizzazione rappresentano una via per la ripresa dell’economia non solo euromediterranea, perché fanno parte di una complessa azione associata a politiche di digitalizzazione, necessarie per superare gap, e alla necessità di una grande alleanza tra tutte le università e i centri di ricerca dell'area mediterranea, seguendo così l’intuizione di Romano Prodi per la creazione di una Università Mediterranea dedicata ai temi della pace e della sostenibilità”.
“Il Mediterraneo è diventato da molto tempo un ponte non solo tra le sue sponde, ma con tutto l'Indo-Pacifico – sottolinea il direttore della Nato Defense College Foundation, Alessandro Politi, nel suo intervento. - Già con il concetto italiano di "Mediterraneo allargato" si era andati oltre il bacino propriamente detto verso vaste aree dell'Atlantico e dell'Oceano Indiano, per poi coniare il nuovo Indo-mediterraneo. In questo contesto la NATO ha, tra i suoi compiti fondamentali la sicurezza cooperativa ed ha partner in tutto l'arco mediterraneo e parti rilevanti della penisola arabica. Nonostante le guerre in corso, vi sono possibilità di progredire verso scenari più stabili”.